#cgil

𐌐𐌀Ꝋ𐌋Ꝋ :antifa:steek_hutzee@mastodon.uno
2025-06-27

#Lombardia, i sindacati chiedono di fermare il lavoro nelle ore più calde.

#Cgil, #Cisl e #Uil hanno ribadito con forza la richiesta di un’ordinanza che vieti le attività lavorative con esposizione prolungata al sole e con elevato sforzo fisico, indicativamente nella fascia oraria compresa tra le 12:00 e le 16:00, nei giorni e nei territori in cui la mappa pubblicata dal sito #Worklimate segnala un livello di rischio “alto”.

collettiva.it/copertine/lavoro

#Lavoro #Salute #SicurezzaSulLavoro

Nella fotografia, due operai al lavoro su un ponteggio.
𐌐𐌀Ꝋ𐌋Ꝋ :antifa:steek_hutzee@mastodon.uno
2025-06-24

#Pride2025: la #Cgil #Milano c’è, contro odio e discriminazioni.

La Camera del Lavoro di Milano partecipa, come ogni anno, alle iniziative del #MilanoPride2025.
La #CgilMilano parteciperà con il proprio carro al corteo ufficiale della parata. Il ritrovo è previsto in via Vittor Pisani angolo via Marangoni alle ore 15.00.

Sarà una giornata di festa, lotta e orgoglio. Vi aspettiamo!

cgil.milano.it/pride-2025/

#Lgbtqia

Logo Milano Pride 2025
"Love Is Love"
𐌐𐌀Ꝋ𐌋Ꝋ :antifa:steek_hutzee@mastodon.uno
2025-06-21

Ecco il #DecretoSicurezza: metalmeccanici denunciati.

Quinta mobilitazione per il rinnovo del contratto. A #Bologna corteo in tangenziale: la Questura contesta il nuovo blocco stradale.
I sindacati fanno sapere che se arriveranno le denunce si difenderanno: “Vogliono processare chi sciopera”, attacca il leader #Cgil #MaurizioLandini.
Stessa linea di #Pd, #M5S e #Avs che attaccano “un governo che criminalizza il dissenso”.

ilfattoquotidiano.it/in-edicol

#Manifestazione #Sciopero #Lavoro #Sindacato

𐌐𐌀Ꝋ𐌋Ꝋ :antifa:steek_hutzee@mastodon.uno
2025-06-16

#Inca Fest: una festa per gli 80 anni del patronato della #Cgil in #Lombardia.

L’appuntamento è dal 20 al 22 giugno a #Triuggio, in provincia di #MonzaBrianza. Dibattiti, approfondimenti, musica, spettacolo e buon cibo per celebrare un traguardo importante per il patronato.

collettiva.it/copertine/diritt

#Sindacato #Musica #Teatro #BadReputation #AscanioCelestini

Nell'immagine, un dettaglio della locandina Inca Fest.
𐌐𐌀Ꝋ𐌋Ꝋ :antifa:steek_hutzee@mastodon.uno
2025-06-13

80 anni di INCA CGIL: una festa di diritti, storia e comunità.

Dal 20 al 22 giugno 2025

AREA FESTE COOPERATIVA CANONICA,
Via Paolo Taverna Conte, 57
TRIUGGIO (MB)

incalombardia.it/servizi/festa

#Inca #CGIL #Lombardia #MonzaBrianza #Triuggio #BadReputation #Celestini #AscanioCelestini #DeAndré #Sindacato #Musica #Teatro

La locandina della festa Inca CGIL.

