Radio Vaticana verso la fine della guerra
Lo sbarco in Normandia non fu annunciato da Radio Vaticana, impegnata in quegli stessi giorni nelle celebrazioni della liberazione di Roma. Nonostante non si possiedano documenti che attestino se e come siano state date notizie sull’andamento dell’avanzata alleata in Francia – forse per la mancata registrazione da parte del Monitoring Service più che per volontaria omissione da parte del locutore francese – le trasmissioni, a partire dal mese di agosto, erano piano piano ricominciate. Dati più concreti sulla liberazione di Parigi (25 agosto), stando alle fonti a disposizione, vennero trasmessi in spagnolo molto più tardi (17 ottobre) attraverso la diffusione delle parole dell’arcivescovo di Parigi, il cardinal Suhard, sul contributo del clero e dei religiosi al «glorioso» e «gioioso» evento <132. Nel frattempo Padre Mistiaen era tornato a trasmettere i suoi testi di carattere religioso ma con riferimenti impliciti alla contemporaneità. A partire dalla fine di luglio del ’44 confezionò una serie di trasmissioni sull’unità della Chiesa inaugurata con queste parole:
“The Church has its domain the whole of human nature, as was made clear by the Fathers of the Church and in particular by St. Augustine in his comments on the Donatists, who wished to restrict the Church to a small religious organisation, and to local particularism. But the Church stands for cohesion and unity. […] The effort to reconstruct humanity made outside the Church are doomed in advance” <133.
L’unità della Chiesa, che rappresentava l’unità degli uomini in Cristo, era per il locutore francese un elemento essenziale per il ristabilimento della pace nel mondo <134. Sulla base di questo presupposto Mistiaen arrivò anche a parlare dell’unità dei cristiani, senza intendere, almeno stando al regesto della BBC, il ritorno dei dissidenti in seno alla Chiesa cattolica:
‘Every doctrine preaching division, indifference or the superiority of one over the other is fundamentally opposed to the doctrine of the Eucharist. The chief sacramental virtue of the Eucharist must be that of unity of men” ‘<135.
In un’altra trasmissione il gesuita ricordava le imprese della Chiesa nel corso dei secoli per realizzare il Regno di Dio in terra, costituito da nazioni libere e fraterne. Per questo motivo era da deplorarsi il fatto che una delle condizioni fondamentali per la sua costituzione, l’eguaglianza tra gli uomini, fosse venuta meno <136.
Il 18 settembre apparve un primo (sempre stando alle nostre fonti) esplicito riferimento alla ricostruzione in Francia:
“Our faith in Jesus Christ will help us to believe in and work for the future of our earthly Motherland, for all that happens on earth is connected with the life He chose to lead among men. We must not let ourselves be discouraged if the results of our work are not at first what we hoped they would be. What matters is to have faith and to carry on with our task. […] What an inspiration is […] the example […] of those who have worked in silence during these years, to all men who want to work for their countries! We must have faith. This is the command to us from all the dead, whose isolated sacrifice may have seemed futile, but who have given their lives for the sake of faith” <137.
Il fatto che si parli di «madrepatria terrena» potrebbe mettere in dubbio la paternità della trasmissione: Mistiaen era infatti di origine belga. Tuttavia il locutore, si tratti di Mistiaen o meno, mantenne il suo stile, cercando di tenere alto il morale dei francesi che, una volta liberati dall’occupazione tedesca e caduto il regime di Vichy, dovevano ora fare i conti non solo con la fatica della ricostruzione ma anche con un tragico passato recente <138. Una trasmissione del gennaio ’45 toccò in effetti uno dei problemi che la Francia libera dovette affrontare, quello dell’epurazione <139. Il locutore francese raccomandò che fosse il senso di giustizia a guidare la punizione per i criminali e non la logica della vendetta <140. Si calcolano 11.000 esecuzioni di collaborazionisti tra le esecuzioni avvenute prima del 6 giugno e quelle dopo la liberazione, e sembra che la popolazione francese fosse del tutto favorevole a ciò che era percepito come una semplice misura di giustizia per la sicurezza nazionale <141.
A partire dal febbraio 1945 il Monitoring Service della BBC smise di trascrivere i testi francesi. Dopo qualche mese il primo regesto che si incontra è quello del 5 maggio, sulla libertà in relazione alla responsabilità <142. L’ultima trasmissione francese che vale la pena citare non è probabilmente da attribuire a Mistiaen, che non ha mai usato toni accusatori nei confronti del popolo francese come quelli che compaiono in questa occasione:
“Life is completely different from before the war, and we must have a different conception of life. Let us look at England, for example, where the spirit of a whole people has changed. They work and work. […] It is most striking that everybody works in silence, patriotically, instead of chattering, laughing, arguing and shouting. It should teach us a lesson. It is almost embarrassing to recall these conditions when one sees French people engrossed in partisan preoccupations, talking and making extravagant claims for their own particular group, when the necessity for constructive work is so obvious. There must be cooperation, not merely in theory, but in practice. Work for the community must come first” <143.
