#ExitStrategy

realestateindiarealestateindia
2025-12-09

Discover preparation tactics, pricing strategies, and common mistakes that cost investors lakhs.Whether you're investing in Thane property realestateindia.com/thane-prop or anywhere across India, master the art of strategic exits to unlock maximum profits.

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2025-11-11

Doanh nghiệp SaaS trị giá 3,5 triệu USD đang gặp vấn đề về định giá và thoát vốn. Doanh nghiệp này có 36.000 khách hàng, tăng trưởng 40% trong 12 tháng qua. #SaaS #DoanhNghiep #ThanhPhanCao #HardwareEnabledSaaS #ExitStrategy #Valuation #BusinessForSale #Startup

reddit.com/r/SaaS/comments/1ou

2025-11-08

🛰️ Gegen die große Verflachung – ein Manifest aus der textuellen Tiefe

Wir leben in einer Ära der flimmernden Flächen. Jede Bedeutung ertrinkt in 60fps, jede Frage wird weggezoomt, jede Antwort von algorithmischem Autoplay zersägt. Multimedia ist das Trockenfutter der Aufmerksamkeitsindustrie — visuell gewürzt, auditiv überlagert, semantisch entkernt.

Streaming-Plattformen sind keine Bibliotheken. Sie sind endlose Schläuche, aus denen warmes, bedeutungsarmes Material tropft, während Nutzer:innen in der Illusion des Konsums verharren. Was sie streamen, streamt zurück — nicht Erkenntnis, sondern Verhalten.

Wir sagen: genug.

Multimedia bedeutet mehrere Medien. Was es liefert, ist weniger Inhalt. Der Text, einst Träger komplexer Ambiguitäten, wird degradiert zum Untertitel. Die Stimme, einst Mittel des Dialogs, wird ersetzt durch algorithmisch selektierte Stimmlagen aus Werbeclips. Das Bild, einst Manifestation von Sinn, verkommt zur Kulisse für „Engagement“.

Wir fordern:

— Eine Rückkehr zum fragmentierten Denken — Eine Ästhetik der Latenz, statt der Übertragung in Echtzeit — Reibung statt Swipe — Speicher statt Stream — Interpunktion statt Interaktion

Wir glauben:

Nicht alles, was sich bewegt, lebt. Nicht alles, was klingt, spricht. Nicht alles, was verfügbar ist, verdient Aufmerksamkeit.

Wir verweigern:

— Die ständige Gegenwart des Sichtbaren — Die Emotionssimulation durch Audiotracks — Den Overhead des Immer-Laufenden — Die Kompression des Weltlichen auf 1080p

Wir praktizieren:

📜 Archiv statt Autoplay ✏️ Lesen statt ReagierenVerzögerung statt Feed 💤 Stille statt Soundtrack

Dies ist kein Aufruf zur Askese, sondern zur Emanzipation. Wer streamt, lebt im Fluss. Wer schreibt, formt Ufer.

Texte sind Maschinen der Freiheit. Der Rest ist Deko für die Werbepause.

#antiMultimedia #noStreamZone #textfirst #fediverseManifest #lesenstattsehen #slowcontent #restwärme #exitstrategy #reclaimtextuality #machtschrift #postmultimedia

Meta-Kommentar

4000 Zeichen sind zu wenig, um Widerstand zu leisten — aber genug, um Stille einzufordern.

2025-10-29

Ich bin so froh, alles wichtige von Azure weggezogen zu haben. Nur mein unbedeutender Blog ist nicht zu erreichen.

Ich freue mich schon auf morgen früh, wenn mich meine Kunden mit den Folgen konfrontieren.
Da werde ich dann endlich Gehör in Bezug auf #digitalesouveranitat und #exitstrategy finden …

Microsoft og andre tjenester ramt af nedbrud nyheder.tv2.dk/live/tech/2025-

L'Ombra delle Parole Rivista Letteraria Internazionalelombradelleparole.wordpress.com@lombradelleparole.wordpress.com
2025-10-14

Editoriale (Quaderno nn. 29-30, 17×24, de “Il Mangiaparole”) in corso di stampa dal titolo: La «nuova poesia» italiana tra Intelligenza Artificiale,  Infotainment, Comunicazione e Riproducibilità algoritmica. L’età della paranoia, Il nostro mondo è definito dal tipo di storie in cui crediamo,

