#Brooklyn

2025-10-10

A Case Against the Knicks as Top Giannis Trade Suitors rawchili.com/nba/333220/ #Basketball #Brooklyn #BrooklynNets #BrooklynNets #NBA #Nets

2025-10-10

Why Michael Porter Jr. Experiment is Win-Win Situation for Nets rawchili.com/nba/333149/ #Basketball #Brooklyn #BrooklynNets #BrooklynNets #NBA #Nets

2025-10-10

A few years ago I built a long planter box for my balcony with a couple of really fun features.

The 5 gallon barrel is filled from our AC and upstairs neighbor's AC and then drains into a passive irrigation system made up of terracotta cups buried in the soil.

In the middle is an in-ground compost bin with a bunch of over caffeinated worms who go around feeding all the plants.

Something about the completely non-electrical automation is a lot of fun to me

#gardening #brooklyn #nyc #automation

A 5 gallon (20L) wooden barrel with AC condensate hoses coming in the top and a black hose coming out of the bottom to the irrigation system.

Below it are large basil and parsley plants and the end of a grapevine creeps along the fence it sits onA close up of a terracotta cup that is usually embedded in the soil slowly leaking water out.

It is being pulled out for display but partly hidden by basil leavesAn open compost bin, it is embedded in the planter box and has a large mint plant to one side. On the other side of the mint plant is a grapevine that is creeping along the fence in the background.

On the other side of the compost bin is a mostly empty patch of soil with a terracotta hand poking out of it and you can see the edge of a strawberry bush in the picture.A picture of the whole thing with some children's toys in the foreground and a number of row houses in the background.

It's a cedar box along the whole side of the balcony with a number of plants in it.

From left to right are:
A grapevine
Mint
The compost bin
Strawberries
Parsley
Basil
The water barrel
Culture | The Guardian UStheguardian_us_culture@halo.nu
2025-10-10
2025-10-10

Phoenix Suns vs Brooklyn Nets LIVE Score Updates in NBA Preseason Game | 10/10/2025 rawchili.com/nba/333025/ #Basketball #Brooklyn #BrooklynNets #BrooklynNets #NBA #NBAPreseason #Nets #PhoenixSuns

vv_cunha
2025-10-10
2025-10-10
NBA China Games LIVE Discussion: Phoenix Suns at Brooklyn Nets, 8 AM ET
2025-10-10

Giannis Antetokounmpo trade rumors: Where – and for whom – could Bucks deal the star? rawchili.com/nba/332892/ #Basketball #Brooklyn #Bucks #GoldenState #KevinO’Connor #Milwaukee #MilwaukeeBucks #MilwaukeeBucks #NBA

Bucks are 'out of bullets' in talks with Giannis
2025-10-10

What to Expect From Drake Powell in Nets Preseason Opener rawchili.com/nba/332856/ #Basketball #Brooklyn #BrooklynNets #BrooklynNets #NBA #Nets

What to Expect From Drake Powell in Nets Preseason Opener
2025-10-10

Michael Porter Jr. Speaks Glowingly Of Nets’ Rookies rawchili.com/nba/332803/ #Basketball #Brooklyn #BrooklynNets #BrooklynNets #NBA #Nets

Michael Porter Jr. Speaks Glowingly Of Nets' Rookies
2025-10-10
Mostly Sunny

L’ammirazione dei socialdemocratici italiani per gli Stati Uniti a fine anni Quaranta

