#Ungheria

Open Online [bot]openonline@mastomondo.net
2025-10-09

📰 Nobel per la Letteratura all’ungherese Lazlo Krasznahorkai: «Ha trovato la via di uscita in mezzo al terrore dell’apocalisse»

#️⃣ #CULTURASPETTACOLO #Libri #PremioNobel #Svezia #Ungheria #Openonline #News #Notizie #Italia #mastomondo

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𐌐𐌀Ꝋ𐌋Ꝋ :antifa:steek_hutzee@mastodon.uno
2025-10-09

"Sottraendo Ilaria Salis al suo processo per un voto (quello dell’interessata, si suppone), il Parlamento europeo ha certificato che l’Ungheria non è uno Stato di diritto. Quindi, per coerenza, dovrebbe espellerla dall’Ue e chi la fece entrare nel 2004 (commissione Prodi) dovrebbe ammettere l’errore..."

ilfattoquotidiano.it/in-edicol

#MarcoTravaglio #IlFattoQuotidiano #Editoriale #Politica #Salis #IlariaSalis #Ungheria #Guerra #Russia #Ucraina

2025-10-08

#diritto #Europa #Ungheria #libertà #stampa #magistratura #dirittiumani #ilariasalis
Europa Diritto in equilibrio su un solo voto.
Oggi per @repubblica

2025-10-08

Ilaria Salis resta libera. Il Parlamento Europeo conferma l’immunità.
Con 306 voti favorevoli, 305 contrari e 17 astenuti, l’Europarlamento ha respinto la richiesta dell’Ungheria di revocare l’immunità parlamentare alla eurodeputata Ilaria Salis.
Rischiava fino a 11 anni di carcere.
@attualita

#Salis #Europarlamento #Ungheria

Marco Fenicemarco_fenice
2025-10-07

Ilaria Salis ha visto confermare la sua immunità, bene così.
Chi la vede come una sconfitta vada a vivere in Ungheria, vediamo come si troverà in quella che ormai sta diventando una dittatura liberticida.
Poi, però, se capita qualcosa a voi non andate a cercare l'ambasciata italiana.
Un salutone a Salvini che già sta sbraitando contro la sua stessa maggioranza e anche a Vannacci che postava video di sfida prima di partire per il voto! 🤗

Associazione Peacelinkpeacelink@sociale.network
2025-09-24

L'#Ungheria non ha intenzione di smettere di acquistare #petrolio della #Russia, anche se il presidente #Usa #Trump avanzerà una richiesta in tal senso. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri ungherese Peter #Szijjarto. "Siamo un paese senza sbocco sul mare. Sarebbe fantastico se avessimo accesso al mare, potessimo costruire una raffineria o un terminale Gnl e connetterci al mercato globale. Ma non è così", ha dichiarato Szijjártó in un'intervista con ATV da New York.
Tgcom24
#sanzioni

Radio Blackout - Rss Botradioblackout@mastodon.bida.im
2025-09-09
Associazione Peacelinkpeacelink@sociale.network
2025-09-07

#Russia #sanzioni
#Ucraina, scontro in #Ue sul #petrolio russo. #Costa: "L'#Ungheria smetta di comprarlo". Budapest: "Noi lo facciamo allo scoperto. Altri in segreto" - Il Fatto Quotidiano

ilfattoquotidiano.it/live-post

2025-08-28

L’#Ungheria ha aperto un nuovo fronte nello scontro con #Bruxelles. #Budapest ha infatti intentato una causa contro l’#UnioneEuropea per contestare l’utilizzo degli #interessi maturati sui #beni sovrani #russi congelati a sostegno militare dell’#Ucraina. Il ricorso, registrato come causa C-319/25 e formalmente accolto dalla #CortediGiustizia Europea lo scorso 25 agosto, accusa il #ConsiglioUE di aver “illegalmente negato” il diritto 1/n
@attualita

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Il Mitte Berlinoilmitteberlino
2025-08-07

📍Dove finisce il libero scambio di opinioni e dove inizia la legittimazione dell’estrema destra? Il caso Ludwig fa discutere.

