#laWandissima

L'Ombra delle Parole Rivista Letteraria Internazionalelombradelleparole.wordpress.com@lombradelleparole.wordpress.com
2025-05-18

AAVV. Exodus. Voci degli avatar dagli esopianeti. Edizioni Progetto Cultura, pp. 160  12, Roma 2024. Nota di lettura di Alessandra Calanchi, Voci di Avatar, Poesie di Tiziana Antonilli Alfonso Cataldi, Raffaele Ciccarone, Marie Laure Colasson, Giuseppe Gallo, Paolo Francesco Intini, Letizia Leone, Mimmo Pugliese, Antonio Sagredo, Giuseppe Talìa (G. Panetta) e Giorgio Linguaglossa

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.ATTENZIONE!

Questo è un libro pazzesco, che merita tutta la concentrazione e la curiosità di cui siete capaci. Preparatevi con cura, perché viaggeremo davvero verso altri mondi: quello della realtà virtuale e quello del cosmo.

La collana di cui fa parte, “Il dado e la clessidra”, è diretta da Giorgio Linguaglossa e accoglie testi poetici NOE (nuova ontologia estesica). https://www.progettocultura.it/index.php?id_category=26&controller=category

L’opera in questione è appunto un’opera poetica, ma non solo. Alterna prosa e versi con la naturalezza di chi sa muoversi (surfare?) fra i generi e i pianeti, e racconta una, cento, mille storie di terrestri e non (gli avatar) sparsi su vari pianeti dopo la deflagrazione della Terra. Ogni autore e autrice qui presente ha scelto dunque un avatar per descrivere il proprio sé e la realtà complessa che lo circonda, scoprendosi così improvvisamente “liberi dalla prigionia dell’io” (dalla quarta di copertina).

Questo libro contiene una sapienza universale che va letta, meditata, riletta. È un universo di frammenti che non possono stare insieme ma di cui noi possiamo intravedere i fili invisibili che li collegano. È un gioco di specchi senza fine, un’eco che non si spegne. I Luoghi sono stelle e pianeti (esopianeti), alcuni con nomi eloquenti – Nemesis, Meta, WASP… – mentre le Voci appartengono ai nickname che si sono dati gli autori e le autrici di cui sopra: Gaius e Scintilla, Galacticus, Cessantibus, e tutti gli altri –  suggestivi, improbabili, scanzonati, eruditi… che troverete nelle pagine del libro.

Impossibile citare qualcosa. Il libro va letto per intero, sulla fiducia.

Mi limiterò a citare il verso “Il mal di vivere” è un resort sul mare della Tranquillità (p. 15), che predice funestamente e con molta più eleganza l’incommentabile video creato dalla AI e diffuso dall’attuale presidente USA il 25 febbraio 2025, e questa poesia in forma di lettera:

Ladies and gentlemen, Vi comunico che Sua Maestà
elettiva, il presidente degli Stati Uniti di WASP-193b,
Org/Asf/Un, ha proposto il poeta Giorgio Linguaglossa
vicepresidente onorario per via delle sue numerosissime
conoscenze culinarie […]
È ciò che tiene in piedi la democrazia di questo
Stupefacente pianeta. Se crolla l’affezione dei cittadini,
crolla l’istituzione, ma guai se osate leggere in pubblico una
vostra poesia
[…] (p. 163)

E mentre mi metto a immaginare un poeta al posto di J.D. Vance, vi invito a leggere tutto il resto, e fatelo presto, senza perdere tempo, perché davvero queste pagine vi porteranno in un mondo altro in cui, forse, possiamo salvare la pelle.

I poeti e le poete (rappresentanti della poetica kitchen, cfr. le antologie Poetry Kitchen 2022 e 2023, pubblicate per le stesse edizioni) includono: Tiziana Antonilli Alfonso Cataldi, Raffaele Ciccarone, Marie Laure Colasson, Giuseppe Gallo, Paolo Francesco Intini, Letizia Leone, Mimmo Pugliese, Antonio Sagredo, Giuseppe Talìa (G. Panetta) e lo stesso incomparabile Giorgio Linguaglossa.

