#anticomunismo

Nel 1973 Gelli tornò in Argentina

Negli Stati Uniti la figura di Gelli fu molto apprezzata, grazie alla traduzione e trasmissione dei discorsi anticomunisti da parte di amici di Michele Sindona. Primo fra tutti Philip Gaurino: ex prete, massone che strizzava l’occhio all’estrema destra, fiero sostenitore delle politiche del Maestro Venerabile e del banchiere siciliano. Per quest’ultimo, Gaurino, fu uno tra i primi a testimoniare contro l’estradizione in Italia; l’italo-americano organizzò inoltre, poco prima delle storiche elezioni del 1976, il comizio “Americans for Mediterranean freedom”, con il fine di costituire un fronte pronto ad intervenire nel caso l’influenza NATO venisse messa in discussione <73. Partecipe in prima linea John Connaly, ricchissimo texano, ministro del tesoro nel governo Nixon e assistente per i servizi d’informazione americani. Egli viaggiò più volte in Italia, grazie agli agganci di Philip Gaurino, dove studiò la situazione politica italiana e tutte le modalità per bloccare un prossimo accordo tra DC e PCI. Tra un incontro e l’altro, il texano si occupò anche di affari: fu a capo di una cordata di affaristi americani per l’acquisto della società di costruzioni Condotte, guidata da Loris Corbi, tessera P2 n° 562. Inoltre, si diede da fare per salvare L’immobiliare, gruppo controllato da Sindona, e trattò per l’acquisto di alberghi in Francia della società Ciga presieduta da Francesco Cosentino, tessera n° 497. La caratteristica che gli americani preferivano della loggia italiana era proprio questa tendenza anticomunista apprezzata particolarmente da Alexander Haig, futuro segretario di Stato nel 1981. Egli, già nel 1969, lavorando come vice di Kissinger nello staff per la Sicurezza Nazionale del Presidente repubblicano Nixon, affermò che Licio Gelli fosse l’uomo adatto ad arginare il comunismo in Italia <74.
Gelli, pur ottenendo continue dimostrazioni di stima da parte di personaggi influenti nel mondo repubblicano, decise di stringere nuove “amicizie” nel partito democratico, tanto da arrivare, nel gennaio 1977, alla cerimonia d’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter. Al maestro venerabile però non andava a genio l’impostazione della politica estera di Carter, considerandola troppo debole nei confronti dell’URSS e troppo pesante verso i paesi sudamericani. Cosi, quando alle elezioni del 1980 si scontrarono Carter e l’ex attore hollywoodiano Reagan, Gelli scrisse al fidato Gaurino: “se tu dovessi ritenere opportuno che in Italia esca qualcosa a favore del vostro candidato alla Presidenza, mandami il materiale e provvederò a far pubblicare su qualche nostro giornale le notizie che mi invierai” <75. La vittoria di Reagan fu una notizia ottima per Gelli e la P2, a cui si aggiunse la nomina a Segretario di Stato di Haig. Il 6 gennaio 1981 il pistoiese sedeva tra ambasciatori e altri funzionari americani alla cerimonia d’insediamento del nuovo presidente.
La presenza alle inaugurazioni presidenziali fu da sempre un vanto per Gelli. Già 8 anni prima, più precisamente il 13 ottobre 1973, il maestro venerabile fu presente alla cerimonia in onore del generale Juan Domingo Perón. I due furono, come dichiarato dal pistoiese, grandi amici, tanto che il generale argentino lo insignì con la massima onorificenza del paese: la “Gran Croce dell’Ordine del Libertador San Martín”. Si conobbero nel 1971, grazie a Giancarlo Elia Valori, tessera n° 283, che aveva indicato Perón come la guida perfetta per l’Argentina. Gelli era interessato ad estendere la propria rete di interessi nel Sud America e a conoscere un anticomunista coetaneo di Hitler e Mussolini. Il primo compito affidatogli fu la vendita dell’oro del generale per finanziare il rientro in patria dall’esilio in Spagna, dove ottenne asilo da Francisco Franco. Successivamente grazie anche alla figura di Valori, s’impegnò per far cancellare la scomunica lanciata da papa Pio XII e, infine, l’ultimo incarico, prima del ritorno in patria del generale, fu convincere l’ex presidente Arturo Frodinzi a scendere a patti con lui <76.
L’arrivo di Perón in patria dopo diciassette anni di esilio fu una passerella con cui Gelli dimostrò il suo potere. Nel 1973 tornò in Argentina accreditato dal Gran Maestro Salvini come “rappresentante del Gran Oriente d’Italia presso la Gran Loggia dell’Argentina”. Grazie a questa raccomandazione, entrò in contatto con Alcibiades Lappas, produttore di preziosi in argento e segretario della massoneria argentina. Il progetto di Gelli fu quello di creare una loggia coperta sul modello P2, composta da esponenti militari, industriali e uomini politici, che prese il nome di Pro-Patria (Propaganda patriottica) <77. Il primo a seguire Gelli fu José Lopez Rega, braccio destro di Perón. Successivamente si accodarono tra i tanti Alberto Vignes, ministro degli Esteri, Guglielmo De la Vega, ambasciatore presso l’Unesco, Federico Bartfeld, diplomatico e addetto commerciale all’ambasciata di Roma. Alla morte di Perón, salì al potere formalmente la moglie Isabelita ma, in realtà a guidare il paese fu l’ex braccio destro del generale e sostenitore numero uno della Pro-Patria Lopez Rega.