L’Italia stava alimentando la ripresa produttiva con meccanismi inflazionistici

A rendere drammatica la situazione del nostro paese è una congiuntura a livello internazionale, di proporzioni tali da far parlare di fine dell’Età dell’oro, secondo l’espressione adoperata dallo storico inglese Eric Hobsbawm <45 per indicare l’epoca che va dalla ricostruzione del dopoguerra alla crisi energetica del 1973, uno scenario dalle conseguenze politiche e sociali non minori di quelle indotte dal ‘68.
L’aumento dei prezzi del petrolio, imposto dai paesi produttori, innescò una spirale recessiva che portò al rapido esaurirsi del miracolo economico, chiudendo forse definitivamente un periodo che aveva permesso alla nostra economia di crescere a un tasso di circa il 6% annuo, trasformando l’Italia da paese povero in ricco. È un’inversione di tendenza complessiva nell’economia occidentale, ma ancora più nella cultura stessa degli anni Sessanta, con la rottura di quella fiducia nello “sviluppo senza limiti” ben simboleggiata dalla corsa alla conquista dello spazio, culminata con lo sbarco sulla Luna del 1969.
Un contesto internazionale turbolento: crisi del petrolio e del sistema dei cambi Antefatto e annuncio di questa svolta epocale è la crisi monetaria internazionale del 1971, sancita dalla fine del sistema istituito nel 1944 a Bretton Woods. Il 15 agosto 1971 a Camp David il presidente americano Richard Nixon sospende la convertibilità del dollaro per fronteggiare la riduzione delle riserve auree, sotto le crescenti difficoltà indotte dalla Guerra del Vietnam, dalla spesa pubblica e dal debito. Alla decisione si accompagna la svalutazione del dollaro rispetto alle monete europee, fatto che entro un anno porta gli stati della Comunità Economica ad istituire il cosiddetto Serpente monetario, ovvero un sistema di fluttuazioni predeterminate e circoscritte attorno alla parità delle singole valute. Il Serpente non ottenne però i risultati sperati, sia per l’incapacità da parte degli stati di contenere le fluttuazioni, sia per il sostanziale disaccordo tra loro sulla strategia comune da mantenere per affrontare la situazione quando di lì a poco sarebbe precipitata. La crisi petrolifera del 1973 provocò il consistente e generale aumento dei prezzi che spinse a fluttuazioni dei cambi oltre il margine del 2,25% stabilito. Diversi paesi dovettero allora far ricorso a uscite e ingressi temporanei. La Lira, uscita nel febbraio 1973, vi rientrò solo nel 1979, alla vigilia dell’entrata in funzione del Sistema monetario europeo.
A trascinare il mondo in una crisi petrolifera senza precedenti fu il conflitto arabo-israeliano riesploso il 6 ottobre 1973 con la Guerra dello Yom Kippur. La questione irrisolta dei territori che lo stato ebraico aveva annesso nel ’67 durante la Guerra dei sei giorni (Sinai, Alture del Golan e Cisgiordania), si intrecciò con la difficile situazione economica in cui versavano l’Egitto, del presidente Anwar Sadat, succeduto nel 1970 ad Abdel Nasser, e la Siria del pesidente Hafez al-Assad. Entrambi i dittatori, esponenti del nazionalismo laico panarabo, erano stretti fra la pressione delle opposizioni religiose interne e quella delle fasce più istruite della popolazione, supporto principale al loro potere, che spingevano per riconquistare i territori sottratti da Israele. Quando, con la conferenza di Oslo, le grandi potenze decisero di mantenere lo status quo in Medioriente, Sadat e Assad si risolsero per un attacco a sorpresa contro Israele. In ventidue giorni di combattimento morirono circa quindicimila soldati, duemila dei quali israeliani, e ne rimasero feriti quasi 40 mila. Lo stato ebraico riuscì a respingere l’offensiva e la trattativa di pace con l’Egitto segnò la normalizzazione dei rapporti tra le due nazioni. I paesi arabi produttori di petrolio, intanto, in risposta all’aiuto americano concesso ad Israele, cominciarono un embargo verso gli Stati Uniti e diversi altri alleati occidentali che sarebbe durato fino al 1974. Proprio adoperando come pretesto la penuria di greggio determinata da questo boicottaggio, i paesi aderenti all’Opec, l’Organizzazione dei produttori di petrolio, a fine 1973, decisero di quadruplicare il prezzo del greggio. E questo provocò la crisi energetica all’origine della svolta di lungo periodo. Da allora, una serie di aumenti portarono il prezzo nel 1980 oltre i 30 dollari al barile, ovvero dieci volte quanto si pagava nel 1973. Solo a fine anni Ottanta il petrolio tornò a costare in termini reali come nel 1974.