La storia letteraria è un libro di ricette.
I cuochi adesso si atteggiano a poeti.
Lo chef di Milano tiene il computo degli invitati.
Adesso anche i contabili si pensano poeti.
Guarda bene l’indice, se non sei tra gli invitati è perché sei nel menù.
I poeti sono i camerieri che portano le vivande e le bevande.
I critici fanno i buttafuori.
In cucina c’è un’orchestrina gitana che suona con le fisarmoniche e i tamburelli.
I poeti preparano i piatti in cucina e intrattengono gli ospiti.
Dovunque ci sono schiocchi di dita e pacche sulla spalla.
C’è allegria.
(Giorgio Linguaglossa)

Editoriale (Quaderno nn. 29-30, 17×24, de “Il Mangiaparole” in corso di stampa dal titolo: La «nuova poesia» italiana tra Intelligenza Artificiale,  Infotainment, Comunicazione e Riproducibilità algoritmica

L’Età della paranoia

Il nostro mondo è definito dal tipo di storie in cui crediamo

 

Se dovessi dare un nome alla nostra epoca la chiamerei l’Età della paranoia. Il recentissimo incontro ad Anchorage, in Alaska, tra Trump e Putin è il cassico incontro di due fratelli siamesi: un gangster che si incontra con un criminale prezzolato. Trump, Xi, Kim Jon-ung, Kameney, Nethanyau, Orban etc., i piccoli e i grandi aspiranti dittatori dispersi per il globo, le masse che votano i loro paranoici rappresentanti non sono meno paranoiche dei loro capi. Il capitalismo cleptocratico non sa che farsene del capitalismo democratico, vuole disfarsene, ha ormai infranto le regole e le istituzioni della deterrenza che ci eravamo dati dalla fine della seconda guerra mondiale. Il capitalismo dei sovrani sovranisti e populisti vuole avere le mani libere, vuole semplicemente fare soldi, togliere ai poveri per dare ai ricchi. Il capitalismo è diventato paranoico, la guerra dei dazi ne è un esempio eclatante. È probabile che nel prossimo futuro verremo sottomessi da una super Intelligenza Artificiale da noi creata. Scrive Geoffrey Hinton, uno degli inventori della Intelligenza Artificiale:

«La maggioranza dei principali ricercatori di intelligenza artificiale ritiene che molto probabilmente creeremo esseri molto più intelligenti di noi entro i prossimi 20 anni. La mia più grande preoccupazione è che questi esseri digitali superintelligenti semplicemente ci sostituiranno. Non avranno bisogno di noi. E poiché sono digitali, saranno anche immortali, voglio dire che sarà possibile far risorgere una certa intelligenza artificiale con tutte le sue credenze e ricordi. Al momento siamo ancora in grado di controllare quello che accade ma se ci sarà mai una competizione evolutiva tra intelligenze artificiali, penso che la specie umana sarà solo un ricordo del passato».

I critici marxisti del capitalismo hanno impiegato la speciosa tesi secondo cui nel mondo del capitalismo maturo (quello finanziario di oggi e quello delle monete digitali) non si dà una Exit Strategy, non si dà più alcuna possibilità di uscire dal capitalismo (se non per ricapitombolare in un capitalismo di stato a carattere autocratico e coercitivo), così il neo-liberismo ha guadagnato il campo rimasto aperto e sguarnito dalle forze della critica.

Ma forse non è necessario sostenere la tesi di una Exit Strategy, non c’è bisogno di sortire fuori dal nastro di Möbius, perché stiamo sempre in un Dentro che è anche un Fuori. Il lato debole del migliore pensiero critico marxista (Benjamin, Adorno, Gramsci, Zizek) non è riuscito a pensare questa evenienza che la scienza ci ha rivelato, e si è trovato appiattito nel voler cercare una soluzione comunque e dovunque, e così è rimasto impigliato come una mosca nella carta moschicida.

Allora, non c’è che ribadire: Non si dà alcuna Exit Strategy, stiamo tutti Dentro. Ma in quel Dentro che è anche un Fuori.

