Capitolo 397: Quella Mezza Dozzina
Lo so, il capitolo precedente l’ho pubblicato appena quattro giorni fa e molti di voi penseranno: “Davvero ti sei visto sei film in quattro giorni?”. Beh, che volete farci, succede, soprattutto a gennaio, quando fuori fa freddo, una brutta tosse ti obbliga a restare al caldo e la domenica ti metti a vedere un film dietro l’altro. Qualche piccola novità: nella home del sito, in basso, ho inserito un bel banner che rimanda al mio account su Letterboxd, il mio social preferito, che ha davvero migliorato tutto ciò che riguarda la condivisione e la scoperta di nuovi titoli. Se non sapete ancora di cosa si tratta, ve ne parlo qui. È stato inoltre annunciato il programma della prossima Berlinale, dove spicca l’ultima fatica di Linklater (Blue Moon, ovviamente con Ethan Hawke) e Mickey 17, attesissimo film di fantascienza di Bong Joon-ho. Per il resto andiamo velocemente ai film di questo capitolo, ché c’è una mezza dozzina di titoli di cui parlarvi.
Emilia Perez (2024): Domani escono le nomination agli Oscar e immagino che questo film straordinario di Audiard ne riceverà parecchie. Rispetto alla prima volta in cui l’ho visto (ottobre scorso) manca ovviamente l’effetto sorpresa, anche perché lo vidi senza sapere assolutamente nulla della trama e questo devo dire che ha funzionato parecchio, visto che parliamo di un film che ha dentro di sé mille film diversi: musical, gangster, dramma sociale, sentimento, famiglia, identità, redenzione. Un’idea quasi grottesca, a pensarci, che nella sua straordinaria messa in scena non perde un solo grammo di credibilità. Inoltre le attrici, Zoe Saldana in primis, sono tutte straordinarie. L’ho amato la prima volta, l’ho amato durante questo rewatch. Uno dei film dell’anno, senza dubbio.
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Quella Sporca Dozzina (1967): Quand’ero bambino passavano spesso in tv questo film, che credo piacesse molto a mio padre, perché lo avrò visto tantissime volte. Lo scorso weekend è nuovamente passato in tv, appena cominciato, ed è stata una bella occasione per ritrovare un film bellissimo, con un ottimo cast (Charles Bronson, John Cassavetes, Donald Sutherland, Ernest Brognine, Lee Marvin, Terry Savalas…) e una storia appassionante: durante la Seconda Guerra Mondiale, un Maggiore dell’esercito statunitense, piuttosto restio alle regole e scomodo per lo Stato Maggiore, è incaricato di mettere insieme una squadra di ergastolani, per addestrarli, abituarli alle regole militari e conquistare una postazione tedesca nella Francia occupata. Ci sono momenti di grande cinema (che tra l’altro hanno ispirato anche Tarantino per Bastardi Senza Gloria, scusate se è poco), ma soprattutto Aldrich ha il merito di aver amalgamato perfettamente il cast, misurando bene ogni scena (e dando il via alla carriera di Sutherland, che inizialmente doveva avere una sola battuta).
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Un’Ottima Annata (2006): Ai tempi dell’uscita in sala (e successivamente) avevo così tanto bisogno di un po’ di freschezza, del sole della Provenza, di Marion Cotillard in bicicletta e di tutti i cliché possibili sulla bellezza della Francia meridionale, da lasciarmi volontariamente sedurre da questo film di Ridley Scott, che vede Russell Crowe, algido broker londinese, ereditare un vigneto in Provenza. Recatosi sul posto per vendere la proprietà, il nostro si innamora di tutto ciò che potete immaginare possa esserci in una cartolina della Provenza. Le scene di Londra, con la pioggia e la fotografia dai toni ghiacciati, sono talmente didascaliche da creare quasi tenerezza. È sempre brutto rivedere un film che hai amato da ragazzo ora che sei un adulto più cinico, meno disposto ad andare in brodo di giuggiole per l’accento francese di Marion Cotillard (per quanto…) o per la lenta vita di campagna. Un buon guilty pleasure, ma del bel film che ricordavo è rimasto ben poco. Sufficienza di stima, per sottolineare quanto sia comunque confortevole addentrarsi in una cartolina da favola.
