#freddo

LaRampa.itlarampa
2025-12-05
2025-11-24

Ok, il freddo, il maltempo, il buio, ok, ho capito tutto. Ora però possiamo tornare all'estate? Grazie 👍

#inverno #freddo #estate

ALMERICO COLIZZIColizziAlmerico
2025-11-18

❄️⛈️ Il artico e il irromperanno sull'Italia da venerdì 21 novembre: 'Winter Vortex' porterà precipitazioni intense, marcato calo termico, neve fino a bassa quota e venti forti. (fonte: www.ilmeteo.it)

2025-11-17

MeteoFrance prevede una settimana di #freddo 🥶 🥶 🥶 con neve anche in bassa quota.

Mannaggia, mi toccherà mettere le calze!

meteofrance.com/actualites-et-

“Vedo gente con piumino e canottiera – SOLO in Italia?!”

Fa sempre ridere vedere le persone di origini straniere che, nonostante vivono da anni o decenni in Italia, e hanno assorbito gran parte della cultura italiana, ancora non riescono a capire certe specifiche cose che accadono nel nostro paese, perché… queste particolari cose sono in realtà oggettivamente assurde, e a dirla tutta non comprensibili nemmeno per la maggioranza degli italiani di nascita. Il punto è che almeno loro ne discutono sui propri [video]blog, mentre normalmente per tutti gli altri queste cose sono lasciate passare in sordina, e quindi grazie a loro possiamo riflettere un po’, come piace a me… 😘

https://www.youtube.com/watch?v=SxaMVxbXmJs

Stavolta allora Erikottero solleva un dubbio interessante: in Italia fa caldo o fa freddo? Direi che fa sia caldo che freddo contemporaneamente — o meglio, il clima cambia così repentinamente, svariate volte al giorno ogni giorno, che all’atto pratico per semplificare si può dire che ci sono più climi allo stesso momento — ma in realtà non è questo il punto, quanto più che altro che, allo stesso momento, per certa gente sembra far freddo, e per altre sembra far caldo… e come ogni autunno questo dibattito ritorni più o meno puntuale. E quindi, nelle stesse vie, si trova gente che pare stia per scalare l’Everest accanto a gente che ha boh, il 35% di pelle scoperta. 😶

Lei dice che in Giappone non c’è questo caos come invece si vede in Italia, e che lì in genere, quando iniziano le giornate fredde, si cambia vestiario anche solo per allineare le proprie vibe a quelle della stagione, che in effetti è spiritualmente carino come concetto; quindi, anche se si potrebbe stare a maniche, corte non lo si fa più… Ma poi dice anche che gli adolescenti (o forse perlopiù le adolescenti) giapponesi praticamente hanno la stessa abitudine di totale contrasto al clima che fin troppo spesso si vede qui da noi, quindi questo cercare una differenza tra le due culture mi sa che lascia un po’ il tempo che trova (…perdonatemi per questa freddura); o, forse, una cultura diversa lì c’è davvero, ma le nuovissime generazioni non la seguono. 🤥

Io a mia volta non capisco tutto questo fatto, ed è per ciò che ne approfitto per parlarne… ma non perché non riesco a comprendere il processo che ci sta dietro, per cui magari si, senti freddo, però vuoi comunque vestirti in un certo modo, perché wow e viva lo stile, e allora ti fai coraggio e sopporti il freddo… Io lo riesco anche a sopportare mentalmente il freddo, se sono fuori, ma il problema è che mi basta prendere freddo una volta e mezza per così finire, dal giorno dopo fino a intere settimane a seguire, col raffreddore, la sinusite, poco ci manca per la bronchite, e la cosa è talmente grave che i miei genitori dicono che nella mia infanzia sarei non ironicamente morta per queste schifezze, se non fosse esistita la medicina moderna!!! Il problema allora è semplicemente che gli altri non hanno questa cosa che io ho, o che? 💔