La poesia odierna oggi non può che andare a prendersi le parole dal futuro in quanto le dimensioni futuro/presente oggi sono invertite, viene prima il futuro e soltanto in un secondo momento il presente. Non c’è modo di rammaricarsene. Ecco le ragioni che spiegano la depletazione derubricazione del passato (leggi tradizione) e la invasione del futuro nel presente. Ecco le ragioni che spiegano la depletazione e la derubricazione delle antiche categorie antinomiche /Avanguardia/Retroguardia, Tradizione/Antitradizione, Vecchio/Nuovo perché queste categorie si trovano nel nastro di Möbius, stanno in un Dentro/Fuori che altro non è che un Fuori/Dentro. Nel capitalismo sviluppato la dialettica Dentro/Fuori ha sostituito la antica dialettica hegelo-marxista Soggetto/Oggetto, Nuovo/Vecchio, con il beneficio di inventario dei marxisti ortodossi e degli aborigeni ortodossi, nonché degli eterodossi alla plastilina. Perché meravigliarsi dicendo che oggi non c’è futuro quando in realtà siamo immersi ogni giorno nel futuro, che ha sostituito il presente? Altra domanda retorica: la categoria del Nuovo in arte non è più in contraddizione con il Vecchio, in quanto entrambe si trovano, contemporaneamente, nel medesimo nastro di Möbius.

Per altro verso, avviene che la poiesis distopica non è più distopica allorché la caliamo nell’oggi distopicoLa poiesis autoconsolatoria e autotelica che imperversa nei paesi a minimalismo digitale agisce nel senso che si fa i fatti suoi, e così accredita, ammalia e gratifica i benpensanti da autofiction e da autonoleggio con messaggi da pacifinti e da pasticcini alla crema.

Gli umani delle società post-democratiche vivono in modo performativo le loro esistenze. Viviamo nella narrazione che gli altri danno delle loro vite meravigliose su Facebook, Instagram, TikTok, in cui si vedono solo gli highlights, i momenti magici, le torte nuziali. L’influenza delle narrazione raccontate da altri e, soprattutto, dai social media sulla nostra percezione del Reale ci convince che quella sia la realtà. Viviamo in un’èra di disinformazione e di sovraccarico di disinformatzia.

Viviamo ossessionati dalla ricerca di un sé autentico (come se il sé autentico fosse un diamante nascosto in chissà quale profondità ascosa del nostro inconscio).

Viviamo traumatizzati dalla scoperta del cambiamento. Cerchiamo l’anedonia, non la felicità. Abbiamo sostituito la felicità con il benessere, il benessere con il fitness, la personalità con una natura adattativa e performativa; gli avanzamenti tecnologici insinuano in noi sgomento e ansia da prestazione. Invariabilmente, sorgono narrazioni distorte, false: novax, notax, i negazionisti,  i revisionisti del passato, i terrapiattisti, i bipolaristi, i narcisisti, gli omofobisti, le credenze fideistiche, gli irrazionalisti del MAGA, i primitivisti, i putinisti.

Viviamo in universi completamente diversi solo perché crediamo in storie diverse.

Viviamo con l’ausilio del pedometro.

Crediamo in false narrazioni ma che hanno conseguenze nel mondo del Reale. E Continuiamo a crederci convinti che il «falso» sia il «reale».

Le narrazioni dei social media sono diventate il motore più poderoso della normologia della storia umana.

Viviamo nell’immondezzaio delle storie.

In questo contesto storico, parlare del ruolo della letteratura nel promuovere il pensiero critico è un atto di smisurata ingenuità. Ma è che noi siamo ingenui, inguaribilmente ingenui, e lo pensiamo davvero.

Nel 1951 Isaac Asimov immaginava una scuola fatta soltanto da robot onniscenti. Oggi abbiamo l’intelligenza artificiale. Cosa cambierà?

Nel 2050 la normalità con cui scrolliamo ore al giorno il telefonino sarà studiata come crisi irreversibile dell’attenzione e della memoria?, o fra qualche decennio guarderemo a ChatGpt 5 con la stessa tenera condiscendenza con la quale ricordiamo i pomeriggi passati a giocare con il Commodore 64 o a programmare in Basic?

Il fatto è che siamo diventati diversi perché narriamo storie diverse, creiamo nuove narrazioni che narrano un altro Reale. Viviamo in un ecosistema digitale dove abbiamo accesso a un oceano di informazioni e dati. Il risultato è l’effetto placebo: ci convinciamo che la narrazione a noi più conveniente ci regala benessere, attenua le nostre ansie, le nostre paranoie. Ma è falso. Dobbiamo capovolgere il Reale per vedere bene al suo interno che cosa c’è. Per questo motivo la categoria del «falso» oggi sale sul podio delle Star. Dobbiamo riconoscere che il «vero» è diventato il «falso», e il «falso» è diventato il »vero». È una dialettica al triplo salto mortale quella che dobbiamo mettere in atto. Non ci resta che smascherare il «falso» mediante un altro «falso», la copia con un’altra copia, un duplicato con un altro duplicato.

