Il contesto in cui si formò la Banda della Magliana
Destrutturata sul finire del 1976 l’epopea marsigliese, rea di aver ostentato pubblicamente trasversalità e connivenze occulte del proprio agire <665, saranno ancora i sequestri di persona la chiave di volta per il riassestamento dei vuoti originatisi all’interno del network. Complici l’endemica conflittualità <666 a cui fu relegato sin da genesi il circondario romano, e la predominanza di un meticciato malavitoso sintesi dell’orizzonte frontaliero su cui andarono a stabilirsi quelle che il sociologo Martone ha brillantemente definito “mafie di mezzo” <667, Roma assistette alla germinazione del primo sodalizio di matrice autoctona. Si trattò di un processo tutt’altro che spontaneo, il cui movente va ricercato nelle fotografie sbiadite della periferia a sud della capitale. Un filo nero preesistente alle notorie gesta della tanto romanzata Banda della Magliana e la cui veemenza simbolica è raccolta nelle fondamenta del Fungo, noto ristorante del quartiere Eur e luogo di ritrovo di rampolli neofascisti e ambasciatori della mala nostrana. Un rapporto di P.S datato 18 ottobre 1975, ed il cui sunto è riportato – per bocca del funzionario Ferdinando Guarino – nelle “eccedenze” <668 del procedimento Olimpia <669, esprime la cifra dei personalismi condensati nell’epicentro laziale: “Altre alleanze le aveva stipulate … con Giuseppe Nardi la banda della Magliana. Infatti, vorrei ricordare a riguardo che nel 1975 Paolo De Stefano, elemento della famiglia De Stefano, vale a dire Paolo e … ed altri importanti esponenti della ‘ndrangheta, della … di Reggio Calabria vennero sorpresi al ristorante il Fungo, vennero sorpresi al
ristorante … da personale della Squadra Mobile che era ivi in servizio per la cattura del latitante Saverio Mammoliti. Insieme a Paolo De Stefano vi era, appunto, Giuseppe Nardi, vi era anche Giuseppe Piromalli e Pasquale Condello. […] A Roma. Ristorante all’EUR di Roma. E … addosso al Piromalli fu anche rinvenuta una banconota proveniente dal riscatto di Paul Ghetty junior, una banconota di 50 mila lire…” <670.
Con Nardi, Piromalli, Condello e i De Stefano, al Fungo furono identificati anche altri uomini, delinquenti autoctoni dalle spiccate qualità intermediatorie. Saranno loro, assieme agli esuli mafiosi sbarcati nella metropoli in cerca di fortune, a costituire quel capitale sociale che renderà unica l’esperienza del cartello maglianese. Si tratta di una questione di primaria importanza negli studi sulla malavita romana, assunta a metronomo della sua coriacea vivacità politica in ragione della varianza di legami ponte raffigurabili da suddetti individui. Si può notare, quindi, come in virtù di tale ragionamento sia fallace – e anacronistica – l’interpretazione maggioritaria che scorge nel sequestro del Duca Grazioli Lante della Rovere (1977) la conditio sine qua non del sistema “Magliana”. Siffatta impostazione è percepibile nel vizio metodologico alla sua base, inficiante l’erroneo posizionamento di prospettiva nel campo. Ad un’indagine sui motivi del riuscito condizionamento territoriale (power syndacate) <671 da parte dei gruppuscoli rionali convogliati nella Banda, non è seguita un’altrettanta metodica esplorazione sul versante organizzativo dei traffici illeciti (enterprise syndacate) <672, rendendo parziale il tentativo di porre in risalto le ambivalenze organizzative <673 insite nel suo gene. Ecco perché, in considerazione del nostro quesito di ricerca, diviene centrale comprendere di quali meccanismi intermediatori si sia popolata l’anticamera maglianese ed in quali termini operativi l’eversione nera abbia inciso nell’organizzazione delle attività criminali. In tale prospettiva vanno inquadrate le condotte di certe figure cerniera, la cui versatilità nel network funse da sintesi nell’interlocuzione tra sodalizi storici e criminalità comune. È il caso di Gianfranco Urbani detto “er pantera”, commensale del romanissimo Manlio Vitale nella riunione dell’Eur, e riconosciuto da personalità del calibro di Maurizio Abbatino e Antonio Mancini quale anello di congiunzione con le cosche del mandamento centrale e della Piana di Gioia Tauro. Un oscuro consigliere il cui operato intersecò anche l’assassinio del giudice Occorsio, legatosi nel suo ultimo periodo di vita al confidente ‘ndranghetista Totò D’Agostino, stroncato anch’esso poche settimane (2 novembre del ’76) dopo la morte del magistrato da una raffica di mitra esplosa da uomini del clan Papalia <674. In un contesto a forte radicamento sociale, i maglianesi hanno rimarcato scelte tipiche delle esperienze criminali indo-asiatiche, prediligendo la costruzione di due livelli di capitale sociale: quello bridging <675, il cui accesso sarebbe stato garantito a gruppi eterogenei in collegamento reciproco; e quello linking <676, indispensabile per il drenaggio di risorse economico-politiche con i soggetti muniti di forte autorità nella scala sociale. Dunque, non sembrerebbe lasciata al caso la scelta di imbastire relazioni anche con gli altri due sodalizi tradizionali, rappresentati sul territorio con paradossale antiteticità. Mentre la camorra cutoliana, interessata alla preservazione di fette di controllo sul litorale tirrenico, investì della dote di ambasciatore lo