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2025-12-07

Mubi: Le Novità di Dicembre 2025

Per l’ultimo mese dell’anno Mubi ci propne un bel calendario cinematografico dell’avvento, con tante novità e una scorpacciata di film da vedere durante le vacanze di Natale (ma anche prima!). Anche in questo tardo autunno Mubi si conferma la nostra piattaforma streaming preferita: qualcuno penserà che sono pagato per dirlo (magari!), purtroppo o per fortuna invece è proprio un consiglio spassionato, per cui, se ancora non sapete di cosa sto parlando, in fondo all’articolo trovate un link con un bel regalo per voi, fatene tesoro (cioè un mese gratuito di Mubi!). Non perdiamo altro tempo però, vediamo subito cosa c’è da vedere a dicembre.

Presentato in anteprima mondiale in Concorso alla 78ª edizione del Festival di Cannes, The Mastermind segna il ritorno di Kelly Reichardt con un heist movie tutt’altro che tradizionale. Josh O’Connor interpreta J. B. Mooney, un giovane disoccupato nel Massachusetts degli anni ’70, con una moglie (Alana Haim) e due figli, che decide di rubare dei quadri astratti da un piccolo museo nella speranza di dare una svolta alla propria vita. Sullo sfondo della crisi sociale e politica degli Stati Uniti, tra la guerra in Vietnam e un diffuso senso di disincanto, il progetto di rapina raccontato da Reichardt racchiude il tramonto di un’identità, il disfacimento di una speranza e l’umanità fragile di chi tenta, con fatica, di restare a galla.

Presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes, in Una Ragazza Brillante un’aspirante influencer di periferia sogna un riscatto che sembra sempre sul punto di sfuggirle. Nel suo esordio alla regia, Riedinger filma il desiderio di essere viste e amate in un mondo che misura il valore attraverso l’immagine e la performance. Un ritratto intimo e sincero dell’adolescenza contemporanea, dove fragilità e ferocia convivono.

Diretto da Dag Johan Haugerud, Dreams è il secondo capitolo di una trilogia che esplora i rapporti umani con delicatezza e profondità. Il film intreccia sogno e realtà: la protagonista, adolescente, si innamora della sua insegnante di francese. In questo passaggio, la pellicola riflette su desiderio, scoperta, paura, confini che si spostano. Una proposta cinematografica che mescola tenerezza, turbamento e consapevolezza e che ha vinto l’Orso d’Oro alla Berlinale 2025 (gli altri due episodi della trilogia, Love e Sex sono già disponibili su Mubi).

Il Natale inevitabilmente fa pensare al cibo. In questa raccolta di film il cinema quindi si fa tavola: piatti e storie si mescolano e ogni film è un invito a guardare il cibo come gesto, come desiderio, come rivelazione. In Delicatessen, il grottesco e la distopia trasformano la fame in una metafora sull’avidità e sulla sopravvivenza. Ramen Shop narra memorie familiari e legami che rinascono attorno a una ciotola di noodles. Il Filo Nascosto attraversa la sartoria e il gusto estetico come forme di potere e controllo. Sexual Drive, Flux Gourmet e Majoneze sondano la materia stessa del desiderio, del corpo, dell’istinto, del tabù. E con Il Discreto Fascino della Borghesia, l’ironia di Buñuel porta in tavola un attacco al vuoto sociale e morale di una classe in decadenza.

E a proposito di cene, queste sono le cene da film che non vorresti mai vivere. In questa nuova raccolta ciascuna pellicola divora le convenzioni: Parenti Serpenti scoperchia il veleno dei legami familiari; Festen demolisce l’ipocrisia borghese con brutalità feroce; The Invitation tesse un’atmosfera di tensione crescente e terrore sottile; Get Out, tra horror e satira sociale, porta a tavola il razzismo, l’oppressione, la paura.

In tutto ciò, non manca la solita informata di grandi film. Film amatissimi, indimenticabili, che arrivano su Mubi per essere rivisti o vissuti per la prima volta. Dal cult politico-satirico Essi Vivono, manifesto contro il controllo e la manipolazione di massa, alla ferocia punk-pop di John Waters in A Morte Hollywood; dalla storia d’amore impossibile e struggente di Laurence Anyways alla fragilità luminosa del volto di Stefania Sandrelli in Io La Conoscevo Bene. Eternal Sunshine of the Spotless Mind rilegge il sentimento come memoria che si frantuma e si ricompone, mentre La Persona Peggiore del Mondo racconta l’identità in divenire tra amori e smarrimenti. Con Nico, 1988 si chiude un cerchio: ritratto di un’icona spezzata, donna e mito oltre la leggenda.

