#sinistra

2025-10-16

avremmo il dovere di richiamare duramente la PdC e tutti i politici ad occuparsi di problemi seri e di non stare sempre ad agitare o polemizzare pro o contro “quello che faceva la sinistra”.
Già: Qualcuno ha detto… #SINISTRA?
Onorevole Presidente, lei polemizzando spara sulla croce rossa.L’infelice sunnominata, considerati i suoi esponenti, costringe me e non solo a versare lacrime allergiche considerando l’attuale inconsistenza del PD e soci, supini al regime liberista
notecellulari.wordpress.com/20

copymanLE :verified:copymanLE@mastodon.uno
2025-10-11

"Temo un clima che si sta imbarbarendo parecchio"
( ospite da Bruno Vespa )
"La Sinistra italiana è più fondamentalista di Hamas"
( comizio in Toscana )
Giorgia Meloni ha elevato ad arte l'usuale gioco delle parti nel quale la carica istituzionale che grida al fuoco e invita ad abbassare i toni cambia velocemente casacca e spartito, tornando a essere il leader di partito che getta benzina sulle fiamme.

#GiorgiaMeloni #Sinistra #hamas

giga 🔻thatgiga
2025-10-11

Giorgia ha paragonato la italiana ad Hamas. Anch'io vedo solo cumuli di macerie.

2025-10-05

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ALCUNI ARTICOLI :

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The other side of the moon # 3: Asia Meridionale, dove l’insurrezione è la regola
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a cura di Gianfranco Pancino

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Diritto penale disuguale, garantismo del privilegio e carcere disumano
di Luigi Ferrajoli

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Costruire il partito della sinistra nel Regno Unito: intervista ad Andrew Murray (2)
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In ricordo di Giovanna Ferrara. La paura dura a lungo e la rivoluzione è di tutti
di Graziella Durante

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Cos’è Ahida?

Per una confederazione di autonomi saperi critici. Una rivista è uno spazio comune dove si riconoscono delle intelligenze unite nella differenza. La sua ricchezza è lo squilibrio delle esperienze e delle intelligenze soggettive. Tutto quanto saprà esprimere potrà quindi essere diluito, frantumato e ricomposto dal confronto soggettivo

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Claudio Chiaruttinicchiaruttini@mastodon.uno
2025-10-04

La #sinistra perde perché da 30 ha abbandonato la difesa dei lavoratori, la sua ragion d’essere, per occuparsi d’altro.

Lo spazio lasciato libero è stato occupato dalla #destra perché la politica, come la natura, aborre il vuoto.

#calenda

ilfoglio.it/politica/2025/10/0

2025-10-02

mettersi in moto da soli / silvio talamo, a proposito della sumud flotilla
È cominciato un tam tam d'allarme: difficile sapere cosa succederà, ma era facile immaginare che lo Stato israeliano non avr
differx.noblogs.org/2025/10/02
#Palestina #Resistenza #ricostruzioni #AiutiUmanitari #azione #Gaza #genocidio #Israhell #isrealhell #izrahell #Palestina #politica #RappresentanzaPolitica #sinistra #SumudFlotilla

Paolo "grad" 🌳🐝 🐛♻️🌞🌐grad@mastodon.uno
2025-09-30

Una percentuale di elettori, tra 10% e 15%, in gran parte è ex-M5S eterogenea, per intenderci dai novax a quelli più intransigenti della prima ora. A loro non fa alcuna differenza se governa la dx fascista o il PD democristiano di Renzi, Ricci, Gori, Picierno, Malpezzi, Speranza, ecc.
Quindi non vanno a votare o votano 1 volta sì e 2 no.
Poi ci sono circa 3,8 mln (8% popolazione) di giovani tra 18 e 25 anni, di cui gran parte (=5%) per me non vota.

#elezioni #italia #sinistra #voto #marche

OpenSoul ✅OpenSoul
2025-09-16

"La fomenta l'odio" vero @GiorgiaMecojoni ??