A parte che viene a questo punto da chiedermi se esista solo in casa mia il concetto di cambio di stagione dell’armadio — per cui si toglie di mezzo la roba fresca e si mette in mezzo quella calda, o viceversa in primavera, visto che l’armadio è diviso in parti facilmente accessibili e parti di archiviazione — e quindi comunque, anche se il clima permettesse, un giorno a caso di dicembre non mi vestirei in modo corto, perché la roba corta è messa via… Ma come cazzo è possibile essere in molte cose una ragazza magica, per poi avere una debolezza letteralmente così mortale al freddo… mentre le ragazze non-magiche no??? Se fossi un Pokémon, tenuto conto delle mie caratteristiche principali, ancora non ho capito se sarei di tipo psico o folletto, ma nessuno di questi è particolarmente vulnerabile al tipo ghiaccio, quindi davvero… non capisco come mai in forma umana ho proprio anche questo punto debole, tra i tanti. 😫

#autunno #Erikottero #freddo #inverno

la maledizione delle viscere liquidose e le conseguenze troppo umane (ho il raffreddore o qualcosa del genere e sto esplodendo)

Da stamattina, purtroppo, regna la tristezza!!! Questo perché non sono riuscita a dormire 15 ore stanotte, bensì solo 10 scarse (facendo i conti senza Mi Band, visto che sto ancora senza cinturino)… Almeno, credo siano non più di 10 ore nette di sonno, contando approssimativamente anche le tante volte che mi sono svegliata perché non respiravo, e una in cui sono dovuta andare stranamente in bagno, nonostante sono abbastanza sicura di non aver dimenticato di fare pipì prima di andare a dormire, e in genere quello basta per non dovermi alzare, che è cosa scomoda e pallosa. Alle 11 proprio non ce l’ho fatta più a stare nella mia caverna odorante di marcio, dove pure stando dritta nel letto a quel punto respiravo a fatica, e allora ho dovuto alzarmi. 😾

Tutto ciò, però, non è accaduto dal nulla… bensì, in fondo si è verificato solo perché si è avverato il mio vero incubo peggiore a parte tutti i meme, ossia che mi è ufficialmente venuta quella cosa per cui produco quintali di muco dal niente e non solo inutilmente, ma in modo grandemente dannoso; che non è allergia, perché non è stagione, ma non sono nemmeno sicura al 100% che sia raffreddore, perché il flusso degli eventi non mi convince riguardo tale teoria… per ora la chiamerò maledizione delle viscere liquidose, semplicemente. Non solo di giorno coi fazzoletti, però, cosa che già di suo è terribile… ma di notte a morire, perché il muco mi cola malamente stando stesa, soprattutto sul lato come mi è davvero comodo dormire, e quindi finisco col naso otturato, e mi sembra di finire all’altro mondo… quindi devo allungare il braccio per prendere il fazzoletto lurido, che se va male non sta al lato del cuscino bensì sul comodino, e soffiare, e pur soffiando e cacciando muco ancora non si respira… Non ha aiutato nemmeno fare la doccia bella calda ieri sera; o meglio, per qualche ora mi ha spurgata un po’, ma poi al momento di dormire si è rivelato tutto inutile. E tra ieri e oggi avrò buttato già 7 fazzoletti, che è tanto considerato quanto io li riuso fino all’essere impregnati, oltre a vari strappi di carta igienica, quando mi trovo a soffiarmi con quella. 😰

Per fortuna, da vecchia femcel socialmente isolata quale sono, il fine settimana non devo mai uscire (se non per boh, momenti rapidi per comprare cose magari… e dovrei anche ritirare il pacchetto con i cinturini della Mi Band, a dirla tutta), e questo fine settimana in particolare credo idem, quindi almeno la situazione dovrebbe non peggiorare, credo… cioè, lo spero sinceramente. Su una cosa non scherzo minimamente, e cioè che il muco è veramente il mio nemico non-umano numero 1 (si, è peggio degli spiriti malevoli); il freddo in sé dà fastidio, ma alla fine si va avanti… il problema è quando inizia questa maledizione, e tutto quello che comporta. E ormai quasi ogni anno è così da quando esisto, una tarantella allucinante… ora inizio a prendere lo sciroppo, ma questo sistemerà il problema solo per stavolta, mentre al prossimo incidente si ripeterà, e l’unica cosa che riesco a chiedermi è… perché cazzo non c’è una soluzione permanente a ciò??? Sono una ragazza magica, io, dovrei in qualche maniera poter riuscire ad hackerare pesantemente la mia biologia per non finire mai più in condizioni del genere… e, invece, continuamente sono sconfitta. È davvero così troppo chiedere di smettere di soffrire, ma allo stesso tempo non voler morire? 🧸

