#archeologiaEgiziana

2025-11-21

Egitto | L’antica Tani svela nuovi segreti: scoperti 225 ushabti di Sheshonq III. Risolto il mistero del sarcofago reale?

Elena Percivaldi

La regione di San el-Hagar (Tani), nel Delta orientale, continua a riservare sorprese sui faraoni dell’antico Egitto. La missione francese, diretta da Frédéric Payraud della Sorbona in collaborazione con il Consiglio Supremo delle Antichità d’Egitto, ha annunciato una scoperta che potrebbe riscrivere parte della storia della XXII dinastia.

foto ©Ministry of Tourism and Antiquities

Durante le operazioni di pulizia della camera settentrionale della tomba di Osorkon II (… – 850 a.C.), gli archeologi hanno rinvenuto 225 ushabti – le statuette che sostituivano i defunti nell’Aldilà – perfettamente conservati e attribuiti a Sheshonq III (… – 798 a.C. ?), uno dei faraoni più influenti della dinastia libica, noto per importanti interventi architettonici proprio nella capitale Tani.

Ushabti in situ e un sarcofago rimasto senza nome

Le piccole statue funerarie sono state trovate nel loro contesto originale, immerse in strati di limo e disposte accanto a un sarcofago di granito non decorato, il cui proprietario non era stato mai identificato. Ora però, grazie a questi nuovi ritrovamenti, sembra possibile attribuire il sarcofago proprio a Sheshonq III, risolvendo un mistero durato decenni.

Gli ushabti di Tani (foto ©Ministry of Tourism and Antiquities)

Il ritrovamento è stato definito dal segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, Mohamed Ismail Khaled, come “la scoperta più significativa, nelle tombe reali di Tani, dal 1946”, quando appunto nel sito furono scoperti alcuni importanti tesori.

L’enigma della sepoltura

Re Sheshonq III riposa davvero nella tomba di Osorkon II?

Gli ushabti al momento del ritrovamento (foto ©Ministry of Tourism and Antiquities)

La scoperta riapre il dibattito sulle pratiche funerarie della Terzo Periodo Intermedio (dal 1070 a.C. al 656 a.C.). Non è ancora chiaro se il re Sheshonq III fosse realmente sepolto nella tomba di Osorkon II o se le sue statuette funerarie e il suo sarcofago siano stati trasferiti lì in un secondo momento, forse per metterli al riparo da eventuali saccheggi.

Per gli studiosi la presenza degli ushabti associati al sarcofago di granito indica che le vicende relative alla deposizione sono più complesse di quanto finora immaginato.

foto ©Ministry of Tourism and Antiquities

Nuove iscrizioni e un grande progetto di tutela

Oltre agli ushabti, la missione ha identificato nella stessa camera alcune incisioni inedite, preziose per comprendere evoluzione e riuso delle tombe reali.

Secondo Mohamed Abdel-Badii, capo del settore Antichità egiziane del Consiglio supremo delle Antichità, queste nuove testimonianze permetteranno di ricostruire modalità e trasformazioni del culto funerario tra la XXII e la XXIII dinastia.

foto: ©Ministry of Tourism and Antiquities

Il sito è oggetto di un progetto di tutela e conservazione che prevede l’installazione di una nuova copertura protettiva, interventi di desalazione, pulizia e consolidamento delle strutture architettoniche.

Il direttore della missione, Frédéric Payraud, ha sottolineato che la prossima fase sarà dedicata allo studio dettagliato delle nuove iscrizioni e alla prosecuzione delle operazioni di riassetto, che potrebbero rivelare ulteriori elementi sulla “misteriosa” deposizione di Sheshonq III.