E' squalificante anche solo doverle citare certe cose, siamo al ribaltamento del realtà 😭

poliedrica • open to createevadm@mastodon.uno
2025-09-16

Stamattina ho varcato la soglia di #theconsciouslab e ho pensato che il continuo mettere etichette alle persone in base alle cose che dicono crea solo divario.

#destra, #sinistra, #ambientalista #ecologista #trumpiano e così via sono solo mezzi dove l'unico argomento in gioco è la contrapposizione, è il nemico da mettere in difficoltà e abbattere, non il confronto vero su un'idea o un pensiero.

Cosa possiamo fare noi ogni giorno per riportare il dialogo su un altro piano?

Sinistra Unitasinistraunita
2025-09-11

, Salari, lotta al carovita e Istruzione, queste dovrebbero essere le parole d'ordine della sinistra in Italia.
Lo si fa con il salario minimo, con gli investimenti su settori ad alto valore aggiunto, con una riforma delle tasse, con una riforma radicale dell'istruzione su modello finlandese/estone, con l'aumento delle case popolari in ogni quartiere, la lotta agli AirBnB e con una diversificazione dei partner economici per garantire la sicurezza degli import/export europei

𝓜𝓪𝓾𝓻𝓸 𝓥𝓮𝓷𝓲𝓮𝓻MauroV1968@mastodon.online
2025-09-07

Avete mai visto il segno del #pugno che fa spesso #Trump?
A parte che il pugno alzato è un simbolo #comunista o comunque di #sinistra, quindi Trump direi che non sa cosa fa.
A parte ciò, quello di Trump non è neanche un pugno alzato, ma un pugnetto rachitico, da pupo dell'asilo.

Da parte femminista ci fu una reinterpretazione delle tematiche poste dal Sessantotto

