Far from #NASA, far from #DeepSpaceNetwork.
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NASA’s 70 meter Deep Space Antenne is beschadigd, met alle gevolgen
De verouderde infrastructuur van het Deep Space Network draait op volle toeren en heeft dringend een upgrade nodig. Het laatste
#DeepSpaceNetwork #DSN #goldstone #nasa #radioantenne #radioschotel
https://www.kuuke.nl/nasas-70-meter-deep-space-antenne-is-beschadigd-met-alle-gevolgen/
Key antenna in NASA’s Deep Space Network damaged
https://fed.brid.gy/r/https://spacenews.com/key-antenna-in-nasas-deep-space-network-damaged/
Far from #NASA, far from #DeepSpaceNetwork.
ESA inaugura la sua nuova antenna in Australia
L’Agenzia spaziale europea (ESA) ha inaugurato in Australia la nuova antenna da 35 metri di diametro per le comunicazioni con lo spazio profondo. Diventano quindi quattro i radiotelescopi a disposizione della rete globale di stazioni di terra dell’ESA (ESTRACK), che ampliano così le capacità di comunicazione con le missioni scientifiche, di esplorazione e di sicurezza spaziale in tutto il sistema solare.
Situata a New Norcia, circa 115 chilometri a nord di Perth nell’Australia Occidentale, l’antenna New Norcia 3 (NNO3) soddisferà la necessità sempre crescente dell’agenzia. Poter disporre di capacità di ricezione dati ad alta velocità è il cardine per rafforzare l’indipendenza e la leadership europea.
La cerimonia
Nel discorso tenuto durante la cerimonia di inaugurazione dello scorso 4 ottobre, il direttore generale dell’ESA, Josef Aschbacher ha dichiarato:
I partecipanti alla cerimonia di inaugurazione della nuova antenna europea (nello sfondo). Credit: ESAQuesto investimento strategico rafforza le capacità di trasmissione per lo spazio profondo dell’ESA e massimizza il ritorno della nostra risorsa più preziosa: i dati inviati dalle sonde in viaggio lontane dalla Terra. Inoltre, con esso si schiudono nuove ed entusiasmanti opportunità di collaborazione fra il settore spaziale europeo e quello australiano, grazie all’annuncio di questa settimana, da parte dell’Australia per un mandato per l’avvio di negoziati per la stipula di un accordo di cooperazione con l’ESA.
La cerimonia d’inaugurazione è stata tenuta dal direttore generale dell’ESA Josef Aschbacher assieme a Enrico Palermo, suo omologo per quanto riguarda l’Agenzia spaziale australiana. Loro sono stati inoltre affiancati da Rolf Densing, direttore delle operazioni dell’ESA, con la partecipazione di Stephen Dawson, ministro dell’Australia Occidentale dello sviluppo regionale, dei porti, dell’innovazione scientifica, della ricerca medica e del Kimberley. Per finire era anche presente Sabine Winton, ministra dell’educazione, della prima infanzia, della salute preventiva della Wheatbelt.
Riportiamo le parole di Enrico Palermo, dirigente dell’Agenzia spaziale australiana (Australian Space Agency – ASA):
L’Australia è ben conosciuta per essere un operatore nelle comunicazioni verso lo spazio profondo affidabile, esperto e capace. Questo investimento da parte dell’ESA e del governo australiano, favorirà il flusso di milioni di dollari per l’economia locale e quindi anche per il mondo del lavoro per i decenni a venire.
NNO3
I lavori di costruzione dell’antenna hanno avuto inizio nel 2021 e si sono conclusi secondo i programmi. Ciò sottolinea le notevoli capacità in questo ambito dell’ESA, delle industrie europee ed australiane, e dell’eccellente cooperazione con i partner locali. Quando l’antenna NNO3 entrerà in servizio nel 2026, supporterà importanti missioni strategiche europee in corso come Juice, Solar Orbiter, BepiColombo, Mars Express e Hera. Inoltre sarà altrettanto determinante per comunicare con le nuove sonde in fase di realizzazione: Plato, Envision, Ramses e Vigil per citarne alcune. Nel frattempo, nell’ambito della fase finale di calibrazione, la nuova parabola europea è riuscita nei giorni scorsi a ricevere il segnale del telescopio spaziale Euclid.
La nuova antenna supporterà anche le collaborazioni con i partner istituzionali dell’agenzia europea, come gli enti spaziali degli Stati Uniti (NASA), del Giappone (JAXA) e dell’India (ISRO). Ma non solo, faciliterà i servizi per le missioni spaziali commerciali, incrementando il ritorno scientifico e l’efficienza operativa per tutte le parti coinvolte.