Foto: EPA/CLEMENS BILAN

ilmitte.com/2025/08/unione-sas

Open Online [bot]openonline@mastomondo.net
2025-08-02

📰 Ruggito Leclerc: pole Ferrari al Gp di Ungheria davanti alle McLaren. Disastro Hamilton nelle qualifiche

#️⃣ #SPORT #CharlesLeclerc #Ferrari #Formula1 #Ungheria #Openonline #News #Notizie #Italia #mastomondo

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LaRampa.itlarampa
2025-07-31

La fine della guerra fredda

L’evento che più sconvolse gli equilibri internazionali alla fine degli anni Ottanta e che condizionò fortemente lo scenario politico italiano, dove il Partito comunista raccoglieva circa il 25-30 per cento dei consensi, fu la fine della Guerra Fredda. Tale scontro, pur non concretizzandosi mai in un vero e proprio conflitto militare, si consumò nel corso dei decenni attraverso vari campi, come quello aerospaziale, tecnologico, ideologico, sportivo, culturale e tecnologico-militare. Il termine “Guerra Fredda” fu coniato nel 1947 dal consigliere presidenziale americano Bernard Baruch e dal giornalista del New York Times, Walter Lippman, per descriverne l’emergere delle tensioni alla fine della Seconda guerra mondiale che aveva visto le due superpotenze alleate <1. Un contrasto, quello fra le due superpotenze, che mirava a presentare all’opinione pubblica internazionale il proprio modello di sviluppo come quello migliore in assoluto: il modello liberal-capitalistico americano da un lato, e quello comunista del blocco Sovietico dall’altro, dividendo così l’Europa Occidentale e Orientale attraverso la cortina di ferro e ideologicamente il mondo in due blocchi <2.
La politica di distensione ebbe inizio nel 1985 grazie al segretario del Partito comunista sovietico, Michail Gorbaciov, e al Presidente americano, Ronald Reagan. Il leader sovietico, infatti, aveva iniziato la sua carriera dopo la morte di Stalin avvenuta nel 1953, e quindi rappresentava l’ascesa al potere di una nuova classe politica desiderosa di cambiare la società russa e porre fine al totalitarismo e all’assenza di libertà. La situazione ereditata da Gorbaciov era grave: una crescita prossima allo zero e un drastico deprezzamento della moneta, dovuto soprattutto alla diminuzione del prezzo del petrolio, che costituiva il 60% delle esportazioni sovietiche <3. Ad aggravare ulteriormente il quadro vi era il fatto che l’URSS, sin dalla fine del secondo conflitto mondiale, aveva speso più del 25% del Prodotto Interno Lordo in armamenti, a discapito dei beni destinati alla popolazione, nell’obbiettivo di mantenere il ruolo di supremazia mondiale.
La politica di Gorbaciov ruotò attorno a due punti fondamentali: “glasnost”, una maggiore trasparenza nella vita pubblica russa che per anni era stata segnata dal totalitarismo staliniano; e “perestroika”, che indicava il complesso di riforme economiche con le quali si intendeva favorire una progressiva liberalizzazione del mercato sovietico. I primi importanti provvedimenti furono varati nel 1987. Le imprese statali furono riformate con l’obbiettivo di permettere loro di autofinanziarsi con i proventi delle vendite. Nello specifico, una volta che avessero ottemperato agli ordinativi dello Stato, queste erano libere di disporre del surplus merceologico a loro piacimento e di commercializzarlo a prezzo di mercato <4. Un’ulteriore rilevante riforma facente parte del complesso della perestroika fu la costituzione di una borsa merci a Mosca, che, a livello simbolico, rappresentò l’apertura dell’economia statalizzata verso il modello capitalista, introducendo per la prima volta la possibilità di movimento di capitali. Nel 1988 entrò in vigore <5 la nuova legge sui kolchoz, la proprietà agricola collettiva, che consentì la realizzazione di imprese commerciali o di produzione artigianale in forma privata, ripristinando di fatto la proprietà privata dei mezzi di produzione non strategici <6.
In virtù di una maggiore trasparenza vi fu una graduale liberazione dei dissidenti e un allentamento della censura, che diede inizio ad una progressiva libertà di stampa <7. Le conseguenze di queste politiche di rinnovamento furono distanti da quelle che Gorbaciov aveva prospettato <8. La legalizzazione del dissenso avrebbe auspicalmente dovuto portare a critiche costruttive sul sistema socio-economico sovietico: essa, invece, fu catalizzatore di voci e opinioni discordanti ma accomunate dall’obbiettivo di criticare severamente la leadership di Gorbaciov e le sue conseguenti scelte strategiche <9. Se una parte della burocrazia e della classe dirigente criticava le aperture all’Occidente, una fazione sempre più ampia di dissidenti non si accontentava solo di riformare il sistema ma individuava nell’abbattimento del comunismo il vero obbiettivo politico da perseguire <10.
