#Gisha

2025-06-16

32 ordres d'évacutation par l'armée israelienne entre le 18 mars et 29 mai 2025 (carte dynamique des tranferts de population)

Selon l'UNRWA, + d'1,9 millions de Gazaoui ont été déplacé depuis le début du conflit.

"l'ampleur et la nature de ces evacuations laissent penser à des objectifs plus larges : vider certaines zones de leurs habitants et installer un controle militaire à long terme" (Shai Grundberg, porte parole association israelienne Gisha)

#gaza #gisha #evacuation

peerate.fr/w/2KNXSDWcpRZwvrbDA

2025-05-27

#Palestine / UN Warnings realized as aid distribution center in Gaza overwhelmed

The UN warned that distributing aid in large centers in Gaza would negatively impact humanitarian efforts and harm the most vulnerable.

A distribution center established by Israel and an American company was "overwhelmed" by tens of thousands of Gazans, who reportedly took all the food. The UN had criticized the plan, stating it would reduce aid operations and force people to travel long distances with heavy loads.

Aid agencies also argued the plan contradicts humanitarian principles by not being neutral, impartial, or independent from armed forces.

Or, in other words, #Israel obtained the exact visuals it needed to spin engineered starvation to misinformation about #Hamas allegedly looting the food Israel has been providing. Is there any doubt this statement by #Netanyahu was written in advance, waiting for these visuals?

[...] "the lie is that we have a policy of starvation in Gaza. When we provide aid trucks, Hamas steals them. What's left, they sell to citizens at crazy prices, and that's how they finance their new recruitment."

Photo by Abdel Kareem Hana/AP: Crowds carrying food packages in the southern Gaza Strip today. The #Gisha organization claimed that the plan is part of Israel's policy whereby humanitarian aid serves military-political goals.

@palestine
@israel
#GazaGenocide

Crowds carrying food packages in the southern Gaza Strip today. The Gisha organization claimed that the plan is part of Israel's policy whereby humanitarian aid serves military-political goals.
Photo: Abdel Kareem Hana/AP.
DrALJONESDrALJONES
2025-05-15

Q&A on the US-Israel plan for supply distribution in Gaza

"The plan does not adhere to basic humanitarian principles, and it is designed to bring about the forced displacement of the population...

"while exposing them to risk of harm, either on the way to and from the distribution sites or within them."

gisha.org/en/qa-on-the-us-isra

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DrALJONESDrALJONES
2025-05-14

Q&A on the US-Israel plan for supply distribution in Gaza

"The plan does not adhere to basic humanitarian principles, and it is designed to bring about the forced displacement of the population...

"while exposing them to risk of harm, either on the way to and from the distribution sites or within them."

gisha.org/en/qa-on-the-us-isra

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2025-05-06

da due mesi a gaza non entra nulla / chantal meloni sul ‘manifesto’, 5 mag. 2025

Da due mesi a Gaza non entra nulla, niente cibo, medicine, nessun bene necessario alla sopravvivenza di una popolazione bombardata, sfollata, ferita e già ridotta allo stremo. Di fronte alla paralisi, ignobile, dei nostri rappresentanti statali e degli organismi internazionali, un piccolo gruppo di attivisti si è organizzato attorno alla Freedom Flotilla, un’iniziativa della società civile per portare assistenza alla popolazione intrappolata. Le notizie riportano che la barca che avrebbe dovuto trasportare circa 30 persone e gli aiuti è stata attaccata di notte da un drone in acque internazionali al largo di Malta.
Il pensiero va indietro nel tempo, a 15 anni fa: la Mavi Marmara – la più grande tra le barche con a bordo centinaia di attivisti da tutto il mondo che tentavano di rompere il blocco di Gaza – fu presa d’assalto nella notte del 31 maggio 2010 da forze speciali israeliane. Il bilancio fu di nove civili uccisi e quasi trenta feriti. Nonostante le commissioni di inchiesta e le insistenti richieste, anche alla Corte penale internazionale (Cpi), di processare i responsabili di questo apparente crimine di guerra, non c’è stata mai alcuna forma di giustizia, né a livello interno né internazionale.
Il blocco di Gaza non ha due mesi di vita: con intensità diverse, da decenni Israele impone questa forma di punizione collettiva alla popolazione di quel piccolo lembo di terra. La politica di chiusura, o blocco, o assedio, di Gaza è praticata dagli anni Novanta: è da allora che il Palestinian Center for Human Rights di Gaza (Pchr) ha iniziato a documentare le restrizioni alla circolazione di persone e di beni a Gaza, ben prima dell’avvento di Hamas al potere.

