#garibaldi

Katia Llanos defiende a Luis de Llano 😒 y las redes la ponen en su lugar

¿Quién es Katia Llanos y por qué está hablando ahora? 🤔

Ayer, Katia Llanos, ex-Garibaldi de los 90s (sí, la de los trajes recortados y los coreógrafos gritando «¡otra vez desde el principio!») decidió publicar en Instagram un mensaje que nadie le pidió, defendiendo al productor Luis de Llano, señalado por Sasha Sokol de haber abusado de ella cuando tenía solo 14 años.

El comunicado que encendió la polémica 🔥

https://www.instagram.com/p/DLeAecxur47/?img_index=1

Katia escribió lo siguiente:

“Jamás estuvo involucrado en escándalos […] fue un hombre íntegro, caballeroso, generoso […] esta es mi verdad.”

📢 Pero “mi experiencia personal” no borra la verdad de otras personas. Especialmente cuando esa verdad involucra a una adolescente en una relación desigual de poder con un hombre de 39 años.

Las redes reaccionan con firmeza y respeto 💬👏

La respuesta del público no se hizo esperar, y muchos comentarios fueron directos pero con respeto, dejando claro que no era el momento ni el modo de publicar algo así:

🗯️ “Súper oportunista tu comentario. No es a fuerzas comentar. Lo mejor sería borrar esta publicación por respeto a la v!ct!m@.”
🗯️ “¿Cómo puedes sentir admiración como ser humano por alguien que abusó de una niña de 14 años????”
🗯️ “Afortunadamente tu opinión no pesa. Y si para ti ser honorable consiste en que un tipo de 39 años ande detrás de una NIÑA de 14 años, estás igual de dañada qué él.”

Pero lo más lamentable vino después 😬

Un director de cámaras trató de “salvar” a Katia con un comentario que dice:

“Aww qué pena me da ver los comentarios de personas que atacan de forma personal a alguien tan increíble y maravillosa como @katiallanos4. Los que la conocemos y tenemos la suerte de llamarla amiga sabemos que ella como mujer feminista y luchadora jamás defendería un abuso. Ella es amor puro y respeto. No frívolicen y lean bien lo que está intentando decir […]”

Y Katia, lejos de tomar el llamado a la empatía o a la reflexión, dobló la apuesta con una respuesta aún peor que el post original:

“Aww 🥰 Aitor querido, gracias 💖 […] Luis cambió mi vida […] lo abrazo […] toda esta bola de ‘jueces’ de la red debería sacarse la VIGA del suyo […] Las costumbres eran otras. ¿Sabías que en 1990, el 6.8 % de adolescentes de 12 a 19 años ya se había casado o unido? […] Antes de la mayoría de edad, somos los padres los responsables de nuestras criaturas. ¿Si fue tan grave, por qué no demandaron también a los padres?”

¿Postureo, ignorancia o narcisismo? 📸🤳

Y por si no fuera suficiente, Katia acompaña su post con una foto en blanco y negro, con ese tono de “soy profunda y tengo derecho a decir mi verdad”, mientras defiende lo indefendible con estadísticas sacadas de quién sabe dónde (y totalmente fuera de contexto).

🤯 Justifica el abuso con “costumbres de los 90s” y responsabiliza a los padres de Sasha.
🤡 Bravo por la sororidad, Katia.
👶 Hablas de proteger infancias, pero si tienes hijas, ¿en serio publicarías eso sabiendo que estás del lado de un hombre que admitió haberse relacionado con una menor?

Lo que da esperanza ❤️

A pesar del intento de Katia de romantizar su experiencia con Luis, la mayoría de los comentarios fueron en defensa de Sasha Sokol, sin insultos, pero con argumentos sólidos.

Porque Sasha no habló desde el rencor, habló desde el dolor, y rompió el silencio de décadas que muchas otras no se atreven a romper.

Esto no es “tu verdad”, es revictimización disfrazada de homenaje 🛑

🎤 Defender a alguien señalado por abuso con frases como “era un caballero” es exactamente lo que perpetúa el machismo en la industria del entretenimiento.
📢 Y no, el hecho de que otras niñas hayan sido casadas en los 90s no hace menos grave lo que vivió Sasha.

✍️ ¿Qué opinas tú?