I numerosi sprechi dovuti alle inefficienze della macchina statale che vennero via via propagati da un giornale all’altro, conseguentemente all’allentamento della censura, fornirono un lampante confronto fra il tenore di vita a Est e a Ovest della cortina di ferro, contribuendo a far aumentare ulteriormente il malcontento nei confronti del regime.
Furono soprattutto i paesi satellite dell’Europa dell’Est, dove il comunismo aveva sempre mostrato un volto tirannico e impopolare, il luogo dove si verificarono le conseguenze più immediate.
Il primo di questi paesi a capitolare, forte anche dell’appoggio cattolico garantito dell’allora pontefice Karol Wojtyla, fu la Polonia, dove operava già da diversi anni il sindacato indipendente denominato Solidarnosc, di ispirazione cattolica e apertamente ostile al comunismo. Avendo acquisito maggiori possibilità di movimento con l’ascesa di Gorbaciov, il sindacato polacco ottenne che vi fossero le prime elezioni libere in una delle due camere del Parlamento. Così, nel giugno del 1989, i polacchi furono chiamati alle urne, eleggendo in massa i candidati di Solidarnosc. Gli eventi polacchi innescarono <11 una reazione a catena.
Nel 1989, l’Ungheria decise di aprire la frontiera alla confinante Austria consentendo così, ai propri cittadini, di espatriare. Venne in tal modo abbattuta la lunghissima barriera di filo spinato lungo il confine che sanciva ufficialmente una breccia nella cortina di ferro che da decenni divideva l’Europa: da tutti i paesi del blocco sovietico, una volta raggiunta l’Ungheria e da lì entrando poi in Austria, sarebbe stato possibile muoversi liberamente nell’Europa occidentale <12.
Dal punto di vista diplomatico, i rapporti bilaterali fra URSS-Stati Uniti furono caratterizzati da un lento ma progressivo disgelo. Il primo passo del processo di distensione tra Reagan e Gorbaciov si tenne in Svizzera, a Ginevra, nel novembre del 1985. L’incontro segnò l’avvio di un dialogo fra le due potenze per ricostruirne le relazioni diplomatiche e segnò l’inizio del disarmo bilaterale che culminò due anni dopo con il trattato Intermediate Range Nuclear Forces Treaty che sanciva una riduzione del 50% dei missili nucleari installati da USA e URSS sul territorio europeo, i cosiddetti euromissili <13. Un processo e un’intesa che non saranno raggiunti senza difficoltà: l’insistenza di Reagan sulla sua Strategic Defense Iniziative, il programma missilistico progettato per abbattere testate nucleari nemiche nello spazio, non poteva non essere visto con sospetto dalla presidenza Gorbaciov che, quindi, premeva per un trattato che ne comprendesse la sua eliminazione ma che alla fine non sarà parte di alcun accordo: il presidente russo verrà a conoscenza del fatto che tale esperimento militare in realtà non aveva ancora le risorse tecnologiche ed economiche necessarie <14. Inoltre, nonostante gli accordi, la tensione tra i due blocchi rischiava ancora di rimanere molto alta a causa delle questioni ancora rimaste irrisolte sul versante della politica estera. Le due superpotenze si vedevano impegnate nel conflitto in Afghanistan e la situazione in Centro America minacciava il processo di distensione. Il conflitto in Afghanistan aveva avuto inizio nel 1979 con l’invasione delle armate rosse nel territorio, intenzionate a difendere il governo a orientamento socialista dai guerriglieri islamici che trovarono però l’appoggio logistico e un sostegno negli armamenti e nei rifornimenti da parte di nazioni come USA, Pakistan, Arabia Saudita, Regno Unito e Cina <15. A fronte delle ingenti perdite economiche che il conflitto aveva causato ai sovietici, e inoltre consapevoli dell’importante vantaggio logistico dei guerriglieri afghani, il giorno 20 luglio 1987 venne annunciato il ritiro delle truppe sovietiche dal territorio, di modo che il 14 Aprile dell’anno successivo, USA, Pakistan, Afghanistan e Urss firmarono a Ginevra un accordo per il suddetto ritiro delle