#salvezza

Cristina Del Biaggiocdb_77@mastodon.online
2025-08-05

"Il loro #grido è la mia #voce. Poesie da #Gaza"

> La #poesia come atto di #resistenza. La forza delle parole come tentativo di #salvezza.

fazieditore.it/catalogo-libri/

#libro #lettura #Palestina

Copertina del libro "Il loro grido è la mia voce. Poesie da Gaza"
2025-07-10

giuseppe garrera: “pier paolo pasolini. porcili”

Ugo Tognazzi nel film Porcile, di Pier Paolo Pasolini (Pagina da «Novella2000», 13 febbraio 1969)

[…] Pasolini frequenta gentaccia e la gentaccia, insegna l’intera civiltà borghese, si riconosce da due elementi, subito: da come è vestita male e dalla poca igiene: il puzzo e la sporcizia, così come il cattivo gusto, sono dati fisici e morali: rom, zingari, clochard, accattoni e capelloni, pezzenti, operai, sottoproletari, immigrati ecc. ecc. lo confermano: la propaganda morale e la tolleranza passano per una campagna igienica e cosmetica, anzi la misurazione del grado di civiltà sarà olfattiva e legata a uso di bagnoschiuma, shampoo, detergenti, detersivi, deodoranti e pulizia di pavimenti in cui specchiarsi (la civiltà dei consumi si presenterà sempre più in grembiule bianco sanitario, come apparato salutare e per una ulteriore sensibilità cosmetica). La sporcizia è cosa fisica e morale. Puzze, sporcizia sempre più bandite. La gente va ripulita. È la categoria del Sud, di tutti i Sud, bandita dal perimetro della civiltà: per il nuovo e il lustro. La dittatura borghese e neocapitalistica è anche imposizione di nettezza, gradevolezza, manipolazione dei corpi (in Salò, Pasolini inscenerà lo spettacolo permanente di una tortura e di un sadismo: cibo, moda, modelli corporei, magrezze, salute, pettinatura, standard di vita, beni, vacanze, mezzi di trasporto, tutto ecc.. ecc.. conformismo, omologazione: milioni di esseri costretti e torturati). E sentirsi, di fronte ai modelli imposti, perennemente inadeguati e brutti. […]

Giuseppe Garrera, Pier Paolo Pasolini. Porcili
in ‘Fabule Magazine’:
https://fabulemagazine.it/pier-paolo-pasolini-porcili

#felicità #neocapitalismo #PCI #PierPaoloPasolini #Porcile #Porcili #PPP #rivoluzione #Salinari #salvezza #sporcizia

2025-07-06

youtu.be/WuaAWjxV_ZE

La prima lettera a Timoteo è una lettera che l’apostolo Paolo scrive al suo giovane collaboratore, per ribadire alcuni punti importanti per il suo lavorare in autonomia.

E nel passo che leggiamo Paolo riconsidera la sua vita e gli viene un ringraziamento al Signore, perché lo ha portato dal suo essere un persecutore dei cristiani al ricevere la sua grazia e […]

https://pastoredarchino.ch/2025/07/06/mai-perfetti-pero-salvi/

donpidonpi73
2025-01-26

Non è moltiplicando Messe e Rosari che ci salveremo.

Riflessione sulla 1ª Lettura di lunedì 27 gennaio 2025

donpi.it/una-volta-per-tutte/

2024-11-03

youtu.be/C9MQI_ROZJc

Predicazione per la domenica della Riforma 2024

(Versione audio)

Romani 3:21-28 Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono. Infatti non c’è distinzione: tutti hanno […]

https://pastoredarchino.ch/2024/11/03/gloriosa-grazia/

Si fa presto a dire gattaro (o gattara, ma per questo articolo utilizzerò il maschile). Si fa presto a pensare “Che ci vuole? Può farlo chiunque”. Si fa presto a pensare che non ci siano problemi perché basta mettere qualche pappa di tanto in tanto e poi dimenticarla in un angolo della casa perché i gatti sono indipendenti.
No, non basta. Non basta perché, oltre a soldi, spazio e tempo, ci vuole tanta, tanta dedizione.
Facciamo così: vi racconterò una mia giornata di tipo con i gatti di casa.