Poster della nuova antenna di New Norcia. Credit: ESANNO3 è l’antenna più evoluta tra tutti i radiotelescopi per lo spazio profondo dell’ESA, in quanto impiega una serie di nuovi sistemi e tecnologie. A servizio delle bande X e K vi è un sistema di alimentazione criogenico: si tratta di una tecnologia d’avanguardia, recentemente adottata nelle antenne dell’ESA di Cebreros (Spagna) e Malargüe (Argentina). Grazie al raffreddamento a -263℃ di alcune componenti, consente un significativo incremento nella capacità di ricezione e trasmissione dei dati (dal 40% all’80% in a seconda della banda impiegata). Un amplificatore di frequenza radio da 20 kW favorisce la trasmissione di comandi a veicoli spaziali milioni, ed anche miliardi di chilometri distanti dalla Terra.
La nuova antenna è dotata di orologi e di sistemi di temporizzazione avanzati ed è anche predisposta per ricevere aggiornamenti in futuro. Tra questi una banda X dedicata (a 8-12,5 GHz) da utilizzare in caso di emergenza e la possibilità di inviare velocemente grandi volumi di dati per le missioni lunari (22,55-23,15 GHz). I servomeccanismi di puntamento del disco parabolico hanno una precisione dell’ordine dei 0,005 gradi. In caso di emergenza, infine, l’antenna è predisposta per effettuare trasmissioni con un amplificatore da 100 kW.
Le due antenne da 35 metri di New Norcia, con a sinistra, la nuova antenna NNO3. Credit: ESAPerché New Norcia?
Aperta nel 2003, la stazione ESTRACK di New Norcia testimonia il forte impegno dell’ESA nella regione pacifico-asiatica e in modo particolare in Australia, nell’ambito della cooperazione a lungo termine fra ESA ed il settore spaziale australiano. Questo favorisce significativi vantaggi economici, tecnologici e scientifici per entrambe le parti e spianerà la strada in futuro, a ulteriori collaborazioni in settori quali le comunicazioni, la sicurezza spaziale e le operazioni legate alle missioni in orbita.
New Norcia ha una posizione geografica strategica che permette il collegamento 24 ore su 24 con le missioni per lo spazio profondo, integrandosi in maniera perfetta con le altre due stazioni ESA; quella argentina di Malargüe e quella spagnola di Cebreros. Basti pensare che queste distano 120° l’una dall’altra, per una copertura completa a 360°. Non appena NNO3 entrerà in servizio, il complesso di New Norcia dell’ESA diventerà la prima stazione di terra equipaggiata con due antenne per lo spazio profondo.
A livello locale, le antenne paraboliche di New Norcia sono gestite dalla Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO) – l’agenzia nazionale per la scienza ¯ che allo stesso modo gestisce il complesso Canberra Deep Space Communication Complex (CDSCC) di Tidbinbilla, nei pressi di Canberra, appartenente al Deep Space Network della NASA.
L’importanza geografica del sito di New Norcia, risiede anche nel fatto che il cielo dell’Australia Occidentale è la zona in cui i payload lanciati dallo spazioporto europeo di Kourou nella Guiana Francese si separano dal proprio lanciatore durante la fase di lancio. Non a caso, a poche centinaia di metri dalle grosse antenne per lo spazio profondo, un disco più piccolo, del diametro di 4,5 metri, che traccia i razzi Vega-C e Ariane 6 pochi minuti dopo il decollo, acquisendo la telemetria critica usata per monitorare in diretta lo stato di questi vettori.
La stazione ospita inoltre, un transponder specifico per calibrare le misurazioni della sonda Biomass partita quest’anno. Ogni sei mesi, nel corso della sua missione di cinque anni, il satellite-radar europeo punta il Biomass Calibration Transponder per tarare il proprio segnale.
Una panoramica della stazione di New Norcia; da sinistra: l’antenna da 4,5 metri dedicata ai lanci dei Vega-C e degli Ariane-6 da Kourou, la coppia delle antenne da 35 metri per lo spazio profondo, e all’estrema destra, il transponder del satellite Biomass. Credit: ESACon un intento perfettamente in linea con gli obiettivi di sostenibilità dell’ESA, NNO3 è supportata da un secondo sistema fotovoltaico per la produzione di energia elettrica da 100 kW, che va ad aggiungersi a quello da 250 kW costruito nel 2017.
Infine, lo scorso 3 ottobre il governo dell’Australia Occidentale ha approvato la spesa di un corrispettivo di 200.000 euro per la costruzione di una nuova infrastruttura turistica presso il sito di New Norcia che includerà piattaforme panoramiche, segnaletiche e cartellonistiche stradali e parcheggi. L’obiettivo dichiarato è quello di aumentare l’interesse del pubblico verso la collaborazione fra Australia ed Europa nell’esplorazione spaziale. Migliorando l’accessibilità al sito da parte di scuole, università e del pubblico generico, questa iniziativa intende far avvicinare la comunità allo spazio, incoraggiando le opportunità educative nella regione.