Le prime, ancora acerbe, rivendicazioni di un concreto e autonomo protagonismo femminile si rintracciano nelle università, dove la mobilitazione studentesca del Sessantotto contro l’autorità nella scuola, nella famiglia e poi nella fabbrica aveva favorito una forte e repentina politicizzazione femminile. Accanto al senso di libertà e di fermento provato nella sperimentazione di una nuova idea di cittadinanza politica, si era registrato anche l’emergere, tra le studentesse, di un senso di inquietudine e frustrazione dovuto al permanere di gerarchie tra i sessi ancora forti, sia in ambito specificamente politico che nel privato. Il «senso di comunità calda, di antidoto alla solitudine nella società di massa» si rivelò, come ha scritto Anna Bravo, «un dono effimero», «una scheggia di tempo nel tempo del ’68»: un dono parziale perché fondato su un falso universalismo studentesco <12. Per svelare questa parzialità, nel dopo Sessantotto si è sentita la necessità di mettere in scena una fuoriuscita, con una cesura e un atto di separazione netto, in bilico tra provocazione e bisogno esistenziale.
Il nuovo femminismo si è originato in gran parte grazie a una generazione di giovani donne politicizzate, cresciute in una sinistra che era nuova eppure ancora a dominanza maschile, che hanno espresso il desiderio di diffrangere un percorso unitario, rimodulando le discontinuità segnate dal ciclo di proteste della fine degli anni Sessanta <13.
“Alle radici della nostra memoria, – ha scritto Luisa Passerini, riflettendo sulle origini del Sessantotto – in decine di storie di vita, trovo una frattura. La nostra identità si costruisce a partire dalle contraddizioni. Anche i racconti che sottolineano la continuità della propria vita estraggono dalla materia autobiografica i temi ricorrenti della scissione, della differenza, del contrasto” <14.
Nonostante l’innegabile valore di emancipazione insito nel prendere parte al movimento degli studenti, la condivisione dell’impegno politico fu attraversata, per le donne, da ambivalenze, contraddizioni e disagi tali che quella che era stata una storia comune ben presto si scisse in due diverse. Da una rottura se ne generò un’altra, come se in quell’esodo generazionale e politico che fu il Sessantotto, in quella “autoesclusione” generazionale, ci fosse la premessa per l’affermazione del separatismo femminista quale pratica strategica, quasi mai indolore, fondata sul riconoscimento di sé come soggetto oppresso <15. Alimentate dalla traduzione di testi stranieri e dalla circolazione dei primi documenti femministi italiani, le contraddizioni si ramificarono e disseminarono, arrivando a toccare orizzonti che si erano ritenuti infrangibili.
Introducendo una raccolta di saggi e documenti femministi internazionali, Lidia Menapace nel 1972 spiegò così quanto stava accadendo nella “seconda metà del cielo”: “Non bastano le tradizionali lotte per la parità, per il divorzio, per l’aborto, per la libertà sessuale: viene posto direttamente in contestazione tutto il sistema di potere “maschile”, tutta la società “virilsitica” e si comincia ad individuare nell’uomo e nel suo predominio l’ostacolo principale a qualsiasi sviluppo futuro” <16.
Alcuni gruppi autonomi femminili scaturirono proprio dal contrasto con il movimento del Sessantotto, come avvenne a Trento per il Cerchio spezzato, gruppo separatista nato con l’affermazione dell’impossibilità di auspicare e ottenere l’uguaglianza con gli uomini: “Noi siamo un gruppo di compagne che più o meno hanno vissuto tutte in prima persona l’esperienza politica del movimento studentesco e dei successivi gruppi politici che rappresentano un superamento del movimento stesso. Come per un gran numero di studenti in generale, è stata questa l’esperienza che ci ha posto difronte la prospettiva concreta e la possibilità di rovesciare un sistema sociale fondato sull’oppressione e sullo sfruttamento. Ma noi, non solo come studentesse, ma in quanto donne, avevamo affidato molto di più a questa prospettiva di liberazione […]. Ci siamo illuse che automaticamente la presa di coscienza generale dell’oppressione di classe ci ponesse di fronte ai problemi allo stesso modo dei compagni. Questa illusione è stata smentita dalla pratica politica e dall’esperienza. Non c’è uguaglianza tra diseguali”.
Le fondatrici del Cerchio spezzato proseguirono spiegando le difficoltà e le remore che avevano segnato la scelta separatista: “Ma non è stato un processo facile, perché la lunga abitudine a identificarsi con l’uomo, il nostro oppressore, agiva da potente freno […]. Molte compagne hanno avuto «paura» di venire a fare riunioni soltanto fra donne, sottintendendo un grande disprezzamento di sé. E la decisione di escludere in una prima fase i maschi è stata una precisa presa di posizione politica. Ogni oppresso deve prima affermarsi nella libertà della sua ribellione e accettare da questa posizione di forza il confronto. Includere i maschi ci costringeva a misurarci di nuovo sul terreno e coi metodi del nostro oppressore” <17.