Al momento ho undici gatti, che rimangono sempre in casa senza uscire mai.
I sani sono ott: cinque adulti (Sole, Biondina, Tontolino, Piccolo e Arashi) e tre piccoli (Shinju, Akito e Kasumi). In una stanza a parte tengo i gatti FIV/FELV positivi: Zampa, Jacky, Lupin e Cucciolo (arrivato da poco). In un’altra stanza ancora c’è Oioioi, un gatto positivo che tende a essere aggressivo con gli altri, quindi lo devo tenere separato da tutti.
Eccoli tutti qua in posa (più o meno…):

I gatti positivi, così come altri prima di loro che purtroppo sono deceduti, sono stati tutti recuperati da me in prima persona, almeno quelli che venivano a mangiare dietro casa. Con alcuni non ho avuto particolari problemi perché avevano confidenza ed entravano in casa spontaneamente, ma con altri ho dovuto utilizzare una gabbia trappola e il loro recupero, a volte, ha richiesto mesi di paziente attesa e ansia costante.
Quando non avevo ancora la possibilità di ospitarli in casa ne sono spariti molti nel corso degli anni e, oltre al ricordo, l’unica cosa che resta è il rimpianto di non essere intervenuto tempestivamente. Ma ormai quel che (non) è fatto è fatto…
Gli ultimi presi li ho fatto castrare e testare a spese mie nel tentativo di trovare loro adozione, ma senza risultato. Già i gatti adulti sono poco desiderabili, figuriamoci quando hanno qualche patologia. In conclusione, questa è diventata anche casa loro.

Se già la cattura è stata complicata, nemmeno l’inserimento è risultato immediato con tutti. Di norma fuori, quando erano interi (ossia non castrati), tendevano ad azzuffarsi per dominare il territorio e assicurarsi di arrivare primi alla pappa (rigorosamente cruelty free, ossia non testata sugli animali). Fuori avevano sempre almeno tre o quattro ciotole tra acqua, pappa umida e croccantini. Pappa e acqua che, in inverno, trovavano calda dopo averla intiepidita nel forno a microonde. La presenza di nuovi vicini di casa ha vanificato l’utilizzo delle cucce, così dopo aver mangiato tendevano a cercare un rifugio lontano da qui.
Qualcuno solleverà l’obiezione che, abitando in campagna, avrei potuto anche lasciarli vivere all’aperto. Come hanno dimostrato i gatti che non sono più tornati, anche vivere vicino a un bosco li espone continuamente al pericolo: vicini di casa ostili contro i gatti, cani lasciati liberi, auto (anche se non abito vicino alla strada i gatti tendono a spostarsi), cacciatori, predatori (altri gatti, volpi, faine, lupi, etc.), malattie, freddo, fame e via dicendo.
Il prezzo della libertà a volte si paga con la vita. E questo sapete cosa significa? Che quando un giorno non vedi uno di loro rispettare l’appuntamento con la pappa pensi subito al peggio. A volte non tornano più e non scopri perché, ma lo intuisci.

Quindi, quando mi si è presentata l’opportunità di farli entrare in casa, non ho più esitato: prima uno, poi un altro, poi un altro ancora. Tutti dentro e problema risolto. O meglio: risolto solo il problema delle sparizioni. Anche tralasciando il fatto di essere un maniaco del controllo, penso sia normale volerli tenere costantemente in un ambiente protetto.
Dopo aver risparmiato e sfruttato sconti vari ho acquistato prima una gabbia di degenza con le ruote e, in seguito, una fissa. Entrambe hanno più pedane e si sviluppano in larghezza e in altezza. Sono abbastanza capienti da contenere la vaschetta con la lettiera, almeno tre ciotole (acqua, pappa umida e croccantini), palline, tiragraffi, erba (saltuariamente) e cuscini con coperte o cucce.
Ecco qui tutti i miei attrezzi di lavoro:

Qua dentro i gatti da inserire hanno soggiornato temporaneamente per abituarsi al contatto umano e alla presenza degli altri gatti (inclusi quelli con i quali, fuori, litigavano). Gli stessi gatti che fuori litigavano ora dormono vicini, giocano e si strusciano tra loro.
Le gabbie sono servite anche per tenerli pronti alla ricattura col trasportino per portarli dal veterinario per la castrazione. Adesso sono adibite alla degenza, a meno che non compaiano altri gatti all’orizzonte o non ne arrivi qualcuno da una colonia.