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My Old Ass (2024): Sono iscritto a una newsletter curata nientepopodimeno che da Nick Hornby il quale, in una delle sue ultime email, parlava molto bene di questo film. Siccome Hornby, quando parla di musica, cinema e letteratura è qualcuno di cui ci si può davvero fidare (anche perché è grazie a lui se è nata questa rubrica e forse lo stesso blog), ho sfidato i miei dubbi e ho guardato l’opera seconda di Megan Park, presentata al Sundance, in cui una diciottenne entra in contatto con se stessa a 39 anni, la quale le intima di non frequentare assolutamente un ragazzo di nome Chad. Che strana cosa da dire a te stessa più giovane, non trovate? La premessa è quindi intrigante, incuriosisce, soprattutto perché il Chad in questione è davvero un pezzo di pane. Non dirò altro se non che lo script è davvero ottimo, ma la regia, la fotografia, il montaggio e, tiè, pure la colonna sonora, sono talmente televisivi, tipo “film da pomeriggio su TV8”, da smorzare ogni entusiasmo sull’efficacia della storia, che è molto bella. Ecco, mi sarebbe piaciuto davvero tanto se un film del genere fosse stato girato da una regista come Charlotte Wells (quella di Aftersun, per intenderci). Ad ogni modo è un film valido, lo trovate su Prime Video e, parola di Nick Hornby, merita una chance.
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Bianca (1984): Girato tre anni dopo Sogni d’oro, nel quarto film di Nanni Moretti è possibile ritrovare i tipici elementi del suo cinema, drammi psicologici, sentimentalismo, il protagonista al centro di ogni scena e, ovviamente, ottime scelte musicali. Il nostro è un professore di matematica ossessionato dalla vita di coppia, che scruta, osserva, idealizza in un idillio di pura felicità, che ovviamente non può corrispondere al vero: è proprio nelle rotture, nelle crepe di questo matematico 1+1 ideale che il suo personaggio va in crisi, mostrando comportamenti e reazioni sempre più eccessive. L’idea di base non mi è dispiaciuta, la messa in scena però lascia talvolta a desiderare e Moretti, sia in passato che in futuro, ci ha mostrato cose molto più belle, girate molto meglio e senza dubbio meno forzate. Però come fai a non amarlo? Ci sono davvero tante scene cult, dalla descrizione delle scarpe delle donne alla foto di Dino Zoff appesa in classe al posto di quella del Presidente Pertini, la lezione su Gino Paoli, Scalo a Grado di Battiato (immancabile!) e l’uso di Insieme a te non ci sto più di Caterina Caselli, che lo stesso Moretti renderà immortale quasi due decenni dopo nella Palma d’Oro La Stanza del Figlio. Sorprendente invece l’utilizzo di In the Middle of All That Trouble Again di Micalizzi, tema portante di Nati con la Camicia con Bud Spencer e Terence Hill, uscito in sala l’anno prima. Al di là della digressione musicale, il film è uno sguardo interessante sul cinema italiano anni 80, Laura Morante è magnifica e Moretti è sempre esilarante, a suo modo. Lo potete vedere su Mubi.
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St Elmo’s Fire (1985): Joel Schumacher ci presenta un normalissimo gruppo di amici degli anni 80, tra cui uno stalker, un alcolizzato, una cocainomane e un repubblicano (ma hanno anche dei difetti!), facendoli passare per i migliori amici che potremmo desiderare, faccia a faccia con la vita dopo l’università, la presa di coscienza di un mondo adulto che non offre più la vita felice e giocosa di un tempo. Insomma, tutti argomenti che mi stanno a cuore e riuscire a rendere piacevole la visione di una serie di personaggi così tossici e negativi è un mezzo miracolo, anche se alcune cose sono davvero troppo eccessive (soprattutto Emilio Estevez, che non solo stalkera Andie MacDowell in maniera inquietante, ma lei ne è pure lusingata!). Una sorta di seguito ideale di Breakfast Club (c’è dentro mezzo cast), con in più qualche droga, risse e alcol. Se si va oltre la tossicità dei personaggi maschili si può godere della nostalgia di un periodo pressoché magico, con in più qualche bel dialogo qua e là (l’amarezza di “I always thought we’d be friends forever, but forever got a lot shorter all of a sudden” o la meravigliosa serietà con cui Judd Nelson urla “No Springsteen is leaving this house!”, mentre la sua ex sceglie alcuni vinili da portare via di casa). Insomma, il film è pieno di cose sbagliate, tanto sbagliate, eppure mi è piaciuto molto (tra l’altro è anche uno dei film preferiti di Amy Adams): che belli gli anni 80 eh? “Non so se ucciderli o innamorarmi di loro”.
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