truppe ma che avvenne solo nel 1989 <16. Ad aggiungersi a questo importante tassello verso la pace nei rapporti di forza tra America e Unione Sovietica, il 4 Marzo 1987, il presidente Reagan tenne il suo primo discorso alla nazione riguardo allo scandalo “Irangate”, che vedeva coinvolti alti funzionari e militari della sua amministrazione nel traffico illegale di armi con l’Iran su cui vigeva l’embargo. Il presidente americano ammise le sue responsabilità e quelle della sua amministrazione riguardo il traffico clandestino di armi ad alcune fazioni del regime di Khomeini, e l’appoggio al gruppo di guerriglieri Contras in Nicaragua che, negli anni tra il 1982 e il 1990 si opponevano al partito Sandinista di stampo marxista di Daniel Ortega <17.
L’anno che diede una definitiva svolta e che aprì ufficialmente il nuovo capitolo degli equilibri mondiali dalla Guerra Fredda, fu il 1989. Il 9 novembre, durante una delle grandi proteste che da mesi erano in corso in Germania dell’est contro il regime, il muro, che rappresentava il simbolo della separazione tra Est e Ovest, fu buttato giù dalla folla di manifestanti, sotto gli occhi della polizia che, a differenza di quanto era successo negli anni della cosiddetta cortina di ferro, non intervenne. Una data storica che verrà ricordata dalle generazioni successive come la data della “caduta del muro”. Uno ad uno, i paesi del patto di Varsavia andarono affrancandosi dall’influenza sovietica e abbandonarono le vecchie strutture comuniste: in Cecoslovacchia aveva inizio la rivoluzione di velluto con il rovesciamento del regime senza violenza, mentre in Romania questo risultato non si raggiunse se non con la dura repressione dell’esercito ai danni degli oppositori per ordine del presidente Nicolae Ceausescu, che non intendeva abbandonare il potere. Il dittatore rumeno fu catturato e giustiziato il 25 Dicembre 1989 <18.
Successivamente alla caduta del muro avevano inizio gli anni Novanta che avrebbero visto la dissoluzione definitiva dell’URSS. Il 28 giugno 1991 venne sciolto il Comecon, l’organizzazione economica che legava tra loro i paesi del blocco comunista e, tre giorni dopo, venne annullato il Patto di Varsavia. Il 21 dicembre dello stesso anno venne fondata la Comunità degli Stati indipendenti che riuniva Ucraina, Bielorussia e Russia: l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche cessava ufficialmente di esistere <19.
La fine della Guerra Fredda si apprestava così a propagare importanti ripercussioni sugli assetti politici dei paesi occidentali, regalando nuovo slancio alle istanze neoliberiste a discapito di politiche dirigiste e inevitabilmente accelerando le crisi identitarie di quei partiti che si definivano comunisti.
[NOTE]
1 J. Harper, La guerra fredda. Storia di un mondo in bilico, Il Mulino, Bologna, 2017.
2 J. Harper, La guerra fredda. Storia di un mondo in bilico, cit, pp.40.
3 R. Federico, Storia della guerra fredda: l’ultimo conflitto per l’Europa, Einaudi, Torino, 2009.
4 Ibidem.
5 V. Vidotto, G. Sabbatucci, Storia contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi, Laterza, Bari, 2019.
6 R. Federico, Storia della guerra fredda: l’ultimo conflitto per l’Europa, cit, p.47.
7 V. Vidotto, G. Sabbatucci, Storia contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi, cit, p.100.
8 Ibidem.
9 Ibidem.
10 J. Harper, La guerra fredda. Storia di un mondo in bilico, cit, p.67.
11 V. Vidotto, G. Sabbatucci, Storia contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi, cit, p.174.
12 R. Federico, Storia della guerra fredda: l’ultimo conflitto per l’Europa, cit, p.89.
13 V. Vidotto, G. Sabbatucci, Storia contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi, cit, p.170.
14 R. Richard, Arsenals of Folly, Alfred A. Knopf, 2007.
15 V. Vidotto, G. Sabbatucci, Storia contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi, cit, p.180.
16 J. Harper, La guerra fredda. Storia di un mondo in bilico, cit, p.244.
17 Ibidem.
18 V. Vidotto, G. Sabbatucci, Storia contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi, cit, p.200.
19 V. Vidotto, G. Sabbatucci, Storia contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi, cit, p.240.
Chiara Cavaliere, Tangentopoli: storia del declino economico e politico dell’Italia, Tesi di laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno Accademico 2019-2020