Se tutto questo ancora non vi basta, nella programmazione di dicembre troveremo anche To The Wonder di Malick, Tempi Moderni di Chaplin, la bellezza di tre film di Ozu (tra cui il capolavoro Viaggio a Tokyo), Come le Foglie al Vento di Douglas Sirk e Metropolis di Fritz Lang.

Al di là delle novità, il resto del catalogo è una raccolta di gemme preziose, cult imperdibili e capolavori da riscoprire (c’è tutto Twin Peaks!!!). Come sempre, se volete provare Mubi gratis per trenta giorni, potete usare questo link messo a disposizione da Una Vita da Cinefilo per tutti i suoi lettori e le sue lettrici. Al termine dei 30 giorni di prova gratuita potrete decidere se disdire o abbonarvi (e vi assicuro che una volta provato Mubi, non riuscirete più a rinunciarvi). Il link per provare Mubi gratuitamente per 30 giorni? Qui: mubi.com/30giornigratis.
Buona Natale di grande cinema!

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2025-09-11

Recensione “Alpha”: Tra Venti Rossi e Vene di Pietra

Nel bellissimo Titane, film precedente di Julia Ducournau, Vincent Lindon insegnava alla protagonista del film come fare un massaggio cardiaco canticchiando Macarena. Qui a fare i massaggi cardiaci c’è invece la splendida dottoressa Golshifteh Farahani, già musa di Ridley Scott, Asghar Farhadi e Jim Jarmusch, tra gli altri. Forse tutto Alpha è un lungo massaggio cardiaco alle emozioni dello spettatore, continuamente messo alla prova dagli sbalzi ermetici di un film molto bello, che come il precedente farà discutere, dividerà, ma che innegabilmente è in grado di scavare nel profondo grazie anche a tre interpretazioni pazzesche (Tahar Rahim diventa sempre più bravo a ogni film).

La giovane Alpha un giorno torna a casa con la lettera A incisa sul braccio, una ragazzata che getta sua madre, dottoressa single, nel panico: in giro infatti c’è un virus ematico che pietrifica le persone, rendendole simile a statue di marmo (lo stesso virus contratto anni prima dal fratello della dottoressa). Per sapere se la ragazza è stata contagiata servono però due settimane: un’attesa snervante per una 13enne che deve vivere ogni giorno in una classe di coetanei che, adesso, cercano di evitarla in ogni modo.

Il mondo del film, senza cellulari, senza internet e tecnologie simili, somiglia in maniera inquietante agli anni 80 in cui siamo cresciuti anche noi, con il terrore dell’AIDS che rendeva spaventosa ogni passeggiata per strada (“guarda sempre a terra, attento a non calpestare siringhe”, ci dicevano gli adulti). Il riferimento all’HIV non è neanche tanto nascosto, in questa allegoria che abbellisce esteticamente la malattia, ma che al tempo stesso ci mostra quanto sia spietata e pericolosa. La chiave di tutto forse è in una poesia di Edgar Allan Poe, Un sogno dentro un sogno, che viene spiegata a lezione di inglese nella classe di Alpha, dove il poeta racconta cosa significa perdersi durante il cammino dell’esistenza, quando la disperazione prende il sopravvento e non si riesce più a distinguere cosa sia reale e cosa sia, per l’appunto, un’illusione. Alpha, infatti, è un film sulle difficoltà di essere adolescenti, su quanto sia difficile essere madre di una ragazza in crisi e sorella di un uomo disperato, sopraffatto dalla tossicodipendenza, ma soprattutto, come dicevo, è un lungo massaggio cardiaco: c’è un costante bisogno di aggrapparsi alla vita, di curare, di salvare, di salvarsi.