L’ansia del falso e del vero ci accompagna in ogni momento della nostra vita quotidiana. Optiamo invariabilmente per lo pseudo-falso a noi più conveniente, e rigettiamo il falso, quello vero. E viviamo felici e contenti.

 “State attenti però: la nave è ormai in mano al cuoco di bordo”.

“Nel 1949 Richard Feynman mi parlò della sua versione della meccanica quantistica chiamata ‘sum over histories’. Mi diceva:

«l’elettrone fa tutto ciò che vuole. Va in qualsiasi direzione con qualsiasi velocità, avanti e indietro nel tempo, fa come gli pare, e poi si sommano le ampiezze e si ottiene la funzione d’onda». Gli dissi: «Sei un pazzo». Ma non lo era”.

Freeman Dyson mentre racconta dell’idea di Feynman dei path integral (integrale sui cammini). La citazione si trova un po’ ovunque, ma io l’ho presa dal libro “Quantum Field Theory for the Gifted Amateur” di Lancaster e Blundell.

La nostra variante è questa:

«la parola fa tutto ciò che vuole. Va in qualsiasi direzione con qualsiasi velocità, avanti e indietro nel tempo, fa come gli pare, e poi si sommano le ampiezze e si ottiene la funzione poetica»

La poetry kitchen di Francesco Paolo Intini, Mimmo Pugliese, Letizia Leone, la poesia distopica di Antonio Sagredo, Tiziana Antonilli, Marie Laure Colasson e Vincenzo Petronelli sono una hilarocomoedia melanconica e burlesque. Intini la sua meravigliosa lingua di plastilina la impiega e la piega in quanto lingua miserabile che emana un odore di fritto misto di pesce. È la lingua del commercio degli affari propri; questa lingua, o meglio, questo linguaggio, quello che desertifica il logos, quello della poesia del neoermetismo e del quotidianismo in voga oggidì è qualcosa contro cui occorre gridare vendetta.  Intini usa questo linguaggio spiegazzato, miserrimo, ipoveritativo e lo fa deflagrare in autentici colpi di scena apoplettici di riso amaro. Francesco Intini, Tiziana Antonilli e Raffaele Ciccarone e gli altri autori dis/topici rappresentano un classico della poesia kitchen perché sono arrivati a tanto facendo del packaging del inguaggio miserabile e spiegazzato che troviamo nelle discariche delle refurtive parolaio-mediatiche.

L’enunciato kitchen e quello distopico agiscono in uno spazio linguistico che è diventato mera superficie, mero nastro di Möbius; in questo spazio o, più propriamente, in questo «campo dinamico», si inscrive il nuovo discorso poetico «superficiario» nella quale la scrittura poetica si presenta in formazioni dis/locate e dis/articolate.

Ma questa dis/locazione è ben più che un artificio retorico, si tratta invece d’una petizione di sopravvivenza in virtù della quale il discorso poetico agisce come all’interno di una «griglia campo-dinamica». Attraverso queste griglie e queste dis/locazioni gli enunciati assumono la connotazione di significato. Ed ecco emergere il senso, il consenso e il significato. Foucault asserisce che è possibile che a volte queste griglie vengano momentaneamente infrante; soltanto in questi casi si dà l’opportunità fugace di fare «esperienza» di qualcosa di «proprio» per il tramite di questa frattura e dell’improprio. È in tal modo ammissibile esperire l’esistenza in sé di qualcosa come un ordine di senso o di non senso, ma si tratta di un pensiero antropizzante. Infrangere questo ordine di senso e di non senso è il compito precipuo della poesia distopica e del kitchen.

Ordine del discorso e ordine del pensiero sono oggi dis/connessi, lo spazio in cui pensiamo e parliamo può essere infranto in qualsiasi momento. E il significato va a farsi benedire. È la situazione limite delle eterotopie, ovvero, quella sorta di «contro-spazi» di cui le culture sono munite e «in cui gli spazi reali, tutti gli altri spazi reali che possiamo trovare all’interno della cultura, sono, al contempo, rappresentati, contestati e rovesciati».1

La poesia distopica è una eterotopia, una reazione allergica all’ordine disciplinare del senso e del significato. Occorre fare in fretta: il panorama poetico italiano invaso dai poeti elegiaci con i loro compitini educati e lucidati deve essere al più presto rigettato. I tavoli delle conferenze culturali sono fatti dello stesso legno di quello delle bare della cultura ammuffita che ha orchestrato quelle confidenze. È vero invece che la poesia nuova scaccia la vecchia per una legge ontologica e biologica. Prima o poi la nuova poesia prevarrà, è solo una questione di tempo. È una questione eventuale, una modalità dettata dalla necessità storica. Prima o poi l’evento accadrà. Whatever it takes.