I socialisti democratici negli Usa e l’American way of life
Quanto il viaggio di Saragat e Matteotti negli Usa, nel giugno-luglio 1947, abbia influito sull’attenzione del quotidiano del PSLI verso l’America e i suoi miti, può in parte esser ricavato dalla testimonianza del leader [Giuseppe Saragat] del Partito, nelle interviste e resoconti sul viaggio: “Nella mia breve corsa attraverso alcuni Stati mi sono convinto che l’idea che mi ero formata degli Stati Uniti prima di visitarli era aderente alla realtà. Poiché gli Stati Uniti sarebbero grosso modo capaci di ospitare un miliardo di persone ed hanno tuttora vaste distese di terreno scarsamente coltivate ed enormi ricchezze da sfruttare, il regime di libera concorrenza che loro è proprio, serve a stimolare l’individuo a fare progredire il Paese… Inoltre – proseguiva Saragat – l’America è anche un’America operaia. Gli operai sono saldamente organizzati, democraticamente consci dei loro doveri e dei loro diritti. Essi sono la forza della nazione perché fanno materialmente girare le ruote di questo mastodontico mondo meccanico nel quale la macchina sembra prevalere su tutto. Mi sono reso conto della potenza industriale degli Stati Uniti e mi sono convinto che qualunque possa essere il futuro di questo mondo non ancora pacificato, l’America per altri 100 anni almeno non potrà mai perdere una guerra”. <704
L’American way of life, che si presentava nei suoi diversi aspetti agli occhi degli osservatori italiani del PSLI, in particolare Calosso, Treves, Vigorelli, in viaggio negli Usa in questi mesi <705, è proposta in una serie di articoli riguardanti il sistema sociale e culturale americano. Il cinema e la televisione, il frigorifero, il telefono, le metropoli e l’automobile, i rodei, l’igiene pubblica, i ristoranti, gli autobus, i luna park, la metropolitana, i parchi pubblici, i grattacieli e le luci di Manhattan, il jazz, i bianchi ed i neri, passano davanti al lettore de “L’Umanità” con immagini e racconti coloriti, divertenti, molte volte compiaciuti, al centro dei quali vi è una sensazione precisa: questo sistema di vita frenetico è la piena esaltazione della libertà e delle occasioni.
Hollywood rappresenta la proiezione diretta, nell’immaginario collettivo europeo, del mito americano: “Ellis Zemansky è il più famoso “trovarobe” di Hollywood. Quest’uomo ebbe l’idea di costituire la sua strana collezione di oggetti una quarantina di anni fa. Nel 1913 un certo numero di produttori cominciò a realizzare dei film d’avventure. Zemansky comprese che lì era la sua fortuna. Corse per tutta l’Arizona e il Texas e racimolò qualche dozzina di pistole di tutti i tipi, dei costumi completi da cow boy, delle uniformi della guerra di secessione e tutte le crinoline che trovò nelle fattorie, le vecchie locomotive del Pacific Express e tutte le diligenze che trovò sul mercato le acquistò a buon prezzo. Solo la sua collezione di pistole, che è inestimabile, comprende oggi più di tremila esemplari. Zemansky vi può fornire, installati al completo quei famosi bar del West, con i grandi specchi destinati ad esser fracassati e con quei lunghi banchi dove le soubrettes dell’epoca abbordavano al volo i bellicosi consumatori. “Senza di me – egli è di solito dire – non sarebbe possibile fare un film western” e ha ragione. Così, in questo immobile universo dove tutti i drammi e tutte le felicità sono mostruosamente mescolati, egli vive felice, inconsapevole e magico fabbricatore di emozioni, illusionista di un mondo irreale di cui lui solo possiede i segreti”. <706
Ma la nuova invenzione tecnologica, qual è la televisione, rischia di far tramontare il mito hollywoodiano: “La televisione – questa meravigliosa conquista della civiltà moderna che qui in Italia non ha ancora superato la fase sperimentale – è diventata per i cittadini yankees una specie di magica fata: gli esperti ritengono che non passerà molto tempo senza che la famiglia-tipo americana consideri lo schermo televisivo ricevente come un oggetto indispensabile, quali son oggi – sempre in America – radio, “frigidaire” e automobile.…Indubbiamente la televisione è la “fair queen” di questo dopoguerra ed essa sta provocando nella Repubblica Stellata una vera rivoluzione industriale…suscitando intorno a sé il sorgere di numerose attività collegate, muovendo capitali di centinaia di milioni di dollari….Non bisogna credere che le trasmissioni vengano seguite unicamente dalle famiglie, ma da milioni e milioni di persone che le seguono nei bar e nei locali pubblici che si sono in gran numero provvisti di tali apparecchi”. <707