La gestione di Isabelita fu disastrosa. Alla violenza nelle strade si aggiunse una nuova crisi economica: lo scenario perfetto per il capo della P2 e i suoi “fratelli” argentini. Gelli il 13 dicembre ’74 acquistò la cittadinanza della Repubblica sudamericana, divenendo il tramite di tutti gli affari tra l’Italia e l’Argentina. I piani di Lopez Rega furono molto più ambiziosi, tanto che diede vita all’Ompam <78 (Organizzazione mondiale del pensiero e dell’assistenza massonica), un’associazione mondiale di massoni in grado di contrastare i blocchi NATO e URSS, sullo stampo dell’ONU. Gelli rimase impressionato da tale progetto e si impegnò per cercare una sede, che individuò a Roma, non distante da via Veneto. Il piano in realtà non decollò mai e il fallimento totale di Lopez Rega fu sempre più vicino. Nel luglio 1975, a seguito di uno sciopero generale, l’argentino fu costretto a fuggire e Gelli lo scortò dapprima in Italia e poi in Svizzera. Il Maestro Venerabile però si ritrovò ancora una volta senza alleati.
La sua ricerca ripartì nel mondo militare, più in particolare nella marina che subiva di riflesso l’influenza della Royal Navy inglese, cara alla massoneria britannica. Gelli mise gli occhi sul capo della marina Emilio Eduardo Massera, uomo caratterizzato dal fanatismo per il dittatore cileno Augusto Pinochet. Il pistoiese seppe scegliere il cavallo giusto, Massera con l’aiuto di Videla e Agosti, iscritti alla Pro-Patria, deposero Isabelita. Con il triumvirato Massara-Videla-Agosti, Gelli riuscì a concludere affari multimilionari con una società di costruzione canadese per la realizzazione di una grande centrale nucleare a Cordoba e con la società diretta da Loris Corbi, affidandogli un grosso appalto ferroviario. Gelli inoltre favorì l’ingresso della Rizzoli in Argentina: la casa editrice acquistò il 50% della “Editoria Abril” e accettò una serie di restrizioni che comprendevano una neutralità politica dei giornali <79.
Gelli a questo punto decise di legarsi ad un altro importante militare, il generale Carlos Suarez Mason, già arruolato nella Pro-Patria. La decisione di avvicinarsi a quest’uomo fu presa poiché il paese stava attraversando un’imponente crisi economica e sociale e, la possibilità di un cambio degli uomini al potere divenne sempre più discussa. Ciò non avvenne ma Gelli si poté ritenere fortunato poiché Mason divenne il presidente della “Yacimentos petroliferos fiscales”. L’influenza del Maestro venerabile non si fermò solo in Argentina e negli Stati Uniti: il suo nuovo centro di potere lo trovò a soli 25 minuti di volo da Buenos Aires, l’Uruguay.
In Uruguay, l’esponente di spicco della loggia P2 era Umberto Ortolani che acquistò, nel 1970, il Banco Financiero Sudamericano (Bafisud). Questo in breve tempo aumentò i suoi giri di affari, riuscendo ad arrivare a 150 milioni di dollari di capitali speculativi, di cui la maggior parte provenienti dall’Italia <80. Nel giro di affari del Bafisud rientrarono come partner tutte le banche nell’orbita del Banco Ambrosiano: la Lavorobank lussemburghese, il Banco di Sicilia e la Cisalpine Overseas Bank.
Dal punto di vista politico, a Gelli non poté andare meglio, trovando al potere una giunta militare, che portò vantaggi solo all’ambiente finanziario e ai grandi latifondisti. Il pistoiese trovò il suo angolo di paradiso in una villa a pochi chilometri dal centro di Montevideo, dove incontrava quotidianamente l’ambasciatore argentino in Uruguay Guglielmo De la Plaza. Egli gli fece da intermediario per entrare in contatto con i vertici politico-militari. Gelli si legò a Manuel Núñez, ministro dell’Interno, Alberto Ballestrino, direttore della scuola militare e Hugo Arregui, capo della polizia di Montevideo. Grazie alla benevolenza dei tre, Ortolani e Gelli riuscirono ad avvicinarsi al generale Luis Queirolo, capo di Stato maggiore dell’Esercito. Riusciti anche in Uruguay a formare la propria rete di contatti, i due italiani si concentrarono nel mercato di immobili e latifondi, creando più di 200 società <81.
Dall’Uruguay estesero i loro affari in Brasile, Messico e Venezuela, ma l’obiettivo di Gelli fu quello di entrare in Paraguay: paese guidato dal generale di origine tedesca Alfredo Stroessner, che impose il suo potere sui valori dell’anticomunismo, del liberismo economico e della corruzione. Non a caso il Paraguay offrì asilo ai repubblichini fuggiti dall’Italia, che nel paese crearono “La Sociedad italiana Soccorsos mutuo” (Società italiana di mutuo soccorso).
[NOTE]
73 Buongiorno, Pino, La multinazionale del Venerabile Licio, in L’Italia della P2, Mondadori, Milano, 1983.
74 Ivi.
75 Ibidem, pag. 110.
76 Ibidem.
77 Ivi.
78 Ibidem.
79 Ibidem.
80 Ivi.
81 Ibidem.
Enrico Compalati, L’altra Italia, Tesi di laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno Accademico 2019-2020