 1 Id., Eterotopie, in Archivio Foucault III , a cura di A. Pandolfi, trad. it. di S. Loriga, Feltrinelli, Milano, 1998, p. 310.

#Adorno #AntonioSagredo #Benjamin #eterotopie #ExitStrategy #FrancescoPaoloIntini #giorgioLinguaglossa #Gramsci #hilarocomoedia #IsaacAsimov #letiziaLeone #MarieLaureColasson #nuovaOntologiaEstetica #poetryKitchen #RichardFeynman #TizianaAntonilli #VincenzoPetronelli #Zizek

New England Patriotsnewenglandpatriots@channels.im
2025-10-08

UNC administration has begun exit strategies regarding Bill Belichick, per report

Since the start of the offseason, North Carolina football has been in the highest level of sports media…
#NFL #NewEnglandPatriots #NewEngland #Patriots #BillBelichick #CollegeFootball #exitstrategy #Football #NorthCarolina #ruleviolations #UNC
rawchili.com/nfl/430999/

2025-09-23

Sarah Ferguson Is Plotting Her ‘Royal Exit Strategy,’ Says Source

It seems Sarah Ferguson is in hot water following recent controversies. She has not only become the talk of…
#NewsBeep #News #Headlines #exitstrategy #princeandrew #SarahFerguson #World
newsbeep.com/141573/

Metaciyametaciya
2025-09-15

You don't design the floor plan for the family. You design it for the appraiser and the next buyer's agent.
Comps are built, not found. Build the comp that lifts the entire neighborhood and your profit margin.


www.youtube.com/@Metaciya

Metaciyametaciya
2025-09-08

Build for the buyer, not for yourself.
The profit in new construction is realized when you sell. Know your end buyer before you pour the foundation.
Otherwise, you're just building a very expensive hobby.


www.youtube.com/@Metaciya

Coach Pāṇini ®paninid@mastodon.world
2025-09-07

@GossiTheDog

Having an #ExitStrategy is real AF, brah

Estelle Platiniestelle@techhub.social
2025-09-01

'“Work” must lose its centrality in the minds, thoughts, and imaginations of everyone. We must learn to see it differently: no longer as something we have—or do not have—but as what we do.'
~ André Gorz cited by @aworkinglibrary there: aworkinglibrary.com/writing/ex

'The assertion that slop-makers will replace most jobs is a pathetic attempt at resurrection: only work that has been demeaned into the grave could be supplanted by such boring and obsequious ghosts. The real work has always been elsewhere. Perhaps it’s time we follow where it takes us and leave the dead to their tombs.'
~ Mandy Brown

#exitStrategy #exit #pivot #beliefs #burnOut #hope #ecology #ecologism #politicalEcology #degrowth #quotes #quote #MandyBrown #AISlop #genAI #generativeAI #book #career

2025-08-29

Report: Liverpool set future talks as FSG prepare exit strategy

Report: Liverpool Agree Salah Future Talks as FSG Plan Ahead Liverpool and Mohamed Salah have reached an agreement…
#NewsBeep #News #Headlines #Anfield #exitstrategy #FootballInsider #FSG #Latvia #Liverpool #LV #PSG #RealMadrid #Salah #SaudiArabia #TrentAlexander-Arnold
newsbeep.com/89732/

L'Ombra delle Parole Rivista Letteraria Internazionalelombradelleparole.wordpress.com@lombradelleparole.wordpress.com
2025-08-18

L’Età della paranoia – Non si dà alcuna Exit Strategy, stiamo tutti Dentro. Ma in quel Dentro che è anche un Fuori. ChatGpt interpreta due poesie di Lucio Mayoor Tosi e Giorgio Linguaglossa – La poesia odierna oggi non può che andare a prendersi le parole dal futuro in quanto le dimensioni futuro/presente oggi sono invertite, viene prima il futuro e soltanto in un secondo momento il presente.


State attenti: la nave è ormai in mano al cuoco di bordo, e le parole che trasmette il megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma quel che si mangerà domani”.