Dopo la Palma d’Oro con Titane, la regista francese realizza forse il suo film più bello, sicuramente il più cupo e disperato, dove le montagne russe tra la corsia di un ospedale (dove c’è spazio anche per l’ottimo francese dell’infermiera Emma Mackey!) e la casa-ambulatorio delle protagoniste altro non sono se non quella stessa spiaggia dorata dove il poeta di cui sopra soffriva della sua incapacità di trattenere la sabbia nella mano: tutti cerchiamo qualcosa di solido a cui aggrapparci, ma ciò che cerchiamo si trova sempre di fronte a un cambiamento perpetuo, inarrestabile, forse davanti a una realtà effimera, che soffia come il maledetto vento rosso delle maledizioni berbere.

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Poster italiano del film "Alpha" di Julia DucournauFotogramma dal film "Alpha" di Julia Ducournau
2025-09-08

Capitolo 413: Ogni Maledetto Settembre

Si è recentemente concluso il Festival di Venezia e questo, notoriamente, significa soltanto una cosa: è cominciata una nuova annata (di vita o di cinema, che poi spesso è la stessa cosa). Per me è un mese particolare: sono tornato a Roma, dove sono senza casa (cercare un appartamento quest’anno è un’impresa titanica), la buona notizia però è che il 18 presento il mio libro a Casetta Rossa e almeno, tra mille rotture di scatole ci sarà almeno qualcosa che posso aspettare con un po’ di gioia. Bando alle ciance però, passiamo ai film!

Barbarian (2022): Dopo aver visto Weapons, di cui ho scritto nel capitolo precedente, ho letto molte lodi al regista Zach Cregger. In tanti esaltavano soprattutto la sua opera prima, Barbarian, per l’appunto. L’incipit è davvero intrigante: una ragazza arriva in un airbnb e lo trova già occupato da Bill Skarsgard. Visto che fuori diluvia, non ci sono altri alberghi liberi e il quartiere è pure malfamato, i due decidono di condividere la casa, almeno per quella notte. Potrebbe essere l’inizio di una commedia romantica, ma sarà l’inizio di un horror che non fa particolarmente paura, ma inquieta a non finire (e no, non per i motivi che pensate dopo aver letto queste due righe di trama). Cregger mescola bene i registri e la struttura temporale, portando a casa un buonissimo film d’esordio (in Italia uscì direttamente su piattaforma, Disney+).
•••½

KPop Demon Hunters (2025): Dopo esser stato assillato per tutta l’estate da due minori, che non perdevano occasione per infilare in una conversazione una battuta del film o – ahimè – una canzone, mi sono lasciato convincere a guardare con loro questo film d’animazione coreano, il lungometraggio più visto nella storia di Netflix. Tre ragazze, una celebre band KPop, usano la musica per nascondere le loro identità di cacciatrici di demoni e, al tempo stesso, proteggere l’umanità da una band di demoni che vuole succhiare l’anima dei loro fan. Detto così sembra una cazzata, in realtà è un film davvero godibile, costellato di canzoni orecchiabili e con una grafica eccezionale. La struttura non è particolarmente originale e pesca a piene mani dai grandi successi orientali del passato: è come se Sailor Moon e Devilman avessero avuto un figlio. Mezzo punto in meno è proprio per la trama un po’ trita, ma cavolo se funziona questa idea di unire KPop e lotta contro il male!
•••

L’Ultimo Turno (2025): Non sorprendetevi se, nella prossima cinquina di candidati per l’Oscar al Miglior Film Straniero, dovesse esserci anche questo bellissimo film svizzero, realizzato da Petra Volpe. L’infermiera di un ospedale del cantone tedesco (Leonie Benesch, già ottima ne La Sala Professori e il bellissimo September 5) si ritrova a dover gestire un intero reparto insieme a una sola collega. Un’escalation di situazioni, allarmi, capricci, ansie, dove la mano della ragazza, ma soprattutto il cuore, può essere piuma e può essere ferro (cit). Un film ansiogeno, dove allo spettatore non viene concesso un momento di pausa, stesso destino riservato alla sua protagonista. Il messaggio che compare nel finale, prima del fade to black, chiarisce molto meglio il punto di tutto il film, ovvero la grave carenza di infermieri negli ospedali svizzeri. Bellissimo.
•••½

