La guerra e le false notizie – di Marc Bloch
Una falsa notizia nasce sempre da rappresentazioni collettive che preesistono alla sua nascita; essa solo apparentemente è fortuita o, più precisamente, tutto ciò che in essa vi è di fortuito è l’incidente iniziale, assolutamente insignificante, che fa scattare il lavoro dell’immaginazione; ma questa messa in moto ha luogo soltanto perché le immaginazioni sono già preparate e in silenzioso fermento. Ad esempio, un avvenimento, una percezione inesatta che non andasse nella direzione verso cui già tendono le menti di tutti, potrebbe al massimo costituire l’origine di un errore individuale, ma non di una falsa notizia popolare e largamente diffusa. Se posso servirmi di un’espressione a cui i sociologi hanno spesso dato, a mio parere, un valore troppo metafisico, ma che è comodo e, dopo tutto, ricco di senso, la falsa notizia è lo specchio in cui «la coscienza collettiva» contempla i propri lineamenti.
Le ragioni per cui la guerra è stata così feconda di false notizie sono per la maggior parte troppo evidenti perché valga la pena di insistervi. Non si sottolineerà mai abbastanza fino a che punto l’emozione e la fatica distruggano il senso critico.
Marc Bloch, Riflessioni di uno storico sulle false notizie nella guerra, in Id., La guerra e le false notizie: ricordi (1914-1915) e riflessioni (1921), Donzelli editore, Roma 2004, pp.103–104.
Ho ripreso la citazione pari pari da un post del canale telegram Russia e altre sciocchezze, era troppo ghiotta e interessante per lasciarla chiusa là dentro.
Segnalo solo, in aggiunta, che il libro è stato ripubblicato nel 2014 da Fazi editore.