A Pisa due secoli fa nacque l’Egittologia moderna: una mostra e un convegno celebrano il primato
Elena Percivaldi
Due secoli fa, mentre l’Europa studiava ancora l’antico Egitto come una curiosità esotica, a Pisa accadeva qualcosa di rivoluzionario. Per la prima volta al mondo l’Egittologia entrava ufficialmente in un’aula universitaria, trasformandosi da passione antiquaria in disciplina scientifica. Era l’anno accademico 1825-1826 e davanti agli studenti sedeva un giovane orientalista destinato a lasciare un segno profondo: Ippolito Rosellini.
Oggi quella svolta torna al centro dell’attenzione con una mostra che celebra un primato spesso dimenticato, restituendo a Pisa il ruolo di culla dell’Egittologia moderna. Il 12 dicembre (ore 12.45) al Museo della Grafica (Lungarno Galilei 9) si inaugura “Ippolito Rosellini, Pisa e la nascita dell’Egittologia moderna”, un progetto espositivo che non riguarda solo la storia della disciplina, ma racconta anche un intreccio straordinario di scienza, viaggi, politica e commercio internazionale.
Per approfondire
https://storiearcheostorie.com/2025/09/23/bicentenario-egittologia-pisa-rosellini-primato/
Una cattedra di Egittologia, prima ancora di Parigi
Quando Rosellini entrò in aula per spiegare per la prima volta la lingua e la civiltà dei faraoni, Pisa anticipò di sei anni persino la Francia. Solo nel 1831, infatti, Parigi avrebbe istituito ufficialmente la sua cattedra affidandola a Jean-François Champollion, il genio che aveva appena decifrato i geroglifici.
Busto di Ippolito Rosellini, Museo Archeologico di Firenze (COMMONS / Sailko)Quel primato non fu frutto del caso. L’Università di Pisa seppe intercettare un momento decisivo della storia culturale europea e seppe valorizzare uno studioso che aveva già compreso quanto lo studio dell’Egitto dovesse fondarsi su metodo, filologia e osservazione diretta. Rosellini non insegnava “curiosità orientali”, ma costruiva le basi di una nuova scienza storica.
Livorno, porta d’Europa per l’Egitto antico
Dietro la nascita dell’Egittologia pisana si nasconde un altro protagonista fondamentale: il porto di Livorno. All’inizio dell’Ottocento lo scalo toscano era diventato il principale punto di arrivo in Europa per le antichità faraoniche. Le rotte commerciali con Alessandria d’Egitto non trasportavano soltanto grano e merci esotiche, ma anche statue, sarcofagi, papiri e mummie destinati alle grandi collezioni europee.
Livorno divenne così una sorta di immenso deposito internazionale dell’Egitto antico. Nei suoi magazzini si accumulavano reperti che sarebbero poi confluiti nei musei di Torino, Firenze, Bologna, Londra, Parigi, Berlino, Vienna e Leida. Attorno a questo commercio nacque perfino un turismo specializzato, fatto di antiquari, studiosi e collezionisti che giungevano in Toscana per osservare da vicino quelle testimonianze millenarie.
Fu proprio questo contesto a rendere possibile il salto scientifico compiuto da Pisa: l’Egitto non era più lontano e inaccessibile, ma passava fisicamente attraverso i suoi porti.
La grande spedizione con Champollion
Quando il Granduca Leopoldo II di Toscana e il re Carlo X di Francia decisero di finanziare una spedizione congiunta in Egitto, Rosellini e Champollion si trovarono fianco a fianco in quella che può essere considerata la prima vera missione egittologica della storia, tra il 1828 e il 1829.
Leon Cogniet, Ritratto di Jean-François Champollion, 1831 (Commons)Non fu un semplice viaggio di raccolta. I due studiosi portarono con sé disegnatori incaricati di documentare templi e tombe con una precisione mai vista prima. Ne nacque un patrimonio straordinario di immagini, rilievi, appunti, trascrizioni e osservazioni dirette. Al ritorno, tra novembre e dicembre del 1829, la parte toscana della spedizione sbarcò a Livorno con circa duemila reperti destinati al Museo Archeologico di Firenze e soprattutto con un’enorme mole di documenti scientifici.
Oggi quel tesoro è conservato alla Biblioteca Universitaria di Pisa: oltre ventimila carte tra quaderni, lettere, manoscritti e più di mille disegni. Un archivio che racconta, pagina dopo pagina, la nascita concreta dell’Egittologia come disciplina moderna.
La mostra del bicentenario
Curata da Mattia Mancini, Gianluca Miniaci e Daniele Cianchi, la mostra pisana permette ora di entrare nel laboratorio di quel momento fondativo. Per la prima volta vengono presentate al pubblico anche le trascrizioni delle prime due lezioni universitarie di Rosellini, accanto a volumi, manoscritti e disegni originali realizzati durante la spedizione in Egitto.
Le carte, i taccuini e i disegni permettono di seguire passo dopo passo la nascita dell’indagine egittologica: dall’osservazione sul campo alla catalogazione, dalla copia dei rilievi alla riflessione storica. Non è solo una storia di scoperte, ma anche di metodo, di rigore, di paziente costruzione del sapere.
Un convegno per ripensare le origini dell’Egittologia
Accanto alla mostra, l’11 e il 12 dicembre Pisa ospita un convegno internazionale che riporta al centro proprio questo triangolo fondativo tra Egitto, Pisa e Livorno. Studiosi provenienti da diversi paesi si confrontano a Palazzo Matteucci e al Museo della Grafica sul modo in cui la disciplina si è formata tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, mettendo in discussione la narrazione che per molto tempo ha attribuito alla sola Francia il primato assoluto.
Emergono così nuove prospettive su una fase cruciale della storia delle scienze umane, in cui l’Italia ebbe un ruolo tutt’altro che marginale.
Il convegno, dal titolo “Recentering the Formation of Modern Egyptology: Egypt, Pisa and Livorno 1770s–1825”, è organizzato dal Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo pisano e dall’Institute of Archaeology dell’ University College London
L’eredità di Rosellini oggi
A distanza di duecento anni, l’insegnamento di Rosellini appare sorprendentemente attuale. Il suo modo di unire studio delle fonti, osservazione diretta e collaborazione internazionale è ancora oggi la base della ricerca archeologica. Pisa, con questo bicentenario, non celebra soltanto un grande studioso, ma rivendica un momento fondativo della cultura europea.
La nascita dell’Egittologia moderna non avvenne solo tra le sabbie del Nilo o nei salotti parigini, ma anche sulle rive dell’Arno e tra i moli del porto di Livorno. È qui che, per la prima volta, l’Egitto antico divenne materia universitaria. Ed è da qui che partì una nuova avventura del sapere destinata a cambiare per sempre il modo di guardare alla civiltà dei faraoni.
Per informazioni sulla mostra: museodellagrafica.sma.unipi.it
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