Un Giorno Tutto Questo Sarà Tuo (2023): Film svedese di Andreas Öhman, che già avevo avuto modo di ammirare alla Festa del Cinema di due anni fa, è un”opera dalla forte impronta indie: c’è una bella colonna sonora, un’artista trentenne un po’ incasinata e qualche sprazzo di umorismo. Il tipico film che piace a me insomma (e viene anche citato Martin Dahlin, ex meteora della Roma, mitico attaccante della Svezia semifinalista al Mondiale di USA 94). La protagonista Lisa, in procinto di pubblicare la sua prima graphic novel, torna nella casa d’infanzia per il weekend, per festeggiare il compleanno della madre insieme ai suoi fratelli ma soprattutto per una questione di eredità. In questa casa di campagna sperduta in mezzo ad una foresta, Lisa dovrà fare i conti con le sue insicurezze e i suoi demoni. Il film funziona, nonostante non sia proprio originalissimo, ma ci sono belle trovate, bei personaggi e soprattutto una protagonista strepitosa, Karin Franz Körlof. Bello, lo trovate su RaiPlay e ve lo consiglio di cuore.
•••½

Ogni Maledetto Fantacalcio (2025): Per molti di noi il Fantacalcio è un po’ come una sorta di Matrix. Parafrasando le parole di Morpheus: “Il Fantacalcio è ovunque, è intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse”. Per questo motivo un film sul Fantacalcio, dando per assodato che sarebbe stato molto probabilmente una cavolata, accende sicuramente la curiosità di chi, come me, è un accanito giocatore. Il gioco più amato dagli italiani dopo il calcio è in realtà un mero pretesto per raccontare una storia di amicizie e amori, di paure e insicurezze, il problema però è che si basa su una premessa piuttosto sciocca: chi crederebbe mai, anche per scherzo, che la Lazio ha comprato Dybala dalla Roma? Ma dai. A ogni modo, qualche idea molto carina c’è: i simpatici camei di Pastore, Pardo e soprattutto Pavoletti, oppure Diletta Leotta che spiega cos’è il Fantacalcio in un intermezzo a parte, come faceva Margot Robbie quando spiegava la finanza ne La Grande Scommessa di McCay. A parte questo, non rimane quasi nulla, la scrittura è sciatta (il debito con Una Notte da Leoni è ingombrante), i personaggi non particolarmente simpatici, la storia fin troppo ingenua. Alessio Maria Federici, il regista, poteva forse prendersi un po’ più sul serio e spiegare davvero l’enorme influenza del Fantacalcio sulle vite di tanti ragazzi (e ragazze, perché no) in Italia, senza gag facilone da reel su tiktok (tipo svenarsi per una riserva del Cagliari, con tutto il rispetto per Pavoletti), solo per strappare una risata. Insomma, si poteva fare di più, ma è stata scelta la via più facile: è lo stato della commedia in Italia, bellezza.
••½

Ghostbusters (1984) / Ghostbusters II (1989): E ora, qualcosa di completamente diverso. Quando si rientra dall’estate, in una fase della vita piena di incertezze, di instabilità, cosa c’è di meglio dei sani anni 80 per riabbracciare le certezze dell’infanzia? Per questo motivo, ho aperto il festival della nostalgia con una doppietta di Ivan Reitman, ovvero i primi due film sugli Acchiappafantasmi. Sul primo c’è poco da dire, è la commedia perfetta: è divertente, è appassionante, i personaggi sono meravigliosi, le battute sono memorabili. Un capolavoro, non c’è altro modo per definirlo. Il sequel invece, che ricordo di aver visto al cinema da bambino, non è invecchiato benissimo: certo, il faccione di Vigo, il flagello di Carpazia, è diventato un volto iconico del cinema di quel periodo, ma al di là di questo è un film un po’ deboluccio. La scena in cui la Statua della Libertà comincia a camminare equivale al momento in cui Fonzie ha saltato lo squalo in Happy Days: i Ghostbusters, da lì in poi, non hanno più avuto motivo di esistere. Resta però anche qui l’irresistibile simpatia e poi, che diamine, c’è pur sempre Bill Murray! Trovate entrambi i film su Prime Video.
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Wargames (1983): A proposito di Anni 80, un film che ho visto da bambino e di cui invece non ricordavo praticamente nulla è questo bellissimo cult di John Badham (già regista de La Febbre del Sabato Sera nonché fratello maggiore di Mary Badham, la piccola Scout de Il Buio Oltre la Siepe!). Matthew Broderick è un ragazzino appassionato di informatica, praticamente un hacker in erba: mentre cerca di scoprire i nuovi videogiochi di una casa di produzione, entra per caso in contatto con una rudimentale intelligenza artificiale che gestisce la difesa dell’esercito statunitense durante la guerra fredda con l’Unione Sovietica. Inavvertitamente il ragazzo scatena un allarme nucleare che potrebbe portare alla distruzione del mondo. Da qui un’avventura tra basi segrete, informazioni cifrate, scienziati nascosti e, ovviamente, lunghe partite ai videogiochi. Nonostante il film sia praticamente mio coetaneo, è invecchiato sicuramente meglio del sottoscritto, risultando molto più attuale oggi che ai tempi in cui è uscito (soprattutto il discorso sulle intelligenze artificiali, incredibile!). Si dice addirittura che Ronald Reagan, dopo aver visto il film, si preoccupò del livello di sicurezza nei sistemi informatici dell’esercito e fece approvare un protocollo per renderli ancora più efficaci. Se volete vederlo, anche questo è su Prime.
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2018-07-30