Nella graduatoria della dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento del petrolio, l’Italia era seconda solo al Giappone, con l’80% del fabbisogno di energia coperto totalmente da greggio di importazione. L’impennata petrolifera ebbe due conseguenze principali sui paesi industrializzati: la spinta inflazionistica e un peggioramento strutturale della bilancia dei pagamenti. Fattori tanto più veri per l’Italia, dove il tasso di inflazione arrivò presto a superare il 20%, come sottolinea l’economista Riccardo Parboni <46.
Dietro l’immagine del sacrificio nazionale degli italiani che di buon grado sciamano per strada nelle domeniche a piedi, in un tentativo di quasi autarchia per farcela a mantenere il benessere conquistato, prende corpo la realtà di una società sotto pressione di elementi formatisi in tempi diversi, pronta a ribollire tra conflitti e tensioni, dallo stragismo al terrorismo, dai rapporti industriali e sindacali alla gestione delle istituzioni, dalla liberalizzazione dei costumi alle riforme.
Si delinea così un nuovo contesto sociale in cui c’è una ridefinizione delle classi e del loro ruolo.
“Altri paesi europei avevano già avviato politiche restrittive, mentre l’Italia stava alimentando la ripresa produttiva con meccanismi inflazionistici accompagnati dal deprezzamento della Lira”, scrive Guido Crainz <47, “Lo shock è quindi più grave che altrove, con un enorme disavanzo della bilancia commerciale e un aggravio drastico dell’inflazione”.
Combattere l’inflazione e potenziare il welfare: un equilibrio quasi impossibile
Il balzo del 400% del petrolio, dunque, determinò un repentino rialzo dell’inflazione, dal 5,7% del 1972 verso la costante a due cifre che durerà a lungo, fino agli anni Ottanta. Già nel 1975 il tasso annuo sarà superiore al 20%, di pari passo con il crollo degli investimenti, la caduta del Pil e del reddito nazionale. A fine ’73 i prezzi interni aumentarono del 21,4% per i consumi e del 28,5% per gli investimenti, mentre i prezzi delle importazioni volarono del 57%, meno compensati da quelli delle esportazioni, cresciuti di un 36,6% che comunque consente di dire che l’inflazione attenuò gli effetti della crisi energetica, rivalutando i beni oggetto di scambio con il petrolio.
“Le inevitabili restrizioni fiscali e monetarie adottate nel 1974 – ricorda ancora Guido Crainz <48 – portarono il paese alla fase più drammatica della stagflazione”, il termine coniato allora per indicare la contemporanea presenza di un’attività produttiva che non cresce (stagnazione) e di un persistente aumento dei prezzi (inflazione). “Fino ad allora la coesistenza di questi due fenomeni era difficilmente spiegabile per gli economisti, che ritenevano la crescita dei prezzi una forma di male necessario per sostenere lo sviluppo dell’economia” <49.
Per recuperare i salari erosi dall’inflazione intervenne l’accordo sulla Scala mobile definita “pesante”, siglato a inizio 1975 tra la Confindustria guidata dall’avvocato Giovanni Agnelli e i tre sindacati confederali, CGIL, CISL, UIL. Il nuovo sistema di rivalutazione automatica degli stipendi dei lavoratori dipendenti tutelava l’80% medio del salario operaio, al lordo delle imposte, ed era basato su un punto di contingenza definito “pesante” in quanto non più differenziato a seconda della categoria, della qualifica, dell’età, ma uguale per tutti, frutto proprio della politica dell’egualitarismo sindacale favorita anche dalla spinta inflazionistica. Ma lo strumento funzionò solo parzialmente. E quell’anno il prodotto nazionale diminuì del 3,5% mentre i prezzi aumentarono del 17,7% per i consumi e del 19,6% per gli investimenti.
[NOTE]
45 Eric Hobsbawm, Il Secolo breve, 1914-1991 (Penguin group, 1994 e BUR, 2014).
46 Riccardo Parboni, L’Italia rotola su quei barili, Enciclopedia Politica dell’Italia 1946-1980, pag. 202 (Editoriale l’Espresso, 1981).
47 Guido Crainz, Il paese mancato: dal miracolo economico agli anni Ottanta (Donzelli Editore, 2003).
48 Guido Crainz, Il paese mancato: dal miracolo economico agli anni Ottanta, Op. cit, pag. 439. 49 Il Sole 24 ore, Che cos’è la stagflazione, in Economia & Lavoro on line. “I periodi di stagnazione dell’attività economica erano, infatti, tradizionalmente caratterizzati dalla caduta dei prezzi (deflazione), per il calo della domanda rispetto all’offerta. In seguito il fenomeno dell’inflazione è, per contro, diventato sempre più indipendente dal ciclo dell’economia, data la rilevanza assunta dai mercati oligopolistici dell’energia e delle materie prime, insieme ai settori dei servizi scarsamente concorrenziali.”
Lorenzo Petrone, La classe media in Italia: un baricentro. L’evoluzione della compagine sociale protagonista del miracolo economico, Tesi di laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno Accademico 2016-2017