(Søren Kierkegaard, Stadi sul cammino della vita, 1845)

caro Adam Vaccaro,

L’Età della paranoia

Se dovessi dare un nome alla nostra epoca la chiamerei l’Età della paranoia. Il recentissimo incontro ad Anchorage tra Trum e Putin è il cassico incontro di due fratelli siamesi: un gangster che si incontra con un criminale prezzolato. Trump, Xi, Kim Jon-ung, Kameney, Nethanyau, Orban etc., i piccoli e i grandi aspiranti dittatori dispersi per il globo, le masse che votano i loro paranoici rappresentanti non sono meno paranoiche dei loro capi. Il capitalismo cleptocratico non sa che farsene del capitalismo democratico, vuole disfarsene, ha ormai infranto le regole e le istituzioni della deterrenza che ci eravamo dati dalla fine della seconda guerra mondiale. Il capitalismo dei sovrani sovranisti e populisti vuole avere le mani libere, vuole semplicemente fare soldi, togliere ai poveri per dare ai ricchi. Il capitalismo è diventato paranoico, la guerra dei dazi ne è un esempio eclatante.

I critici marxisti del capitalismo hanno impiegato la speciosa tesi secondo cui nel mondo del capitalismo maturo (quello finanziario di oggi e quello delle monete digitali) non si dà una Exit Strategy, non si dà più alcuna possibilità di uscire dal capitalismo (se non per ricapitombolare in un capitalismo di stato a carattere autocratico e coercitivo), così il neo-liberismo ha guadagnato il campo rimasto aperto e sguarnito dalle forze della critica.

Ma forse non è necessario sostenere la tesi di una Exit Strategy, non c’è bisogno di sortire fuori dal nastro di Möbius, perché stiamo sempre in un Dentro che è anche un Fuori. Il lato debole del migliore pensiero critico marxista (Benjamin, Adorno, Gramsci, Zizek) non è riuscito a pensare questa evenienza che la scienza ci ha rivelato, e si è trovato appiattito nel voler cercare una soluzione comunque e dovunque, e così è rimasto impigliato come una mosca nella carta moschicida.

Allora, non c’è che ribadire: Non si dà alcuna Exit Strategy, stiamo tutti DentroMa in quel Dentro che è anche un Fuori.

La poesia odierna oggi non può che andare a prendersi le parole dal futuro in quanto le dimensioni futuro/presente oggi sono invertite, viene prima il futuro e soltanto in un secondo momento il presente. Le dimensioni futuro/presente oggi sono davvero invertite, e non c’è modo di rammaricarsene. Ecco le ragioni che spiegano la derubricazione del passato (leggi tradizione) e la invasione del futuro nel presente. Ecco le ragioni che spiegano la derubricazione delle antiche categorie antinomiche /Avanguardia/Retroguardia, perché entrambe queste categorie si trovano nel nastro di Möbius, stanno in un Dentro/Fuori che altro non è che un Fuori/DentroNel capitalismo sviluppato la dialettica Dentro/Fuori ha sostituito la antica dialettica hegelo-marxista Soggetto/OggettoNuovo/Vecchio, con il beneficio di inventario dei marxisti ortodossi e degli aborigeni ortodossi, nonché degli eterodossi alla plastilina. Perché meravigliarsi dicendo che oggi non c’è futuro quando in realtà siamo immersi ogni giorno nel futuro, che ha sostituito il presente? Altra domanda retorica: la categoria del Nuovo in arte non è più in contraddizione con il Vecchio, in quanto entrambe si trovano, contemporaneamente, nel medesimo nastro di Möbius.

Per altro verso, avviene che la poiesis distopica non è più distopica allorché la caliamo nell’Oggi distopicoLa poiesis autoconsolatoria e autotelica che imperversa nei paesi a capitalismo democratico agisce nel senso che si fa i fatti suoi, e così accredita, ammalia e gratifica i benpensanti da autofiction e da autonoleggio con messaggi da pacifinti e da pasticcini alla crema. E via cantando.

