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2025-10-15

Smartphone prima dei 13 anni: cosa mostra la nuova ricerca (e come muoversi davvero)

Prima di capire “se sì o se no”, guardiamo i dati

Non è l’ennesimo processo allo smartphone, non ne ho mai fatti. Qui mi appoggio a una ricerca del 2025 pubblicata sul Journal of Human Development and Capabilities che utilizza i dati del Global Mind Project su oltre 100.000 giovani. Il risultato, detto semplice, è questo: prima arriva lo smartphone personale, peggiori sono in media gli esiti di “mind health” (un indice ampio che combina aspetti emotivi, sociali e cognitivi) quando quei ragazzi raggiungono i 18–24 anni. (fonte: Protecting the Developing Mind in a Digital Age: A Global Policy Imperativehttps://short.staipa.it/efpjw).

Per orientarsi: il punteggio MHQ va da −100 a +200. Nel confronto tra chi ha avuto il telefono personale a 13 anni e chi a 5–6 anni, il valore medio scende da circa 30 a circa 1. In parallelo aumenta la quota di giovani nella fascia “distressed/struggling”: ~+9,5 punti tra le ragazze e ~+7 tra i ragazzi quando l’età di primo smartphone si abbassa. Non è un destino, è un segnale statistico che invita a prudenza. (fonte: Journal of Human Development and Capabilities — PDF: https://short.staipa.it/hcyos; sintesi divulgativa — https://short.staipa.it/uldsv).

Cosa emerge in concreto

Nel dettaglio, lo studio segnala associazioni più frequenti con pensieri suicidari, aggressività, distacco dalla realtà, allucinazioni; e indebolimenti su aree come immagine di sé, autostima e fiducia, controllo ed equilibrio emotivo (nelle femmine), stabilità/calma, empatia, autostima (nei maschi). Va detto che non si tratta di un’etichetta da appiccicare ai singoli o a tutti quelli che usano o hanno usato lo smartphone a una certa età: è la tendenza media su un campione molto grande.

Da dove nasce il legame: non è “colpa del telefono” e basta

Gli autori scompongono il legame in passaggi. Primo anello: l’accesso precoce ai social, che da solo contribuisce per circa il 40% dell’associazione tra uso precoce dello smartphone e peggior mind health. Poi entrano effetti indiretti che si attivano dopo l’ingresso nei social: relazioni familiari più tese (~13%), cyberbullismo (~10%) e sonno disturbato (~12%). Questi non sono cause “di partenza”, ma vie di mezzo che trasmettono una parte dell’impatto. Il sonno fa storia a sé: solo ~19% del suo effetto passa dai social; il resto dipende da video, giochi e scrolling notturno. In sintesi: lo smartphone dato troppo presto anticipa i social; i social anticipati alimentano abitudini e pressioni (conflitti, bullismo, poco sonno) che, sommate, pesano sul benessere.

Nota metodologica onesta: correlazione ≠ causalità. Lo studio non dice “lo smartphone causa X”, ma mostra un legame robusto e ripetuto in aree diverse del mondo. Da qui la proposta di principio di precauzione: meglio aspettare un po’ e insegnare bene.

“Ok, ma cosa faccio a casa mia?”

La scelta più ragionevole, alla luce di questi numeri, è posticipare l’età del primo smartphone personale. Non significa “niente tecnologia”: significa tecnologia al momento giusto. Se serve reperibilità, si può usare un telefono base o uno smartphone limitato (niente social, controlli in base agli orari e app bloccate), e poi aprire gradualmente funzioni e libertà, con regole chiare e verificabili.

Nel quotidiano funziona ciò che è semplice: lo smartphone fuori dalla stanza di notte; parcheggiato durante compiti e pasti; notifiche ridotte (soprattutto quelle che alimentano ansia e urgenza nei gruppi); pause offline che siano davvero pause. Quando si passa allo smartphone “vero”, si concordano app consentite, orari sensati e un minimo di trasparenza reciproca sulle impostazioni: non controllo cieco, ma educazione digitale.

Cosa propongono le policy (tradotto per famiglie e scuole)

Il policy forum collegato allo studio suggerisce un approccio prudenziale di sistema: soglia 13 anni per smartphone personali e social, educazione digitale a scuola, verifica dell’età con responsabilità concrete per le piattaforme, e accesso graduato alle funzioni. Sono traiettorie di cornice per Stati e istituti; in casa restano le scelte gradualiste e il dialogo.

Conclusione: meno crociate, più timing

La domanda non è “telefono sì o no”, ma “quando e come”. Su popolazioni ampie, aspettare un po’ prima del primo smartphone personale è associato a esiti migliori dopo. Nel frattempo possiamo addomesticare l’uso: meno notifiche, orari sensati, conversazioni su ciò che succede online. È lì che gli adulti servono davvero.

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2025-10-15

Smartphone prima dei 13 anni: cosa mostra la nuova ricerca (e come muoversi davvero)

Smartphone prima dei 13 anni: scopri cosa dice una nuova ricerca sul benessere mentale dei giovani quando usano il telefono troppo presto

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