Avere una fase di inserimento significa dilatare ulteriormente i tempi per svolgere tutte le faccende gattesche. Prima di far girare per casa i gatti positivi i sani vanno chiusi nella camera da letto. Siccome ormai sanno cosa succede quando cerco di attirarli nella stanza, qualcuno evade in cucina o si nasconde da qualche parte perché non si vuole che chiuda la porta.
Alla fine devo dedicare sempre qualche minuto al loro recupero, ma è necessario per non farli entrare in contatto. Sarebbe sicuramente tutto molto più semplice e meno dispersivo lasciarli girare tutti senza restrizioni, ma non si può.

Una volta aperta la porta dell’altra camera i gatti positivi girano per casa, se ne hanno voglia. A quel punto pulisco le lettiere, le coperte, le cucce e il pavimento. Cambio l’acqua, aggiungo i croccantini dove mancano e metto la pappa fresca nelle ciotole. Procedo anche al recupero delle palline, che di solito trovo nei posti più disparati.
Adesso non c’è più questo pericolo, quindi posso operare all’interno della gabbia di degenza senza tanti patemi d’animo. Ma in passato è capitato che dovessi fare attenzione che il gatto di turno in degenza non scappasse e si azzuffasse con gli altri coinquilini. Di conseguenza dovevo chiudermi in stanza lasciando i gatti fuori, aprire la gabbia di degenza facendo attenzione che il gatto ospitato non scappasse (sarebbe stato problematico il recupero), pulire la gabbia, la lettiera e le coperte, cambiare l’acqua e le ciotole con la pappa appena messa.
Probabilmente sembra una cosa da nulla, ma ci vuole tanto tempo per svolgere queste attività, soprattutto quando ci sono gatti in isolamento. In una parola: è estenuante. Finita la procedura – che ripeto tre volte al giorno – i gatti rientrano nella stanza e mangiano, giocano o vanno sul letto a dormire.

Ritorniamo su questo punto: l’isolamento. Tenere isolati dei gatti vuol dire osservare un rispetto quasi maniacale di abitudini e orari. I sani sono sempre liberi, ma vengono chiusi in camera da letto quando faccio girare i positivi. Non posso limitarmi a entrare velocemente nella stanza di questi ultimi: primo perché voglio far girare per casa anche loro e secondo perché devo fare continuamente avanti e indietro per cambiare le ciotole, mettere la pappa e l’acqua fresca, pulire le lettiere, il pavimento, le coperte e le cucce, aprire o chiudere le persiane. Quindi devo poter andare avanti e indietro con un certo grado di libertà, e comunque qualche gatto potrebbe sempre sgusciare fuori o dentro nonostante un atteggiamento accorto e prudente. A questo punto abbiamo i gatti sani chiusi e i positivi in giro per casa. Anche in questo caso devo suddividere i turni tra quelli nella stanza e l’altro separato da tutti, altrimenti li terrei tutti insieme.

Oltre alle varie fasi di pulizia e approvvigionamento dedico sempre qualche minuto al gioco. Quasi tutti gradiscono le palline, che devo cercare e recuperare ogni volta per non comprarne venti al giorno. Con queste giocano sia quando le lancio sia quando chiudo la porta e le lascio sul pavimento.
Poi ci sono i vari controlli visivi per vedere se qualcuno è dimagrito, ha problemi a mangiare o a camminare, ha perso ciocche di pelo, etc. Soprattutto con i gatti positivi, come ho avuto modo di constatare, la situazione può precipitare dall’oggi al domani. Agli occhi di chi non si occupa di gatti può sembrare tutto un’inezia, ma non si parla quasi mai della tensione emotiva che c’è quando si apre una semplice porta di legno e si spera di non vedere il corpo senza vita di un gatto. Ma anche quando è ancora vivo e mostra i sintomi altamente debilitanti della FIV o della FELV (o di entrambe) non puoi più tirare un sospiro di sollievo. Mai più.

