#ReNudo

2025-02-26

dalla (ventura) ‘ahida’: due ritorni di interviste ad alberto grifi

● ahida – comparto «selfie da zemrude»: Due interviste ad Alberto Grifi

● Prima intervista di Carlo Silvestro ad Alberto Grifi, in «Re Nudo», gennaio-febbraio 1976

47 film con la stessa storia

Carlo Silvestro: Intanto sarà bene che tu ci metta su uno straccio di biografia, tipo: com’erano i film che hai fatto prima di realizzare con Gianfranco Baruchello «Verifica incerta»?

Alberto Grifi: Allora: fotografo, operatore, effetti speciali, pittore, regista di caroselli, sceneggiatore, fotografia agli aeroplani e tutti i mestieri che fanno gli schiavi dell’industria dello spettacolo. Poi, dopo i cortometraggi con Maulini per Zavattini, primo film che è andato in giro «Verifica incerta», realizzato con Baruchello, film che ha girato tutto il mondo per dieci anni e adesso è stato reinventato, non mi ricordo da chi… hanno inventato il film-collage… due o tre giorni fa…
Ah… scusa, tu sai tutto del film, ma molta gente no. Allora «Verifica incerta» era un rimontaggio di circa 47 vecchi film di Hollywood che in pratica avevano sempre la stessa storia, erano tutti uguali e perfettamente intercambiabili, c’era perfino un eroe ricorrente, tale Eddie Spanier che si trovava a lottare con i vichinghi, con gli etruschi, con i faraoni, con i ladri giapponesi, con i marines, con la claque del principe Filippo, con gli indiani, con tutti.
L’idea di Baruchello sul film era diversa dalla mia, lui ha scritto un bellissimo libro di ipotetiche lettere che i personaggi si scrivevano tra di loro, mano a mano che io cambiavo il montaggio. Una specie di epistolario impossibile, non so, per capirci, Toro Seduto che scrive ad Attila ecc. Invece dal mio punto di vista il film era una specie di autoterapia. Ero pieno di anfetamina a quei tempi e usavo questi pezzi di film come test reattivi per fare un certo tipo di trip sulla falsariga di quello che succedeva «realmente»; per esempio affidavo a una persona vera che conoscevo un certo personaggio del film cercando poi di inventare un montaggio che gli corresse appresso nelle sue avventure reali, per cui tutti gli amici erano magicamente manipolati in moviola. Poi il film è diventato un’avventura di stile e come terapia è fallito, anzi lo hanno preso per un film comico…

● Seconda intervista ad Alberto Grifi, in «Fantazaria», nn. 3-4, gennaio-febbraio 1967

Un mediometraggio del delirio ironico

Alberto Grifi è nato a Roma il 29 maggio 1938. IL suo primo mediometraggio è «Nonotte», girato con Beppe Lenti e distrutto dalla produzione poiché la sceneggiatura veniva modificata nottetempo dagli autori, durante la lavorazione (1961). Un breve film del 1962, un ritratto comportamentale di una ragazza, è conservato in un cassetto per essere usato in futuro come flashback. Dal 1961 Grifi conduce una documentazione fotografica sulla scrittura. Nel 1964 «Verifica incerta», montaggio da 150.000 metri di vecchi film celebri, con Gianfranco Baruchello, proiettato per la prima volta a Parigi nel maggio 1965. Ha girato dei pezzi per l’«Amleto» di Leo De Berardinis e Perla Peragallo, che deve andare in scena. Sta portando a termine «Transfert per kamera» (uno dei bandi di «Virulentia», proposta di uscita dal teatro di Aldo Braibanti) iniziato nell’ottobre 1966. Ha girato da pochi giorni «Regressione da Kamera (No stop grammatica)», un happening durato 12 ore durante il quale ha anche provocato lo «Svezzamento per background», che costituirà la colonna sonora della «Regressione».

N. B. – I doppi sono tutte le inquadrature della stessa azione scenica ripetuta. Vengono scelti o scartati in sala di proiezione dal regista e dalla segretaria di edizione, in funzione delle loro varianti. I tagli e i fermi di macchina sono quelle parti della scena (prima del ciak, dopo lo stop, e i pochi fotogrammi per il controllo della velocità della pellicola) che il regista e la ragazza passafilm scartano in moviola scegliendo inizio e fine all’interno della lunghezza del girato (vi si possono vedere il ciacchista, il parrucchiere in fuga, il sasso di gommapiuma, il morto in piedi, tutto ciò che nella convenzione scenica è individuato come errore e accessorio, il ritoccatore di piaghe, se piove un ombrello e un inserviente in più, o qualcuno rifà il letto ecc.).

Domanda: Ritiene che ci sia una differenza di valore morale tra il rapporto completo e il rapporto incompleto?

«Verifica incerta» è nata come ricerca dei motivi estranei alla premeditazione e come autoterapia, eleggendo a test reattivo 150.000 metri di film celebri.

Domanda: Ritiene che la censura cinematografica italiana assolva soddisfacentemente il suo compito o pensa che sia troppo lassista o intollerante?

Uno degli schemi di montaggio della «Verifica» è ricavato sulla falsariga di alcuni test usati per l’assunzione del personale in fabbrica: rappresentazioni di situazioni mal definite fra personaggi anch’essi imprecisi. L’assumendo – o lo spettatore – credendo di dare un’interpretazione evidente rivela le proprie tendenze profonde… Da quel momento lo spettatore potrebbe essere usato come Censore Innocente. Da questo meccanismo sono nati il Presagio volgare di Eddie Spanier, l’Equivoco di S. H. specialista in controcampi dall’alto, il Ricattato verde, l’Evirazione pre-parto di Webb, il Pelle-rossa triplo sedotto dagli specchi, l’Apertura e Chiusura delle porte a quiz, lo Starter orizzontale, i Piromani egizi che perquisivano la borsa scrotale. Questo procedimento, esteso nel 1966 alla tecnica di ripresa di un film che non è mai uscito, introdusse nell’iter narrativo della sceneggiatura la presenza dei fermi di macchina, i ciak, i paesaggi numerati, i cartellini «esterno notte o alba», le scale dei grigi, i segni obliqui della dissolvenza, gli start del missaggio, i tagli, i doppi ecc.

