IL CAOS E L’ORDINE
Scrivere, per me, non è mai stato un atto lineare. Non inizia con una frase perfetta, non scivola su un foglio pulito senza esitazioni. No, è un mosaico incompleto, frammenti sparsi in cerca di un incastro, pezzi che devono ancora trovare il loro posto. Un pensiero che prende forma poco alla volta, tassello dopo tassello.
I miei blocchi, i fogli sparsi, le frasi scomposte, i concetti espressi in modi differenti. Qui dentro c’è il processo, il caos che precede l’ordine. Perché io funziono così: penso a mille cose contemporaneamente, tutto si accavalla, si sovrappone, si intreccia. Ma non posso lasciarlo grezzo. Ho bisogno di dargli una struttura, di incastrare ogni parola nel punto esatto in cui deve stare. Non per gli altri. Per me. Perché se non suona esattamente come lo sento dentro, non mi rappresenta.
L’illustrazione rappresenta la forma che finalmente prende senso. Raccoglie il caos e lo riordina, trovando una direzione. Scrivere mi permette di dare voce ai miei pensieri in modo chiaro, senza farli disperdere in mille frammenti. Creare immagini mi aiuta a raccogliere quei frammenti, a rimetterli insieme, a dare loro un senso visivo. È un modo per vedere con gli occhi ciò che sento dentro.
Quello che faccio è fondamentale per me. Se non potessi trasformare il caos in qualcosa di concreto, se non potessi dare ordine ai miei pensieri, mi sentirei soffocare. Perderei gli stimoli che mi tengono viva. È attraverso questo processo che riesco a dare senso a ciò che sento.
È un equilibrio continuo tra il caos e l’ordine, tra la moltitudine e la sintesi. E in fondo, forse, è proprio in questo contrasto che trovo la mia direzione.
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