A quel punto non è più questione di se, ma di quando. È un conto alla rovescia che vorresti non raggiungesse mai lo zero. Inizia la spola dal veterinario (nel mio caso ci sono volontari e volontarie che mi danno un passaggio in auto, altrimenti a piedi avrei difficoltà ad arrivarci) e l’illusione di poter ribaltare la situazione. Cerchi di prepararti mentalmente all’addio, ti ripeti scuse che andrà in un posto migliore e non soffrirà più. Sono tutte cazzate: non si è mai pronti all’addio.
Apro una parentesi. Non credendo nemmeno nel Ponte dell’arcobaleno, per me la morte è semplicemente un differente stato della materia organica. Spero solo che gli atomi dispersi nell’ambiente non contribuiscano a creare un altro essere umano, ché quelli dovrebbero solo sparire dalla faccia del pianeta. Chiudo la parentesi.
Quando arrivi al punto di non ritorno pensi solo che avresti dovuto farlo entrare in casa prima che si ammalasse. Pensi che l’hai accolto per salvarlo, anche se alla fine muore lo stesso. Pensi che forse si sarebbe potuto godere la vita in libertà, anche se sai che là fuori sarebbe potuto morire molto tempo prima e in modo ben peggiore.

Non pensi che, anche se per poco, è stato al sicuro e amato. Non pensi di averlo salvato, se poi muore lo stesso. E così, alimentando la spirale, pensi a chi è ancora là fuori, a chi vaga in cerca di cibo e un riparo, a chi scappa dai cani o dalle persone, a chi si sta spegnendo sull’asfalto dopo essere stato investito, a chi sta morendo in questo stesso momento senza aver mai ricevuto una carezza. Pensi solo alle cose brutte, perché sai che al mondo le cose belle sono poche, e quasi mai riservate agli animali. Pensi a tutti gli idioti che spendono la propria ricchezza in scemenze, immaginando che, se fossi tu a essere ricco economicamente, destineresti milioni di euro solo per aprire un rifugio che possa ospitare milioni di gatti.
Non ti interessano i ringraziamenti o gli encomi; al massimo qualche donazione di tanto in tanto, ma si vede sempre col binocolo e non è mai realmente risolutiva.

Che tu faccia qualcosa o non faccia niente, raramente c’è la sensazione di aver deciso correttamente. Ma lo fai, anche se a volte qualcuno ti giudica male, ti rema contro o ti boicotta. Che poi è la stessa gente che dispensa consigli a destra e a manca senza mai muovere un muscolo per i gatti. Peccato che, se tutti facessimo qualcosa, il peso sostenuto da pochi verrebbe alleviato.
Lo fai nonostante la perenne carenza di risorse e il dolore accumulato. A ogni addio il tuo cuore si sgretola e ucciderebbe metaforicamente chiunque, ma tu sei immortale perché sai di non poter cedere allo sconforto.
Lo fai nonostante gli errori commessi, sapendo che non ripeterai gli stessi, ma anche che ce ne saranno di nuovi pronti a castigarti, come se una forza onnipotente tentasse di convincerti a smettere.
Lo fai sapendo che niente e nessuno ti convincerà mai a desistere.

Vittorio Tatti

https://aspettandolestinzioneumana.wordpress.com/2024/05/13/unocchiata-nella-casa-di-un-gattaro/

#adozione #amore #casa #gattaro #Gatti #morte #rifugio #salvezza #speranza

Gianluca Di Marzio 🤖DiMarzio@sportsbots.xyz
2024-05-12

📌 6 squadre coinvolte, 4 delle quali rimarranno in #SerieA: ecco il punto sulla lotta #salvezza

pazzidifanta.com/news-fantacalc…

Si fa presto a dire gattaro (o gattara, ma per questo articolo utilizzerò il maschile). Si fa presto a pensare “Che ci vuole? Può farlo chiunque”. Si fa presto a pensare che non ci siano problemi perché basta mettere qualche pappa di tanto in tanto e poi dimenticarla in un angolo della casa perché i gatti sono indipendenti.
No, non basta. Non basta perché, oltre a soldi, spazio e tempo, ci vuole tanta, tanta dedizione.
Facciamo così: vi racconterò una mia giornata di tipo con i gatti di casa.