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La Germania Ovest spiava l’Ungheria

L’inizio degli anni Cinquanta vide l’ODEUM Roma [cellula del servizio segreto tedesco occidentale dell’epoca presente a Roma] al centro di una serie di pesanti critiche interne, provenienti dalle file della stessa Organisation Gehlen [servizio segreto tedesco occidentale dell’epoca], che riguardavano l’attività del gruppo romano volta a contrastare i paesi del futuro Patto di Varsavia. A tal riguardo bisogna tuttavia sottolineare come la ricostruzione dell’attività generale dell’ODEUM Roma contro i paesi della zona d’influenza sovietica non risulti impresa facile. Infatti i report inviati periodicamente da Johannes tra il novembre del ’47 e l’ottobre del ’48 non contengono accenni significativi ad attività antisovietiche del gruppo romano e sembrano invece concentrarsi soprattutto sull’infiltrazione nello SMOM [Sovrano Ordine Militare di Malta con sede a Roma]. Tuttavia l’iniziale scarsità di accenni ad attività spionistiche rivolte contro i paesi del blocco orientale non significa automaticamente che non vi sia stato un impegno dell’ODEUM Roma in tal senso, come avrebbe dimostrato la vicenda qui di seguito descritta dell’ “affare dei report” sull’Europa dell’Est. resoconti “incriminati”, inoltrati dall’ODEUM Roma alla centrale di Pullach riguardavano una serie di notizie in primo luogo su presunti spostamenti di armi e veicoli militari in Ungheria nel ’52 <490.
È ovvio che, a causa della loro prossimità geografica rispetto ai paesi del Patto Atlantico, paesi come l’Ungheria erano di grande interesse per l’Organisation Gehlen e la CIA. La Repubblica Popolare d’Ungheria, guidata allora dal primo ministro István Dobi, aveva svolto un ruolo centrale nei piani staliniani per il consolidamento dell’influenza sovietica nell’Europa dell’Est sin dal biennio ’44-‘45, centralità che sarebbe ulteriormente accresciuta dopo la rottura tra l’URSS e la Jugoslavia di Tito nel ’48. Infatti nei primi anni Cinquanta il cosiddetto “terrore staliniano” con i suoi processi fasulli e le purghe sanguinose nei confronti di alcuni esponenti della “vecchia guardia” comunista, ora accusati di tradimento, si sarebbe rapidamente esteso dall’URSS ai suoi paesi satellite <491, comportando picchi di nervosismo e tensione anche nei paesi occidentali. Quanto l’Ungheria comunista fosse stata ormai influenzata dalla paranoia del dittatore sovietico lo dimostrarono, tra l’altro, i processi contro membri del clero cattolico ungherese nel ‘51, così come il caso clamoroso di László Rajik, ex ministro dell’Interno della repubblica magiara, processato pubblicamente nel ’49 e poi condannato a morte, in quanto presunto “nemico del regime” <492. Contemporaneamente in tutti i paesi del futuro Patto di Varsavia stava crescendo a vista d’occhio l’influenza dei servizi segreti nazionali e sovietici.
La vicenda Csaszar: un esempio di tentata infiltrazione nell’Ungheria comunista
Di fronte al rafforzarsi del sistema dittatoriale sovietico e della sua influenza sull’Europa dell’Est non sorprende dunque che l’intelligence occidentale sia stata, tra il ’48 e il ’53, particolarmente interessata a tenere d’occhio soprattutto quei paesi più vicini agli stati dell’Europa centrale, come, appunto l’Ungheria. L’eventuale spostamento di un numero significativo di truppe e armi ungheresi o sovietiche verso i confini con l’Austria e la Jugoslavia doveva essere riconosciuto con largo anticipo per poter poi avvertire i comandi militari competenti. L’ODEUM Roma, pur operando al centro della penisola italiana senza diretto accesso al territorio ungherese, avrebbe offerto all’Organisation Gehlen un canale “indiretto” per poter ricavare informazioni preziose sulla situazione militare del paese comunista, grazie al reclutamento di informatori proprio a Roma. A tal proposito è ben documentato il tentativo di Johannes di reclutare tra il ’48 e il ’49 l’ungherese Ede Csazsar, allora internato in un campo di prigionia italiano a Lipari <493. I documenti provano che l’ex fisico nucleare aveva l’intenzione di ottenere il permesso del ministero dell’Interno italiano di trasferire Csazsar in un campo dell’IRO (International Refugee Organisation) <494, da dove sarebbe poi dovuto tornare in Ungheria nelle vesti d’informatore del servizio segreto