#1969 #1971 #1973 #1975 #CGIL #CISL #Confindustria #crisi #inflazione #LorenzoPetrone #mobile #petrolio #prezzi #scala #UIL #welfare

DionyZack 🍉✊🏽♀️🌿dionyzack.bsky.social@bsky.brid.gy
2025-06-11

🕸glané sur le net🕸 Italie : Référendum des 8 et 9 juin, plus de 10 millions de voix manquent pour atteindre le quorum: Le « miracle Landini » ne s'est pas produit. Mais aurait-il pu en être autrement ? A l'heure où nous écrivons ces lignes,… #Référendum #Italie #CGIL #PartiDémocrate #MiracleLandini

Italie : Référendum des 8 et 9...

DionyZack 🍉✊🏽♀️🇳🇨DionyZack@piaille.fr
2025-06-11

🕸glané sur le net🕸 Italie : Référendum des 8 et 9 juin, plus de 10 millions de voix manquent pour atteindre le quorum: Le « miracle Landini » ne s'est pas produit. Mais aurait-il pu en être autrement ? A l'heure où nous écrivons ces lignes, les sondages officiels sur la participation aux cinq référendums sur le travail et la citoyenneté promus par la CGIL et +Europa arrivent, une participation qui, comme cela a… europe-solidaire.org/spip.php? #Référendum #Italie #CGIL #PartiDémocrate #MiracleLandini

Massimiliano Polito 🇪🇺🇮🇹max@poliverso.org
2025-06-10

In risposta al "Wilson" di oggi

Per chi non lo conoscesse, "Wilson" è il nuovo podcast di Francesco Costa, direttore del Post.

Nel numero di oggi Francesco Costa ha fatto alcune osservazioni, in parte condivisibili in parte no, per spiegare l'esito dei referendum.

A scanso di equivoci, premetto che per me che milito nella CGIL da quasi 15 anni questo referendum è stato una sconfitta tremenda. Non c'è nessun bicchiere mezzo pieno da guardare, c'è solo un bicchiere vuotissimo. Chi sta cercando di vedere la parte mezza piena del bicchiere (il mondo politico) si sta cimentando in un'opera ammirevole di free climbing sugli specchi che però mi sembra non avere alcuna consistenza sul piano dei contenuti.