Al momento ho undici gatti, che rimangono sempre in casa senza uscire mai.
I sani sono sei: tre adulti (Sole, Biondina e Tontolino) e tre piccoli (Shinju, Akito e Kasumi). In una stanza a parte tengo i gatti FIV/FELV positivi: Zampa, Jacky, Lupin e Cucciolo (arrivato da poco). In un’altra stanza ancora c’è Oioioi, un gatto positivo che tende a essere aggressivo con gli altri, quindi lo devo tenere separato da tutti.
Eccoli tutti qua in posa (più o meno…):

I gatti positivi, così come altri prima di loro che purtroppo sono deceduti, sono stati tutti recuperati da me in prima persona, almeno quelli che venivano a mangiare dietro casa. Con alcuni non ho avuto particolari problemi perché avevano confidenza ed entravano in casa spontaneamente, ma con altri ho dovuto utilizzare una gabbia trappola e il loro recupero, a volte, ha richiesto mesi di paziente attesa e ansia costante.
Quando non avevo ancora la possibilità di ospitarli in casa ne sono spariti molti nel corso degli anni e, oltre al ricordo, l’unica cosa che resta è il rimpianto di non essere intervenuto tempestivamente. Ma ormai quel che (non) è fatto è fatto…
Gli ultimi presi li ho fatto castrare e testare a spese mie nel tentativo di trovare loro adozione, ma senza risultato. Già i gatti adulti sono poco desiderabili, figuriamoci quando hanno qualche patologia. In conclusione, questa è diventata anche casa loro.

Se già la cattura è stata complicata, nemmeno l’inserimento è risultato immediato con tutti. Di norma fuori, quando erano interi (ossia non castrati), tendevano ad azzuffarsi per dominare il territorio e assicurarsi di arrivare primi alla pappa (rigorosamente cruelty free, ossia non testata sugli animali). Fuori avevano sempre almeno tre o quattro ciotole tra acqua, pappa umida e croccantini. Pappa e acqua che, in inverno, trovavano calda dopo averla intiepidita nel forno a microonde. La presenza di nuovi vicini di casa ha vanificato l’utilizzo delle cucce, così dopo aver mangiato tendevano a cercare un rifugio lontano da qui.
Qualcuno solleverà l’obiezione che, abitando in campagna, avrei potuto anche lasciarli vivere all’aperto. Come hanno dimostrato i gatti che non sono più tornati, anche vivere vicino a un bosco li espone continuamente al pericolo: vicini di casa ostili contro i gatti, cani lasciati liberi, auto (anche se non abito vicino alla strada i gatti tendono a spostarsi), cacciatori, predatori (altri gatti, volpi, faine, lupi, etc.), malattie, freddo, fame e via dicendo.
Il prezzo della libertà a volte si paga con la vita. E questo sapete cosa significa? Che quando un giorno non vedi uno di loro rispettare l’appuntamento con la pappa pensi subito al peggio. A volte non tornano più e non scopri perché, ma lo intuisci.

Quindi, quando mi si è presentata l’opportunità di farli entrare in casa, non ho più esitato: prima uno, poi un altro, poi un altro ancora. Tutti dentro e problema risolto. O meglio: risolto solo il problema delle sparizioni. Anche tralasciando il fatto di essere un maniaco del controllo, penso sia normale volerli tenere costantemente in un ambiente protetto.
Dopo aver risparmiato e sfruttato sconti vari ho acquistato prima una gabbia di degenza con le ruote e, in seguito, una fissa. Entrambe hanno più pedane e si sviluppano in larghezza e in altezza. Sono abbastanza capienti da contenere la vaschetta con la lettiera, almeno tre ciotole (acqua, pappa umida e croccantini), palline, tiragraffi, erba (saltuariamente) e cuscini con coperte o cucce.
Ecco qui tutti i miei attrezzi di lavoro:

Qua dentro i gatti da inserire hanno soggiornato temporaneamente per abituarsi al contatto umano e alla presenza degli altri gatti (inclusi quelli con i quali, fuori, litigavano). Gli stessi gatti che fuori litigavano ora dormono vicini, giocano e si strusciano tra loro.
Le gabbie sono servite anche per tenerli pronti alla ricattura col trasportino per portarli dal veterinario per la castrazione. Adesso sono adibite alla degenza, a meno che non compaiano altri gatti all’orizzonte o non ne arrivi qualcuno da una colonia.

Avere una fase di inserimento significa dilatare ulteriormente i tempi per svolgere tutte le faccende gattesche. Prima di far girare per casa i gatti positivi i sani vanno chiusi nella camera da letto. Siccome ormai sanno cosa succede quando cerco di attirarli nella stanza, qualcuno evade in cucina o si nasconde da qualche parte perché non si vuole che chiuda la porta.
Alla fine devo dedicare sempre qualche minuto al loro recupero, ma è necessario per non farli entrare in contatto. Sarebbe sicuramente tutto molto più semplice e meno dispersivo lasciarli girare tutti senza restrizioni, ma non si può.