#freddo #inverno #muco #raffreddore

Le Partite dei Cuggícalcettocuggi
2025-10-04

autunniaco autismo portato all’eccesso congelante (l’autunno ha portato freddo dal niente)

Con tutte le rogne che mi porto appreso, mi era proprio sfuggito di mente un fatto eppure non insignificante, cioè che è arrivato l’autismo. (Anche detto autunno.) Le ore di Sole sono già molte di meno, si, ma questo si è avviato da qualche mese… l’autismo, che è arrivato di botto e si è fatto sentire bello prepotente, ha portato altro: un freddo di cui è impossibile capacitarsi (e non solo per me, ma per tutti coloro da cui ho sentito un parere a riguardo), e per giunta venuto dalla sera alla mattina dopo; senza esagerazioni! (Anche se non dal 20 al 21, o dal 21 al 22… è più dal 24 al 25, ma credo questo sia per colpa del normale offset delle stagioni.) E pensare che l’autunno, almeno a livello iperuranico, dovrebbe trasmettere solo sensazioni di calore e goduria... bah! 🥶

La cosa è anche un po’ un colmo perché, come solito in questa era post-moderna rovinata dagli orrori della rivoluzione industriale e delle varie rivoluzioni economiche, ho osservato il classico controsenso. Martedì, quando ho iniziato i corsi, complice il fatto che ci fosse allerta meteo e stesse infatti anche piovendo (perché ovviamente non può non piovere il primo giorno del semestre mio e di tanta altra gente, ci mancherebbe, poi si rischia di cadere nella trappola dell’ottimismo!), pensavo sarebbe stato freddino… ma invece si stava bene, a posto. E anche il giorno dopo, un po’ faceva brutto tempo, con qualche gocciolina, ma non si stava male. E quindi chiaramente, giovedì, che il tempo è tornato sereno, ha dovuto iniziare a fare un freddo dei pazzi che, alle 9 di mattina, mi ha presa completamente alla sprovvista. Un po’ sarà stata colpa dell’aula, che fa schifo, è fin troppo esposta all’aria, e le finestre si trovano sempre aperte, quindi si può immaginare che ricircolo polare artico-mortale ci fosse, con tutto che i condizionatori stanno ancora su freddo… e vabbé, oggi e venerdì dunque ho dovuto cacciare fuori la felpa, pazienza. 😐

C’è chi dice che l’autismo è come il sale: usarne un po’ migliora i sapori, ma quando è troppo esce tutto una schifezza… ecco, mi sa che è corretto. Quindi, se la promessa dell'”autunno stile ragazza autistica -core” sembra di per sé una benedizione — e oso dire che lo sarebbe, se non ci fosse questo problema quicon questo troppo ha sinceramente stroppiato; cioè, ragà, il freddo già lo fa, ma le foglie nemmeno hanno avuto il tempo di marronizzarsi e cadere dagli alberi, e comunque non fa ancora abbastanza freddo per inglobarsi in copertine e avere scuse per non faticare… che schifo e che noia. Tuttavia, io ancora non ho acquisito il potere di controllare le stagioni, men che meno il meteo, e dei babbani figurarsi, quindi… pure di questa cosa, bisogna farsene una ragione; siamo nati per soffrire, e sono nata per ricondividere al mondo questa sofferenza. 🍂