Il segretario Landini ha affermato "Non abbiamo raggiunto il quorum. Non è una vittoria" che se da un lato non rende affatto l'idea di quanto sia stata una sconfitta pesante per tutti noi che ci abbiamo sperato e abbiamo lavorato per la sua riuscita, almeno ha il pregio di non attirare il ridicolo sui militanti della sua organizzazione. Ai militanti del PD non è andata altrettanto bene, e me ne dispiace; la ridicolaggine di certe affermazioni dei loro leader va ben oltre il giustificabile.

Per tornare al podcast, mi ha colpito innanzitutto la sicurezza con cui Francesco Costa ha individuato tutti i punti per cui, a suo parere, il referendum non doveva essere fatto, tutti i motivi che facevano capire fin dall'inizio che sarebbe andata male. Come scrivevo sopra, in parte concordo con le sue osservazioni, mi domando solo perché abbia aspettato il "dopo" per snocciolare le ragioni del fallimento e non l'abbia fatto prima. Mi è sembrato un tango ballato sulle note del senno di poi.

Ho anche riascoltato l'evergreen sulla "difficoltà dei quesiti", a suo dire troppo tecnici. Siamo un paese ben strano se ancora non abbiamo capito che un parere sul quesito non ce lo possiamo fare dentro la cabina, il giorno dei referendum, leggendo il testo sulla scheda, perché neanche il presidente dell'ordine degli avvocati ce la farebbe a raccapezzarsi tra quelle proposte di cancellare una parola sì e una no in leggi che rimandano ad altre leggi che rimandano ad altre leggi ancora. Il quesito lo si deve capire prima e altrove, nelle settimane che precedono il voto e sui giornali. Il Post ad esempio ha fatto diversi ottimi articoli e podcast sugli argomenti oggetto del referendum. Chi voleva capire di cosa si stava parlando lo poteva fare abbastanza facilmente informandosi al solito modo, leggendo e ascoltanto chi ne scriveva e ne parlava, non credo siamo un paese con bisogni educativi speciali.

E poi mi hanno colpito le assenze, quei temi che non ha toccato neanche di striscio. Provo a buttarne giù un paio.

Davvero non c'è nulla da dire sul fatto che venga indetta una consultazione e che il 70% dei votanti preferisca non andare a votare? Basta accennare, come è stato fatto nel podcast, al fatto che questi sono gli anni con il più gran numero di occupati a tempo indeterminato, che il problema dei licenziamenti non è sentito e che invece la gente si preoccupa dei salari che non crescono? Ma lo sa Francesco Costa quali sono le percentuali di metalmeccanici che partecipano agli scioperi per il rinnovo del loro contratto (quindi per il problema dei salari che non crescono)? Beh, nella mia azienda (150 impiegati) sono circa il 4%. Dov'è tutta questa gente che non si preoccupa dei licenziamenti e che vorrebbe invece occuparsi dei salari? A me sembra il solito "benaltrismo", quell'invenzione cognitiva in virtù della quale qualsiasi sia il problema c'è sempre un ottimo motivo per non occuparsene.

E ancora, è accettabile che in una consultazione referendaria il comportamento di chi non ha nulla da dire conti più di quello di chi invece ce l'ha qualcosa da dire? Possiamo aprire un dibattito sulla ragione per cui ci debba essere un quorum ai referendum abrogativi? Magari chi ritiene che il quorum sia utile ci potrebbe spiegare perché è utile solo sui referendum abrogativi e non, ad esempio, sui referendum costituzionali.

Perché ad un referendum sull'abolizione dell'articolo più insulso di una legge sulla materia più insulsa viene richiesto di garantire, tramite il raggiungimento di un quorum, che la decisione non sia presa da una minoranza di persone mentre ad un referendum costituzionale per l'approvazione di una riforma che sostituisse la Repubblica con la Monarchia, la Magistratura con le telefonate da casa e togliesse il diritto di voto a chi ha il cognome che inizia con "P" non verrebbe richiesto alcun quorum ma basterebbe il voto di una sola persona per procedere alla suddetta modifica?