L’accusa rivolta al movimento studentesco di essere stato più «un’ultima “illusione” emancipatoria che “l’inizio di tutto”» – per riprendere la riflessione di Anna Maria Crispino sul legame tra la politica del femminismo e quella del Sessantotto <18 – proseguì nel documento attraverso un’analisi del linguaggio e delle dinamiche di potere tipicamente maschili. “In un ambiente come il nostro, in particolare, la parola – maggior strumento di affermazione – è diventata lo strumento della nostra esclusione. Come i proletari, noi non sappiamo parlare, soprattutto quando dobbiamo misurarci sul linguaggio sempre maschile, sempre elaborato da altri”.
In questo senso, il separatismo costituì una grande novità poiché con esso le donne si sottrassero e si autoesclusero dalla sfera pubblica ma, paradossalmente, così facendo si appropriarono di essa, riplasmandola a partire dai propri corpi e dai propri pensieri. “Separandosi – scrisse Lea Melandri a vent’anni dalla prima pubblicazione di “L’infamia originaria” -, e chiedendo cambiamenti sostanziali nelle istituzioni e nell’idea stessa della politica, i gruppi femministi intendevano costringere la storia a riconoscere al proprio interno, nelle spinte profonde che l’attraversavano, gli esiti ancora in parte inconsapevoli dell’«infamia» che, fin dall’origine, ha negato alla donna esistenza propria e alienato nell’uomo la condizione naturale del vivere”. <19
La nuova sinistra – come ha scritto Yasmin Ergas – ha assolto un ruolo importante nel cammino attraverso il quale questo movimento si è costituito come soggetto politico: “Prima stimolando il coinvolgimento di ampie fasce femminili, rendendo loro accessibili risorse politiche e fungendo da organizzazione intermedie; poi perpetuando ed accentuando quelle condizioni di frustrazione che […] producono uno spostamento del baricentro dell’attivismo femminile dagli obiettivi indicati dalle organizzazioni della nuova sinistra alle tematiche specificatamente associate alla condizione delle donne” <20.
La diffusione capillare sul territorio nazionale di “piccoli gruppi”, collettivi, associazioni culturali, librerie delle donne, centri per la salute femminile e consultori autogestiti non solo favorì un inedito protagonismo femminile e, alla metà del decennio, incitò la “presa di coscienza” di migliaia di donne, ma pose le basi per un ripensamento e un rinnovamento dell’idea di pubblico, partendo dalla decostruzione della politica tradizionale. “Rendendosi invisibili ai maschi, le donne creavano una nuova visibilità, questa volta costruita secondo le proprie regole. È il separatismo che ha reso possibile la rottura del velo, del “burka” politico che aveva tenuto avvinte, in una sorta di abbraccio strettissimo, le figlie/sorelle ai padri/fratelli” <21.
Al di là delle analogie e delle differenze, infatti, da parte femminista ci fu una reinterpretazione delle tematiche poste dal Sessantotto: la critica all’autoritarismo divenne critica al patriarcato e alla gerarchizzazione dei sessi; la valorizzazione della sfera personale, dei desideri e dei bisogni individuali si radicalizzò fino all’abbattimento delle barriere che dividono la sfera personale da quella politica; la scoperta della soggettività divenne la base per nuove modalità di azione politica, tra le quali spiccarono i “piccoli gruppi” di autocoscienza.
[NOTE]
12 Anna Bravo, Un nuovo ordine del discorso, «Primapersona», 19/1998, pp. 66-68.
13 Cfr. Luisa Passerini, Corpi e corpo collettivo, in T. Bertolotti e A. Scattigno, Il femminismo, cit., pp. 181-193; Stefania Voli (a cura di), Angela Miglietti. Storia di una traduzione, «Zapruder», 13/2007, pp. 108-115.
14 Luisa Passerini, Autoritratto di gruppo, Giunti, Firenze 2008 [1988], p. 40.
15 Cfr. Peppino Ortoleva, I movimenti del ’68 in Europa e in America, Editori Riuniti, Roma 1998 [1988], pp. 231-242.
16 Lidia Menapace (a cura di), Per un movimento politico di liberazione delle donne. Saggi e documenti, Bertani, Verona 1972, p. 13.
17 Cerchio spezzato, Non c’è rivoluzione senza liberazione della donna, e Le donne e i neri. Il sesso e il colore, in Gruppo “Anabasi” (a cura di), Donne è bello, Milano 1972 [Edizione digitale: ©2015 Ebook @ Women]; e in Rosalba Spagnoletti (a cura di), I movimenti femministi in Italia, Savelli, Roma 1974, p. 158 e p. 160.
18 Anna Maria Crispino (a cura di), Esperienza storica femminile nell’età contemporanea. Parte seconda, Unione Donne Italiane – Circolo «La Goccia», Roma 1989, p. 13.
19 Lea Melandri, L’infamia originaria. Facciamola finita col cuore e la politica, Manifestolibri, Roma 1997, p. 11 [1977].
20 Yasmine Ergas, Nelle maglie della politica, FrancoAngeli, Milano 1986, p. 80.
21 Gabriella Bonacchi, Il “selvaggio” di Occidente. Corpo e femminismo, «Parolechiave», 31/2004, p. 123.
Paola Stelliferi, Una liberazione «fratricida e iconoclasta»: l’impatto dei femminismi sugli uomini della nuova sinistra nell’Italia degli anni Settanta, Tesi di dottorato, Università Ca’ Foscari – Venezia, 2016