spregiudicato Nicolino Selis, futuro leader della batteria di rapinatori proveniente da Acilia, Cosa Nostra si interfacciò con le neofite formazioni autoctone riproponendo lo schema bidirezionale tipico della mafia palermitana. Il livello d’interlocuzione politica fu delegato al gruppo di faccendieri orbitante attorno a Domenico Balducci, Ernesto Diotallevi, Flavio Carboni, Danilo Sbarra e Francesco Pazienza. Il gradino inferiore, invece, vide la primazia di un uomo transitato in ogni fase della storia criminale capitolina. Per via della sua pubblica vocazione fascista, Danilo Abbruciati, detto “er camaleonte”, si rivelò un fedele servitore del federalismo sovversivo citato nelle pagine che ci precedono <677. Racconta Maurizio Abbatino in un interrogatorio del 18 novembre 1992 <678: “Qualche tempo prima dell’omicidio Balducci, su invito di Danilo Abbruciati, io, lo stesso Abbruciati, Edoardo Toscano e Renato De Pedis, avevamo incontrato Ernesto Diotallevi, il quale, se non ricordo male, aveva un banco presso i mercati generali, dove avvenne l’incontro. Abbruciati ci presentò al Diotallevi come esponenti della Banda della Magliana. L’incontro, per quanto noi ne sapevamo, aveva lo scopo di istituire, in funzione dell’approvvigionamento di eroina a noi necessaria, un contatto con dei siciliani, facenti capo, a Roma, a Pippo Calò, il quale li rappresentava. Infatti, il Diotallevi era in rapporti con Calò e dunque l’incontro poteva esserci di una qualche utilità, tanto che, proprio a seguito di esso, apprendemmo che il gruppo di Testaccio aveva aperto un suo canale di rifornimento di eroina con la famiglia Bontate di Palermo, eroina che dividevano con noi. In realtà, per Abbruciati, il farci incontrare con il Diotallevi aveva anche lo scopo di dimostrare un suo peso specifico nell’ambito della malavita romana, necessario a lui onde porsi come interlocutore, su Roma, della mafia stessa” <679.
[NOTE]
665 Albert Bergamelli pagherà con la vita le rivelazioni seguenti al suo arresto. Il 31 agosto 1982 verrà assassinato nel carcere di Ascoli Piceno dall’ex brigatista Paolo Duongo. Jacques Renè Berenguer, invece, venne ritrovato senza vita nel carcere di Nizza il 14 dicembre 1988.
666 E. CICONTE, L’assedio. Storia della criminalità a Roma da Porta Pia a Mafia Capitale, Carrocci editore, Roma, 2021, pag. 95.
667 V. MARTONE, Le mafie di mezzo. Mercati e reti criminali a Roma e nel Lazio, Donzelli, Roma, 2017.
668 B. TOBAGI, L’uso delle fonti giudiziarie per la ricerca storica: problemi di metodo, di conservazione, di accessibilità, Archivi memoria di tutti le fonti per la storia delle stragi e del terrorismo, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo direzione generale per gli archivi, 2014.
669 Tribunale Di Reggio Calabria Corte Di Assise Seconda Sezione P.P. Olimpia Sentenza Procedimento Penale Olimpia Nr. 46/93 R.G.N.R. D.D.A. Nr. 72/94 R. G.I.P. D.D.A N. 3/99 Sentenza N. 18/96 R.G. Assise, p. 676. Deposizione dott. Guarino Ferdinando, funzionario di P.S.
670 Ibidem.
671 A. BLOCK, East West Side. Organizing crime in New York 1930-1950, University College Cardiff Press, Cardiff, 1980.
672 ibidem.
673 R. SCIARRONE, Il capitale sociale della mafia. Relazioni esterne e controllo del territorio, Quaderni di Sociologia, n. XVIII, 1998.
674 Il nesso tra l’omicidio Occorsio e la morte di D’Agostino e ben centrato dal testo di E. CICONTE, L’assedio. Storia della criminalità a Roma da Porta Pia a Mafia Capitale, Carrocci editore, Roma, 2021, pag. 101. Di pregevole fattura anche il contributo di A. BECCARIA, F. REPICI, M. VADUDANO, I soldi della P2, Sequestri, casinò, mafie e neofascismo: la lunga scia che porta a Licio Gelli, Paper First editore, Roma, 2021, pp. 30-33.
675 T.W. LO, Beyond Social Capital: Triad Organized Crime in Hong Kong and China, The british Journal of criminology, 50, n. V, pp. 851-868.
676 Ibidem.
677 Il collante fra questi due livelli va ricercato nelle speculazioni edili avviate sul finire degli anni Settanta in Sardegna. Le rivelazioni di Flavio Carboni dinnanzi al Tribunale penale di Roma in data 5 giugno 1994 raccontano della possibilità di investire i capitali di provenienza illecita in attività formalmente lecite, convogliando ingenti somme di denaro versate da Diotallevi, Abbruciati, Giuseppucci e piccoli esponenti del terrorismo nero. Le operazioni si sarebbero svolte sotto l’egida di Domenico Balducci, noto usuraio vicino a Danilo Sbarra, al finanziere italo svizzero Lay Ravello e al Carboni stesso. Il Balducci, in questa sua opera di intermediazione, sarebbe così divenuto referente
privilegiato di Calò, latitante a Roma sotto il falso nome di Mario Agliarolo (o Mario Salamandra) e futuro padrino di battesimo proprio del figlio di Ernesto Diotallevi.
679 Tribunale di Roma, sentenza-ordinanza contro Abbatino Maurizio + altri, n. 1164/87A G.I., n. 8800/86A P.M, giudice istruttore dott. Otello Lupacchini, giugno 1993, pag. 93.
Giuliano Benincasa, Criminalità Organizzata. Sviluppo, metamorfosi e contaminazione dei rapporti fra criminalità organizzata ed eversione neofascista: ibridazione del metodo del metodo mafioso o semplice convergenza oggettiva?, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2020-2021
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