Giorgio Linguaglossa

Tempo fa ho sottoposto a ChatGpt alcune poesie di Lucio Mayoor Tosi che così ha risposto

ChatGpt : «In questi testi è presente un affiorare di elementi prelogici dell’esperienza mentale che va di pari passo con il rigetto psicologico e prelogico di qualsiasi sintesi vincolante che abbia accesso al registro del linguaggio poetico, come anche sul piano del senso e del non-senso. Nei testi di Tosi mancano del tutto i vincoli, i nessi tra un sostantivo e l’altro, tra un pensiero sconnesso e l’altro, infatti non si ha mai il racconto e/o lo storytelling, e neanche una minima postura di assemblaggio tra le parole. Non si tratta propriamente di parole in libertà, ma di libertà delle parole finalmente sgravate dal peso loro imposto del senso e del sensorio, di dover significare qualcosa a qualcuno».

Lucio Mayoor Tosi
15 agosto 2025 alle 11:36
«Parola= energia».

Torno su l’equazione proposta da Francesco Paolo Intini perché smuove qualche pensiero in merito alla poesia distopica.
Le parole fuori-programma, fuori-posto o fuori-senso, producono nel testo un’accelerazione; sono come additivi che alzano la qualità espressiva della composizione.
Il rischio è di scrivere poesie “drogate”, a maggior ragione se le poesie non dicono o non vogliono dire niente. Se composte con massima attenzione, ma direi anche con giocosa creatività, come fa Intini, allora penso che si possa parlare di nuova espressività, o altro che non saprei definire.
Trovo corretta l’interpretazione suggerita da ChatGpt e ringrazio Giorgio per l’attenzione al lavoro che sto faticosamente portando avanti.
Questi miei esperimenti, pur nella loro brevità, si caratterizzano per l’assenza dell’interlocutore (il non-pubblico della poesia). In pratica, sono spezzoni di conversazione a cui manca, in quanto cancellata (un po’ come faceva, ma in modo plateale, Emilio Isgrò) ogni interferenza da parte dell’altro.

Poesia di Lucio Mayoor Tosi

Un capello morto, se ne trovano a vagoni, laggiù. Per dovere o amor di patria, per salvare i pomodori. Va, combatte ma si salva, intanto gli han distrutto la casa. Sul passaporto. Quarantacinque dichiarati. Un semplice verde. Oscar dei rifiuti. Ci avrei messo un quadro.

Poesia di Giorgio Linguaglossa

Sulla via per Dobropillia c’erano una volta i cardellini

Sulla via per Dobropillia c’erano una volta i cardellini, c’erano ancora le risataie e le cinciallegre

Una martingala divelta da un cappotto militare oscillava da un muro diroccato

Un pianoforte a coda pendeva da una finestra crivellata

Un’orchestrina gitana cantava e suonava i tamburelli

Sulla via per Zaporizhzhia UAV FPV hanno bombardato una stazione di autobus. I martinetti sui tetti delle case giravano ancora, i comignoli anche giravano ancora

Il cri cri del martin pescatore accompagnava il sibilo delle bombe, e falchi tanti falchi in alto giravano in tondo

(Giorgio Linguaglossa)

Commento di ChatGpt

Grazie per aver portato questa poesia di Giorgio Linguaglossa, che è un autore centrale della cosiddetta *poesia kitchen* e della declinazione distopica della scrittura poetica contemporanea. Provo a offrirti una lettura interpretativa secondo i criteri ermeneutici della poesia distopica e kitchen:

1. Contesto e linguaggio

La poesia mescola due registri apparentemente inconciliabili:

1. Idillio naturale (cardellini, cinciallegre, falchi, il cri cri del martin pescatore), cioè il linguaggio della memoria, dell’armonia paesaggistica, di un mondo che “c’era una volta”;
2. Frammenti bellici e tecnologici (martingala militare, muro diroccato, pianoforte crivellato, UAV FPV, stazione bombardata).

Questa giustapposizione crea il cuore dell’effetto kitchen e distopico: la poesia ha cessato di essere un discorso lirico unidirezionato, ma è diventata un montaggio di immagini contraddittorie, di scarti linguistici e simbolici, di scuciture come se il mondo fosse ridotto a un frigorifero con all’interno resti e avanzi di cibo da riassemblare secondo un nuovo ordine concettuale.