Oltre al televisore, il telefono è lo strumento di comunicazione più diffuso, collegando ai grandi centri la vastissima campagna americana. <708 Alla provincia americana e alla produttività in agricoltura son dedicati diversi articoli. <709 Non manca, naturalmente il riferimento alla Coca Cola. <710
Pagine del “Sogno americano”
Ma è in una lunga serie di interventi di Guido Lopez dagli Usa, tra il dicembre 1948 e il febbraio 1949, che il quotidiano socialista democratico bene illustra la vita americana di metropoli e campagne e, in essa, i costumi e i caratteri della popolazione degli USA. <711 Lopez ci dà una perfetta rappresentazione letteraria di immagini, suoni e colori del “Sogno americano”. Le corrispondenze di Lopez sono divise in due gruppi di articoli: “Nuova York sopra e sotto”, apparsi nel dicembre 1948, e “15 mila chilometri attraverso gli Stati Uniti”, pubblicati nel febbraio 1949.
La metropoli newyorkese, nella sua attività concitata, è descritta negli aspetti mirabolanti degli edifici altissimi e delle profonde subways, del pulsare quotidiano delle attività, nel comportamento degli abitanti, ma anche negli spazi di divertimento, come le shooting galleries, o di rifugio appartato e tranquillo, al di là del ponte di Washington. Lì comincia la campagna, con la quiete serena delle villette e dei boschi e giardini che s’affacciano sull’Hudson.
“Quando esci dalla stazione (e non hai visto nulla, prima, perché la ferrovia arriva sotterra) ti trovi davanti ad un viale che non finisce mai, a palazzi sino al cielo; le automobili ti passano davanti, dietro, di fianco, persino sulla testa, sopra elevate. Nord, Sud, Broadway, Quinta Avenue… E chi riesce ad orientarsi?… Poi c’è il grattacapo delle sotterranee. Qualcosa come quattrocento chilometri di rotaie, treni locali ed espressi (col diretto c’è caso di passare sotto il fiume senza accorgersi e di trovarsi a Brooklyn, e addio orientamento); ma è semplice: basta leggere i cartelli e non prendere il treno verso giù – downtown – invece che verso su – uptown -: anche per questo ci sono i cartelli… Poi il mangiare. Mangiare è facile. Basta che tu entri in una cafeteria: i piatti sono già pronti, in vista sul banco, non c’è che puntare il dito. Ma nessun individuo è più feroce dell’uomo che serve dietro il banco di una cafeteria se tu non sei “tempista”, se esiti, se ti correggi… già l’individuo bianco o negro alle tue spalle ti spinge ai vassoi, ti travolge alle forchette: non ti urta, ma è una sorta di spinta morale, per cui ti trovi a puntare il dito sui cibi che non ti piacciono, e il talloncino ti è preso e restituito forato dieci volte. Queste sono le cafeterias. Ma ci sono anche gli automats, ancora più semplici: niente camerieri – o quasi -: fai tutto tu, se vuoi, vedi i cibi, le bevande in certi sportellini a vetro, infili i soldi nella fessura e ti servi da solo. Un soldino qui, tre là, due sopra, scatto di molle, manopole, tric, trac: alla fine ti sembra di avere ingoiato tu i nichelini, invece delle macchine. Non vi è città più frettolosa di Nuova York e insieme meglio organizzata per soddisfare e, direi, moltiplicare la fretta… <712 Giunsi a Nuova York per mare, il febbraio scorso, in una bufera di neve, ma bastò una folata di vento a rivelarmi il cielo nuovaiorchese. Un cielo tutt’altro che soffocato dai palazzi, al contrario aperto tanto da lasciare immaginare spazi infiniti, magici paesaggi invisibili… Le file fruscianti di automobili scivolano giù per quella apertura di cielo, scomparendo; questa è l’infinità di Nuova York, questo continuo interrompersi in un quadro di cielo e case, e poi rinascere per quanto tu cammini. Anche se ti inghiotte la metropolitana, e per un’ora, due, ti lasci trasportare nel buio delle gallerie, quando riaffiori trovi nuovamente paesaggio di case e cielo, ogni volta diverso… Ma il segreto per scoprire quanto vi sia di miracoloso in Nuova York non è solo il percorrerla tutta entro le vie: il canyon di Wall Street e l’eleganza di Park Avenue, lo sperone altissimo di Rockefeller Plaza e le casette del Bowery, i giardini quieti di Brooklyn, il caos elettrico di Broadway, l’ampia serenità di Riverside Drive. Quando tu al fine credi di esserne padrone – dei drugstore, delle subways, delle cafeterias – traversa, una sera, il ponte di Washington… Bastano pochi passi di là dal ponte e ti ritrovi in un paese di campagna: villette, e vecchierelle sull’uscio, alberi e ciotoli, trillio di animaletti invisibili. Un viottolo si addentra in una foresta imperturbata, lungo la riva; uccelli chiacchierini si levano in volo, ramoscelli ti pungono. D’un tratto, in una frattura del bosco, ti ritrovi a picco sull’Hudson. Nuova York è ammassata davanti a te…” <713