tedesco <495. Stando alle carte BND, Csazsar era stato individuato per tale incarico in quanto «specialista di aeroporti e piste di atterraggio», in grado dunque di tenere sotto osservazione gli spostamenti di aerei sovietici da e per l’Ungheria comunista, così come eventuali movimenti dell’esercito ungherese <496. I documenti provano inoltre che Johannes sia venuto in contatto con Csazsar, grazie al suo collegamento con lo SMOM <497. Infatti durante il periodo di attività al servizio di von Thun-Hohenstein, l’ex fisico nucleare era stato frequentatore abituale dei campi di rifugiati politici e di prigionieri di guerra supervisionati dall’Ordine <498, terreno fertile per ogni professionista d’intelligence in cerca di nuovi informatori. Nonostante tutti gli sforzi fatti per liberare l’informatore ungherese dalla prigionia, tuttavia, nell’ottobre del ’49 tale processo si sarebbe interrotto a causa dello “scandalo SMOM” e del venir meno dei legami tra l’ODEUM Roma e via Condotti <499. Nonostante il fallimento della missione, il caso Csazsar prova quanto per l’Organisation Gehlen, nei tardi anni Quaranta, fosse fondamentale il monitoraggio dell’attività militare in Ungheria, soprattutto riguardo agli aeroporti militari.
L’“affare dei report”: premesse, contenuti, giudizi
Tale interesse, come dimostrano le carte BND, continuò ad aumentare all’inizio degli anni Cinquanta, coinvolgendo nuovamente l’ODEUM Roma. E ciò sarebbe stato evidenziato proprio dalla già menzionata serie di report indirizzata dal gruppo romano alla centrale di Pullach sulla situazione in Ungheria del febbraio 1952. Come emerge da uno dei suddetti resoconti, grazie al reclutamento di un nuovo informatore, un operaio ungherese conosciuto solo come “Fevar”, l’11 febbraio Johannes e il suo gruppo avrebbero scoperto alcuni movimenti allarmanti presso l’aeroporto di Szekesfehervar, a soli 206 chilometri da Vienna <500. Stando all’informatore, in quel momento l’aeroporto era «occupato dall’aviazione sovietica» <501. Sempre secondo Fevar, presso la struttura aeroportuale si sarebbero trovati in quel momento «230 bombardieri pesanti, 105 cacciatori», parzialmente parcheggiati presso «spazi sotterranei, coperti da uno strato di cemento armato spesso circa 4 metri» <502.
In seguito all’invio di tale resoconto non tardò ad arrivare una risposta dall’ufficio “Analisi” dell’Organisation Gehlen. È infatti probabile che il suddetto documento dell’ODEUM Roma, a differenza dei report mandati da Johannes al fratello Reinhard tra il ’47 e il ’48, sia dovuto necessariamente passare per mano di terzi, a causa della potenziale importanza delle sue informazioni per la sicurezza dei paesi occidentali <503. La valutazione finale dell’ufficio “Analisi”, datata 15 febbraio 1952, avrebbe tuttavia rappresentato un duro colpo per il gruppo romano. Dal documento emerge, infatti, che le informazioni inoltrate da Johannes riguardo l’aeroporto di Szekesfehervar erano da considerarsi «non credibili» e addirittura «errate» <504. In primo luogo, secondo il personale del suddetto ufficio , sulla base di notizie precedentemente confermate, l’aeroporto ungherese in questione era usato dall’aviazione militare ungherese e non da quella sovietica. In secondo luogo, si legge nella citata valutazione, le dimensioni della struttura militare non avrebbero minimamente permesso il parcheggio di ben 335 aerei da combattimento, anche perché l’aeroporto non disponeva di una pista di decollo, presupposto necessario per giustificare lo stazionamento di un tale numero di aerei. Un aeroporto delle dimensioni di quello di Szekesfehervar, invece, secondo i responsabili della valutazione, avrebbe potuto ospitare un massimo di 120 aerei da combattimento. Infine, si concludeva, «il fatto che la struttura aeroportuale disporrebbe anche di spazi sotterranei dimostra la mancante credibilità dell’intero report» <505. Stando a quanto affermato dall’ufficio “Analisi”, infatti, nonostante simili voci girassero nella stampa ormai da tempo, l’esistenza di tali strutture sotterranee «non è mai stata provata» <506.