¿Crees que hay figuras públicas que todavía no entienden lo que significa el abuso de poder? ¿Hay límites para eso de “cada quien tiene su verdad”?
Déjalo en los comentarios 👇

#AbusoDePoder #feminismo #Garibaldi #IndustriaDelEntretenimiento #Infancias #JusticiaParaSasha #LuisDeLlano #SashaSokol

2025-07-01

🧨 Katia Llanos defendió a Luis de Llano… y la respuesta fue contundente.
¿Ya viste lo que le dijeron? 👀👇
#SashaSokol #Garibaldi

elblogdelascuriosidades.com.mx

2025-06-02
Cenni di storia sulla Resistenza Intemeliagrupposbarchi.wordpress.com@grupposbarchi.wordpress.com
2025-05-26

La donna vuole accompagnare il gruppo nell’azione contro i tedeschi

Baiardo (IM). Foto: Eraldo Bigi

La mattina del 14 agosto 1944 il distaccamento di Candido Queirolo (Marco) si era da poco accampato nei pressi di “Berzi”, frazione di Baiardo (IM), per essere più vicino ad Apricale dove era di stanza un reparto tedesco. All’accampamento giunse trafelato Luigi Laura (Miccia), che si era trattenuto a Baiardo per rifornimenti avvisando i compagni che quattordici tedeschi, provenienti da Apricale, si erano recati in paese. Candido Queirolo decise di partire per attaccarli. Scelse una decina di partigiani. Facevano parte del gruppo: Gino Amici (Alfredo), Alfredo Blengino (Spartaco), Giuseppe Gaminera (Garibaldi), Luigi Laura (Miccia), Mario Laura (Picun), Albanese, Noce ed altri due. Giunti nel paese il gruppo si piazzò in via Roma in un luogo soprastante la strada Sanremo-Baiardo, nel punto dove è ora l’albergo Bellavista. Noce” e “Spartaco” si appostarono dietro un muretto con un mitragliatore, gli altri sopra il giardino della Villa Balestra. I tedeschi stavano pranzando all’albergo Miramonti: i partigiani attesero per verificarne il numero ed attaccarli all’improvviso. Da un uomo che transitava in bicicletta i partigiani vennero informati che i Tedeschi, usciti dall’albergo, si stavano avviando verso la mulattiera che conduce ad Apricale. Quando i partigiani giunsero all’altezza dell’asilo infantile si udirono raffiche di mitra. Nessuno venne colpito e risposero al fuoco; i tedeschi tornarono indietro imboccando via Podestà e quindi si piazzarono dietro la chiesa di San Giovanni, all’inizio della mulattiera per Castelvittorio. Queirolo che si era appostato verso la mulattiera che conduce ad Apricale, rendendosi conto che i tedeschi erano indietreggiati, ritornò anch’esso sui propri passi insieme agli uomini che erano con lui e appena giunto in prossimità della chiesa venne colpito da una raffica. Ferito, si accasciò a terra. Gino Amici (Alfredo) e Alfredo Blengino (Spartaco), pure colpiti, morirono all’istante. Mario Laura (Picun) fu ferito alle gambe, ma continuò a sparare e gli altri uomini, coperti dal fuoco di Picun, cercarono di avvicinarsi ai compagni feriti per soccorrerli. “Marco” aveva una coscia sfracellata e una ferita alla spalla. Dopo le prime cure praticategli dal dott. Carlo Bissolotti, venne portato in un capanno nei pressi di Baiardo, dove poco dopo morì. L’episodio è raccontato da Giuseppe Gaminera (Garibaldi) anch’egli protagonista dei fatti che portarono alla scomparsa di Queirolo, Blengino e Amici.
Tra le numerose azioni belliche portate a compimento con successo da Candido Queirolo e dai suoi uomini, si ricordano in particolare il disarmo dei repubblichini di stanza a Briga Marittima e la presa della postazione nazifascista di Santa Brigida. Nel giugno del 1944 Queirolo fu tra i comandanti che guidarono i garibaldini nello scontro di Carpenosa. I suoi uomini sotto il suo comando parteciparono alla presa di Molini di Triora e di Triora, agli attacchi alle postazioni nemiche di Valgavano ed alla resistenza, ai primi di luglio, contro forti reparti tedeschi a Carmo Langan. Anche Alfredo Blengino fu uomo di punta della Brigata, un uomo di esperienza che aveva precedentemente comandato il distaccamento di Bajardo e impegnato a più riprese il nemico.

Giorgio Caudano Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020

[ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano (con Paolo Veziano), Dietro le linee nemiche. La guerra delle spie al confine italo-francese 1944-1945, Regione Liguria – Consiglio Regionale, IsrecIm, Fusta editore, 2024; Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; Giorgio Caudano, L’immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell’Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 – 8 ottobre 1944) (a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea… memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]