Capitolo 246

Eccomi nuovamente a Roma, dopo quindici bellissimi giorni nella mia seconda terra, la Puglia. Tornare nella Città Eterna a fine luglio mi fa sentire un po’ tipo Clint Eastwood ne “Il Buono Il Brutto il Cattivo”, quando Tuco lo obbliga ad attraversare il deserto sotto il sole rovente. Ecco, mi sento proprio così, strisciante nell’asfalto romano, con il pensiero fisso del mare, dei panzerotti e di quella dolce brezza cullata dalle onde. Bon, dopo questa nostalgica ed amara introduzione, passiamo alle visioni di questo periodo di vacanza, tra treni che andavano, treni che venivano e terrazze stellate.

Funeral Party (2007): Viaggio d’andata in treno. Lo scorso anno, non so perché, guardai “Zabriskie Point” di Antonioni, quest’anno ho imparato la lezione e mi sono buttato su una commedia che non vedevo da tanti anni. Forse il film più divertente di questo secolo, ricordo che al cinema, ai tempi, sono finito sotto la poltroncina per quanto stavo ridendo. Anche in treno sono riuscito ad attirare lo sguardo di alcuni passeggeri che mi stavano sentendo ridere un po’ troppo sguaiatamente. Capolavoro.

Phenomena (1985): Altro film già visto, che però stavolta non vedevo davvero da circa 25-30 anni. Visto che sto dando ripetizioni di Dario Argento alla mia dolce metà, grazie a Prime Video mi sono imbattuto in quest’altro grande classico: atmosfere come sempre bellissime, anche se nei film del buon Dario la plausibilità non è proprio di casa. Ha retto comunque il peso del tempo, confermandosi un ottimo prodotto di genere. Jennifer Connelly prometteva proprio bene (in tutti i sensi): ma che fine ha fatto?

Ammore e Malavita (2017): Se i Manetti Bros non ci fossero, bisognerebbe inventarli. Un musical tra camorra e canzone napoletana, uno dei grandi successi italiani della scorsa annata cinematografica. Finalmente sono riuscito a recuperarlo e, sebbene continui a preferire “Song e Napule”, devo dire che anche in questo caso il film funziona in ogni dettaglio: la musica, gli attori, l’ambientazione, la storia. Splendido.

Rocky (1976): A Roma non ho il televisore, motivo per cui ogni volta che mi trovo a Monopoli, dove il televisore c’è, devo assolutamente guardarmi almeno un film in tv. Un mercoledì sera bello fresco mi imbatto nel capolavoro partorito da Stallone: e che fai, non te lo rivedi per la trentacinquesima volta? Ma di che stiamo parlando, i brividoni!

Non buttiamoci giù (2014): Da un libro molto bello di sua maestà Nick Hornby, un adattamento che, pur essendo piuttosto godibile, non ha la brillantezza né l’acutezza del romanzo. Visto però che ci stanno un sacco di rompiballe che quando vedono un film devono per forza dire che il libro è meglio (e ti credo, a meno che il film non sia di Kubrick) e visto che non voglio assolutamente fare la parte del rompiballe, diciamo che il film preso così com’è è comunque molto carino (e poi da quando ho visto “Roadies” ho una cotta per Imogen Poots). Dimenticavo, Toni Collette tanto per cambiare fa la parte di una madre disagiata: che novità!