#autism #autumn #autunno #freddo #meme #pensieri #stagioni

Le pattuglie tedesche ispezionavano ogni angolo della capitale

“Attorno a questo lavorio c’era il consenso, anzi la complicità della popolazione: oneste famigliole borghesi, umili case operaie, ospitavano, sfamavano chi era costretto ogni notte a cambiar domicilio, tenevano in serbo carte pericolose; impiegati, funzionari fornivano informazioni, tessere, bolli, documenti falsi; fornai facevano il pane per gruppi di patrioti, trattorie sfamavano celatamente gente braccata, chirurghi aprivan la pancia a malati immaginari, monacelle di clausura accoglievano ebrei e renitenti alla leva, sacerdoti trasmettevano messaggi segreti in confessionale. […]. Ci accomunava l’attesa per tutti uguale, l’angoscia per tutti uguale di un male vicino, nostro o di persone care, la speranza ferma contro quel limite, il giorno della liberazione; al di là del quale non ci raffigurava nulla, solo una gran luce entro cui tutto sarebbe stato facile, il pensare, l’operare, il lasciare passare gli anni” <72.
Borghesi, studenti, donne cercarono in ogni modo di contribuire con gesti di ribellione verso gli invasori e di solidarietà verso gli oppressi, correndo enormi rischi per la propria incolumità e per quella dei propri familiari. Le pattuglie tedesche ispezionavano ogni angolo della capitale, si trovavano a pochi metri l’una dalle altre, con fucili spianati e camionette pronte a caricare gli oppositori, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, e come ci è stato raccontato dai protagonisti di quegli anni drammatici. Il coprifuoco fu istituito alle ore 17, le retate divennero più frequenti, così come le ruberie: eppure, clandestinamente, la rete di aiuto divenne sempre più fitta. Si cercava di procurare una maggiore quantità di materie prime, come ad esempio ortaggi o animali, per sfamare i fuggitivi, i ripostigli delle case vennero dotati di nascondigli improvvisati. Frequente divenne l’uso della loro carta annonaria <73, di cui i clandestini erano ovviamente privi, per poter prendere razioni di cibo da condividere con loro: esibendo questo documento nominale era possibile rivolgersi a venditori autorizzati e acquistare prodotti alimentari. I fuggiaschi iniziarono ad affluire in numero sempre più considerevole anche dalle campagne, in primis da quelle abruzzesi e ciociare. La situazione divenne ancora più critica: non c’erano più ferrovie, ed erano saltate tutte le linee di comunicazione, gas e luce, le riserve di cibo erano sempre più scarse e i prezzi degli alimenti era salito in maniera esorbitante, soprattutto pane, pasta, farina e olio. Nessuno pensava di fare qualcosa di speciale, tutti si rimboccavano le mani per rendere meno arduo il sopravvivere quotidiano, come abbiamo visto. Portare medicine ai feriti, ospitare fuggiaschi, ricercati ed ebrei, condividere cibo: ciascuno nel proprio (grande) piccolo, trascorse i mesi dell’occupazione attuando una forma di resistenza, armata e non. La Roma di quei mesi è stata sempre più spesso descritta con tre parole: fame, freddo, paura.
Fame, problema quotidiano a cui cercavano di provvedere le donne, spesso iniziando una fila interminabile all’alba, per poter almeno comprare le razioni di cibo utili a sfamare la propria famiglia. e quante volte, all’arrivo del proprio turno, i forni si scoprivano vuoti: nacquero da questa situazione gli assalti, con immediate fucilazioni per le donne che se ne erano rese protagoniste. Il freddo accompagnò tutto il periodo dell’occupazione, senza contare che i continui furti dei tedeschi negavano alla popolazione non solo di poter sfruttare le proprie risorse alimentari, ma anche l’uso di stufette e beni di prima necessità, per sopravvivere alle intemperie. Paura. Ma su questo non credo sia necessario spendere parole per spiegarne il perché.
