[libro] God save the queer
Autrice: Michela Murgia
Titolo: God save the queer
Editore: Einaudi
Altro: ISBN: 9788806259105; collana Stile Libero; genere: saggio teologico; 14,50 euro; p. 146; postfazione di Marinella Perroni; I ed. 2022
Voto: 8/10
Sono stato battezzato, ho frequentato il catechismo, ho ricevuto la prima confessione (e anche l’ultima o quasi), comunione e cresima. Sono anche celibe (il matrimonio civile non conta) e quindi potrei diventare Papa. Ma la mia fede è sempre stata molto traballante e molto tiepida. Ogni tanto ho anche provato a rinverdirla, ma non c’è stato niente da fare. Forse a causa della scarsa cultura religiosa in casa, forse a causa di pessimi maestri al catechismo e nell’ora di religione a scuola (sì, mi sono fatto tutte le ore di religione dalle elementari alla quinta superiore), forse a causa della mia maestra elementare dichiaratamente atea e con passioni scientifiche, forse per nessuna di queste ragioni, è successo che attorno ai 25 anni ho deciso di dichiararmi ateo. Una definizione un po’ drastica, ma se essere religiosi significa credere in un dio metafisico, nell’aldilà e seguire riti più o meno bizzarri in qualche luogo di culto, ecco, io lì non ci sono, non credo di esserci mai stato, in verità. (Riti che hanno un grande fascino: l’elezione di un nuovo pontefice segue un protocollo che nessun romanziere di fantasy potrebbe eguagliare.)
Quella di ateo è una definizione drastica perché in realtà il senso religioso lo abbiamo un po’ tutti, chi più, chi meno, e anche io ce l’ho. È difficile ignorare che siamo in un Universo decisamente vasto, che siamo una caccola nel cosmo, che la nostra realtà materiale e sociale è enormemente complessa, bizzarra e affascinante da descrivere, conoscere, frequentare. È difficile anche ignorare che, come esseri umani, siamo capaci delle peggiori nefandezze come di atti estremamente altruisti e coraggiosi. La questione della libertà individuale pone dei quesiti esistenziali importanti. Il senso religioso penso sia un po’ questo: chiederci chi siamo, dove siamo, dove stiamo andando, chi vogliamo essere, come vogliamo porci rispetto al resto del mondo.
La religione può essere usata per rispondere a queste domande. Dichiaratamente cattolica, Murgia si è posta il problema di definire il suo credo, di metterlo in relazione alle sue convinzioni politiche, femministe e queer. Lo fa in modo estremamente coraggioso e acuto, mettendo in luce la portata rivoluzionaria della religione cattolica, arrivando a conclusioni che sottoscrivo praticamente tutte, o quasi. Conclusioni che non mi sono nuove, conclusioni che mettono in evidenza il vero messaggio cristiano, fatto di relazione fra pari, di assunzione di responsabilità, di coraggio, di attenzione agli altri, di giudizio, ma anche di perdono eccetera. Invece per me nuovo e straordinario il capitolo sul mistero della Trinità, che grazie a lei penso di aver capito (più o meno). Interessanti le connessioni teologiche con le nuove tecnologie. Murgia ha un senso del divino che evita le risposte facili, consolatorie.
Rimane però un punto importante: in tutto il libro, Dio, il dio metafisico delle religioni, è un concetto assolutamente superfluo. Si parla esclusivamente di rapporti umani, di eventi umani, di sentimenti umani, di fragilità umane, di potenzialità umane. Al massimo condite con il caso, ma che nel cattolicesimo è meglio chiamare come soffio dello Spirito Santo o come miracolo.
Si può avere speranza anche senza Dio; si può credere anche in un al di là, senza Dio; si può avere un’etica o una morale, senza Dio, senza per questo perdere di vista la nostra umanità e il senso di mistero che ci suscita l’universo in cui siamo. Veramente: si può fare tutto quello che fa, e oserei dire anche pensare, un credente, una credente come Murgia, senza presupporre l’esistenza di Dio. Siamo già a sua immagine e somiglianza e abbiamo mangiato il frutto dell’albero della conoscenza. Per essere come il Dio della Bibbia ci manca solo di mangiare il frutto dell’immortalità. Ma su questo ci stiamo lavorando.
Una nota al testo. Murgia usa per le persone i plurali sovra estesi indicati con una 3 finale. Quindi “Tutt3 siamo content3” sta per “Tutti e tutte siamo contenti e contente”. Al singolare si usa la ə. “Qualcunə ha una penna?” sta per “Qualcuna o qualcuno ha una penna?” Ovviamente per noi anziani rimasti indietro su queste novità all’inizio è un continuo “ma che cazzo!”, ma alla fine ci si abitua. Il mio cervello dopo un po’ ha messo un plurale a caso – di solito maschile – al posto del 3 e un genere a caso al posto della ə e via andare.
Buona lettura!
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