Funny People (2009): Mi domando come facessi a non conoscere questo film, proprio io che sto sempre molto attento a ciò che si muove nel panorama indipendente. Judd Apatow (creatore della serie “Love”) riunisce in due ore e mezza (!) di film alcuni tra i maggiori comici del momento: Adam Sandler, Seth Rogen, Jonah Hill, Aziz Ansari e un sacco di altra gente. Mi è piaciuto, non è assolutamente male, non è proprio una commedia, anzi, però la durata è decisamente esagerata. Adam Sandler nei ruoli drammatici funziona davvero bene.

England is Mine (2017): Aspettavo questo film con grande curiosità visto che gli Smiths sono tra le mie band preferite. Niente, soporifero fino alla nausea, la regia è piatta, senza guizzi, la storia è totalmente monocorde. Inoltre, trattandosi di una biografia non autorizzata, non ci sono le canzoni degli Smiths. Tempo perso.

Slacker (1991): Il viaggio di ritorno in treno, che grazie a Trenitalia è durato 8 ore invece di 6, è stato allietato dal film d’esordio di uno dei miei registi preferiti, Richard Linklater. Dare un giudizio è complicato, perché non c’è una trama vera e propria, semplicemente ci sono gruppi di ragazzi che si incontrano casualmente e danno continuamente vita a nuove scene del film, dove si parla un po’ di tutto. Interessante manifesto di una generazione di “fannulloni” più o meno intellettuali, il talento di Linklater era già cristallino.

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2013-12-12

Recensione “I Sogni Segreti di Walter Mitty” (2013)

Remake di Sogni Proibiti (film del 1947 di Norman Z. McLeod), liberamente tratto dal racconto The Secret Life of Walter Mitty scritto nel 1939 da James Thurber: Ben Stiller dirige e interpreta questa nuova versione, adattandola al cinema, ai sogni e alla vita di oggi. La splendida idea è di inserire la storia all’interno di un contesto storico reale, ovvero il passaggio della rivista Life dal cartaceo alla versione online: in tal modo la vicenda raccontata risulta più reale, più credibile, e di conseguenza più emozionante. Si potrebbe definire il classico film in cui un uomo ordinario, dall’esistenza ordinaria, si ritrova improvvisamente catapultato in una vita nuova, piena di avventura e di esperienze mai provate prima. Ma il film di Ben Stiller ha qualcosa in più: il fascino immenso dello scatto fotografico (che il cinema racconta sempre troppo poco), l’attrazione del viaggio in solitaria, il lato umoristico rappresentato dalle fantasie del protagonista (da una parodia di Benjamin Button a scene d’azione in pieno stile Avengers), una colonna sonora eccezionale (da Space Oddity di Bowie a Wake Up degli Arcade Fire) e soprattutto un finale bellissimo.

Walter Mitty lavora da oltre quindici anni come archivista di negativi per la celebre rivista Life. La sua è una vita noiosa, non è praticamente mai uscito fuori da New York, per questo la sua mente ogni tanto si incanta per creare quelle avventure che lui non riuscirà mai a vivere. La rivista Life sta per chiudere la versione cartacea per passare definitivamente online, questo significa che molti dipendenti perderanno il posto di lavoro, da Walter a Cheryl, di cui il protagonista è segretamente innamorato. Per cercare di salvare il posto Mitty è costretto a lanciarsi all’inseguimento del più grande fotografo della rivista, Sean O’Connell: la fotografia per la copertina dell’ultimo numero, realizzata da Sean, sembra essersi inspiegabilmente perduta negli archivi di Walter. Comincia così un’avventura tra Groenlandia, Islanda e Afghanistan, che regalerà alla vita di Mitty quelle esperienze straordinarie sulle quali lui stesso avrebbe potuto soltanto fantasticare.

È curioso vedere Ben Stiller in un film di questo genere, troppo fantastico per essere drammatico, ma troppo serio per essere definito una commedia: certo, non mancano gli spunti divertenti, ma c’è una piccola magia di fondo che rende tutto particolare, come vedere Sean Penn nella parodia del fotografo free-lance alla Steve McCurry. Probabilmente ciò che rende davvero speciale questo film è, nonostante le incongruenze e le assurdità, la sua capacità di farci lasciare la sala con la voglia di rendere magico ogni momento della nostra vita. È anche a questo che dovrebbe servire il cinema.