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2025-03-26

2025: Yakarta se acerca

Una bomba molotov es lanzada durante las protestas masivas en Surabaya

Hace 60 años lo que sería el modelo de golpe de Estado anticomunista orquestado por la CIA sacudía Indonesia. Las fuerzas que pondrían al dictador Suharto en el poder asesinarían y torturarían hasta un millón de personas.

Nuestro mundo es el mundo de la contrarrevolución triunfante. Es el mundo donde generaciones de jóvenes fueron torturadas y «desaparecidas» (terrible eufemismo) por las dictaduras en Argentina, Uruguay, Brasil, España y un largo etcétera que siguió al sangriento golpe de 1965 en Indonesia. Es el mundo de la «guerra sucia» contra las guerrillas en los 70, es el mundo donde la voz de los medios masivos ahoga los gritos de protesta.

Pero, con todo eso, su crueldad nunca ha logrado ahogar la semilla de la insurrección.

Antes del golpe de 1973 contra Allende, aparecieron pintas en las calles de Santiago que hacían referencia a Yakarta. «Yakarta se acerca», «Viene Yakarta». Era la amenaza de los gorilas, igualmente entrenados por la CIA. La sangrienta represión en Indonesia se había vuelto el modelo del golpe anticomunista.

El «anticomunismo», lejos de enredarse con las ideas de Marx o Lenin, se basa en la mentira de que las luchas sociales se dan por «un puñado de agitadores» que «envenenan las mentes de las masas», y no como es en realidad, las luchas sociales estallan por las injusticias que sufre la gente. Así, tanto en Indonesia como en Chile, como en decenas de países más, al descontento social se respondía con la persecución de socialistas, comunistas, anarquistas, sindicalistas e incluso derechohumanistas bien intencionados y religiosos que sentían piedad de las víctimas de la represión.