La fase di costruzione è stata guidata dalle industrie europee con Thales Alenia Space (Francia) e Schwartz Hautmont Construcciones Metálicas (Spagna) come principali appaltatori. Una significativa porzione del budget è stata spesa in Australia con il coinvolgimento di diverse compagnie come TIAM Solutions, Thales Australia e Fredon and Westforce Construction.
https://www.youtube.com/watch?v=MCpGy2v0tIA&t=3s
Il costo complessivo dell’antenna è stimato in 62,3 milioni di euro, con un contributo di 3 milioni di euro forniti dall’ASA e allocati all’evoluzione della stazione di New Norcia.
Fonte: ESA
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A time for #NASA, a time for #DeepSpaceNetwork.
#NASA is an amateur, #DeepSpaceNetwork is a pro.
After nearly half a century in #deepspace, every ping from #Voyager1 is a bonus
Powered by #plutonium, running on pure stubbornness
Although engineers reckon that the aging spacecraft might survive well into the 2030s before eventually passing out of range of the #DeepSpaceNetwork, the #spacecraft's cosmic ray subsystem was switched off in 2025. More of the probe's instruments are earmarked for termination as engineers eke out Voyager's power supply for a few more years.
https://www.theregister.com/2025/09/07/48_years_voyager_1/
#NASA is a sickness and #DeepSpaceNetwork is the cure.
Astronomen onderzoeken hoe we onze zoektocht naar buitenaardse technosignaturen kunnen verbeteren
In een nieuw onderzoek analyseerde een team van astronomen van de Penn State University en het Jet Propulsion Laboratory van
#BuitenaardsLeven #DeepSpaceNetwork #DSN #radiosignaal #seti #technosignatuur
https://www.kuuke.nl/astronomen-onderzoeken-hoe-we-onze-zoektocht-naar-buitenaardse-technosignaturen-kunnen-verbeteren/
Neither #NASA without #DeepSpaceNetwork nor #DeepSpaceNetwork without #NASA.
Far from #NASA, far from #DeepSpaceNetwork.
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You can't really escape #NASA except through #DeepSpaceNetwork.
#NASA is a sickness and #DeepSpaceNetwork is the cure.
#NASA makes up for the defect in #DeepSpaceNetwork.
There is not less of #NASA in #DeepSpaceNetwork than of spektrum)eine in entdeckt.
You can't really escape #NASA except through #DeepSpaceNetwork.
Voyager 1 riattiva i propulsori dormienti
Prima dell’interruzione programmata delle comunicazioni fra la sonda Voyager 1 e la Terra, gli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory della NASA hanno voluto riattivare una serie di propulsori dello storico veicolo spaziale, considerati guasti nel 2004.
L’operazione di ripristino ha richiesto creatività e anche una certa dose di rischio, ma l’obiettivo del team ingegneristico è stato quello di avere questi propulsori disponibili come riserva di un altro set di motori le cui linee di alimentazione del propellente stanno evidenziando un accumulo di residui il quale potrebbe già dal prossimo autunno, bloccarne il funzionamento. Si è dovuto inoltre completare la procedura entro il 4 maggio, in quanto in quella data, l’antenna che invia i comandi dal nostro pianeta alla Voyager 1 e alla sua gemella Voyager 2 è stata messa offline per un periodo di manutenzioni e aggiornamenti che durerà qualche mese.
Tubi intasati
Le due navicelle Voyager sono state lanciate nel 1977 e da allora hanno intrapreso un viaggio cosmico senza precedenti; basti pensare che attualmente stanno solcando lo spazio interstellare alla velocità di 56.000 km/h e ad una distanza dal nostro pianeta di 23 ore luce Voyager 1 e di 19 ore luce Voyager 2.
Per la regolazione del proprio assetto, entrambe le Voyager fanno affidamento su di un gruppo di propulsori primari alimentati da idrazina, i quali permettono alle loro antenne di mantenere l’orientamento verso la Terra in modo tale da poter inviare dati e ricevere i comandi. Alcuni di questi propulsori principali hanno il compito di controllare il movimento di rollio della sonda, rollio che permette a ciascuna Voyager di mantenere il proprio “sensore stellare” (in inglese star tracker) puntato verso una determinata stella guida, in modo tale da potersi orientare durante il suo viaggio siderale. Entrambe le sonde sono dotate di set primari e di backup di questi propulsori deputati al movimento di rollio.