Non sono chiari i riferimenti del locutore francese, ma è probabile che fosse un commento alle notizie delle divergenze politiche che stavano animando la Francia nel momento in cui si era deciso di organizzare le prime elezioni amministrative.
Per quanto riguarda le trasmissioni verso la Germania, un testo simile a quello di padre Mistiaen sull’unità dei cristiani del 28 agosto 1944 venne letto anche in tedesco all’inizio del ’45. Tra le tre vie per arrivare a Dio, il locutore contava infatti l’unità, dopo la verità e la pietà:
‘ We are all one community, as we are all the children of God. We should live up to the unity of action. This unity of action was expressed by Christ in the basic law of God: “Love thy neighbour as thyself”. Love is based on unity, and in return produces unity. Unity of Christians among themselves is following the way of love. Love is the mark of Christianity. Looking at Christians one should be able to say: “See how they love each other” ‘ <144.
Il tema dell’unità dei cristiani fu sviluppato ulteriormente dal locutore tedesco in una serie di trasmissioni sulle Chiese orientali tenute da professori del Pontificio Istituto Orientale. Delle otto lezioni vale la pena mettere in luce l’ultima, nella quale per la prima volta a Radio Vaticana si faceva menzione delle concessioni fatte da Stalin alla Chiesa ortodossa nel settembre del 1943 <145. Il locutore tedesco, in questo caso il professore, padre gesuita Wilhelm de Vries, non arrivò invece a ipotizzare l’uso strumentale della tolleranza staliniana, come invece è ormai chiaro dalla storiografia più recente <146, ma mise comunque in luce che nonostante la Chiesa ortodossa potesse godere di nuovo di una certa libertà di culto, rimaneva esclusa la possibilità di educare i giovani alla religione cristiana. De Vries si augurava che la situazione si evolvesse nel senso di una pacifica separazione tra Stato e Chiesa e la completa libertà di religione, «resembling the position in the USA».
Risulta difficilmente decifrabile la scelta di trasmettere una serie di otto lezioni sulle Chiese orientali, seguita subito dopo da un’altra serie di tre trasmissioni sui pensatori orientali e Cristo, inaugurata il 28 marzo. I loro contenuti, senza poterne dare ampio conto in questa sede, non erano quasi mai polemici, soprattutto grazie al fatto che erano affidate ad addetti ai lavori, ovvero ai professori del Pontificio Istituto Orientale.
Con l’avvicinarsi della fine della guerra e il noto timore della Chiesa cattolica per il dilagare del comunismo in Europa, ci si sarebbero forse aspettati testi dai toni più controversisti. Dalle fonti a disposizione possiamo soltanto dire che la scelta di trasmettere queste serie, al di là dei contenuti, fu quasi obbligata, per sopperire alla mancanza di materiale proveniente dalla Chiesa tedesca. Il 26 gennaio infatti, il locutore annunciò che non era più in grado di ricevere notizie di prima mano sull’attività religiosa della Chiesa nel Reich e che da diciotto mesi non veniva edita una lettera pastorale collettiva dell’episcopato tedesco <147. Dal silenzio dei mesi dell’occupazione di Roma Radio Vaticana sembrava essersi ripresa, ma stava ancora in trepida attesa della fine del conflitto.
Intanto Pio XII, con la sempre più probabile vittoria degli Alleati, nel suo radiomessaggio natalizio del 1944 aveva cominciato a parlare di democrazia <148. In un ormai noto passaggio del suo discorso il papa spiegava quali dovevano essere i presupposti di una «vera e sana democrazia, confacente alle circostanze dell’ora presente» <149. Radio Vaticana lo commentò in alcune trasmissioni. In tedesco, per esempio, il locutore contraddiceva quei giornali che avevano dato a Pio XII l’appellativo di «papa democratico» <150. Anche in spagnolo la spiegazione delle parole del pontefice era tesa a sottolineare i limiti entro i quali la democrazia fosse accettabile <151. Il discorso di Pacelli era il frutto di un anno e mezzo di prudente attesa rispetto alle incognite del futuro. In realtà, senza che naturalmente Radio Vaticana avesse potuto darne notizia, i fermenti in vista della costituzione di un partito cattolico o comunque della partecipazione attiva dei cattolici alla politica del dopoguerra in Italia erano cominciati a partire dal luglio del ’43 con il gruppo che si riunì attorno a De Gasperi <152.