Retro di cover di EXODUS

La gentificazione dei pianeti disseminati nel Cosmo

È avvenuta una deflagrazione sul pianeta Terra, i superstiti sono trasmigrati su vari pianeti o esopianeti del cosmo che parlano tramite degli Avatar. Con il termine Avatar si designa una persona virtuale che rappresenta (in sostituzione di) una persona reale. Ad esempio, se giochi su internet hai bisogno di creare un avatar che ti rappresenti. In particolare, potresti dover disegnare un avatar usando le funzioni del gioco decidendo gli abiti, il colore dei capelli, il colore degli occhi, i vestiti etc. dandogli un nome (che viene detto “nickname”), un’età, specificando alcuni lati del carattere o, ancora, delle abilità specifiche nel gioco. Un altro esempio di avatar è quello usato nei forum e nei luoghi di discussione online per cui non devi dichiarare la tua identità ma in cui hai comunque l’obbligo di registrarti: in questo caso il tuo avatar sarà l’unione dell’immagine personale che sceglierai per rappresentarti e del tuo nickname, oltre che a tutte le informazioni che vorrai specificare come data di nascita, sesso, indirizzo di posta elettronica e altro. Nel nostro caso, ciascuno dei poeti kitchen ha scelto un avatar senza riguardo al modo di essere, di parlare, di vestirsi, e di comportarsi corrispondenti a monte con le identità degli autori. In questo modo, abbiamo delle persone parallele (sostitutive degli originali) che parlano, si comportano, agiscono in modo completamente libero da quello degli autori i quali non sono più i proprietari degli avatar prescelti, ma degli Estranei. In realtà, gli Avatar così messi al mondo sono degli Estranei, ma anche dei Fratelli che condividono, in qualche modo, con gli Autori a monte il loro destino prossimo venturo, o attuale non sappiamo, per via della complessità della realtà che non è più fungibile (eligibile) in esclusiva da un singolo Autore. I poeti che seguono hanno scelto ciascuno per rappresentare se stessi un Avatar. Improvvisamente, questi Avatar si scoprono liberi dalla prigionia dell’io.

Exodus
Voci degli Avatar dagli Esopianeti:

Proxima Centauri B
Luna Alpha
Sistema solare 3GG-28/7:50
Esopianeta FA823WX
Sistema solare della stella Nemesis
Pianeta Meta 723
Pianeta GGRE-K314
Pianeta Plutone
Pianeta Mephisto
Pianeta WASP-193b
Pianeta gemello WASP-193a

Voci di:
Tizyfardwell (Tiziana Antonilli)
Alf. Galacticus (Alfonso Cataldi)
Sic Stantibus (Raffaele Ciccarone)
Scintilla (Marie Laure Colasson)
Gaius Gallus (Giuseppe Gallo)
Gneo Gaius Fabius, (Francesco Paolo Intini)
la Wandissima (Letizia Leone)
Germanico (Giorgio Linguaglossa)
Memmio (Mimmo Pugliese)
Dottor Cessantibus (Antonio Sagredo)
Tallia (Giuseppe Talia)


Alcune poesie kitchen e dis/topiche

Giorgio Linguaglossa

Caro Gaius Gallus,
Una volta, viaggiando a bordo del Titan abbiamo scoperto nel sistema solare di Alpha Centauri, l’esopianeta GB799-y nel quale pesantissime nuvole color amianto e amaranto scaricano sulla superficie rocciosa micidiali piogge di diamanti, un arcobaleno di metallo risplende nel cielo al termine delle piogge
Con il che la superficie è coperta da innumerevoli strati di splendenti diamanti grandi come delle noci di cocco che riflettono la debole luce di un sole lontanissimo
Pensa!, basterebbe raccogliere una manciata di quei diamanti e saremmo straricchi sulla Terra dove ancora ci sono umani che ne stimano incommensurabilmente il valore
Sulla nostra piccola luna Alpha i giorni ricordano la mitezza delle colline senesi della vostra Terra ricche di viti che danno buon vino
Purtroppo, il nostro piccolo Titan non resisterebbe un attimo a quelle piogge di diamanti
Sai, penso anch’io come Scintilla che l’arte sia una «sfinge senza enigma», lì non c’è nulla da acclarare
Qui, su questo piccolo pianeta Alpha, i giorni sono brevi e brevi sono le notti, non c’è tempo per dormire e tutti sogniamo ad occhi aperti, tutti i giorni e tutte le notti delle nostre maledette primavere
Viviamo nei sogni e siamo felici così, felici di vivere nel sogno, lontani, molto lontani dalla realtà
(Germanico)

Giuseppe Gallo

Caro Tallia,

attendevo un tuo cenno. Il che mi conferma
che la scrittura per gli umani è lo strumento più adatto
a ingannare se stessi.

La mente pensa e la mano scrive… sarebbe troppo facile!
Gli spazi bianchi non hanno bisogno del nero per esistere.
Non hanno bisogno di inizio e di “a capo”.