Domanda: Ha un hobby particolare?

Per sette mesi, durante tutta la lavorazione della «Verifica» mi ero nascosto nello studio di Gianfranco Baruchello; lasciavo circolare strane informazioni, lettere, per stimolare un transfert a distanza e a posteriori dei miei conoscenti su di me, che recuperavo per esempio col rapporto serale del pedinamento di Beppe Lenti, che facevo perseguitare da false telefonate e a cui affidavo quotidianamente a sua insaputa le avventure dei personaggi del film. Ho conservato un foglio di montaggio su carta millimetrata, dove si possono seguire parallelamente alle mosse di Beppe le epopee dei personaggi di cui era stato segretamente nominato controfigura, in una serie di incontri e incidenti di montaggio che si modificavano di giorno in giorno. Altre persone erano state designate coi ruoli di eroe sceneggiante, spettatore inconsapevole ma prevenuto, generico-fuoricampo ecc.

Domanda: Ora è felice?

Il fallimento del film come autoterapia è accertato dall’identificazione della struttura diagnostica in un’operazione di stili che, nel momento in cui definisce la malattia, la mantiene in atto.

Domanda: Che cosa vorrebbe riuscire a modificare, soprattutto, nel suo viso?

Mi propongo di comporre un identikit perigenetico della mia faccia spiando, ad esempio, l’opacizzazione del mio sguardo come fase celebrativa della mimesi con la corazzatura caratteriale del Nemico; il percorso di alcune zone erogene emigrate sotto al colletto; un certo sorriso come contropartita della consapevolezza della permuta della pazzia in miseria e/o viceversa.

Domanda: Per il bagno che cosa usa di preferenza?

Il playback della dispnea, rimozione biologica della lotta per l’ossigeno, nel doppio ruolo di proptero e di astronauta vagante, affoga e oscilla nel prisma ad aberrazione cromatica introiettante, con la frantumazione del fotogramma, l’orizzonte e l’oceano che si prosciuga.

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Attilio Verardiniattilioverardini
2024-12-30

“Le due esperienze più influenti all’interno del movimento per le autoriduzioni ai concerti sono, lo vedremo meglio più avanti, «Re Nudo» e «Stampa Alternativa».

continua @ antiper.org/2024/12/28/riforme

2024-11-27

frammento da “re nudo”, giugno 1971

La società della merce ha la possibilità di convertire in fenomeno mercantile anche i momenti che sorgono a metterla in discussione; può uccidere la pratica della verità recuperando dai fatti, anche i più radicali, l’aspetto rappresentabile, rendendoli consumabili.

La figura dell’ultimo tupamaros assassinato diventa così un fenomeno di cultura, la novità dell’editoria, del progressismo, dell’industria dell’abbigliamento.

La società dello spettacolo può venderci il Che insieme alla CocaCola.

Anche il rifiuto di cercarci un posto in questa società di merda per costruire una società dove sia accettabile anche avere un posto, il rifiuto di appropriarci di un potere divenuto consumabile, che riduce il nostro spazio vitale alla semplice sopravvivenza, il rifiuto di veder compresso. il nostro tempo nella dimensione schiavistica del ruolo sociale è soggetto alla aggressione dell’ideologia del potere dominante. E non solo quando mandano i P.S. a menarci se vogliamo ascoltare gratis la nostra musica, non solo quando non volendo accettare la schiavitù della catena di montaggio ci rendono schiavi in galera, non solo quando, a Milano, Danzica, Battipaglia, Torino, Watt, Reggio, Chicago, Stettino la volontà di riappropriarci del tutto senza riserve trova ad aspettarci i carri armati, le botte, le fucilate, la repressione aperta.

Quando chiamano cultura i nostri tentativi di vivere in modo alternativo cercano di creare una separazione in un ambito che per noi è unito, indivisibile: la vita. Vogliono venderci il loro spettacolo della rivoluzione, ridurre le nostre capacità di lotta come Movement.

Lo spettacolo della rivoluzione rossa con l’eschimo e il distintivo di Mao si adegua ai nuovi tempi. La società mercantile ripropone la nostra esistenza di merda con un po’ più di colore e di luci psichedeliche.

Sta nascendo anche in Italia una stampa che molte volte utilizza solo passivamente gli schemi dell’underground così come ci sono raccontati dai vari Times, Le Monde, Corriere della Sera, riproponendoli cioè nelle loro forme spettacolari, separate dalla realtà delle nostre condizioni di vita.

Counter-culture presso i compagni e i fratelli del Moviment significa vita alternativa; è un tutt’uno con la prassi rivoluzionaria, non esiste assolutamente una separazione, il denominatore comune è l’aspirazione a distruggere la miseria della sopravvivenza e la società che la organizza.

Il termine controcultura, così come ci viene somministrato, costituisce nella pratica l’allineamento con il vecchio mondo
[…]

(da “Re nudo”, giugno 1971)
https://archive.org/details/re-nudo-n.6-n.1-nuova-serie-1971/page/n1/mode/1up

#anarchia #controcultura #Movement #Movimento #ReNudo

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