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Da leggere anche: I sogni segreti di Walter Mitty

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2025-04-07

L’ho chiamata “Viaggi nei Paraggi” una playlist video senza commento, di posti che visito e scopro in giro.
Oggi ti propongo una tappa adatta alla #primavera, un lago bellissimo che non immaginavo esistesse.

Lago di Posta Fibreno
youtu.be/szJlv1_23CQ

#lazio #cosavedere #natura #spring

2025-01-14

Mubi: Le Novità di Gennaio 2025

Il nuovo anno è cominciato già da un paio di settimane e, neanche a dirlo, sono sopraggiunti freddo e i primi malanni stagionali. Tra plaid e orzo caldo, a rasserenare i nostri giorni di malattia non può mancare una manciata di bei film. Mubi, ad esempio, a gennaio ci propone la consueta programmazione succulenta, piena di belle novità. Cominciamo con l’esclusiva dell’ultimo film di Magnus von Horn, The Girl With The Needle, presentato in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Cannes 2024: per sopravvivere nella Copenaghen nel periodo successivo alla Grande Guerra, una giovane operaia incinta accetta di lavorare per una donna carismatica che gestisce un’agenzia di adozioni illegali. Tra le due nasce un legame inaspettato, finché una scoperta improvvisa non cambia tutto.

Una voce che sostiene di essere il fantasma di Pepe, il primo e unico ippopotamo mai ucciso nelle Americhe, racconta la sua storia, dall’Africa meridionale al Sud America, dove entra a far parte dello zoo privato di Pablo Escobar, fino ai suoi ultimi giorni di libertà. Ispirata alla fuga di un famigerato ippopotamo, Pepe di Nelson Carlo de los Santos Arias ha vinto l’Orso d’Argento per la miglior regia alla Berlinale dello scorso anno. Attraverso linee temporali, piani di realtà e forme di sperimentazione diversissime, Pepe evoca gli spettri della violenza con stile mistico ed eclettico.

L’opera prima di un regista può fornire agli spettatori una mappa con cui esplorare tutta la sua filmografia. Con Mubi possiamo riscoprire i film che hanno lanciato le carriere di alcuni grandi cineasti. Da The Protagonists, primo lavoro di Luca Guadagnino con Tilda Swinton, ad Amore Tossico di Claudio Caligari, fino ad arrivare a Cronaca di un Amore di Michelangelo Antonioni, insieme a tantissime altre opere uniche ed entusiasmanti della collezione.

Tra gli altri film che vedremo (o che possiamo già vedere) questo mese, troviamo il bellissimo The Farewell di Lulu Wang, il capolavoro Parasite di Bong Joon ho, Mulholland Drive di David Lynch, Doppio Amore di François Ozon, Espiazione di Joe Wright, Mishima di Paul Schrader, La Guerra di Mario di Antonio Capuano, Persona di Ingmar Bergman, 2046 di Wong Kar Wai e molti altri.

Al di là delle novità, il resto del catalogo è una raccolta di gemme preziose, cult imperdibili e capolavori da riscoprire. Come sempre, se volete provare Mubi gratis per trenta giorni, potete usare questo link messo a disposizione da Una Vita da Cinefilo per tutti i suoi lettori e le sue lettrici. Al termine dei 30 giorni di prova gratuita potrete decidere se disdire o abbonarvi (e vi assicuro che una volta provato Mubi, non riuscirete più a rinunciarvi). Il link per provare Mubi gratuitamente per 30 giorni? Qui: mubi.com/30giornigratis.
Buon gennaio di grande cinema!

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2024-10-20

Festa del Cinema di Roma 2024 – Giorno 5: Il weekend è andato. Volato, sgusciato via, sparito. Nascosto tra le poltrone della Petrassi, della Sinopoli, del Teatro Studio o del Maxxi, se non tra i risvolti del tappeto rosso. Questa premessa serve a parlarvi della sempre molto attesa domenica di Festa: attesa per le strade deserte, i parcheggi non a pagamento, la vibrazione di chi ha tempo di venire all’Auditorium a curiosare e scoprire se incontrerà qualche attore o attrice di passaggio. La mia domenica comincia invece con una sfilza di strade chiuse, a causa della mezza maratona che ha bloccato quasi tutte le vie dalle quali devo passare per raggiungere la Festa da Garbatella. Per fortuna conosco la città meglio di un tassista e riesco a seguire il precisissimo e insindacabile consiglio del vigile: “Devi inventarti una strada alternativa”. Nonostante le chiusure, il deserto domenicale viene in mio soccorso e attraverso il centro di Roma più o meno agevolmente, passando da piazza Venezia, via Veneto e Muro Torto, prima di tornare sulle strade abituali. Anche oggi sono arrivato in largo anticipo e posso godermi una colazione tranquilla, prima di entrare in Petrassi per il nuovo film di Tony Kaye, già regista di American History X.