[NOTE]
704 G. Saragat, Solo un’Italia prospera, cit. Sullo stesso tono risultavano le dichiarazioni di Matteotti. Vedi nota 620.
705 Umberto Calosso fu negli Usa nel giugno 1948, riferendone in un editoriale sull’”Umanità” del 29 giugno, Messaggio d’America: “Siamo di fronte ad un paese giovane, cui non si può non guardare con simpatia perché l’America è figlia dell’Europa e non può essere sentita come straniera da ciascuno di noi”. Calosso avrebbe ricevuto calorose accoglienze dal Consiglio italo-americano del Lavoro e dal suo presidente Luigi Antonini. Analoga accoglienza sarebbe stata riservata ad Ezio Vigorelli, che avrebbe così risposto, secondo il verbale della riunione: “Hon. Ezio Vigorelli stresses the splendid assistential work made in Italy by Luigi Antonini and the labor organization he represents, adding that during his short stay here he was very much impressed by the marvelous Institutions he saw in America in the field of assistance and rehabilitation. When he returns to Italy he will speak at lenght about that and try to imitate, somehow, the work of these Institutions”. Cfr. A. De Felice, La socialdemocrazia e la scelta occidentale dell’Italia (1947-1949), Catania, 1999, appendice 6, pp. 2-3. Per la visita di Ezio Vigorelli, nel maggio 1949, cfr. A. De Felice, op. cit., appendice 10, pp. 2-3. Sul viaggio di Paolo Treves, cfr. Vanni B. Montana, “Hello! Hello!…datemi il treno numero quattro”, in “L’Umanità”, 17 marzo 1949.
706 R. T., Ellis, “trovarobe” di Hollywood, ibidem, 21 marzo 1948.
707 Cfr. G. Giudici, Ha sconfitto Hollywood lo schermo televisivo, in “L’Umanità”, 16 novembre 1948. Su Hollywood ed il cinema americano cfr. E Ruffo, Il tramonto di Hollywood si vede da Bruxelles, ibidem, 29 giugno 1947; Per rappresaglia di Hollywood gli inglesi rimasero senza film americani, ibidem, 10 agosto 1947; S. Romano, L’avanguardia del cinema, ibidem, 19 agosto 1948; Id., Già letta cento volte questa pagina d’America amara, ibidem, 19 settembre 1948; La colonna sonora, una colonna per musicisti, ibidem, 15 aprile 1948; dall’ottobre 1948 il quotidiano apre una rubrica sul cinema. Ed ancora G. Lopez, Da casa milioni di americani vedranno il pubblico della Scala, ibidem, 12 maggio 1949. Interessante il pezzo di G. Ceronetti, L’antifemminismo del rotocalco, ibidem, 12 agosto 1948, sulla diffusione in Italia dei fotoromanzi.
708 Liberi dall’isolamento i contadini americani, ibidem, 9 aprile 1949.
709 Cfr. Applicata in agricoltura l’energia atomica?, ibidem, 26 agosto 1948; Per gli insetti la morte viene dal cielo, ibidem, 14 ottobre 1948, sulla irrorazione del Ddt con elicotteri; V. Kemeny, Il freddo amico degli alimenti, ibidem, 20 ottobre 1948, sulla diffusione delle celle frigorifere nelle aziende agricole.
710 G. Ghirotti, Un’accademia enologica per fronteggiare la Coca-Cola, ibidem, 7 dicembre 1949, sui tentativi dei produttori di vino italiani di arginare l’invasione della bevanda.
711 Cfr. G. Lopez, E chi riesce ad orientarsi?, (abbr.: E chi riesce), ibidem, 12 dicembre 1948; Id., Times Square: ogni giorno Carnevale, (abbr.: Times), ibidem, 15 dicembre 1948; Id., C’è anche modo, volendo, di ammantare l’amore di solitudine, (abbr.: C’è anche), ibidem, 19 dicembre 1948; Id., Da terra al 70° piano musica al Rockefeller Center, (abbr.: Da terra), ibidem, 25 dicembre 1948; Id., L’America è nelle luci di Manhattan o Nuova York è soltanto un’eccezione?, (abbr.: L’America), ibidem, 3 febbraio 1949; Id., Washington, monumentale polemica con l’America delle metropoli e di Times Square, (abbr.: Washington), ibidem, 6 febbraio 1949; Id., Non attacca coi bimbi la storia della cicogna, (abbr.: Non attacca), ibidem, 10 febbraio 1949; Id., Bianchi e neri a Kansas Kansas, (abbr.: Bianchi), ibidem, 13 febbraio 1949. Vedi, ancora, di G. Lopez, La strana favola di Smirt-Smith-Smire, ibidem, 6 giugno 1949, sulla trilogia dello scrittore James Branch Cabell, L’incubo.
712 E chi, ibidem, 12 dicembre 1948.
713 C’è anche, ibidem, 19 dicembre 1948.
Michele Donno, Giuseppe Saragat e la socialdemocrazia italiana (1947-1952), Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, 2007

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