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Il partigiano è l’alleato automatico di un contadino che non vuole più saperne della disciplina annonaria
La guerra di liberazione è vista dai contadini come la prima guerra nazionale e alla quale hanno partecipato come volontari. Loro sono stati gli artefici della “Resistenza civile”, con la messa in atto di forme antiche di solidarietà della comunità, con le coperture logistiche nei confronti dei partigiani e con sotterfugi per contrastare l’occupante. Sia con l’importante ruolo svolto dalle donne come “staffette”. Aiuti materiali sotto forma di cibo, vestiti donati agli sbandati dell’esercito italiano dopo l’8 settembre, e agli ex prigionieri di guerra alleati sfuggiti ai campi di concentramento. Tutte forme di aiuti e lotta “clandestina” adottati per contrastare il nazi-fascismo e che contribuirono “a ridare il senso di una dignità ritrovata a una nazione umiliata” (Nesti A., 1995).
Infatti, come è scritto nell’introduzione del libro della partigiana Renata Viganò del 1949 “L’Agnese va a morire” “….migliaia di operai, di contadini che non credevano di poter avere una funzione determinate alla vita nazionale, e trovandosi nella lotta, a poco a poco videro formarsi in loro un nuovo spirito di responsabilità, un’attitudine a decidere sul destino proprio e altrui, una capacità politica legata alle situazioni concrete che via via si presentavano loro. Questo è stato il miracolo della Resistenza, questo è il miracolo che si ripete ogni volta che il popolo sviluppa un’iniziativa, assume la responsabilità del suo avvenire”.
L’apporto dato dagli agricoltori alla lotta di liberazione è stato molto ampio e importante, sia in termini di lotta armata con molti contadini che con la renitenza alla leva partecipano e formarono gruppi partigiani, ma soprattutto con la lotta passiva tramite l’aiuto dato ai gruppi di ribelli e con il contrasto alle attività dei nazi-fascisti, come con la mancata consegna di cibo agli ammassi.
Il celebre partigiano e giornalista Giorgio Bocca ne la “Storia dell’Italia partigiana” (1980) fa una distinzione fra la partecipazione contadina alla resistenza per la provenienza stessa dei contadini, fra montagne e pianura. “I contadini di montagna sono spettatori di prima fila di quello che accade, la loro coscienza politica è embrionale, eppure il loro appoggio è anche politico: la ribellione che aiutano è ostile a quel potere che sta laggiù nella città della pianura, che arriva nelle valli solo per riscuotere le tasse, per imporre le leve militari; ora per uccidere. Contro questo potere si stabilisce la difesa comune dell’omertà, i montanari coprono i ribelli con il loro silenzio, se salgono i tedeschi e chiedono di una località fingono di non capire, indicano la via sbagliata. I fascisti e i tedeschi sono degli sconosciuti, degli stranieri; quando vengono è solo per bruciare, per rubare, per uccidere, per minacciare”.
Alla fine del 1943, come ricordato sempre da Bocca, c’era il problema di riuscire a coinvolgere i contadini della pianura Padana ad appoggiare la lotta al nazi-fascismo. In tal senso fu fondamentale l’apporto dato ai gruppi Comunisti dal “clero povero” dai preti di campagna e dalle formazioni di Giustizia e Libertà che si fanno promotori della resistenza armata, “Togliendo i contadini padani dal lungo sonno e dalla diffidenza”, difatti, “L’inizio della lotta è lento e circospetto: i contadini sono cauti, né sanno rinunciare a una loro rivincita. Costretti a un lavoro faticoso, esclusi dalla cultura dell’Italia cittadina, umiliati dal suo disprezzo, considerati degli italiani di seconda categoria, ora possono imporre alle città affamate i prezzi del mercato nero. Il mondo contadino è ostile al fascismo per sicure ragioni di classe; ma anche gli interessi egoistici e l’anarchia favoriscono la prima alleanza con la ribellione.
Il partigiano è l’alleato automatico di un contadino che non vuole più saperne della disciplina annonaria; la presenza partigiana gli serve a scoraggiare i controllori e a ingannarli: «Il grano? Me lo hanno preso i ribelli. Le bestie?
Le hanno portate in montagna». I ribelli armati del ’43 sono quattromila in tutta l’Italia, il problema della loro annona è, in pratica, inesistente per il mondo contadino; e poi il ribellismo è volontario, non toglie d’autorità braccia alle campagne, consente partecipazioni temporanee. Gli interessi egoistici del mondo contadino esistono, dureranno per tutta la guerra partigiana, sono gli egoismi insopprimibili della condizione contadina”.