2. Prospettiva distopica

Linguaglossa non racconta la guerra in termini epici o tragici, se lo raccontasse come normale scenario quotidiano farebbe una mimesi della poesia impegnata del novecento. Nella poesia«Sulla via per Dobropillia» e «Sulla via per Zaporizhzhia», Linguaglossa impiega i toponimi come luoghi ben concreti, che sono i luoghi dove si svolgono i combattimenti della guerra in Ucraina, e li impiega in modo inusuale e nuovissimo, nomina quei luoghi nella loro qualità di «non-luoghi distopici». L’innocenza del paesaggio (i numerosi uccelli) non è annullata ma convive con la distruzione dei combattimenti, con l’immagine del pianoforte che pende da una finestra crivellata di colpi.
Il Reale non viene sublimato, ma frantumato e rimesso insieme in un patchwork: l’assurdo che diventa quotidiano. La distopia qui non è futura: è presente in atto, nel cortocircuito tra esistenza privata la e catastrofe dell’esistenza storica.

3. Oggetti come relitti simbolici

* La martingala divelta e il pianoforte a coda crivellato sono oggetti-simboli: testimonianze di un mondo borghese, ordinato, che appare svuotato e ridotto a rovina sospesa.
* In chiave kitchen, questi oggetti sono “fuori posto”, diventano oggetti distopizzati: non appartengono più a una narrazione unidirezionale, ma sopravvivono come frammenti da discarica semantica.

 4. Animali e natura come eco paradossale

Il fatto che “i martinetti sui tetti giravano ancora, i comignoli anche giravano ancora” e che il canto degli uccelli accompagni le bombe produce un effetto di tragica ironia:

 La natura continua il suo ciclo, indifferente agli eventi della storia.
 L’uomo si trova storicamente all’interno della distopia, e la poesia non può che ragguagliarsi con gli eventi della storia. Ne deriva una asimmetria tipica della poesia distopica contemporanea: l’uomo non è più al centro del cosmo, tantomeno al centro della storia, ne è stato deiettato.

 5. Sintesi interpretativa

Secondo l’ermeneutica kitchen e distopica, la poesia di Linguaglossa decostruisce la lirica tradizionale, sostituendo al canto un collage di frammenti eterogenei. Mostra la banalità della catastrofe: guerra, bombe, uccelli e comignoli convivono senza soluzione di continuità. Realizza una forma di poesia-montaggio che imita la logica dei social, dei media e delle immagini di guerra circolanti: frammenti non mediati, crudi, che entrano nel testo senza ricorrere ai filtri della poesia della tradizione elegiaca e lirica.

*

(Vuoi che ti prepari anche una **parafrasi critica** del testo (verso per verso, con spiegazione del senso “nascosto” dietro le immagini), oppure preferisci una lettura più teorica sul rapporto fra *poesia kitchen* e *distopia* in generale?)

Lucio Mayoor Tosi e Giorgio Linguaglossa sono redattori del la rivista, notizie biobibliografiche si possono trovare nel blog

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Yonhap Infomax Newsinfomaxkorea
2025-08-08

US private equity firms face mounting exit challenges, with investor funds trapped in aging ‘zombie funds’ as deal activity slows and policy uncertainty rises.

en.infomaxai.com/news/articleV

2025-07-13

Don Cherry ‘very disappointed’ by Ron MacLean’s comments about health, Hockey Night in Canada exit rawchili.com/nhl/123308/ #Blues #BostonBruins #Coach'sCorner #DonCherry #ExitStrategy #Hockey #RonMacLean #St.Louis #Warmington #WhigStandard

Don Cherry ‘very disappointed’ by Ron MacLean’s comments about health, Hockey Night in Canada exit
LitcitybluesLitcityblues
2025-05-22

I am FLYING through and cannot wait to hop back on AppleTV to check out the series-- my review of volumes three () and four () is up on the Substack now:

litcityblues.substack.com/p/ro

Kjetil G 🇳🇴kjetilg
2025-05-19

This is unbelievable!
Translated quote from the Danish newspaper Politiken:
‘On orders from Donald Trump, Microsoft has shut down the services of the chief prosecutor of the ICC.’

Open article in German Heise online:
heise.de/en/news/Criminal-Cour

We simply cannot trust the US anymore. This very much highlights the need for an exit strategy for the public sector as well as for private companies and non-profit organisations.

Image by tswedensky from Pixabay

Sign saying "Denied"
WIRED - The Latest in Technology, Science, Culture and Businesswired.com@web.brid.gy
2025-05-09

US Customs and Border Protection Plans to Photograph Everyone Exiting the US by Car

fed.brid.gy/r/https://www.wire

Yonhap Infomax Newsinfomaxkorea
2025-04-29

Trump's 100-day presidency marked by high tariffs and power shifts, with Treasury Secretary Besent emerging as potential exit strategy amid market concerns and diplomatic challenges.

en.infomaxai.com/news/articleV

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