El anticomunismo se volvió el credo de todos los medios masivos, como anotan Chomsky y Herman.

Y aún así, lo que hace que se levante la bandera roja de la insurrección es, una y otra vez, el insaciable apetito del capitalismo que busca exprimir hasta la última gota de vida, no los agitadores comunistas.

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Hoy Indonesia se viste de protestas, bombas molotov y pancartas anticapitalistas. El terror de los ríos de sangre de 1965, décadas de proscribir al comunismo y de acallar cualquier rebeldía, el exterminio físico y la persecución de cualquier militancia, no lograron acabar con el impulso de protestar ante la opresión.

No pueden destruir con su crueldad e injusticia las luchas que se levantan, precisamente, contra su crueldad e injusticia. Y lo más que pueden lograr, con sus cárceles clandestinas y sus métodos de tortura aprendidos de instructores gringos o israelíes, es que con cada generación se haga más amarga nuestra rabia, más roja nuestra rebeldía, más negra nuestra convicción.

Sí, «Yakarta se acerca», pero lo que no sabían los militares golpistas de hace cinco décadas, es que es nuestra Yakarta la que se acerca.

Omnia sunt communia.

#Anticomunismo #Chile #comunismo #Indonesia #Marx #Marxismo

Sembra che Guignot fosse stato impegnato nella costituzione di un collegamento fra l’Organisation Gehlen e un servizio segreto francese