Ma su questo ritengo che ci possa essere un compromesso,
proprio come si agisce tra gli uomini.

Era per questo che mi preoccupavo di comunicare,
a te e a Germanico, che qui, da noi, sulla stella 3GG-28/7:50,
“non si parla, non si scrive e non si legge”.

E mi procura un leggero tremito di letizia il sapere
che anche tu “scrivi col pensiero”,
però ricordi!
“la caduta libera”,
“l’insostenibile leggerezza dell’essere”
e perfino la vostra, tua e di Germanico,
“telenovela trasportata itinerante nel cosmo”.

Ebbene, noi non siamo mai partiti.
Su di noi non incombe nessun Evento
come, invece, presuppone Germanico.
Tutte le età sono state preda delle catastrofi.
E “I Grandi Eventi” non sono mai esistiti, né esisteranno.
È solo un fraintendimento dovuto al linguaggio
e alle radici che lo sostengono.

Anche questo vi avevo comunicato: qui da noi,
niente Storia, nessuna pace, e niente malattie , né epidemie.

(Gaius Gallus)

Giuseppe Gallo

Caro Tallia,

supponi che la mia stella sia un Purgatorio?
Come mai? Perché?
Mi fai sorgere il dubbio che anche tu, al pari di Germanico,
abbia evocato il Purgatorio perché questo flatus vocis
è presso gli umani fonte di nostalgia.

In fondo è nel primigenio fantasma dell’Eden
che Caino e Abele hanno tentato di esistere;
il primo “percosso dal lungo silenzio di Dio”
e il secondo con gli occhi rivolti sempre
“verso l’alto, in lode divina”.

Di chi sono queste parole?
Ma di Germanico, caro Tallia.
Ecco, voi umani, anche se avete trasbordato
su una nuova piccola luna,
vi portate dietro, e dentro, i vostri sogni,
le vecchie parole dei vecchi libri.

Il poetico?
Sai, caro Tallia,
vorrei risponderti riprendendo la tua stessa immagine.
Che il poetico sia
“l’ultimo buco nero che ci ha inghiottiti” tutti.

Anche il segno dei Pesci di Lucio Tosi…
Però non mi sottraggo alla quaestio.
Qui, sulla stella 3GG-28/7:50,
il poetico lo si sfiora soltanto quando veleggiamo,
per usare le vostre metafore,
nello spazio vuoto di un arco
o di due colonne corinzie.

Vuoto che, a quanto pare, nel vostro linguaggio
non ha acquistato ancora nessun nome.

(Gaius Gallus)

Giuseppe Talìa

Caro Gaius Gallus,

ti ringrazio di avere dato un suono alle parole.
È piacevole ogni tanto risentirne l’eco in un a capo.

Non ricordo più come si fa, si respira? Si tira un sospiro
(di sollievo) E si va a capo?

Il capo di cosa? Di cosa mai si dovrebbe andare a capo?
Il cardiogramma non va mai a capo, se si ferma è perduto.

(Tallia)

Mimmo Pugliese

La pianta di cotone ha la nausea

La pianta del cotone ha la nausea
rigagnoli disapprovano il deja-vu

non ci sono più fianchi dove scrivere
reticoli di gel sopravvivono

Se hai seguito la stanchezza dell’iride
puoi trovarci pergamene blu

Sono fuori moda i mezzi colori
sul confine collidono ballerini

Il nero di seppia attira le ortiche
il toner ha evaso l’IMU

Sulla patente nautica cresce il sandalo
l’utente è impegnato in un’altra conversazione

(Memmio)

Marie Laure Colasson

Caro Germanico,

tu affermi che tutto ebbe inizio dal Cavallo di Troia.

Mi è difficile darti completamente ragione perché all’epoca fui trasportata in lettiga da una tempesta elettromagnetica su una galassia fatta di ripide montagne, full of azoto, ossigeno e borotalco.

Qui incontrai lo scheletro di Napoleone seduto su un fungo bianco mentre mangiava dei si bemolle.
Raggi gamma e stelle nane infusero in me una stravagante vitalità robotica.

Vidi però un corvo appollaiato sul cofano di una Peugeout ma non tossiva, beveva una coppa di un allegro prosecco di Treviso

Non c’erano gli dei dell’Olimpo ma lampade alogene e polveri solari travestite da ballerine di can can.