Il rapporto tra partigiani e contadini comunque era ambivalente, non sempre poteva essere ottimale e idilliaco. D’altro canto però la popolazione civile era però quella che subiva le rappresaglie nazi-fasciste in risposta alle azioni dei ribelli. Spesso poi i contadini aiutavano i partigiani per paura, non perché erano entusiasti di loro, e questi potevano essere anche visti come usurpatori, di cibo e risorse, alla stregua dei nazisti e dei repubblichini (Residori S., 2005).
Un esempio di collaborazione attiva e di vantaggio reciproco tra contadini e partigiani è quello che si verificò nel Mugello quando i partigiani incoraggiavano l’evasione dall’ammasso obbligatorio del cibo. Avevano escogitato un sistema per raggirare le autorità addette alla raccolta per gli ammassi, riuscendo addirittura a portare a vantaggio loro e dei contadini l’odioso provvedimento. Requisivano, in accordo con i contadini, parte del grano, rilasciando una ricevuta del CLN, per mostrare alle autorità che i partigiani avevano requisito il raccolto. Nella ricevuta era scritta una quantità maggiore di quanto effettivamente era stato preso dai partigiani, la differenza rimaneva ai produttori che quindi ne risultavano avvantaggiati ed allo stesso tempo aiutavano la Resistenza. Inoltre, i partigiani compivano azioni per rubare nei depositi e poi ripartivano in piazza quanto sottratto agli ammassi. La metà veniva dato ai contadini, un quarto agli sfollati delle città e altrettanto rimaneva agli stessi partigiani per il loro sostentamento (De Simonis P., 1995).
La resistenza non riguardò solamente il centro-nord d’Italia, bensì, anche se scarsamente documentata, fu presente anche nel Mezzogiorno. Anche in questo caso i movimenti di lotta erano molto eterogenei e comprendevano giovani, uomini, donne, borghesi e contadini, in una sorta di “guerra di popolo” e di riscatto. Infatti, oltre ad essere condotte contro il regime fascista prima e i tedeschi poi, andarono anche contro il blocco agrario latifondista che era ancora egemone al Sud. Queste rivolte contadine iniziarono, infatti, già nel 1942 in risposta alle violenze squadriste e si intensificarono dopo lo sbarco degli alleati; poi si ricollegarono alle lotte che nel dopoguerra contribuirono a far promuovere la riforma agraria e quindi furono la premessa di quella trasformazione irreversibile della società agricola meridionale. Questo nonostante il tentativo di restaurazione del blocco agrario latifondista da parte del movimento separatista che era molto forte nell’immediato dopoguerra e connesso alla mafia che era economicamente legata alla cerealicoltura, al contrabbando del grano ed appunto al ceto latifondista (Chianese G., 2000).
Oltre a questi episodi di lotta del mezzogiorno, è importante sottolineare il contributo che diedero le popolazioni del sud Italia alla Resistenza combattuta al Centro Nord. Difatti lo storico Monti nell’immediato dopoguerra stima, presumibilmente al rialzo, che le formazioni partigiane erano composte almeno per un 40% da “uomini del Mezzogiorno”, soprattutto soldati che dopo l’8 settembre in gran parte scelsero di scappare in montagna e di partecipare alla guerra di liberazione (Monti A. 1952).
Gianluca Parodi, Alla ricerca della sostenibilità: lo sviluppo dell’agricoltura dall’Unità d’Italia alla green economy, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, 2013
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🚨 #Tigray : Disastro alluvionale per gli #sfollati #IDPs
Le forti piogge nella città di #AbiAdi hanno provocato allagamenti nei rifugi per gli sfollati. #Justice4Tigray
I coordinatori del centro hanno detto a @Tigrai_TV che le piogge hanno allagato le case degli sfollati, danneggiando e aggravando la situazione di vita di coloro che soffrono di malattie croniche, di madri e bambini.