#1968 #ambivalenze #autoritarismo #CerchioSpezzato #contraddizioni #critica #disagi #esclusione #femminile #femminismo #gerarchie #Italia #maschi #nuovo #oppressione #PaolaStelliferi #politicizzazione #protagonismo #separatismo #Sessantotto #sinistra #Trento #Università

OpenSoul ✅OpenSoul
2025-09-06

La domanda giusta non è "perché sì e io no?", ma semmai

"perché esiste una sinistra italiana fatta in questo modo che nessuno, manco quelli di , voterà mai?"

Continuate questo macabro teatrino dell'assurdo, e vedrete che Meloniland e la sua ItaGLIaNera, vinceranno per altri 16 anni (che +4 fanno un ...)

OpenSoul ✅OpenSoul
2025-09-04

Ecco la VERA causa del perché non esiste più una nel nostro paese, di colui il quale ha di fatto permesso la nascita e la prosperità di fenomenologie come e gettato le basi per l'avvento del populismo condannando almeno 2-3 generazioni, tra cui la mia (la nostra) 😞 😟

...E spinto la massa ad ODIARE e SCHIFARE (giustamente) la , la cosa più grave di tutte

Una definitiva e totale, fino in fondo 🤮

OpenSoul ✅OpenSoul
2025-08-28

Poi uno si chiede perché pure a molti non vanno più a votare

Semplicemente FOLLE riproporre , è immorale anche solo pensarci, eppure... 🤮 😱 🤯

Dave :anarchistflagblack:decohab@kolektiva.social
2025-08-27

Nell’ #estate del #2006 #Renato #Biagetti è un #ragazzo di #26 #anni che frequenta il #centro #sociale #Acrobax. Si è da poco #laureato in #ingegneria e lavora come #tecnico del #suono. La #musica per lui non è solo una sua grande #passione, ma anche uno #strumento per veicolare #messaggi #antirazzisti, #antifascisti e #antisessisti. La notte del 26 #agosto partecipa con la #compagna #Laura e l’ #amico #Paolo a una #festa #reggae sulla #spiaggia di #Focene, presso lo #stabilimento #Buena #Onda. #Verso le #cinque del #mattino, mentre attendono Laura, che è andata a prendere l’ #auto, seduti su un #muretto del #lungomare,, Renato e Paolo vengono aggrediti da due individui #armati di #coltelli. Renato, nonostante le prime ferite, cerca di difendere Laura tornata a prenderlo e viene colpito da 8 coltellate, di cui due al #cuore. Trasportato all’ #ospedale #Grassi di #Ostia, prima di morire ricostruisce l’accaduto a un #carabiniere, ma la sua #testimonianza non viene verbalizzata. Si scopre presto che l’auto degli aggressori appartiene al padre di uno di loro, a sua volta carabiniere. Dopo una breve latitanza vengono arrestati #Vittorio #Emiliani e #Gioacchino #Amoroso. I #media parlando subito di “rissa tra balordi” o “ #violenza per futili motivi”, ma appare subito evidente che la #matrice dell' #azione sia legata a ragioni #politiche. Il Buena Onda viene considerato un posto di #sinistra e chi lo frequenta è bollato come “ #zecca #rossa ”. In sede processuale, sebbene venga dimostrata la volontà di tendere un agguato e uccidere, viene negata la matrice politica dell’omicidio. Alla fine del processo Emiliani, 19 anni, che secondo diverse fonti aveva una #croce #celtica tatuata al braccio, viene condannato a 15 anni per omicidio volontario. Gioacchino Amoroso, 17 anni, a 6 anni e 10 mesi.
La memoria di Renato continua a vivere nel #progetto #Renoize e nell’impegno del #Comitato #Madri per #Roma #città #aperta, promosso dalla #madre #Stefania #Zuccari.

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