(Scintilla)

Tiziana Antonilli
Caro Germanico,
io chiesi di legarmi alla prua di una nave non per ascoltare le sirene, ma per poter poi dipingere la Tempesta che era in corso mentre lì, ammanettata, guardavo gli elementi liberi intorno a me mettere in scena il Caos.
Fu allora che mi ribattezzarono Turner, ma non mi voltai.
La luce si arrese e penetrai nel buio partecipativo di un lenzuolo da sonnambuli.
Vidi la poiesis tradizionale e la poiesis kitchen e ammirai la stessa Babele che hai visto tu.

Adesso, però, mi godo un po’ di silenzio, anche mentire è uno sforzo per le corde vocali, sia per quelle solide che per quelle liquide .Quelle gassose sono disperse nell’Universo di cui dicono siamo fatti in ogni cellula che si fa cella di altezze e di bassezze.
Bipolari siamo e bipolari restiamo.
Non ricordo se sul pianeta sul quale vivevo bipolare era un insulto o un eufemismo.
(Tizyfardwell)

Giuseppe Talia

POESIA

Dov’è la poesia? Dove s’è nascosta? O meglio, dove l’avete nascosta? Non la trovo. La cerco da ore. Ho aperti tutti i cassetti. Rovistato nell’armadio bulimico. Nel frigorifero anoressico. Nelle tasche d’ogni giacca o pantalone. L’avevo lasciata tra le pagine della Gerusalemme Liberata. Si divertiva tanto nel ricordare Elicona e le sue amiche Muse, a Parnaso, con cui andava spesso a cavallo. “Tutta colpa di Goffredo”, diceva.

Non la trovo. Ne ho bisogno, devo uscire. Di solito m’accompagna.

Aveva messo il broncio scoprendo che stavo cercando di mettere a confronto una poesia della Szymborska con una della Bishop. “Sbagli!” Mi diceva. “le conosco bene entrambe, sono così distanti. Una è metafisica e cerca la porta per penetrare una pietra, l’altra, carnale, parla di suicidi a colazione. Ad una le ho messo accanto una Musa alluvionata, all’altra la Litote. Wislawa nasce da un incessante “non so”, Elizabeth appena nata l’ho marchiata con “Io l’ho visto”. Cosa vuoi che abbiano in comune?”

Eppure queste due poesie, insistevo, mi sembrano speculari. Un punto d’incontro di due opposti. Entrambe hanno perso qualcosa e nel cercare ciò che hanno perso hanno ritrovato qualcos’altro. Bishop in “One Art” ha perso le chiavi, luoghi e nomi, case e città, ha perso persino la voce e il gesto amato. Szymborska, d’altro canto, ha perso dee e dei, qualche stella, una intera isola, i fratelli, un ombrello, come denuncia all’ufficio oggetti smarriti.

E d’altronde tu non vivi sugli opposti?
“Che semplificazioni le tue!” Era adirata. “Non sono un lusso, sono il nome stesso delle cose perdute. Sono speranza e sogno.”

E dispensi scranni.

“Sciocco, solo per qualche esempio a te vicino per conoscenza, Bellezza lo scranno l’ha bruciato nella stufa per riscaldarsi, alla Spaziani gliel’hanno tolto da sotto il sedere quando pensava di averlo ben fissato sulla pedana, a Luzi gliel’hanno soffiato sotto il naso, messo nel sacco dalla politica. Chi rimane, oggi? C’è il vuoto, solo posti in pedi e qualche muro radente. È la Nemesi. La disumanizzazione. Le associazioni mafiose di stampo poetico venute su ovunque come funghi dopo un temporale d’ottobre.”

“In passato mi fidavo degli umani e dimoravo spesso presso di loro. Poi hanno iniziato a chiamarmi, invocarmi, anche per le quisquilie e pinzillacchere: “Questo tramonto è una poesia,” sentivo dire, ed io pronta mescolavo il rosa con l’arancione, dispiegavo nuvole d’oro, riflettevo la luce sulle facciate dei palazzi. Che ingenua! Infine hanno trovato il modo di fare soldi con il mio nome. Ma io sono Una e dimoro sulla luna, le monete, invece sono bifronti. Così, adesso, appena sento il mio nome invocato invano, addenso nuvole nere all’improvviso e scrosci d’acqua imponenti, chiamo a raccolta tutti i venti, scrollo le foglie dagli alberi come lance che trafiggono il terreno. Gli alberi al mio comando fioriscono in gennaio e in marzo sono fossili sulle piante secche.”

È fuggita via, sbattendo la porta e da allora non l’ho più vista. Dove sarà? Ne ho bisogno, devo uscire. Di solito m’accompagna.

P.S. “Ti lascio la Musa dell’ultimo minuto. Non mi cercare. Trova prima te stesso.”

(Tallia)

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