Fonte: Ministry of Tourism and Antiquities

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ushabtiGruppo di archeologi che camminano tra obelischi e rovine nel sito di San el-Hagar, Egitto, con cielo nuvoloso sullo sfondo.Ushabti, statuette funerarie, disposte in un contesto archeologico, rinvenute nella tomba di Osorkon II, Egitto.Un gruppo di archeologi e studiosi discute presso un sito archeologico nel Delta orientale dell'Egitto, con rovine antiche visibili sullo sfondo e un cielo parzialmente nuvoloso.
2025-07-15

Egitto, grandi scoperte ad Assuan: riemergono un sarcofago dipinto e decine di mummie nella necropoli dell’Aga Khan

Elena Percivaldi

Un volto scolpito nel calcare, con le labbra ancora rosse e le palpebre segnate dal kohl nero, è riemerso dalla sabbia del tempo ad Assuan, in Egitto. È quanto restituisce una delle ultime scoperte della missione congiunta italo-egiziana EIMAWA (Egyptian-Italian Mission At West Aswan), che dal 2019 lavora nell’area archeologica del Mausoleo dell’Aga Khan, sulla sponda occidentale del Nilo.

Foto di Patrizia Piacentini / Unimi

Durante la campagna 2025, guidata da Patrizia Piacentini, docente di Egittologia all’Università Statale di Milano, e da Fahmy el-Amin, direttore dell’Ispettorato per le Antichità di Assuan, sono emerse nuove tombe scavate nella roccia, risalenti al periodo greco-romano (332 a.C. – 395 d.C.), che arricchiscono la conoscenza della necropoli di Assuan.

Foto di Patrizia Piacentini / Unimi

La tomba, intatta e con un volto enigmatico

Tra i ritrovamenti più significativi, la tomba n. 38 è senz’altro una scoperta straordinaria. A oltre due metri di profondità nella roccia, gli archeologi hanno individuato un grande sarcofago di calcare, ancora decorato e inscritto in geroglifici. Il coperchio antropomorfo, ritrovato capovolto, presenta il volto scolpito del defunto con tratti ancora leggibili e colori visibili: rosso sulle labbra, nero attorno agli occhi, incorniciati da una parrucca finemente decorata.

Secondo Piacentini, “sul corpo del sarcofago sono incise due colonne di iscrizioni, con invocazioni alle divinità locali di Elefantina e i nomi e titoli del defunto e dei suoi familiari”.

Foto di Patrizia Piacentini / Unimi

All’interno della tomba, sono emerse offerte rituali e numerose mummie, tra cui anche bambini. Questi resti saranno sottoposti ad analisi TAC per ottenere informazioni dettagliate sull’età, lo stato di salute e le cause di morte, prima di essere ricollocati nella tomba restaurata durante la prossima campagna, prevista per settembre 2025.

Foto di Patrizia Piacentini / Unimi

Paesaggio funerario stratificato

Sull’altopiano attorno al mausoleo, altre sepolture risalenti all’epoca tolemaica (332–31 a.C.) e riutilizzate in età romana (30 a.C. – 395 d.C.) delineano una frequentazione lunga e continua del sito, probabilmente anche in risposta a eventi epidemici.

Foto di Patrizia Piacentini / Unimi

Nella parte settentrionale dell’area, all’interno di un antico wadi, è stata identificata una struttura sacra – forse un luogo di culto – attorniata da offerte di origine animale e vegetale. Intorno a questa si sviluppano oltre dieci terrazze funerarie, scavate nella roccia lungo i pendii di due colline, destinate alla classe media di Assuan ed Elefantina, che utilizzò questo spazio per secoli.

Foto di Patrizia Piacentini / Unimi

“Le sepolture, disposte in file sovrapposte, occupavano tutto lo spazio disponibile, adattandosi al profilo naturale delle colline. Un’ulteriore testimonianza della lunga vitalità funeraria di quest’area”, aggiunge Piacentini.

Assuan si conferma così uno dei luoghi più fertili per l’archeologia egiziana contemporanea: una finestra aperta sulla complessa stratificazione delle pratiche funerarie e delle identità che vi si sono succedute.

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