🚨Deportare i palestinesi 🇵🇸 in #Africa: la proposta di USA 🇺🇸 e Israele 🇮🇱 & ONU denuncia la grave mancanza di fondi per #rifugiati e #sfollati #KeepEyesOnSudan #KeepEyesOnAgadez
https://africa-express.info/2025/03/14/proposta-di-america-e-israele-deportiamo-i-palestinesi-di-gaza-in-africa/
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#Gaza: dopo giorni di attesa, migliaia di #sfollati tornano nella #Striscia
#Confine aperto dopo l'intervento dei #mediatori con #Israele. Il rientro è conseguente alla #tregua con #Hamas. Ma chi torna troverà solo #rovine
https://www.metropoli.online/gaza-dopo-giorni-di-attesa-migliaia-di-sfollati-tornano-nella-striscia/
La storia di Agonista, la caffetteria di Beirut che prova a includere tra mille difficoltà https://altreconomia.it/la-storia-di-agonista-la-caffetteria-di-beirut-che-prova-a-includere-tra-mille-difficolta/ #Bestentrepriseempoweringprofessionalswithdisabilities #personecondisabilitàintellettiva #Inserimentolavorativo #Impresasociale #mediooriente #WassimElHage #caffetteria #educazione #formazione #Attualità #Agonista #sfollati #israele #startup #Unescwa #Beruit #guerra #libano
Ci stiamo perdendo Camerino. Otto anni dopo il terremoto la città universitaria è un fantasma https://altreconomia.it/ci-stiamo-perdendo-camerino-otto-anni-dopo-il-terremoto-la-citta-universitaria-e-un-fantasma/ #IstitutostoricodellaResistenza #commissariostraordinario #cantierimobilidistoria #SottocortecciaVillage #appenninomarchigiano #GiovanniLegnini #centrostorico #GuidoCastelli #ricostruzione #iononcrollo #università #Attualità #terremoto #camerino #restauro #sfollati #studenti
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Il Servizio israeliano delle prigioni ha confermato all’organizzazione non governativa israeliana Hamoked che, alla data del 1° luglio 2024, 1402 palestinesi erano detenuti ai sensi della Legge sui combattenti illegali. Questa cifra esclude coloro che sono trattenuti per il periodo iniziale di 45 giorni senza ordinanza formale.
Tra febbraio e giugno del 2024 Amnesty International ha documentato 31 casi di detenzione senza contatti col mondo esterno riscontrando prove credibili di un ampio uso della tortura e dei maltrattamenti. Ha condotto 27 interviste con ex detenuti, tutti civili arrestati nella Striscia di Gaza occupata. Ha anche parlato con quattro familiari di civili detenuti da oltre sette mesi in assenza di informazioni da parte delle autorità israeliane e con due avvocati che recentemente hanno potuto incontrare detenuti.
L’esercito israeliano ha arrestato i detenuti in varie località della Striscia di Gaza, tra le quali Gaza City, Jabalia, Beit Lahiya e Khan Younis. I detenuti sono stati presi all’interno di scuole adibite a rifugi per sfollati interni, nel corso di irruzioni in abitazioni e ospedali e a posti di blocco. Sono poi stati trasferiti in Israele e trattenuti per periodi di tempo compresi tra due settimane e 140 giorni in centri di detenzione gestiti dall’esercito o dal Servizio israeliano delle prigioni.
I detenuti comprendevano medici arrestati negli ospedali per aver rifiutato di abbandonare i loro pazienti, madri separate dai figli mentre cercavano di fuggire, attraverso i cosiddetti “corridoi sicuri”, da nord a sud della Striscia di Gaza, difensori dei diritti umani, operatori delle Nazioni Unite, giornalisti e ulteriori civili.
Tutti gli ex detenuti intervistati da Amnesty International hanno denunciato di essere stati sottoposti a maltrattamenti e torture.
