Capitolo 405: Scorpacciata di Pasqua
Nelle ultime due settimane ho visto la bellezza di otto film. Dove normalmente aggiorno la rubrica dopo cinque o sei visioni, stavolta la mancanza di tempo mi ha costretto a procrastinare l’uscita di questo nuovo capitolo. Lo scotto è farvi leggere molti più film di quanti ve ne potreste aspettare, ma ne varrà la pena: c’è di tutto e, soprattutto, c’è tanta roba croccante, sorprese pasquali, chicche di cioccolata. O forse, semplicemente, c’è tanto cinema. Buona lettura.
Fuoco Cammina con Me (1992): La naturale conseguenza del rewatch delle prime due stagioni di Twin Peaks è il rewatch di questo prequel, ovviamente firmato da David Lynch. In questo caso, stranamente, la storia convince molto più quando non si svolge a Twin Peaks (ovvero la bellissima prima parte), rispetto ai luoghi e ai personaggi che abbiamo imparato a conoscere nella serie tv (la seconda parte, meno appassionante, anche perché sappiamo già tutto ciò che accadrà). Però anche qui ci sono talmente tante di quelle cose immortali che non si può fare a meno di trovarlo un prodotto eccellente: tra queste, un formidabile cameo di David Bowie.
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Uomini e Topi (1992): Qualche mese fa ho letto il bellissimo libro omonimo di Steinbeck ed ero curioso di scoprire come l’avesse trasposto per lo schermo Gary Sinise, qui al suo secondo lavoro dietro la macchina da presa: non sorprende sapere che sarà anche l’ultimo. È la storia di due uomini: lo stesso Sinise è quello sveglio e ambizioso, John Malkovich è invece quello grande e grosso, ma anche disabile dal punto di vista intellettivo. I due vengono assunti in un campo per lavorare, con in testa il sogno di comprarsi una fattoria tutta loro. La storia ovviamente è bellissima, anche perché il materiale di riferimento è stato rispettato in ogni sfaccettatura, il problema è una regia da fiction Rai, senza idee, senza alcun guizzo, senza emozioni. A proposito di Twin Peaks, anche qui c’è Audrey (Sherilyn Fenn) che ama mettersi nei guai e, ovviamente, è stupenda. Non se ne esce. Il film non mi è piaciuto molto, ma se volete dargli una chance lo trovate su Prime Video.
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Ieri, Oggi, Domani (1963): Vittorio De Sica prende tre soggetti scritti da “due di passaggio” come Eduardo De Filippo e Cesare Zavattini e costruisce un film con tre episodi, tutti interpretati da Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Il primo è senza dubbio il più bello, la storia di una venditrice abusiva di sigarette che, pur di evitare il carcere, si fa continuamente mettere incinta dal marito. Il secondo, il meno riuscito, racconta la tresca tra una ricca signora milanese e un uomo di condizioni più modeste, un rapporto messo alla prova da un banale incidente. Nel terzo, che forse è il più celebre (anche chi non l’ha visto conosce la scena cult dello striptease di Sophia Loren), mostra l’incontro tra una squillo d’alto bordo e un giovane seminarista. Premio Oscar come miglior film straniero, ha il merito di mostrarci una Piazza Navona meravigliosa quasi quanto la Loren, oltre a una serie di momenti di genialità che sono una della massime espressioni del cinema italiano. Se volete vederlo lo trovate su Mubi.
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No Other Land (2024): Un collettivo di registi israeliani e palestinesi racconta la violenza e la distruzione da parte dei coloni israeliani di una piccola comunità rurale della Cisgiordania, Masafer Yatta. Il rapporto tra un giornalista di Isreaele e un giovane attivista palestinese è uno dei tantissimi spunti di un film che, inevitabilmente, atterrisce lo spettatore con le tante crudeltà che mostra e che, al tempo stesso, commuove per l’enorme forza e la necessità di sopravvivere che mette in scena minuto dopo minuto. È complicato racchiudere in poche righe tutta l’impotenza che si prova durante la visione, ma anche la voglia di abbracciare i bambini che vengono fatti sfollare dalla scuola, prima che venga distrutta da una ruspa. Premio Oscar per il miglior documentario, una storia che fa male, ma che riesce anche a illuminare con la sua umanità. Lo trovate su Mubi (cliccate qui per vederlo gratis per 30 giorni).