Il garibaldino Giuseppe Gaminera (Garibaldi) di Baiardo racconta:
“Ci eravamo accampati nei pressi di Berzi, frazione di Baiardo per essere più vicini ad Apricale dove erano di stanza circa cento Tedeschi. Poco dopo il nostro arrivo nel luogo che diventerà sede del nostro distaccamento, giunge trafelato Luigi Laura (Miccia), che si era trattenuto a Baiardo per rifornimenti, avvisandoci che quattordici Tedeschi, provenienti da Apricale, si erano recati in paese.
Candido Queirolo (Marco) decide di partire per attaccarli. Sceglie una decina di partigiani ed io sono tra questi.
Nel distaccamento c’è Olga, una ragazza slava, che avevo trovato in giro alcuni mesi prima quando, avendo perduto i contatti con «Vittò» a causa di uno sbandamento, mi ero aggregato alla formazione di Marco. Olga canta canzoni, sia in italiano che nella sua lingua; è sempre al fianco di «Marco». La donna vuole accompagnare il gruppo nell’azione contro i Tedeschi, ma Candido Queirolo non le permette di seguirci: insiste ripetutamente, ed all’ennesimo rifiuto si getta a terra piangendo.
Partiamo. Sono pratico dei luoghi e conosco tutti i sentieri, procedo in testa al gruppo assieme a «Marco».
[…] Sono orgoglioso e felice per l’incarico che mi è stato affidato essendo io il più giovane del gruppo.
Candido Queirolo si dirige verso via XX Settembre, nel punto dove inizia il bivio per Apricale. «Marco» pensa che se i Tedeschi, dopo il pranzo, non hanno proseguito il cammino verso il luogo dove i partigiani si erano appostati presumibilmente intendono ritornare ad Apricale passando per la mulattiera. Perciò «Marco» si reca colà con gli uomini migliori per sferrare un attacco efficace.
Giunti all’altezza dell’asilo infantile, nel luogo dove tempo addietro i partigiani avevano bruciato le baracche tedesche, si odono raffiche di mitra. Fortunatamente nessuno di noi viene colpito. Rispondiamo al fuoco ed i Tedeschi tornano indietro imboccando via Podestà, e quindi si piazzano dietro la chiesa San Giovanni, all’inizio della mulattiera per Castelvittorio. Noi li inseguiamo, ma non riusciamo a raggiungerli.
Intanto, «Marco», visto che il nemico non si era diretto ad Apricale ed avendo udito le raffiche delle armi automatiche, accorre immediatamente verso la sopracitata chiesa. Effettuando un percorso di una ventina di minuti egli potrebbe arrivare sul luogo senza uscire allo scoperto. Invece, appena giuntovi è colpito da una lunga raffica. Ferito, si accascia a terra.
Amici Gino (Alfredo) e Alfredo Blengino (Spartaco), pure colpiti, muoiono istantaneamente. Mario Laura (Picun) è ferito alle gambe, ma continua a sparare cercando con gli altri di avvicinarsi ai compagni feriti per soccorrerli.
«Marco» ha una coscia sfracellata ed una ferita alla spalla. Dopo le prime cure praticategli dal dottor Carlo Bissolotti, lo portiamo in un capanno nei pressi di Baiardo, dove poco dopo muore.
Olga giunge sul luogo e si mette ad urlare come impazzita; estrae la pistola per uccidermi, poiché mi accusa di essere stato la causa della morte del Commissario. Gli altri partigiani presenti spiegano alla donna quanto si è verificato, assicurandole l’assoluta mancanza di mie responsabilità.
Dopo questo fatto non vedrò più Olga. Ma, nel successivo inverno otto partigiani verranno sorpresi nel sonno ed uccisi nei pressi di Vignai Argallo. Olga, nella triste occasione, si trovava proprio in quella zona: sospettata e pedinata, venne appurato che era una spia dei Tedeschi e fu condannata e giustiziata…”.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) – Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, 1992

#14 #1944 #agosto #BaiardoIM_ #CandidoQueirolo #fascisti #Garibaldi #GiuseppeGaminera #Marco #partigiani #Resistenza #tedeschi

Garibaldi Oregon, a small sleepy fishing town, with the largest cheese factory I’ve ever seen just outside her borders. Also, while driving down her roads I listened to David Prine for the first time.


#film #filmisnotdead #kodak #portra #portra400 #garibaldi #oregon #fishing #fishingboat #harbor
2025-02-15

How very jingoistic.

Note the date ”A.V.C”, ab urbe condita, years since the founding of the city in 753 BCE. en.m.wikipedia.org/wiki/Ab_urb #Garibaldi

Città di Castello - Piazza Giuseppe Garibaldi - Monumento a Garibaldi (spostato nel 1929 nei giadici accanto alla piazza)

#Garibaldi #Italy #GiuseppeGaribaldi #CittàdiCastello #Umbria #Perugia #photography #FerroCandilera

fotografia.cultura.gov.it/iccd

The image displays a vintage postcard featuring an aged photograph of the Garibaldi Monument in Città di Castello, Italy. The monument depicts General Giuseppe Garibaldi standing on a pedestal with his right hand extended upwards holding what appears to be a sword or pole. His posture suggests leadership and determination.
In the background stands a building with several arched windows and classical architectural elements such as pilasters and ornate cornices. There is a person walking in front of the monument, which adds perspective and scale to the scene. The postcard includes handwritten text on its border and corner indicating it was sent from "Città di Castello" (City of Città di Castello) with an address or recipient's name partially legible.
The overall tone of the photograph is sepia-toned, which gives it a historical feel reflective of early photography. The image has been slightly tilted and appears to be scanned at a lower resolution than its original size.

Client Info

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