Per quanto riguarda invece Guignot, il collaborazionista francese condannato a morte, la sua attività per l’ODEUM Roma si sarebbe configurata in maniera del tutto diversa da quella di von Fransecky. Tra il ’48 e il ’49 Guignot sarebbe diventato il membro del gruppo più vicino a Johannes dal punto di vista professionale, producendo una grande quantità di report riguardanti i più svariati argomenti e mettendosi continuamente a disposizione. Tuttavia è lecito interrogarsi sulle ragioni che avevano portato Guignot a collaborare con l’ODEUM Roma. Sulla base delle informazioni fornite dai documenti sul conto del latitante fascista francese è possibile ipotizzare che egli fosse principalmente interessato non tanto a prendere piede nel mondo dell’intelligence del dopoguerra sulla base di aspirazioni professionali, quanto piuttosto a garantirsi un’entrata regolare per motivi di sopravvivenza. Trovandosi a Roma subito dopo la fine della guerra a causa di una condanna a morte in patria, Guignot non doveva solo assicurarsi un modo per finanziare la propria esistenza in clandestinità, ma anche per sostenere il peso di ingenti spese mediche per le cure della moglie, affetta da una malattia grave non meglio specificata: tali spese sembrano aver assorbito maggior parte dello stipendio del criminale di guerra francese, riducendo così la coppia in una situazione economica «catastrofica» <287. Questa necessità di denaro, senza dubbio alla base dell’attività di Guignot nel campo dell’intelligence postbellica, lo avrebbe portato dapprima a prendere contatti con alcuni gruppi neofascisti italiani, dai quali avrebbe ricevuto l’incarico «di costruire una rete d’intelligence a tutti gli effetti», un progetto poi finito in un nulla di fatto per mancanza di fondi <288. Quando successivamente incontrò Johannes nel ’48, è probabile che Guignot avesse da subito intravisto la concreta possibilità di inserirsi finalmente in un contesto di lavoro più o meno stabile. E, come si è visto, sarebbe riuscito a guadagnare gradualmente la fiducia dell’ex fisico nucleare grazie alla propria ambizione e alla sua determinazione.
I primi due report di Guignot, redatti per l’ODEUM Roma nel febbraio del ’48, lasciano intravedere alcune delle principali attività svolte dal francese per l’Organisation Gehlen, riguardanti perlopiù gli ambienti vaticani ed ecclesiastici in generale. Così nel primo report, intitolato “Renseignements sur les frères Omez”, Guignot fornisce al suo futuro capo informazioni sul conto di tre frati dell’ordine dei Dominicani, attivi tra Italia, Francia e Spagna e descritti come «sospetti» <289. Il secondo report, invece, sembra concentrarsi su un’analisi del panorama ecclesiastico francese in vista della nomina del nuovo arcivescovo di Rouen <290. Qualche mese più tardi, nell’aprile del ’48, Guignot avrebbe raccolto informazioni sull’ordine dei Gesuiti dietro richiesta di Johannes, servendosi, a quanto pare, anche di conoscenze nella segreteria di Stato del Vaticano <291. Col passare del tempo e con il consolidarsi del rapporto di fiducia reciproco, il capo dell’ODEUM Roma avrebbe aperto a Guignot anche le porte di Via Condotti, assegnandogli compiti come la sorveglianza della figlia di Malfatti, sospettata, come già accennato, di attività spionistica per i servizi segreti comunisti <292. Inoltre, sullo sfondo degli accordi presi tra il governo militare francese in Germania e l’Ordine – la prima “sconfitta” di Johannes a via Condotti, di cui si è parlato prima – Guignot si sarebbe anche occupato della raccolta di notizie sul conto del generale de Marguerittes, artefice di tali accordi e da lui descritto come «militare mediocre», ma capace di tutto per difendere i propri interessi <293.
Tuttavia, l’attività più degna di nota del collaboratore francese non avrebbe riguardato le cerchia ecclesiastiche, quanto piuttosto quelli legati alla sua patria. Nel ’49, poco dopo lo “scandalo SMOM” e la partenza di Johannes da Roma, sembra infatti che Guignot fosse stato impegnato nella costituzione di un collegamento fra l’Organisation Gehlen e un servizio segreto francese, probabilmente il SDECE (Service de Documentation Extérieure et de Contre-Espionnage), l’organo d’intelligence per l’estero francese, nato nel ’45 <294. Dai documenti emerge chiaramente come Guignot sia stato tra gli artefici di questo avvicinamento tedesco-francese, che, nell’agosto del ’49, avrebbe portato ad un incontro tra Reinhard Gehlen, accompagnato da Johannes, e un membro del suddetto servizio segreto della Repubblica francese <295.
In un documento intitolato “Reisebericht” (“Resoconto di viaggio”) Johannes affermava infatti che Guignot «e i suoi amici desiderano un contatto più frequente» con Pullach, in quanto la parte francese sarebbe estremamente interessata «a tutto quello che riguardava i comunisti in tutti i paesi, ma soprattutto in Germania» e considererebbe l’Organisation Gehlen quale «fonte più adatta con le migliori possibilità, anche dal punto di vista geografico, per fornire simili informazioni »296. In cambio, secondo quanto riferito da Guignot a Johannes, il servizio segreto francese avrebbe assicurato il proprio sostegno all’Organisation Gehlen in vista della costituzione degli organi d’intelligence della neonata Repubblica Federale Tedesca: gli “amici di Guignot” avrebbero avuto molto a cuore «che 34 [Reinhard Gehlen] venisse nominato capo dell’intelligence federale» <297. Inoltre essi, affermava Johannes, sarebbero stati persino disposti a «mettere fuori gioco» eventuali antagonisti dell’Organisation Gehlen, «se 34 lo desiderava» <298. In tal senso, le suddette attività di Guignot rientravano nel più vasto ambito della nascente cooperazione spionistica tedesco-francese postbellica che si stava pian piano costituendo tra il ’47 e il ’50, anno in cui Reinhard Gehlen avrebbe poi incontrato per la prima volta Henri Ribière, direttore generale del SDECE <299.