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Il testo integrale:
https://www.amnesty.it/detenzione-in-isolamento-e-tortura-dei-palestinesi-di-gaza/
Il testo in formato pdf:
https://slowforward.net/wp-content/uploads/2024/10/amnesty_-detenzione-isolamento-tortura-di-palestinesi.pdf
#AmnestyInternational #BeitLahiya #carcere #carceri #carceriIsraeliane #Cisgiordania #civiliArrestati #civiliDetenuti #coercizione #detenuti #detenzioneSenzaContattiColMondoEsterno #detenzioneSenzaDiritti #dirittiUmani #Gaza #GazaCity #giornalisti #irruzioni #Israele #Jabalia #KhanYounisI #LeggeSuiCombattentiIllegali #madriSeparateDaiFigli #maltrattamenti #medici #operatoriDelleNazioniUnite #Palestina #Palestine #poliziaIsraeliana #postiDiBlocco #privazioneDeiDiritti #privazioneDiDiritti #ServizioIsraelianoDellePrigioni #sfollati #sionismo #StrisciaDiGaza #tortura #torturaDiCivili #torture #violenze #WestBank
CON LORO COME LORO Storie di donne e bambini in fuga https://www.articolo21.org/2024/09/con-loro-come-loro-storie-di-donne-e-bambini-in-fuga/ #edizionipaoline #GennaroGiudetti #Aiutiumanitari #AngelaIantosca #dirittiumani #salvataggi #attualità #migranti #sfollati #guerra #Kenya #libia #libri #Yemen #News
Tigray, ritorno a casa degli sfollati della zona meridionale
L'articolo proviene dal blog di @nagaye ed è stato ricondiviso sulla comunità Lemmy @news
È iniziato oggi il primo ciclo di rimpatrio degli #sfollati nel Sud del #Tigray. Di conseguenza, oggi più di 2.400 capifamiglia, tra cui più di 14.000 membri delle famiglie, che sono stati
⚠️ #Etiopia 🇪🇹 #Tigray l’opposizione esprime preoccupazione sul processo di rimpatrio degli #sfollati e si appella a pressioni internazionali
http://tommasin.org/blog/2024-07-16/ethiopia-tigray-lopposizione-esprime-preoccupazione-sul-processo-di-rimpatrio-degli-sfollati-e-si-appella-a-pressioni-internazionali
Etiopia, gli sfollati in Tigray ancora bloccati nei campi per questioni politiche
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Il ritorno a casa di qualche migliaio di #sfollati in #Tigray è solo un fuoco di paglia. Il processo di reinsediamento è bloccato da questioni
[mag2022] #Etiopia 🇪🇹 la fame è nient’altro che il fallimento della politica‼️
[mag2024] la situazione umanitari in #Tigray è ancora critica con 1MLN di #sfollati, sistema sanitario distrutto, fame aggravata da siccità‼️
#PerNonDimenticare #Justice4Tigray
http://tommasin.org/blog/2022-05-21/etiopia-la-fame-e-nientaltro-che-il-fallimento-della-politica
[mag2024] #Etiopia 🇪🇹 la fame è nient’altro che il fallimento della politica‼️
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Sfollati, ristori e cantieri: le criticità a un anno dall’alluvione in Romagna https://www.radiocittafujiko.it/sfollati-ristori-e-cantieri-le-criticita-a-un-anno-dallalluvione-in-romagna/ #ATTUALITA'EPOLITICA #alluvione #Featured #Sfollati #Ristori #Romagna #Latest #LOCALE
Il conflitto in Sudan ha causato il maggior numero di bambini sfollati al mondo https://altreconomia.it/il-conflitto-in-sudan-ha-causato-il-maggior-numero-di-bambini-sfollati-al-mondo/ #bambinisfollati #bloccointernet #conflittosudan #campiprofughi #crocerossa #Attualità #internet #migranti #sfollati #egitto #unicef #sudan #Ciad
UN ANNO DI GUERRA IN SUDAN: CATASTROFE UMANITARIA SENZA SOLUZIONI https://www.radiondadurto.org/2024/04/15/un-anno-di-guerra-in-sudan-catastrofe-umanitaria-senza-soluzioni/ #RapidSupportForces #corneliatoelgyes #Internazionale #INTERNAZIONALI #unannodiguerra #nazioniunite #Al-Burhan #CONFLITTO #Politica #profughi #sfollati #guerra #Sudan #News
🔴 Silenzio imperdonabile sul #Sudan 🇸🇩
18 MLN di sudanesi affrontano fame acuta, la carestia è incombente‼️
8 MLN sono stati #sfollati in quella che è diventata la più grande crisi di sfollati interni del mondo‼️
https://www.nytimes.com/2024/03/18/opinion/sudan-famine-humanitarian-aid.html
#Sudan 🇸🇩
🚨 Venerdì 8 marzo 2024, a quasi 1 anno dal tentato #golpe (apr2023) che ha iniziato la #guerra e prodotto ad oggi +10MILIONI di #sfollati, il mondo celebra la Giornata internazionale della #donna e milioni di donne sudanesi soffrono di difficili condizioni umanitarie e di vita a tutti i livelli: cibo, salute, sicurezza‼️
➡️ https://reliefweb.int/report/sudan/iom-displacement-tracking-matrix-sudan-weekly-displacement-snapshot-22-5-march-2024