Il 7 maggio i microfoni di Radio Vaticana poterono finalmente pronunciare parole di gioia per la fine della guerra. In inglese il ringraziamento era rivolto alla «Immaculate Queen of Peace», perché la pace era stata siglata nel corso del mese a lei dedicato <153. In italiano l’attenzione era rivolta ai festeggiamenti nella capitale dove sirene e campane erano state suonate per diffondere la notizia <154. Anche in questo caso il locutore cercò di mettere in luce alcune coincidenze: la firma della resa dei tedeschi a Caserta il 29 aprile, Santa Caterina patrona d’Italia, mentre l’armistizio europeo cadeva nel giorno della festa della Madonna di Pompei. Maggiormente riflessivo, come del resto era sempre stato per tutta la durata della guerra, il messaggio del locutore francese:
“For six years we have been encircled in a ring of iron; nations have seen their roads trodden by refugees, deportees, prisoners, and requisitioned people. And yet hope prevailed. Today, at last, our hearts are filled with joy; but let this joy not be vulgar and superficial – let it be respectful and dignified, in memory of so much suffering. Let us remember that many of our dear ones are in Heaven, and let their memory hover over our joy. They died, loyal to their duty, to prese rve liberty. Let us cherish them in our hearts” <155.
L’esultanza per la fine della guerra non poteva cancellare i costi che l’umanità tutta aveva dovuto pagare.
[NOTE]
132 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in spagnolo, 17 ottobre 1944, ore 21.00.
133 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in francese, 24 luglio 1944, ore 21.00.
134 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in francese, 17 agosto 1944, ore 21.00.
135 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in francese, 28 agosto 1944, ore 21.00.
136 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in francese, 12 agosto 1944, ore 21.00.
137 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in francese, 19 settembre 1944, ore 20.00.
138 Vale la pena ricordare, anche se non verrà approfondito in questa sede perché naturalmente Radio Vaticana non ne fece cenno, il mito del popolo resistente che il generale de Gaulle, dal primo istante in cui mise piede in Francia, il 7 giugno 1944, cercò di costruire. Si vedano le pagine dedicate a questo aspetto da H. Rousso, Le syndrome de Vichy de 1944 à nos jours, Editions de Seuil, Paris 1990 (prima ed. 1987), p. 30 seg. Per una sintesi degli avvenimenti politici tra la liberazione della Francia e la fine della guerra si vedano i contributi di Ph. Buton, La France atomisée, in La France des années noires, vol. II, De l’Occupation à la Libération, sous la direction de J.-P. Azéma et de F. Bédarida, Editions de Seuil, Paris 1993, pp. 377-404; Id., L’État restauré, ivi, pp. 405-428.
139 Per una sintesi della questione si veda ivi, pp. 422-425 e la bibliografia citata.
140 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in francese, 29 gennaio 1945, ore 20.00.
141 Ph. Buton, L’État restauré, cit., p. 424.
142 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in francese, 5 maggio 1945, ore 20.00.
143 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in francese, 17 maggio 1945, ore 20.00.
144 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in tedesco, 10 gennaio 1945, ore 20.45.
145 L’8 settembre si riunì a Mosca il concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa; Sergij venne eletto patriarca e cominciarono a venir concessi spazi di legalità per l’attività religiosa. Su questo si veda A. Roccucci, Stalin e il patriarca. Chiesa ortodossa e potere sovietico 1917-1958, Einaudi, Torino 2011, p. 173 seg.
146 Ivi, p. 251 seg.
147 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in tedesco, 26 gennaio 1945, ore 20.45.
148 Il radiomessaggio natalizio ai popoli del mondo intero, in Discorsi e radiomessaggi, cit., vol. VI (2 marzo 1944-1 marzo 1945), pp. 235-251.
149 Ivi, pp. 236-243.
150 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in tedesco, 30 dicembre 1944, ore 20.45.
151 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in spagnolo, 11 gennaio 1945, ore 21.00.
152 Per una panoramica e per ragguagli bibliografici si veda G. Vecchio, Guerra e Resistenza, in Cristiani d’Italia, cit., http://www.treccani.it/enciclopedia/guerra-eresistenza_(Cristiani_d’Italia)/. Ultimo accesso 25/01/2016; per una ricostruzione del clima politico sotterraneo si veda R. Moro, I cattolici italiani di fronte alla guerra fascista, cit., p. 88 seg. e bibliografia citata; per un esame più specifico si veda J.-D. Durand, L’Église catholique dans la crise de l’Italie, cit., p. 70 seg.; tra i tanti contributi sulla nascita della Democrazia Cristiana si veda almeno G. Galli, Storia della Democrazia Cristiana, Laterza, Bari 1978.
153 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in inglese, 7 maggio 1945, ore 20.15.
154 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in italiano, 7 maggio 1945, ore 20.30.
155 Daily Digest of Foreign Broadcasts, Vatican City, in francese, 7 maggio 1945, ore 21.00.
Raffaella Perin, Radio Vaticana tra apostolato, propaganda e diplomazia: dalla fondazione alla fine della Seconda guerra mondiale (1931-1945), Tesi, Scuola Normale Superiore, Pisa – École Pratique des Hautes Études, Paris, Anno Accademico 2015-2016
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