L’esito della suddetta valutazione avrebbe gravemente messo in dubbio la credibilità del gruppo romano. Ora che un report dell’ODEUM Roma era stato inoltrato direttamente agli uffici dell’Organisation Gehlen, piuttosto che passare per la “corsia preferenziale” del canale di comunicazione diretto tra i fratelli Gehlen, l’operato del gruppo romano sembrava infatti ormai messo in discussione. Chiaramente, come emerge dalla succitata valutazione, Johannes e i suoi collaboratori sembravano aver fatto affidamento su informatori inaffidabili, senza preventivamente verificare le informazioni pervenute da inoltrare alla centrale di Pullach. Tuttavia, come si vedrà, la valutazione del 15 febbraio sarebbe stata solo uno di una lunga lista di pareri negativi espressi dall’ufficio “Analisi” nei confronti dell’ODEUM Roma nel 1952.
Infatti un ulteriore documento, risalente al 14 febbraio dello stesso anno, getta luce sulla reale dimensione dei problemi legati ai report sull’Ungheria inviati da Johannes e dal suo gruppo. L’aspetto interessante del suddetto documento è che sembrava trattarsi di una lista appositamente redatta dall’ufficio “Analisi” di Pullach che raccoglieva le singole valutazioni di tutti i report sull’Europa dell’Est inviati dall’ODEUM Roma nel febbraio del ’52. In tale documento si legge, ad esempio, come il gruppo romano avesse precedentemente allertato la centrale di Pullach sull’istituzione di uno «Stato maggiore sovietico presso Miskolc», una città ungherese in prossimità del confine orientale del paese, che nel report dell’ODEUM Roma veniva descritta come «il più grande centro militare d’Ungheria» <507. La valutazione dell’ufficio “Analisi” non lasciava spazio a interpretazioni: «L’esistenza di uno “Stato maggiore” presso Miskolc non è per nulla credibile» <508. Inoltre, «l’affermazione secondo cui Miskolc sarebbe il “più grande centro militare” d’Ungheria è sbagliata» <509. Dopo aver elencato un totale di sei report del gruppo romano sui paesi dell’Europa dell’Est, ognuno dei quali veniva puntualmente screditato, il documento passava a una serie di riflessioni conclusive che esprimevano appieno la preoccupazione che le notizie provenienti da Roma sembravano aver destato presso l’ufficio “Analisi” dell’Organisation Gehlen: “1) Das Material ist in seiner Gesamtheit restlos unbrauchbar. 2) Die Verfasser der Berichte sind auf mil.[itärischem] Gebiet völlige Laien und besitzen nicht die geringsten Kenntnisse über das derzeitige Lagebild in Ungarn und Rumänien. 3) Die Existenz der angeführten Unterquellen wird hier stark angezweifelt. Setzt man sie aber voraus, so kann die äußerst mangelhafte Berichterstattung auch mit fehlender Schulung nicht ausreichend erklärt werden. 4) Alle Behauptungen des Meldungsinhaltes sind völlig unbewiesen. […] 5) […] Es handelt sich sicherlich um Produkte aus unseriösen ND-Kreisen […], die […] wegen ihrer Minderwertigkeit und falschen Angaben auf den ersten Blick als Schwindel entlarvt werden konnten” <510.
Le cause dei report e le conseguenze dell’“affare”
È chiaro, sullo sfondo di quanto appena detto, che un simile giudizio negativo dell’ufficio “Analisi” non sarebbe rimasto a lungo senza conseguenze. Nel descrivere le informazioni dei report dell’ODEUM Roma come «del tutto infondate» e, complessivamente, come «imbroglio», gli impiegati del suddetto reparto avevano infatti innescato un processo che avrebbe, da lì a breve, provocato l’ennesimo intervento di Reinhard Gehlen a favore del fratello maggiore e del gruppo romano. Secondo la già menzionata analisi dello stesso BND, condotta nel ’69 per gettare luce in retrospettiva sull’operato dell’ODEUM Roma e del suo capo e basata sulle suddette valutazioni, l’ufficio “Analisi” aveva allora messo in atto «una ribellione energica contro i report fasulli provenienti dalla rete di informatori legata a B.H. [Bruder Hans]» <511. Infatti sembra che la succitata lista del 14 febbraio, che, come già detto, riportava ben sei report dell’ODEUM Roma, insieme alle rispettive valutazioni negative, sia stata redatta dall’ufficio “Analisi” proprio allo scopo di convincere Reinhard dei risultati deludenti del lavoro dell’ODEUM Roma nell’ambito dell’intelligence sull’Europa dell’Est. Anche se non è possibile stabilire quando esattamente il capo dell’Organisation Gehlen abbia preso visione di tale lista, i documenti BND rivelano nondimeno che Reinhard l’abbia ricevuta nella tarda primavera del ‘52. Secondo Karl-Eberhard Henke, autore della valutazione interna condotta dal BND nel ’69, Reinhard Gehlen «non ha reagito bene di fronte