E insomma, già perdere fa male, se poi bisogna anche elaborare il lutto con questi contributi del Post... sem a post!

#ilPost #referendum #CGIL

𐌐𐌀Ꝋ𐌋Ꝋ :antifa:steek_hutzee@mastodon.uno
2025-06-10

Il #GovernoMeloni festeggia il flop dei #Referendum, schiaffo alla #democrazia e a 14 milioni di italiani.

“Una certa politicizzazione dei referendum non ha permesso di discutere di contenuti. Alcuni esponenti di governo interrogati sui quesiti non sapevano i contenuti e contemporaneamente dicevano di non andare a votare. Un elemento di responsabilità grave. Non stanno mettendo in discussione la #CGIL, in gioco c’è la democrazia del Paese”, ha dichiarato #Landini.

lanotiziagiornale.it/sconfitta

2025-06-10
Le quorum n’est pas atteint pour la consultation populaire portée par la CGIL et la gauche sur les questions du travail et de la citoyenneté. Les postfascistes y voient une confirmation de leur hégémonie culturelle.#cgil #giorgiameloni #italie #référendum
En Italie, l’échec des référendums sur la naturalisation et le droit du travail instrumentalisés par le gouvernement Meloni
𐌐𐌀Ꝋ𐌋Ꝋ :antifa:steek_hutzee@mastodon.uno
2025-06-10

#Referendum, alle urne solo un italiano su tre. #Landini: “Nulla da festeggiare”.

“Non abbiamo raggiunto l’obiettivo, quindi non festeggiamo” ha detto ieri #MaurizioLandini in conferenza stampa aggiungendo però che “contemporaneamente 14 milioni hanno votato, ed è un numero molto importante”.
Un numero indicato come “punto di partenza” per proseguire una battaglia che non si esaurisce con il mancato quorum.

ilfattoquotidiano.it/in-edicol

#CGIL #Lavoro #Precarietà #SicurezzaSulLavoro #Cittadinanza

𐌐𐌀Ꝋ𐌋Ꝋ :antifa:steek_hutzee@mastodon.uno
2025-06-10

#Referendum: “La democrazia soffre di sonnambulismo”.

Un’affluenza intorno al 30 per cento espone i promotori a “un effetto boomerang”, e a poco è servito perdere nel balletto di cifre della vigilia. Ma Marco #Revelli, politologo tra i più noti, rende merito a #Cgil e centrosinistra: “La dignità della #politica consiste anche in queste battaglie”. Semmai, la preoccupazione è per il “sonnambulismo” del Paese rispetto a temi anche importanti e alla #democrazia in genere.

ilfattoquotidiano.it/in-edicol

𐌐𐌀Ꝋ𐌋Ꝋ :antifa:steek_hutzee@mastodon.uno
2025-06-07

#Referendum, andiamo a votare sì per non lasciare che altri decidano sulla nostra pelle.
La consultazione dell'#8giugno e #9giugno può migliorare le vite di tutti e tutte nel concreto.

lespresso.it/c/opinioni/2025/0

#Referendum2025 #Lavoro #JobsAct #Precarietà #SicurezzaSulLavoro #Cittadinanza #Sindacato #CGIL

𐌐𐌀Ꝋ𐌋Ꝋ :antifa:steek_hutzee@mastodon.uno
2025-06-05

#Referendum, obiettivo 40% alle urne: si vince anche così.

Per centrosinistra e #Cgil 20 milioni ai seggi sarebbero “un successo” rilevante contro la destra di #Meloni che ha oscurato anche la #Tv di Stato.

ilfattoquotidiano.it/in-edicol

#Referendum2025 #8giugno #9giugno #Lavoro #JobsAct #Precarietà #SicurezzaSulLavoro #Cittadinanza

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