Armenia / Un volto di pietra di 2500 anni fa racconta i misteriosi culti dell’antico regno di Urartu
Elena Percivaldi
Era ancora nella sua posizione originaria, dopo 2500 anni, appoggiato al fianco di una cassetta litica: il volto inquietante con sopracciglia marcate, occhi ravvicinati e naso prominente, tratti che rimandano a possibili culti degli antenati o a riti ancestrali della fertilità.
L’idolo durante lo scavo (Photo: ©Michalina Andrzejewska / PCMA UW)Scolpito nel tufo vulcanico e alto circa mezzo metro, il misterioso idolo in pietra è stato ritrovato ad Argištiḫinili, in Armenia, durante l’ultima campagna di scavi del Polish Centre of Mediterranean Archaeology (Università di Varsavia) e dell’Istituto di Archeologia ed Etnografia dell’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Armenia, nell’ambito di una missione congiunta armeno-polacca condotta sulle alture del Caucaso meridionale sotto la direzione di Mateusz Iskra e Hasmik Simonyan.
Hasmik Simonyan e Mateusz Iskra, responsabili della spedizione (Photo: ©Tigran Zakyan)Secondo i ricercatori, si tratta di uno dei ritrovamenti più significativi mai effettuati nella regione, sia per lo stato di conservazione che per il contesto di rinvenimento. Le analisi chimiche del contenuto della cassetta di pietra potrebbero chiarire la funzione rituale dell’oggetto, forse legata a offerte domestiche o a pratiche propiziatorie.
Veduta della necropoli (Photo: ©Adrian Chlebowski / PCMA UW)Argištiḫinili: una città urartea perfettamente conservata
Le rovine di Argištiḫinili si trovano a una quindicina di chilometri circa dall’odierna città di Armavir. La fortezza faceva parte dell’antico regno di Urartu (o Ararat), tra l’Asia Minore, la Mesopotamia e il Caucaso, che gravitava attorno al lago di Van (oggi nella Turchia orientale). Fiorì tra il IX e l’VIII secolo a.C. e ospitò l’arrivo degli Armeni, prima di soccombere all’invasione degli Sciti intorno al 585 a.C.
Case urartiane scoperte sul sito (Photo: ©Patryk Okrajek / PCMA UW)Il ritrovamento proviene da una grande casa terrazzata di circa 400 m², datata tra la fine del VII e il VI secolo a.C., nel quartiere residenziale di Surb Davti Blur (“Collina di San Davide”), le cui pavimentazioni in mattoni crudi e pietra risultano ancora in ottimo stato: una circostanza che permetterà di ricostruire la vita quotidiana degli urartei nel delicato periodo di passaggio che precede la caduta del regno.
Lo scavo in corso (Photo: ©Adrian Chlebowski / PCMA UW)In uno degli ambienti, adibito a magazzino, gli archeologi hanno ritrovato ancora al loro posto molti grandi vasi da stoccaggio, a riprova della complessa organizzazione domestica e del ruolo cruciale della città nel controllo del Caucaso meridionale.
La necropoli a incinerazione: un unicum per l’Armenia
Lo scavo in corso. Sullo sfondo, il monte Ararat (Photo: ©Adrian Chlebowski / PCMA UW)Ma non è tutto. Durante le indagini la missione ha riportato alla luce anche una vasta necropoli a incinerazione con decine di urne funerarie, molte delle quali accompagnate da corredi. Secondo Hasmik Simonyan si tratta della più grande necropoli a urne finora rinvenuta in Armenia: una vera miniera di informazioni che permetterà di approfondire le credenze sull’aldilà degli abitanti di Argištiḫinili e la loro articolazione sociale.
Urne funerarie del VII secolo a.C. trovate durante lo scavo (Photo: ©Adrian Chlebowski / PCMA UW)Nuove prospettive per la ricerca sul regno di Urartu
Finanziata dal National Science Centre of Poland, la missione mira a studiare la vita domestica e la trasformazione culturale del territorio dopo la caduta del regno di Urartu.
Le prossime campagne, previste per il 2026, approfondiranno i contesti abitativi e rituali, aprendo nuove prospettive sui culti e le tradizioni della regione nell’età del Ferro.
Fonte notizia: PCMA UW
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