The Trainer è un film assurdo: un appassionato di fitness cerca di svoltare la vita inventandosi un grottesco casco da indossare tutto il giorno al fine di stimolare i muscoli e tenere allenati gli addominali. Trova un canale televisivo disposto a ospitare una televendita, convincendo ogni persona che incontra con balle spaventose che coinvolgono Lenny Krawitz, John McEnroe e Paris Hilton, nei panni di loro stessi. Little Steven, storico chitarrista di Springsteen nonché personaggio chiave de I Soprano, è un imprenditore ebreo che supporta la folle idea del protagonista. I primi 20 minuti stai tutto il tempo a pensare “cosa caxxo sto vedendo?”, in senso negativo, poi a fine film pensi la stessa cosa, ma probabilmente in maniera positiva. Il sogno americano gonfio di steroidi, in una parola: weird.

Ad ogni modo, la domenica comincia bene. Il secondo film del giorno mi ispira molto: McVeight, di Mike Ott, è la storia dell’attentatore di Oklahoma City, il più sanguinoso caso di terrorismo interno mai accaduto negli Stati Uniti. Purtroppo però sono passate quasi 12 ore dai titoli di coda e sto ancora aspettando che il film inizi. Alfie Allen, più noto nei panni di Theon Greyjoy in Game of Thrones, non mostra un grande carisma, ma con quello script moscio avrebbe faticato pure uno come David Day Lewis. Film bocciato: forse è il peggiore che ho visto finora alla Festa del Cinema.

In attesa del tappeto rosso di Gael Garcia Bernal, che oggi incontrerà il pubblico (e me) alle 16, diffondo il verbo del progetto Film People, coinvolgendo altre 5 persone, di cui vedrete le foto la prossima settimana sul profilo Instagram, che vi consiglio di seguire visto che condivido anche i giudizi sui film visti. Alle 15.30 arriva sul Red Carpet l’attore messicano, che avevo già incontrato (e fotografato) nel 2008, quasi sullo stesso punto del tappeto rosso. Anche stavolta Gael si presta a una foto, sorridendo per la gioia di trovarsi ancora una volta a Roma, e quando Bernal sorride, non mente mai. Il suo incontro è piacevole, l’attore appare emozionato, felice, anche se oggi avrebbe dovuto condividere la scena con il fratello artistico Diego Luna, che all’ultimo momento ha dovuto rinunciare alla trasferta romana per un’emergenza famigliare (“Per fortuna ora è tutto a posto”, tranquillizza Gael Garcia Bernal). Vediamo clip di molti suoi film, tra cui i più applauditi, ovvero I Diari della Motocicletta di Walter Salles e L’Arte del Sogno di Michel Gondry. L’attore messicano cita l’esperienza con Salles, nei panni di Ernesto Guevara, come una delle più belle della sua carriera: ai tempi era convinto di dover ancora fare tante esperienze ancora migliori, ma la magia di quel set non sarebbe più tornata, ci confessa. Al termine dell’incontro, mentre tutti stanno abbandonando la sala, mi avvicino a Gael Garcia Bernal e gli domando, purtroppo senza fare alcun video, quale sia il suo film preferito in assoluto, il suo film della vita. Ci pensa un momento, “ce ne sono tanti…”, poi spara, con sicurezza: No, l’hai visto?”, mi domanda. “Di Larrain? Certo, è bellissimo”, replico io. Poi se ne va, lasciandomi con un’idea in testa che sarebbe bello poter sviluppare nei prossimi giorni, se non alla prossima Festa.

Domani mi aspettano tre film in tre sale diverse, in due quartieri diversi, ma non mi lamento: finché c’è il cinema, posso restare a galleggiare dentro questa bolla di arte, emozioni e condivisione. Domani è lunedì e comincia l’ultima settimana: ce la posso fare.

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