Anche se, dunque, l’attività di Guignot non avrebbe riguardato solo la sfera italiana o “interna”, ma anche quella estera, è degno di nota, in particolar modo, lo sforzo da lui fatto per contrastare il PCI nel 1949. Da un documento dell’ottobre di quell’anno emerge infatti come egli sia riuscito a trovare un informatore disposto – dietro un pagamento di 15.000 lire – a riprodurre e poi consegnargli un numero significativo di documenti conservati presso la sede centrale del PCI e riguardanti le corrispondenze del partito con Mosca <300. A causa di una sostanziale mancanza di fonti, tuttavia, non è al momento possibile ricostruire se o meno tale operazione proposta da Guignot avesse avuto seguito.
Dalle suddette attività della spia francese emerge con chiarezza come Johannes si sia servito di un uomo in grado di “compensare”, in apparenza, quegli aspetti che invece mancavano nel curriculum dello stesso capo dell’ODEUM Roma: Guignot appariva quale uomo d’intelligence con notevole esperienza, ben collegato e abile nel muoversi nella Roma “capitale di spie” dell’epoca. Tuttavia a tal riguardo, come emerge da un report del BND risalente al ’69 – quindi all’anno del pensionamento di Johannes – c’è chi all’interno dello stesso servizio segreto federale non la pensava affatto così. Guignot, afferma lo scrivente, «è senza dubbio da definire come poco professionale dal punto di vista dell’attività d’intelligence», oltre ad essere «un uomo che, senza prestazione adeguata, ha goduto immeritatamente per anni una vita comoda», grazie al supporto di Johannes <301. Definendo Guignot come «probabile imbroglione» e «scroccone», è facile dedurre che chi aveva redatto il documento fosse convinto che il collaborazionista francese, più che rappresentare una valida e importante componente del gruppo d’intelligence romano, avesse invece sfruttato la mancante esperienza sul campo di Johannes a proprio favore, fornendogli notizie poco importanti e, a volte, addirittura false <302. Mentre più avanti si tornerà sul report in questione, esaminandolo più a fondo soprattutto in vista del giudizio generale circa il lavoro dell’ODEUM Roma, basta qui dire che Guignot rappresentò senz’altro la componente più sfuggente del gruppo romano, ma al tempo stesso quella più eminente. Egli, come emerge dalle carte esaminate, sembra aver svolto per anni un ruolo centrale nell’attività d’intelligence dell’Organisation Gehlen a Roma, spaziando dall’ambiente vaticano fino ai ministeri italiani e al PCI. E, come dimostra il report appena citato, valutare in retrospettiva l’attività di Guignot risulta un’impresa difficile, soprattutto in vista dell’eterogeneità delle fonti e dei giudizi contrastanti espressi in esse.
[NOTE]
287 Italien-Allgemeines, Johannes Gehlen a Reinhard Gehlen, senza data, BND-Archiv, 220815, doc. 408.
288 Bericht N°10, Johannes Gehlen a Reinhard Gehlen, 13 febbraio 1948, BND-Archiv, 220815, doc. 121; Reisebericht Italien, 3031 [Otto Wagner], BND-Archiv, 220814_OT, doc. 138.
289 Renseignements sur les frères Omez, Guignot, senza data, allegato a Bericht N°10, Johannes Gehlen a Reinhard Gehlen, 13 febbraio 1948, BND-Archiv, 220815, doc. 119.
290 Très important, Succession du Cardinal Petit de Julleville, Archevèque du Rouen, Guignot, senza data, allegato a Bericht N°10, Johannes Gehlen a Reinhard Gehlen, 13 febbraio 1948, BND-Archiv, 220815, doc. 120.
291 Bericht N° 13, Johannes Gehlen a Reinhard Gehlen, 3 aprile 1948, BND-Archiv, 220815, doc. 106.
292 Bericht N°19, Johannes Gehlen a Reinhard Gehlen, 4 luglio 1948, BND-Archiv, 220815, doc. 079. Sarebbe stato sempre Guignot ad occuparsi della raccolta di prove sul tali presunte “attività illecite” e a consegnarle poi alle autorità, con lo scopo di far allontanare Malfatti dal SMOM, cfr. Italien-Allgemeines, senza data, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 00305.
293 Report, Jean Henry Guignot de Salbert, 23 settembre 1948, allegato a Bericht N° 22, Johannes Gehlen a Reinhard Gehlen, BND-Archiv, 220815, doc. 062.
294 È chiaro che si trattava di un servizio segreto ufficiale e statale, e non di una rete “ufficiosa” o di carattere “privato”, in quanto veniva proposto il consolato francese come canale di comunicazione fra le due parti. Ciò, insieme all’attività estera e l’interesse nei confronti delle vicende internazionali, giustificano l’ipotesi che si tratti del SDECE. Cfr. anche E. Schmidt-Eenboom, C. Franceschini, T. Wegener Friis, Spionage unter Freunden, cit., pp. 68-69. Inoltre, come ha dimostrato Wolfgang Krieger, inoltre, un’effettiva collaborazione tra l’Organisation Gehlen e il SDECE si stabilì proprio nel triennio ’47-’50. W. Krieger, Partnerdienste, cit., pp. 254-259; Reisebericht von S-1933, 24 agosto 1949, BND-Archiv, 220815, doc. 084.
295 Che Johannes abbia accompagnato il fratello durante tale viaggio è provato dal seguente documento, cfr. Auszug aus: Eindrücke einer Reise in Oberitalien und der Schweiz im August 1949, S-1933, senza data, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 000311.
296 Ibidem.
297 Ibidem.
298 Ibidem.
299 W. Krieger, Partnerdienste, cit., p. 259. Per un‘analisi approfondita dei rapporti spionistici tra l’Organisation Gehlen e i servizi segreti francesi a partire dal ’47 cfr. Ivi, pp. 249-322.
300 Italien-Allgemeines, senza data, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 302.
301 Aus Akte Roma bei 106/II, senza data, BND-Archiv, 220816, doc. 607.
302 Ibidem.
Sarah Anna-Maria Lias Ceide, ODEUM Roma. L’Organisation Gehlen in Italia agli inizi della guerra fredda (1946-1956), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, 2022