[…] Dopo 272 giorni di sofferenze, violenze e privazioni, il 4 giugno 1944 Roma venne liberata dagli Alleati. Ma, nel mese di maggio, visse forse la fase più drammatica della sua occupazione: i tedeschi intensificarono i controlli e i divieti divennero più stringenti, con l’obiettivo di intimorire le bande partigiane, mettendole nella condizione di rinunciare a qualsiasi rappresaglia, evitando così l’insurrezione. Così non fu, Roma continuò a essere divisa in zone controllate militarmente da gruppi del Cnl. Coordinati fino a quel momento da una giunta con a capo Giorgio Amendola, Sandro Pertini e Riccardo Bauer e organizzati con radio, staffette e pattuglie, i partigiani compirono vere e proprie azioni militari per reagire all’occupazione. In quei giorni di maggio tutti questi gruppi vennero posti sotto il comando del capitano Roberto Bencivenga, in contatto con i comandi alleati che fornivano armi e organizzavano azioni di disturbo alle colonne tedesche, sabotaggi ai mezzi e alle linee di trasporto e alle vie di comunicazione più usate: strade e telefoni in primis. Inoltre, divenne più attiva la partecipazione della popolazione, turbata dall’eccidio delle Fosse Ardeatine, dopo la deportazione degli ebrei nell’ottobre precedente.
Nel frattempo, gli eserciti alleati si avvicinarono a Roma, dopo aver rotto la linea Gustav, un sistema di fortificazioni eretto dai tedeschi verso il fronte abruzzese, e aver superato le montagne di Gaeta e Terracina. Anzio e la Casilina furono le prime zone in cui giunsero e immediatamente partì l’ordine del generale Albert Kesselring di battere in ritirata, per attirare gli Alleati lungo la linea gotica (il sistema di fortificazioni costruito nella parte settentrionale della penisola), e cercando nel frattempo di limitare le perdite tra i propri uomini. Il 27 maggio iniziò la ritirata, con i tedeschi che comunque difesero le vie di Roma, per consentire a tutti i militari di attraversare la città e dirigersi verso nord. Sulla Casilina si ebbe lo scontro più duro, con i tedeschi che resistettero per cinque giorni, salvo poi dover cedere agli attacchi degli angloamericani, che si aprirono così la strada per Roma il 1° giugno. Strada che, come abbiamo visto, era ormai priva delle principali linee di comunicazione: si chiese quindi ai romani di fare uno sforzo per cercare di rendere praticabili i pochi impianti non andati distrutti. Squadre armate di cittadini risposero all’appello mettendosi a lavoro: la collaborazione con gli Alleati divenne sempre più simbiotica.
Il 3 giugno i tedeschi abbandonarono definitivamente la capitale; il pomeriggio del 4, la Quinta divisione dell’esercito americano, guidata dal generale Mark Clarck entrò a Roma attraverso le strade provenienti da sud. Ma i tedeschi, prima di abbandonare definitivamente la città, compirono un’ultima strage, l’eccidio de la Storta, una località sulla via Cassia, in cui vennero trucidati gli ultimi prigionieri di via Tasso: 14 persone, 12 italiani, un inglese e un polacco, tra cui sindacalisti, partigiani ed ex ufficiali. Roma comunque era ufficialmente di nuovo libera: gli angloamericani furono accolti con giubilo, mentre Ivanoe Bonomi venne convocato in Campidoglio e nominato nuovo Presidente del Consiglio, a seguito di un incontro con i rappresentanti delle Nazioni Unite. Persone di ogni fede e partito si recarono sotto la finestra di papa Pio XII in piazza San Pietro, inneggiando al suo nome e ringraziandolo per quanto fatto nei lunghi mesi di occupazione. Il re Vittorio Emanuele III mantenne fede ai patti stipulati nei mesi precedenti con la corrente antifascista, ritirandosi a vita privata: la questione monarchica venne rimandata al dopoguerra, nel frattempo il figlio Umberto ottenne la luogotenenza.
Pochi mesi dopo i fatti raccontati, si procedette all’apertura delle cave sull’Ardeatina, e a una prima identificazione dei cadaveri sepolti nella fossa comune. Un’immagine che rimanda a ciò che era a quel punto Roma: libera dagli occupanti, ma non dai propri fantasmi. E con un futuro da (ri)costruire con una parola d’ordine: libertà.
[NOTE]
72 Monelli, Roma 1943, cit., p. 339.
73 Ribattezzata dai romani come “tessera della fame”.
Cristiana Di Cocco, L’occupazione tedesca di Roma. Il diario di Giulio Di Legge, Roma TrePress, 2023

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Se continua così ad Agosto invece dei castelli di sabbia facciamo i pupazzi di neve

#clima #freddo #estate

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