Con il passare degli anni, alcune delle tubazioni attraverso cui fluisce il propellente hanno iniziato a manifestare la presenza di residui di idrazina i quali riducevano il nominale flusso di propellente dal serbatoio agli ugelli. Per gestire questa problematica, all’inizio gli ingegneri avevano iniziato ad alternare l’impiego delle tipologie di propulsori passando dai primari, a quelli di backup e ai propulsori per il controllo della traiettoria, sempre su entrambe le navicelle. Purtroppo, nel 2004 su Voyager 1 i propulsori primari di rollio avevano cessato di funzionare a causa della perdita di potenza di due piccoli riscaldatori del sistema propulsivo. Dopo un’attenta analisi, gli ingegneri avevano stabilito l’improbabilità di riuscire a ripristinare il funzionamento dei due riscaldatori in avaria, optando così per l’utilizzo del sistema di backup per mantenere il puntamento del sensore stellare.
Tuttavia, senza la possibilità di controllare il rollio della sonda, sarebbero potuti insorgere diversi problemi che avrebbero potuto mettere a rischio la sua missione, pertanto gli ingegneri hanno voluto riesaminare il guasto dei propulsori del 2004, sospettando che un disturbo o un’anomalia avesse potuto far scattare un interruttore nella posizione sbagliata. Se i controllori avessero potuto riposizionare il l’interruttore nella posizione corretta, si sarebbe potuto ripristinare il funzionamento del propulsori di rollio primari, qualora quelli di backup in uso sin dal 2004 si dovessero guastare a causa degli inevitabili depositi di idrazina nelle condutture.
Questa foto di archivio mostra un ingegnere al lavoro sulla costruzione di una delle antenne paraboliche ad alto guadagno da 3,7 metri destinate alle missioni Voyager. L’immagine risale al 9 luglio 1976. Credits: NASA/JPL-CaltechAntenna in manutenzione
La soluzione del problema ha richiesto un po’ di ingegno e di rischio. Infatti il team ha dovuto accendere il sistema propulsivo guasto per tentare di ripristinare il funzionamento dei suoi riscaldatori. Se durante queste operazioni il sensore stellare della navicella si fosse scostato troppo dalla stella guida, i propulsori del sistema primario inattivo dal 2004 sarebbero entrati in funzione automaticamente e senza l’ausilio dei riscaldatori si sarebbe potuta effettuare una piccola esplosione. Pertanto, è stato necessario mantenere il sensore stellare puntato con più precisione possibile sulla sua stella guida.
Di per sé già sarebbe stata una corsa contro il tempo, ma a mettere più fretta agli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory ci ha pensato anche il periodo di manutenzione programmata dell’antenna da 70 metri Deep Space Station 43 (DSS-43) di Canberra in Australia. L’antenna, che fa parte della rete ricetrasmittente Deep Space Network (DSN) dell’Agenzia spaziale statunitense, sarà inattiva sostanzialmente dal 4 maggio 2025 al febbraio 2026, con delle brevi finestre operative in agosto e a dicembre. Benché il Deep Space Network abbia a disposizione tre strutture equamente distanziati attorno al globo (Goldstone in California, Canberra in Australia e Madrid in Spagna) per garantire un omogeneo e costante contatto con le varie sonde spaziali mentre la Terra ruota, il disco del DSS-43 è l’unica antenna con sufficiente potenza di segnale da poter inviare i vari comandi alle Voyager.
Alla luce di ciò, gli ingegneri del JPL hanno voluto essere sicuri che i propulsori che sono stati inattivi per così tanto tempo, fossero disponibili quando l’antenna tornerà brevemente attiva in agosto, quando si ritiene appunto che le linee dei propulsori attualmente in uso possano essere completamente ostruite.
Questo “gioco di anticipo” del team ha dato i suoi frutti lo scorso 20 marzo, quando è stato possibile osservare la sonda eseguire i comandi inviati da terra. A causa della distanza fra il nostro pianeta e la Voyager 1, i segnali radio impiegano oltre 23 ore per viaggiare dalla navicella alla Terra e ciò implica che tutto quello che il team ha visto, era successo quasi un giorno prima. Pertanto, se il test fosse fallito, la Voyager 1 poteva già essere in pericolo. Invece, entro 20 minuti dall’acquisizione del segnale, i controllori hanno potuto osservare che la temperatura dei riscaldatori dei propulsori stava alzandosi in maniera decisa, rendendosi così conto che la loro procedura aveva avuto successo.
L’antenna da 70 metri della Deep Space Station 43 di Canberra in Australia. Credits: Canberra Deep Space Communication Complex/NASAVoyager 1 e 2 sono attualmente a 25 miliardi e 21 miliardi di km dalla Terra rispettivamente. Sono gli unici veicoli spaziali ad aver inviato dati dallo spazio interstellare, la regione al di là di tutti i pianeti e all’esterno della bolla di particelle e campi magnetici generati dal Sole, chiamata eliosfera.
Fonte: NASA
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