Una volta aperta la porta dell’altra camera i gatti positivi girano per casa, se ne hanno voglia. A quel punto pulisco le lettiere, le coperte, le cucce e il pavimento. Cambio l’acqua, aggiungo i croccantini dove mancano e metto la pappa fresca nelle ciotole. Procedo anche al recupero delle palline, che di solito trovo nei posti più disparati.
Adesso non c’è più questo pericolo, quindi posso operare all’interno della gabbia di degenza senza tanti patemi d’animo. Ma in passato è capitato che dovessi fare attenzione che il gatto di turno in degenza non scappasse e si azzuffasse con gli altri coinquilini. Di conseguenza dovevo chiudermi in stanza lasciando i gatti fuori, aprire la gabbia di degenza facendo attenzione che il gatto ospitato non scappasse (sarebbe stato problematico il recupero), pulire la gabbia, la lettiera e le coperte, cambiare l’acqua e le ciotole con la pappa appena messa.
Probabilmente sembra una cosa da nulla, ma ci vuole tanto tempo per svolgere queste attività, soprattutto quando ci sono gatti in isolamento. In una parola: è estenuante. Finita la procedura – che ripeto tre volte al giorno – i gatti rientrano nella stanza e mangiano, giocano o vanno sul letto a dormire.

Ritorniamo su questo punto: l’isolamento. Tenere isolati dei gatti vuol dire osservare un rispetto quasi maniacale di abitudini e orari. I sani sono sempre liberi, ma vengono chiusi in camera da letto quando faccio girare i positivi. Non posso limitarmi a entrare velocemente nella stanza di questi ultimi: primo perché voglio far girare per casa anche loro e secondo perché devo fare continuamente avanti e indietro per cambiare le ciotole, mettere la pappa e l’acqua fresca, pulire le lettiere, il pavimento, le coperte e le cucce, aprire o chiudere le persiane. Quindi devo poter andare avanti e indietro con un certo grado di libertà, e comunque qualche gatto potrebbe sempre sgusciare fuori o dentro nonostante un atteggiamento accorto e prudente. A questo punto abbiamo i gatti sani chiusi e i positivi in giro per casa. Anche in questo caso devo suddividere i turni tra quelli nella stanza e l’altro separato da tutti, altrimenti li terrei tutti insieme.

Oltre alle varie fasi di pulizia e approvvigionamento dedico sempre qualche minuto al gioco. Quasi tutti gradiscono le palline, che devo cercare e recuperare ogni volta per non comprarne venti al giorno. Con queste giocano sia quando le lancio sia quando chiudo la porta e le lascio sul pavimento.
Poi ci sono i vari controlli visivi per vedere se qualcuno è dimagrito, ha problemi a mangiare o a camminare, ha perso ciocche di pelo, etc. Soprattutto con i gatti positivi, come ho avuto modo di constatare, la situazione può precipitare dall’oggi al domani. Agli occhi di chi non si occupa di gatti può sembrare tutto un’inezia, ma non si parla quasi mai della tensione emotiva che c’è quando si apre una semplice porta di legno e si spera di non vedere il corpo senza vita di un gatto. Ma anche quando è ancora vivo e mostra i sintomi altamente debilitanti della FIV o della FELV (o di entrambe) non puoi più tirare un sospiro di sollievo. Mai più.

A quel punto non è più questione di se, ma di quando. È un conto alla rovescia che vorresti non raggiungesse mai lo zero. Inizia la spola dal veterinario (nel mio caso ci sono volontari e volontarie che mi danno un passaggio in auto, altrimenti a piedi avrei difficoltà ad arrivarci) e l’illusione di poter ribaltare la situazione. Cerchi di prepararti mentalmente all’addio, ti ripeti scuse che andrà in un posto migliore e non soffrirà più. Sono tutte cazzate: non si è mai pronti all’addio.
Apro una parentesi. Non credendo nemmeno nel Ponte dell’arcobaleno, per me la morte è semplicemente un differente stato della materia organica. Spero solo che gli atomi dispersi nell’ambiente non contribuiscano a creare un altro essere umano, ché quelli dovrebbero solo sparire dalla faccia del pianeta. Chiudo la parentesi.
Quando arrivi al punto di non ritorno pensi solo che avresti dovuto farlo entrare in casa prima che si ammalasse. Pensi che l’hai accolto per salvarlo, anche se alla fine muore lo stesso. Pensi che forse si sarebbe potuto godere la vita in libertà, anche se sai che là fuori sarebbe potuto morire molto tempo prima e in modo ben peggiore.

