Le elezioni del 1987: voto del Sud e âvoto di appartenenzaâ
Osservando i risultati elettorali espressi grazie ai voti dei cittadini italiani il 14 giugno 1987, si registra una discesa netta del Partito Comunista che perde il 3,3% rispetto al 1983; la DC risale del 2,4% e il PSI del 2,9%. La novitĂ principale, perĂČ, fu lâascesa di due nuovi movimenti: la Lega e i Verdi. La prima registrĂČ un incremento dallo 0,6% del 1983 al 1,8% del 1987. I Verdi, invece, non si erano mai presentati in Italia, e in questa loro prima apparizione riuscirono ad approfittare del notevole e clamoroso successo ottenuto dagli ambientalisti tedeschi nel medesimo anno. Inoltre, anche lâopinione pubblica italiana era ormai diventata sensibile a queste problematiche soprattutto a causa della tragedia avvenuta nel marzo del 1986 a Cernobyl in Ucraina, dove era esploso un reattore di una centrale elettro-nucleare. Un altro dato elettorale interessante fu una «meridionalizzazione del PSI e della DC, assi portanti del governo» <46, che «costituisce un ulteriore sintomo di una partitocrazia in crisi, la cui stabilitĂ poggia su un ampio ed eterogeneo blocco sociale [âŠ], tutti portatori di interessi contraddittori tra loro, ma tenuti insieme dalla politica del debito pubblico» <47. Effettivamente «nessuna forza politica ha il coraggio di affrontare il problema dei conti in rosso dello Stato, che servono a sostenere un consenso alla partitocrazia, sempre piĂč ridotto a uno scambio voti-benefici. Neppure la congiuntura economica favorevole induce governo e opposizione a intervenire con una manovra che arresti la voragine sempre piĂč profonda del debito pubblico» <48.Garante elettorale della tenuta di questo blocco sociale fu, dunque, il Sud Italia dove si rafforzarono la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista che, invece, regredirono nelle regioni settentrionali. Il risultato fu lâacuirsi della spaccatura â questa volta politica â tra le due aree principali della penisola italiana: nelle regioni settentrionali, dove era diffusa unâeconomia chiusa di tipo localistico, si unirono in nome dellâappartenenza al Nord Italia â in particolare nelle zone rurali del Veneto e le pendici alpine nel Bergamasco e nel Varesotto in Lombardia â tantissimi cittadini provenienti da ogni strato sociale. Quindi fu solamente la base geografica il pilastro fondante del fenomeno leghista nella valli del Nord; il messaggio politico di questa nuova forza parlava addirittura di separazione del settentrione dal resto dellâItalia; ciĂČ allora poteva anche far sorridere, ma il vero obiettivo era rappresentato da un segnale che nessuno dei partiti riuscĂŹ â ingenuamente â a captare: in quel messaggio era sottesa una critica fortissima al sistema dei partiti e allo stato italiano proveniente dalle regioni a sviluppo avanzato che ambivano a posizionarsi ai primi posti al livello di benessere in tutta lâEuropa. Solitamente queste zone avevano espresso sempre consensi moderati, spesso a favore della Democrazia Cristiana. Lâondata di seguaci che registravano le idee leghiste fece scattare inizialmente un paragone con il movimento dellâUomo Qualunque di Giannini, ma era un confronto che non calzava e che finĂŹ pure per risultare deviante e dannoso per la classe dirigente italiana, miope nel valutare lâaccaduto e le profonde ragioni di un dissenso che negli anni seguenti segnĂČ in maniera determinante lâincedere dei fatti politici in Italia. Il pericolo che percepivano queste regioni era che la crescita economica che stavano registrando potesse bloccarsi a causa della classe politica che sperpera «il denaro pubblico, ostacola il dinamismo produttivo con la sua pletorica burocrazia, alimenta con finanziamenti a pioggia il Mezzogiorno parassitario, riserva inesauribile di voti clientelari. La âquestione meridionaleâ [âŠ] Ăš diventata un peso intollerabile che rischia di trascinare verso il basso anche le regioni piĂč opulente. [âŠ] La reazione Ăš cosĂŹ violenta da rimettere persino in discussione lâunitĂ nazionale. [âŠ] Dallâautonomia municipale si passa a un discorso piĂč complesso sul federalismo, teorizzato da Gianfranco Miglio, studioso di diritto costituzionale» <49. Umberto Bossi, unico senatore ad essere stato eletto in seguito alle elezioni politiche del 1987, tradusse il nuovo messaggio in slogan propagandistici di anti-meridionalismo, «ai limiti del vero e proprio razzismo» <50 contro il meridione parassita, che viveva grazie agli sforzi e alla produttivitĂ settentrionale. «Si deve tornare proprio alle origini localistiche per interpretare correttamente anche i disvalori cosĂŹ enfaticamente proclamati» <51, addirittura da cittadini meridionali che dopo essersi trasferiti al Nord Italia hanno aderito a questi movimenti diventando «piĂč nordisti dei nordisti» <52. Si scatenĂČ anche unâulteriore polemica da parte dei leghisti che attaccavano Roma e i romani, identificandoli come tana e testimoni dei vizi e del parassitismo, difendendo Milano e i milanesi, centro fertile grazie agli abitanti produttivi. «Insomma il territorio contro la politica. [âŠ] Ideologia e religione erano state i punti di riferimento essenziale delle comunitĂ locali [âŠ]. Il declino ideologico e religioso spezza i legami della rete comunitaria con la politica, fino a produrre un risentimento antipolitico che si traduce anche in avversione allo Stato nazionale, caduto nelle mani dei partiti» <53. La X Legislatura si aprĂŹ con le elezioni del 1987, che videro in fase di miglioramento tra i grandi partiti solamente la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista guidato da Bettino Craxi. In ogni caso, il successo si rivelĂČ al di sotto delle aspettative del leader della compagine socialista, il cui leader si convinse che, per quanto il suo partito fosse salito di 5 punti percentuali da quando egli ne era il segretario, era comunque costretto a rimanere «una forza politica di medie proporzioni [âŠ]. In altri termini, Craxi rinunciava alla battaglia sulla presidenza del Consiglio e si accomodava allâesecutivo [âŠ]. Non intuiva il ribollire sotterraneo della societĂ civile e non vedeva sul cielo internazionale le nuvole che annunciavano la tempesta. Proprio quando sarebbe stato necessario muoversi [âŠ], il segretario socialista si chiude allâinterno dei palazzi senza neppure accorgersi dellâassedio ormai in atto» <54.
[NOTE]
46 S. COLARIZI, Op. cit., p.167
47 Ibidem
48 Ivi, p.160
49 S. COLARIZI, Op. cit., p.168
50 Ivi, p.169
51 Ibidem
52 Ibidem
53 Ibidem
54 S. COLARIZI, Op. cit., p.173
Armando Pedone, Il Partito Comunista Italiano nella storia della Prima Repubblica: dalla solidarietĂ nazionale alla scissione del 1991, Tesi di laurea, UniversitĂ Luiss âGuido Carliâ, Anno accademico 2015-2016
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