La stroncatura di Franco Loi verso la poesia in lingua di Pasolini. Così, la poesia italiana si è incamminata verso un ruolo di nicchia. È matematico: quando dei modesti poeti parlano della poesia di un grande, mettiamo di un Pasolini, ecco che escono fuori la piccolezza umana e la minuscola statura intellettuale…
https://giorgiolinguaglossa.substack.com/publish/posts/detail/162308603/share-center
GIORGIO LINGUAGLOSSA aprile 28, 2025
Share
È matematico: quando dei modesti poeti parlano della poesia di un grande, mettiamo di un Pasolini, ecco che escono fuori la piccolezza umana e la minuscola statura intellettuale, escono fuori le rivalità, le gelosie, le antipatie, le malizie, le arguzie verso chi ha avuto più fortuna e ha goduto delle attenzioni dei lettori e della critica. Prendiamo ad esempio Franco Loi, che oggi lo si ricorda per la sua stroncatura della poesia di Pasolini. Loi ne parla come di un poeta modesto che ha acquistato fama e notorietà (proprio quella che lui non ha mai goduto in vita pur avendo sempre pubblicato nella collana bella di Mondadori e scriveva tramezzini critici su “Il Sole 24 ore”). Loi era un poeta troppo modesto per saper argomentare le sue misere frecciatine verso Pasolini, si limita a colpirlo ai fianchi e sugli stinchi, come fa un mediocre calciatore verso il fuoriclasse che non riesce a marcare. Per iniziare, ecco una stoccata malevola, un vero calcio sugli stinchi:
Scrive Loi in una recensione al volume apparsa sul quotidiano “il Sole 24 ore” del gennaio 1994:
“Sono troppi coloro che ammirando Pasolini polemista e vedendo con favore la sua apparente trasgressività hanno voluto crederlo anche un grande poeta. Anch’io sono stato tra quelli, ma rileggendolo ora posso dire puntigliosamente che l’intera sua statura poetica e intellettuale va ridimensionata”.
E poi passa al secondo calcio sulle caviglie quando antepone la poesia in friulano di Pasolini (L’usignolo della chiesa cattolica, poesie scritte fra il 1943 e il 1949 e pubblicate in volume nel 1958) alla sua poesia in lingua:
“Semmai il dialetto è di qualità nettamente superiore -a volte si danno piccoli capolavori di stile- ma nel suo dialetto manca il coro, “il noi” caratteristico di ogni lingua di comunità e di esperienza orale”
Con tutto il rispetto dovuto alle poesie in friulano di Pasolini, quelle sì che erano delle operazioni di scuola, una scrittura, quella di Pasolini, che intendeva fuoriuscire dal linguaggio della poesia italiana post-ermetica. Una operazione raffinata e calibrata per imporsi come poeta di alta stoffa sartoriale. Infatti, si tratta di un vero e proprio vestito di bella sartorialità, nel libro ci sono delle immagini di rara “bellezza”, ma sono immagini legate ad un concetto scolastico del “Bello”, la poesia di Pasolini in friulano resta ancorata ad una cultura polverosa e libresca, che punta sull’accattivante e sulla curiosità di un linguaggio intonso ed astruso quale era il friulano.
Di altro livello saranno le poesie in italiano che Pasolini pubblicherà a partire da Le ceneri di Gramsci, del 1957, vero capolavoro della poesia italiana di quegli anni. Ma con questa cosa qui il modesto Loi non riusciva proprio a rivaleggiare, gli sfugge completamente la cosa più importante: che Pasolini con Le ceneri di Gramsci pensava ad un Grande Progetto per la poesia italiana, volta ad indirizzare la poesia italiana sostanzialmente ancora petrarchesca verso il traguardo di una riforma linguistica radicale che non rompesse in modo drastico con la tradizione lirica. Loi, da poeta dialettale, ha tutto l’interesse a rovesciare le carte, sopravvalutare il libro in dialetto di Pasolini rispetto a quella in italiano per mettere in prima fila la propria poesia dialettale, sarebbe come dire che Filò (1976) di Zanzotto sia superiore alla sua poesia in italiano, sfugge completamente a Loi il grande problema della poesia italiana del suo tempo, che si ripropone pari pari anche oggi, cioè che l’ontologia linguistica del Novecento non è in vendita e non è a scelta dei narcisismi personali, che la piramide della ontologia linguistica del Novecento va rovesciata. Questo Pasolini lo aveva compreso benissimo, ma poi le cose del Paese sono andate come sappiamo e la poesia italiana si è incamminata verso un ruolo di nicchia.
#andreaZanzotto #Filò #FrancoLoi #giorgioLinguaglossa #GrandeProgetto #LeCeneriDiGramsci #novecento #PierPaoloPasolini #PoesiaItaliana #stroncatura