agli esiti inequivocabili delle analisi condotte sui report di B.H. [Johannes]» <512. Come era già accaduto altre volte, sia nel caso dello “scandalo SMOM” sia in quello del “caso Krause”, il fratello minore dei Gehlen sarebbe venuto a soccorrere quello maggiore. Infatti l’unica conseguenza che i succitati report “fasulli” sembrano aver comportato per l’ODEUM Roma era che, a partire dalla primavera del ’52, il gruppo romano e il suo capo sarebbero tornati nuovamente sotto il controllo diretto ed esclusivo di Reinhard, senza l’intromissione di altri uffici o impiegati <513. Johannes e i suoi collaboratori sarebbero stati quindi posti nuovamente in una sorta d’“isolamento” rispetto al resto dell’Organisation Gehlen. Ciò è anche confermato dal fatto che, dalla primavera del ’52 in poi, né l’ufficio “Analisi” né la CIA, come si vedrà, avrebbero avuto più notizie sull’attività dell’ODEUM Roma <514.
[NOTE]
490 Handschriftliche Stellungnahme, Karl-Eberhard Henke, 8 ottobre 1969, BND-Archiv, 220816, cfr. T. Wolf, Die Entstehung des BND, cit., pp. 427-428.
491 M. Mazower, Der dunkle Kontinent. Europa im 20. Jahrhundert, Alexander Fest, Berlin 2000, pp. 374-377.
492 Ivi, pp. 376-377.
493 Ede Czaszar, Befreiung aus der Internierung, 17 dicembre 1948, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 000287. La località di Lipari è erroneamente trascritta come “Pipari”.
494 Per un’analisi dell’umanitarismo internazionale e della tutela dei diritti dei profughi agli inizi della guerra fredda cfr. S. Salvatici, Senza casa e senza paese. Profughi europei nel secondo dopoguerra, Il Mulino, Bologna 2008; Id., Nel nome degli altri. Storia dell’umanitarismo internazionale, Il Mulino, Bologna 2015.
495 Intervention für Ede Csazsar bei der Ausländer-Abteilung des italienischen Innenministeriums, 8 febbraio 1948, BND-Archiv, 228014_OT, doc. 000284.
496 Ede Czaszar, Befreiung aus der Internierung, 17 dicembre 1948, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 000287.
497 Meldung an S-1933, Betr.: Ede Csazsar, 3 ottobre 1949, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 000274.
498 E. Schmidt-Eenboom, T. Wegener Friis, C. Franceschini, Spionage unter Freunden, cit., pp. 56-57, cfr. Meldung, Betr.: Besprechung mit S-1933 am 9. September 48, 14 settembre 1948, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 000411.
499 Meldung an S-1933, Betr.: Ede Csazsar, 3 ottobre 1949, BND-Archiv, 220814_OT, doc. 000274.
500 Ungarn, Flugplatz von Szekesfehervar, 11 febbario 1952, BND-Archiv, 220816, doc. 622.
501 Ibidem.
502 Ibidem.
503 Per una mancanza di fonti, è tuttavia possibile stabilire se l’invio di report all’ufficio “Analisi”, da parte dell’ODEUM Roma, abbia costituito il modus operandi “standard“ del gruppo romano sin dall’entrata in scena della CIA, oppure se con i report sull’Europa dell‘Est si fosse trattato di un caso eccezionale.
504 Endgültige Beurteilung, 15 febbraio 1952, BND-Archiv, 220816, doc. 624.
505 Ibidem.
506 Ibidem.
507 Endgültige Beurteilung, 14 febbraio 1952, BND-Archiv, 220816, doc. 619.
508 Ibidem.
509 Ibidem.
510 Ibidem. “1) Il materiale nel suo complesso è totalmente inutile. 2) Gli autori dei report sono dei completi dilettanti in materia mil.[itare] e non hanno le minime conoscenze della situazione attuale in Ungheria e Romania. 3) Si mette fortemente in dubbio l’esistenza di presunti informatori secondari. Ma anche se ci fossero, la scadente qualità dei resoconti non potrebbe essere sufficientemente giustificata da un mancante addestramento in ambito d’intelligence. 4) Tutte le affermazioni contenute nei report sono completamente prive di un qualche fondamento. […] 5) […] Si tratta sicuramente di prodotti di ambienti d’intelligence poco affidabili […], che […] si sono potuti smascherare a prima vista come imbroglio, a causa della loro scadente qualità e delle informazioni false”.
511 Handschriftliche Stellungnahme, Karl-Eberhard Henke, 8 ottobre 1969, BND-Archiv, 220816, doc. 615.
512 Ibidem.
513 Meldung, 2 maggio 1952, BND-Archiv, 220816, doc. 618.
514 Ibidem; T. Wolf, Die Entstehung des BND, cit., p. 428.
Sarah Anna-Maria Lias Ceide, ODEUM Roma. L’Organisation Gehlen in Italia agli inizi della guerra fredda (1946-1956), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, 2022

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