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Peeping Tom (1960): Noto anche con il titolo L’Occhio che Uccide, è forse l’ultimo grande successo di Michael Powell, uno dei massimi esponenti del cinema britannico. Un operatore cinematografico, perverso voyeur, nel tempo libero uccide donne riprendendole con la sua macchina da presa. Cult movie eccezionale, un thriller metacinematografico in cui il pubblico è un voyeur tanto quanto lo è il protagonista, poiché Powell ci mette in condizione di osservare le uccisioni dalla soggettiva dell’uomo che osserva la paura attraverso la sua macchina da presa. Freudiano fino al midollo, è un film sul quale si potrebbero scrivere intere tesi di laurea (e sono certo che siano già state scritte). Da non perdere, lo trovate su Prime Video.
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Love Lies Bleeding (2024): Curiosamente avevo visto questo film lo scorso dicembre, pochi giorni aver visto un altro film di Michael Powell, Scarpette Rosse. L’ho rivisto per mostrarlo alla mia dolce metà e posso confermare tutto ciò che di buono avevo scritto allora: che bella sorpresa quest’opera seconda della giovane regista londinese Rose Glass! Ad Albuquerque, nella palestra gestita da Kristen Stewart, una sera piomba una culturista fuggita di casa per prepararsi a un festival di body building. Le due ragazze si innamorano, ma la situazione ben presto precipita. Ci sono echi di Thelma e Louise, con un vago richiamo al cinema dei Coen, c’è una dose di violenza potente ma non eccessiva, ci sono steroidi, c’è un Ed Harris viscido e inquietante: il tutto è messo insieme così bene dalla regista, che quando il film finisce sei davvero soddisfatto per come hai speso gli ultimi 100 minuti. Certo che tra questo e l’universo di Breaking Bad, Albuquerque deve essere proprio un cavolo di posto pericoloso. Da recuperare.
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Draft Day (2014): Mi piacciono molto i film che mostrano i dietro le quinte del mondo sportivo (da Jerry Maguire a Ogni Maledetta Domenica, fino allo splendido Moneyball), inoltre provo una stima infinita per Ivan Reitman, padre degli acchiappafantasmi (qui al suo ultimo film), e Kevin Costner è un attore che non sbaglia molti film. Gli elementi per vedere qualcosa di davvero interessante c’erano quindi tutti e, a suo modo, le premesse non sono male: il film infatti racconta il giorno del draft, che è la cosa più vicina al calciomercato che esista negli sport statunitensi, in questo caso il football. Kevin Costner è il manager della squadra di Cleveland e, durante tutto il film, cercherà di fidarsi del suo istinto per costruire una squadra competitiva. La prima parte si basa probabilmente su troppi tecnicismi e un regolamento non del tutto familiare al pubblico italiano (me compreso, nonostante qualcosa la sappia), che è anche una delle ragioni per cui si fa fatica a entrare nella storia. Piano piano, quando diventa più chiaro ciò che sta accadendo, il film è senza dubbio più coinvolgente, con un terzo atto costruito in maniera impeccabile. Se vi piace il genere può valere la pena buttarci un occhio, lo trovate su Prime Video.
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Bowfinger (1999): C’era un mio amico del liceo, il buon Gigi, che ai tempi era un fanatico di questo film di Frank Oz, scritto, diretto e interpretato da Steve Martin. Nonostante il suo entusiasmo non avevo mai avuto modo di vederlo fino ad oggi: errore mio, perché il film è veramente uno spasso. Steve Martin è un produttore cinematografico che, dopo aver letto una sceneggiatura di fantascienza, decide di girare un film nonostante non abbia un soldo e, quel che peggio, il rifiuto di una star che è una garanzia al box office, Eddie Murphy. Dopo aver messo insieme una troupe di scappati di casa (letteralmente), il nostro deciderà di girare il film a insaputa dell’attore, che verrà ripreso nella vita di tutti i giorni, costretto a interagire con gli attori del film, a loro volta ignari dell’estraneità della star al progetto. Ci sono momenti in cui si ride veramente di pancia, a cui si aggiunge un cast pieno di talenti (Heather Graham e Robert Downey Jr, tra gli altri). La cosa più assurda è che la storia è ispirata a un fatto davvero accaduto, quando nel 1927 una diva del cinema muto, in visita in Unione Sovietica, diventò l’ignara protagonista del film Il Bacio di Mary Pickford.
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