La situazione è drammaticamente peggiorata dal 2007, dopo la presa del potere di Hamas nella Striscia: Israele dichiarò l’intera Gaza «un’entità nemica» e alzò il livello di una politica illegale già in atto, centellinando tutto ciò che entrava a Gaza, perfino le calorie consumabili dalla popolazione – calcolate su quel minimo necessario per passare il vaglio dei giudici.
È in quegli anni che organizzazioni per i diritti umani, tra cui alcune israeliane, come Gisha, insieme a quelle palestinesi, iniziarono a denunciare insistentemente il blocco come illegale e a presentare petizioni ai tribunali israeliani per contrastare i divieti di ingresso a Gaza di merci fondamentali – cibo e medicinali ma anche il carburante per l’elettricità, necessaria al funzionamento di tutte le infrastrutture civili, tra cui gli ospedali. Come accade oggi, anche 15 anni fa le corti israeliane diedero di fatto mano libera al governo sulla base di presunte esigenze di sicurezza.
Ciò che sta avvenendo oggi è il compimento di quella politica, è l’atto finale di decisioni che vengono da lontano. Ciò che sconvolge ulteriormente è che ciò avviene mentre alla Corte internazionale di giustizia (Cig) si continua a discutere degli obblighi di Israele rispetto alla popolazione civile palestinese, che è popolazione protetta (compresa quella di Gaza) in base al diritto internazionale umanitario, tra cui la IV Convenzione di Ginevra.
Proprio questa settimana, mentre l’Unrwa e le altre organizzazioni umanitarie continuano a suonare allarmi sempre più disperati sulla catastrofe umanitaria in corso a Gaza – mostrandoci foto strazianti, specie di bambini, che muoiono di fame davanti ai nostri occhi – si susseguono le udienze all’Aia, dove i delegati di oltre 40 Stati hanno preso una chiara posizione contro le politiche di Israele di questi mesi e la decisione di impedire alle agenzie delle Nazioni unite che prestano assistenza ai palestinesi di svolgere la propria missione.
Assistiamo impotenti, come se l’Onu non potesse fare nulla di fronte alla più grande violazione di tutti i principi posti alla base della sua Carta, lasciando nelle mani di trenta attivisti su una barca il tentativo (già fallito) di rompere l’assedio di Gaza. Come può essere che la più importante organizzazione internazionale, l’Onu, non possieda alcun meccanismo giuridico attivabile di fronte a uno Stato che sta affamando la popolazione civile come arma di guerra, come riconosciuto nei mandati di arresto della Cpi, e i cui atti sono in discussione quali atti di genocidio davanti alla Cig?
Il diritto internazionale non si «auto-esegue»: le Corti prendono decisioni, ma spetta agli Stati renderle esecutive. È vero tanto nel caso dell’obbligo di prevenire un genocidio (gli ordini emessi nel 2024 dalla Cig verso Israele sono rimasti lettera morta), quanto del parere consultivo del 19 luglio 2024 sull’illegalità dell’occupazione di tutto il territorio palestinese (Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est e Gaza), che la Corte ha dichiarato debba cessare «il più rapidamente possibile».
Il governo di Israele, lo ha dimostrato, non si fermerà – nemmeno di fronte a una eventuale sentenza della Cig. Netanyahu è oggetto di un mandato di arresto per gravissimi crimini di guerra e contro l’umanità spiccato dalla Cpi. Eppure, nessuno Stato sta prendendo misure concrete per costringerlo a rispettare i principi dello stato di diritto, il divieto di commettere un genocidio o almeno quelle regole basiche del diritto internazionale umanitario, in cui gli Stati fanno ancora finta di credere nei loro argomenti davanti alla massima autorità giudiziaria dell’Onu.

#bambini #blocco #ChantalMeloni #children #Cisgiordania #coloni #colonialism #CorteInternazionaleDiGiustizia #FreedomFlotilla #Gaza #genocide #genocidio #Gisha #ICC #icj #IDF #ilManifesto #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #massacri #MaviMarmara #ostaggi #Palestina #Palestine #prigionieri #settlers #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #warcrimes #WestBank #zionism

earthlingappassionato
2025-03-03

@palestine

“Israel is once again using its control over all of Gaza’s crossings to deny access for humanitarian aid, obstructing critical items, including food, medicine, fuel, and shelter equipment, as a weapon of war against the civilian population, in violation of its obligations under international law. Denying critical supplies to two million people, half of whom are children, constitutes a war crime.”




earthlingappassionato
2025-03-03

Five human rights organisations have asked Israel’s Supreme Court for an interim order barring the Israeli government from preventing aid from entering Gaza.

The groups, which include Israeli human rights nonprofit Gisha, said the move violates Israel’s obligations under international law and amounts to a war crime: “These obligations cannot be condition on political considerations,” the petition said.

@palestine



2025-01-24

#Palestine / Human Rights groups challenge Israeli laws to halt UNRWA activities, citing humanitarian crisis

Human rights organizations #Adalah and #Gisha, alongside Palestinian refugees, have petitioned the Israeli Supreme Court to overturn two laws that would halt #UNRWA’s operations in East Jerusalem, the West Bank, and #Gaza. The petitioners argue that the laws violate basic human rights and Israel’s international legal obligations, potentially causing a catastrophic humanitarian crisis by cutting off essential services like healthcare and education. Critics condemn the laws as part of a broader effort to erase Palestinian identity and rights, with some labeling them as potential war crimes under international law.

