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Lavagna in classe con gli appunti del dialogo filosofico sulla domanda: le persone vedono il mondo nello stesso modo?

La lettura del brano "I colori degli altri", dal libro Il pianeta dove scomparivano le cose (Roberto Casati e Achille Varzi), ha originato la domanda: le persone vedono il mondo nello stesso modo?

Alcune suggestioni emerse dal dialogo:
• i colori esistono o sono solo idee o ipotesi?
• si può conoscere la realtà?

Per proseguire la riflessione pensando con le mani, ciascun bambino e bambina ha svolto l'attività nota come "Think out of the box thursday", in cui occorre disegnare qualcosa che comprenda alcuni segni già presenti nel foglio.

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Una sessione di dialogo filosofico con il metodo della Philosophy for Children / comunità di ricerca filosofica si svolge secondo fasi prestabilite.

1. STIMOLO
La persona facilitatrice propone al gruppo un testo-stimolo al pensiero, che può essere un testo da leggere a turno, un video, un'immagine o altro, monotematico o pluritematico, che susciti dubbi riguardo a un problema.

2. DOMANDA
La persona facilitatrice divide il gruppo in gruppetti, a cui chiede di elaborare in alcuni minuti una domanda su cui discutere, che non riguardi direttamente il testo ma sia generale.
Poi, ogni gruppetto riferisce al gruppo la propria domanda e si cercano suggestioni analoghe tra le domande per formulare una domanda comune, con la guida della persona facilitatrice, per il successivo approfondimento.

3. DIALOGO
A partire dalla domanda stabilita, chiunque può intervenire proponendo risposte argomentate, ipotesi e nuove domande e il dialogo procede, guidato dalla persona facilitatrice, seguendo le idee che emergono.
Quando finisce il tempo a disposizione, dopo aver riassunto il filo o i fili seguiti, si può individuare una nuova domanda originata dal percorso, su cui riflettere dopo l'incontro o in un incontro successivo.

4. VALUTAZIONE
In realtà è una fase di auto-valutazione, in cui il gruppo valuta se stesso. Chi vuole può intervenire per commentare com'è andato il dialogo secondo alcuni parametri - ascolto, partecipazione, approfondimento, piano socio emotivo relazionale - condividendo col gruppo la propria opinione su quali sono stati i punti di forza e quelli di miglioramento del dialogo svolto.

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Un esperimento mentale

Io mentre conduco un incontro di dialogo filosofico in classe

Prosegue il laboratorio di dialogo filosofico alla scuola Guarini di Ferrara. Abbiamo svolto un laboratorio su corpo, genere e consenso.

Ho presentato alla classe l'esperimento mentale dello scambio di cervelli: viene scambiato il cervello tra la persona X e la persona Y.
Dal dialogo sono emersi diversi punti di vista:

• la persona con il cervello di X e il corpo di Y resta X
• la persona con il cervello di X e il corpo di Y è diventata Y
• la persona con il cervello di X e il corpo di Y inizialmente resta X, ma piano piano diventa una nuova persona, né X né Y
• è possibile che alcune persone siano più contente del nuovo corpo rispetto a quello precedente

Poi ho annunciato che la persona X in realtà si chiama Paolo e la persona Y in realtà si chiama Paola.
Dal dialogo sono emersi nuovi punti di vista:

• la situazione è più complessa e diversa dalla precedente
• è più difficile che la persona con il cervello di Paolo e il corpo di Paola si senta di essere Paola e viceversa

• è possibile che ciascuna delle due persone nuove col tempo si abitui alla nuova condizione
• è possibile che qualche persona sia più contenta del nuovo corpo rispetto a quello precedente
• se prima a Paolo piacevano i dinosauri e a Paola le bambole, è strano adesso vedere Paolo che gioca con le bambole e Paola che gioca con i dinosauri
• se prima a Paolo piacevano le bambole e a Paola i dinosauri, adesso è normale vedere Paolo che gioca con i dinosauri e Paola che gioca con le bambole
• anche ai maschi può piacere giocare con le bambole e alle femmine giocare con i dinosauri

Poi abbiamo riflettuto sul consenso riguardo al contatto fisico, colorando la scheda nota come "touch meme" con colori diversi a seconda di chi può toccare il nostro corpo e in quali parti e abbiamo confrontato gli elaborati.

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Perché il nome "pensafuori"?

Con questa nuvola di pensieri possiamo guardare verso il sole senza accecarci.

Perché il nome "pensafuori"?

Con questa nuvola di pensieri possiamo guardare verso il sole senza accecarci.

La nuvola di pensafuori è sia una nuvoletta di pensiero dei fumetti, con coda a bolle, che una nuvola da cui spunta il sole, quindi nel cielo, all'aria aperta.

- Pensafuori vuol dire tirare fuori i
propri pensieri, guardarli dall’esterno,
metterli sul tavolo e mostrarli alle altre persone, per trovare punti di contatto e di sviluppo con le idee altrui.

- Pensafuori vuol dire pensare fuori dagli schemi, in modo divergente e laterale, da punti di vista non consueti, per osservare e comprendere le cose da più sfaccettature.

- Pensafuori vuol dire pensare all'aperto, a diretto contatto con un orizzonte più ampio, lasciare spaziare lo sguardo in senso sia materiale che metaforico, sentire i nostri rispettivi pensieri più vicini tra loro, sotto lo stesso cielo.

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Mio primo piano con fumetti:
- perché faccio la facilitatrice filosofica?
- per stimolare le persone a pensare, per pensare insieme

Perché faccio la facilitatrice filosofica?
- per stimolare le persone a pensare; è il mio modo di sentirmi utile alle persone
- per pensare insieme alle persone; è il mio modo di sentirmi in contatto con le persone

In conclusione di un ciclo di incontri, una classe mi ha chiesto un grande abbraccio di gruppo; penso di farlo anche per questo, per sentire le nostre esistenze vicine sotto allo stesso cielo, per provare l'atmosfera di un abbraccio di gruppo, anche senza realizzarlo fisicamente.

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