i narroni
i narroni sono, in letteratura, quelli che narrano sempre, narrano a prescindere, stanno sempre a narrare. narrano precisamente, non si fanno scappare un pezzetto di narrabile. e narra oggi narra domani, si crea un impero della narrazione.
Francesco Muzzioli affronta con il consueto acume quello che secondo me è un allarme pressoché sanitario, in un post di cui qui di seguito copio l’incipit, e che suggerisco di leggere:
Ho spesso segnalato come caratteristica ideologica della nostra epoca l’esaltazione della centralità della narrazione. C’è al riguardo una bibliografica più che ampia che tocca svariati livelli e posizioni: in chiave tecnica (Brooks), femminista (Cavarero), piscologica (Gottshall), terapeutica (Cometa) e sicuramente ne sto dimenticando di importanti. Una vera valanga. Di narrazione si parla dappertutto e perfino, fatto significativo, nei talk-show della politica.
Tanto per non perdermi niente, sono andato a leggermi il libro di Byung-Chul Han, pensatore coreano operante in Germania, che ha già al suo attiva varie opere sulla filosofia sociale e sul mondo della comunicazione (l’infosfera). Il libro in questione, pubblicato da poco presso Einaudi, s’intitola La crisi della narrazione e subito questo titolo mi ha incuriosito. Come crisi? Ma se la narrazione straripa ovunque e bisognerebbe semmai contenerla! Han muove appunto da un paradosso: che quanto più se ne parla tanto meno è in buona salute… E siccome il paradosso mi è sempre parsa una buona maniera di rovesciamento dialettico, valeva la pena di andare a vedere un po’ più a fondo.
https://francescomuzzioli.com/2025/06/06/narrazione-si-narrazione-no/
nella conclusione del suo testo, Muzzioli invoca giustamente un corretto uso di Benjamin e del concetto di allegoria, di cui pare si siano volute perdere le tracce da circa una trentina d’anni, un po’ ovunque, nella narranza generale del mainstream italiano e mondiale (ma anche fuori dal mainstream).
concordo, in definitiva, con questa diagnosi. ma direi che altra ipotesi in campo – per cure & profilassi opportune – potrebbe essere quella di sospendere gli anticoagulanti che il detto stream impone ai narroni e a chiunque si metta alla tastiera per fare alcunché.
insomma, ecco: bisogna creare degli ostacoli, degli inciampi, dei tagli di pellicola, dei vuoti, delle diversioni, dei diverticoli antidigestivi, bisogna mandare di traverso non solo il boccone ma pure il processo assimilativo di questo tubo catatonico di scorrimento segnico che il lettore non “rischia di diventare” ma è già diventato.
benvenuto lo sgambetto che ci si fa (alla Bene), il glitch, l’interruzione, l’inserto deviante. mi rendo conto che è anche un po’ novecentesco, tutto ciò. ma, pure, capisco che del Novecento bisogna buttare l’acqua sporca, non il bambino. (o forse è il contrario, se il bambino è fatto di giovani holding).
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