Non pensi che, anche se per poco, è stato al sicuro e amato. Non pensi di averlo salvato, se poi muore lo stesso. E così, alimentando la spirale, pensi a chi è ancora là fuori, a chi vaga in cerca di cibo e un riparo, a chi scappa dai cani o dalle persone, a chi si sta spegnendo sull’asfalto dopo essere stato investito, a chi sta morendo in questo stesso momento senza aver mai ricevuto una carezza. Pensi solo alle cose brutte, perché sai che al mondo le cose belle sono poche, e quasi mai riservate agli animali. Pensi a tutti gli idioti che spendono la propria ricchezza in scemenze, immaginando che, se fossi tu a essere ricco economicamente, destineresti milioni di euro solo per aprire un rifugio che possa ospitare milioni di gatti.
Non ti interessano i ringraziamenti o gli encomi; al massimo qualche donazione di tanto in tanto, ma si vede sempre col binocolo e non è mai realmente risolutiva.

Che tu faccia qualcosa o non faccia niente, raramente c’è la sensazione di aver deciso correttamente. Ma lo fai, anche se a volte qualcuno ti giudica male, ti rema contro o ti boicotta. Che poi è la stessa gente che dispensa consigli a destra e a manca senza mai muovere un muscolo per i gatti. Peccato che, se tutti facessimo qualcosa, il peso sostenuto da pochi verrebbe alleviato.
Lo fai nonostante la perenne carenza di risorse e il dolore accumulato. A ogni addio il tuo cuore si sgretola e ucciderebbe metaforicamente chiunque, ma tu sei immortale perché sai di non poter cedere allo sconforto.
Lo fai nonostante gli errori commessi, sapendo che non ripeterai gli stessi, ma anche che ce ne saranno di nuovi pronti a castigarti, come se una forza onnipotente tentasse di convincerti a smettere.
Lo fai sapendo che niente e nessuno ti convincerà mai a desistere.

L’Umano

https://aspettandolestinzioneumana.wordpress.com/2024/03/10/unocchiata-nella-casa-di-un-gattaro/

#adozione #amore #casa #gattaro #Gatti #morte #rifugio #salvezza #speranza

Tom's Hardware Italiatomshw
2024-02-05

🤖💥 "Le IA e le armi nucleari: un match evitato. Per ora, il potere è umano. "

🔗 tomshw.it/altro/le-ia-userebbe

Cristina Del Biaggiocdb_77@mastodon.online
2023-12-15

"La #cultura è l'unica #salvezza"
"#Culture is the only #salvation"

Signed "gli #scugnizzi"

#graffiti #StreetArt spotted in #Naples

Ping @RadicalGraffiti

La cultura è l'unica salvezza
Oloap :mastodon: :proton:Paoblog@mastodon.uno
2022-11-16

Qualche decennio fa Rok con il suo Amore mi ha salvato dal male che mi era stato inflitto per puro piacere, a seguito di una separazione devastante, con annessi e connessi ed anni di tribunali.

Martin con il suo Amore incondizionato mi ha tirato fuori da quel mare di dolore nel quale galleggiavo dopo quanto successo nel 2021.

Rok non ama apparire, per cui basti la foto di Martin per riassumere l'Amore totale che provo per loro.

#amore #ilpiccolomartin #depressione #salvezza

2020-09-18

Non parlare con #chiunque della #religiosità e della #vita conforme a #verità.

Non dico ciò per #gelosia, ma perché agli #occhi dello #stolto appariresti #ridicolo.

Esiste #concordanza tra le cose simili, #pochi sono quelli che possono ascoltare tali cose, forse è più giusto dire che sono #rari.

Meglio è non parlare, #Dio non domanda che si parli per giungere alla #salvezza.

#SAntonioAbate #Filocalia

2019-11-30

Cattolicesimo - Il faro: una riflessione di Luigi Spilla diggita.com/v.php?id=1647954 #faro #fede #luigispilla #salvezza

2019-06-24

Cristianesimo - Tutti i popoli sono figli di Dio. bit.ly/2KAup80 #figlididio #popoli #salvezza #vangelo

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