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2024-06-27

Me cuentan por el pinganillo que Madrid estaría barajando otorgar la Medalla de la Comunidad, a título póstumo y como "pionero en la puesta en práctica de los valores que mejor y en mayor medida expresan lo que Madrid es hoy y quiere ser mañana" nada más y nada menos que a José Antonio Rodríguez Vega. Uno puede creerse ya cualquier cosa, visto lo visto.
#Madrid #SinSombra #Trabaja&Revienta #DeathAyuso #AquiénQuieresQueCondecoreAhora #Anticomunismo

2024-05-25

La búsqueda de la igualdad a través de la fuerza es una contradicción en términos. La verdadera igualdad solo se puede lograr a través de la libertad de seguir nuestro propio camino único. El Comunismo busca esclavizarnos a todos en nombre de la igualdad, pero la anarquía nos liberta para ser verdaderamente iguales. #Anarquía #AntiComunismo #Individualidad

2024-04-05

Il #5aprile '51 i Rosenberg, giudicati colpevoli di essere spie dell'#URSS, furono condannati a morte. 5 giorni dopo #SterlingHayden venne convocato davanti alla Commissione per le attività antiamericane
lasinistraquotidiana.it/il-com

#accaddeoggi #anticomunismo #cinema #film #unocinema

Cafè Indipendèntzia 🎗️cafeindy@sardegna.social
2024-02-09
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2024-02-09

#Indonesia, 58 anni di silenzio jacobinitalia.it/indonesia-58-

Il primo ottobre del 1965 cominciava il #genocidio contro il #Partitocomunista indonesiano, che contava 3 milioni di iscritti. Rappresenta uno dei crimini più efferati della Guerra fredda e dell'« #anticomunismo reale»

eldiario.es (bot no oficial)eldiario
2023-09-27
eldiario.es (bot no oficial)eldiario
2023-09-25
2023-09-21

Il 21 settembre 1907 nasceva l'attore Leigh Gough. Comunista come la moglie Karen Motley, fu perseguitato negli anni del Maccartismo.
lasinistraquotidiana.it/bella-

#21settembre #accaddeoggi #unocinema #leighgough #karenmorley #maccartismo #comunismo #anticomunismo #cinema #movie #film

2023-04-05

Il #5aprile 1951 i Rosenberg, giudicati colpevoli di essere spie dell'#URSS, furono condannati a morte. Cinque giorni dopo #SterlingHayden venne convocato davanti alla Commissione per le attività antiamericane 🇺🇸.
lasinistraquotidiana.it/il-com

#accaddeoggi #anticomunismo #cinema #film

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