Domani, venerdì 11 ottobre, il Museo di Roma a Palazzo Braschi ospiterà la presentazione di due volumi di Patrizio Peterlini sulla poesia sperimentale internazionale, dalle 17 nella Sala Tenerani.
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La rassegna Libri al Museo torna venerdì 11 ottobre con un importante appuntamento dedicato alla poesia sperimentale internazionale. Nella suggestiva cornice del Museo di Roma a Palazzo Braschi, alle ore 17.00 nella Sala Tenerani, verranno presentati due volumi a firma di Patrizio Peterlini: Rivoluzione a parole. Poesia sperimentale internazionale dal 1946 a oggi. Manifesti e testi teorici e Leggere Immagini Guardare Parole. Poesia Concreta / Poesia Sonora / Poesia Visiva.
L’evento, a ingresso libero fino a esaurimento posti, vedrà la partecipazione di autorevoli esperti del settore, tra cui Ilaria Miarelli Mariani, direttrice dei Musei Civici di Roma, Daniela Vasta, storica dell’arte, Lamberto Pignotti, artista e poeta visivo, e Michele Maria Caruso dell’Archivio Luciano Caruso di Firenze.
Il primo volume, “Rivoluzione a parole”, rappresenta una raccolta unica di manifesti e testi teorici che copre il panorama della poesia sperimentale dal 1946 a oggi. Fenomeni come il Lettrismo, la Poesia Concreta, la Poesia Visiva, e altre forme di sperimentazione poetica hanno lasciato tracce in pubblicazioni autoprodotte e materiali spesso difficilmente reperibili. Il libro riunisce per la prima volta questi documenti fondamentali, frutto di anni di lavoro d’archivio e della collaborazione di protagonisti di questa stagione creativa.
Il secondo volume, “Leggere immagini guardare parole”, offre un’introduzione approfondita ai principali aspetti della poesia concreta, poesia sonora e poesia visiva. Attraverso schede esplicative, l’autore fornisce strumenti utili per la lettura e la comprensione di opere significative di questi movimenti, presenti nella Collezione Bonotto, con un approccio didattico che mira a rendere accessibile la complessità di queste forme poetiche.
L’evento rientra nell’iniziativa Libri al Museo, promossa da Roma Capitale e dalla Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali, che ospita la presentazione di volumi dedicati a temi quali la storia dell’arte, la museologia e i beni culturali nelle principali sedi museali della città. Un’occasione per riflettere su movimenti artistici poco conosciuti ma di grande rilevanza, che hanno contribuito a ridefinire il panorama culturale del XX secolo.
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I problemi economici del duca Luigi Braschi Onesti non permettono di completare le decorazioni del palazzo che alla sua morte, nel 1816, rimangono incompiute.
Nel 1871, gli eredi Braschi vendono il palazzo allo Stato Italiano.
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La galleria di ritratti ospitata al secondo piano,racconta tante vicende individuali, tasselli di un grande puzzle sulla società romana tra 1600/1880, in cui agivano consuetudini e pregiudizi, passioni e sentimenti.
La costruzione del nuovo edificio inizia nel 1792 sulla stessa area del palazzo Orsini, fatto demolire l’anno precedente. I lavori si interrompono per l'occupazione francese del 1798 (durante la quale papa Pio VI muore in esilio) e riprendono . Già nel 1804 lo scalone monumentale è ultimato e forse anche la cappella del primo piano, attribuita a G.Valadier .
Situato nel cuore rinascimentale di Roma, tra Piazza Navona e Corso Vittorio Emanuele II, palazzo Braschi fu progettato dall'arch. Cosimo Morelli su incarico di Papa Pio VI (1775 - 1799) che volle donarlo al nipote, Luigi Braschi Onesti.
Alla realizzazione dell’edificio si fa fronte con le ricchezze che il Pontefice versò nelle casse del nipote dandogli numerosi privilegi. Esso rappresenta dunque uno degli ultimi esempi di nepotismo pontificio.