[…] The petition, submitted by Adalah’s Legal Director, Dr. Suhad Bishara, argues that the laws could silence UNRWA’s activities in East Jerusalem, the West Bank, and Gaza. This is because UNRWA requires extensive multi-system coordination with Israeli authorities to operate in these areas. This includes establishing administrative and logistical headquarters for the agency; issuing visas and work permits for its staff; coordinating with military authorities regarding the organization’s activities; arranging exemptions from customs, levies, and taxes; importing goods and equipment, including medicines; coordinating the entry and transfer of medicines and other essential supplies to various areas; licensing and registering the agency’s vehicle fleet; and coordinating operational systems during military operations. Such coordination is also necessary for the functioning of UNRWA’s humanitarian aid operations in Gaza during wartime.

MK Aida Touma-Suleiman:

[…] Those disgraceful proposers, who hinge their argument on October 7 as a defining event to justify their proposal, stood at this very podium even before that day and did not hide their desire to eliminate UNRWA, claiming that the agency keeps the issue of Palestinian refugees alive. Even before that date, they tried to attack UNRWA offices and seize the lands on which they sit, but they failed. Those who speak of a 3,000-year-old refugeehood cannot dismiss a 75-year-old refugeehood. No Palestinian wants to be a refugee. Do you truly want to end the refugee issue? Remove the boot of occupation from Palestinian land and allow Palestinians the right of return to their homeland,"

Hebrew zoha.org.il/133142

Petition Hebrew adalah.org/uploads/uploads/UNR

@israel
@palestine
#IsraelOccupation
#IsraelWarCrimes
#UNRWA
#HumanitarianCrisis
#PalestinianRights

2025-01-14

#Palestine / Israeli court deports Palestinian man to Gaza, which the judge suggests is safer than Israel

Despite appeals from human rights organizations, an Israeli court upheld the deportation of a Palestinian man, H., from the West Bank to Gaza, where his family no longer resides. Judge Ilan Sela argued that Gaza might be safer for civilians than Israel due to the risk of attacks within Israel, dismissing evidence presented about the dangerous conditions in Gaza.

The Supreme Court upheld the decision, leading to H.'s deportation, a move criticized by #Gisha as reflecting the dehumanization of Palestinians within the Israeli legal system.

Shortly after the Supreme Court's ruling, H. was indeed deported to Gaza. "Gisha" did not know if he reached the "humanitarian zone" in Al-Mawasi, as he was deported without a mobile phone, and it is difficult to contact him.

[...] "The State of Israel is committing horrific war crimes in the Gaza Strip and does not hesitate to deport H. to the hell on earth that it created there," said Attorney Cohen-Lifshitz from "Gisha" in response. "The prohibition on returning a person to a place where their life is in danger is a principle of international law that was accepted in Israeli law years ago. Since the beginning of the war, we have seen again and again that not only many in the Israeli public are stripping Palestinians of their humanity, but also the courts. The two rulings issued in H.'s case are factually absurd and devoid of justice."

Hebrew mekomit.co.il/שופט-מחוזי-על-גי

@israel
@palestine
#IsraelOccupation
#IsraelWarCrimes

2024-10-14

Human rights NGOs today called on the international community to take action NOW to prevent #Israel from forcibly transferring hundreds of thousands of Palestinians who have remained in the northern #Gaza Strip outside of the area, including by denying entry of essential humanitarian aid and fuel. The Israeli ceasefire coalition, the groups #Gisha, #BTselem, #PHRI and #YeshDin, said that there are alarming signs that the Israeli military is beginning to quietly implement the Generals’ Plan
1/x

Israeli NGOs warn international community it will be complicit if Israel forcibly transfers the population of Northern Gaza.
2024-01-31

#Gaza / Up Close

"High unemployment, severe shortages of electricity and clean water; a young, educated population with immense potential, and deliberate policy choices by Israel that deny movement, violate rights and block development."

Everything you need to know about the closure on Gaza. Special report produced by #Gisha and published October 28, 2023.

features.gisha.org/gaza-up-clo

Gisha is “an Israeli not-for-profit organization, founded in 2005, whose goal is to protect the freedom of movement of Palestinians, especially Gaza residents." Gisha "promotes rights guaranteed by international and Israeli law.”

More information on Israel's de-Devlopment of Gaza and the rise of its unique "tunnel economy" due to the Israeli blockade, see: Roy, Sara. 2016. The Gaza Strip: The Political Economy of de-Development. Washington, DC: Institute for Palestine Studies USA, Inc.

@histodons
@israel
@palestine
#IsraelHamasWar
#Colonialism
#Apartheid

cover of  Roy, Sara. 2016. The Gaza Strip: The Political Economy of de-Development.

#Gisha e @hamokedrights , così come altre organizzazioni per i diritti umani, avevano precedentemente presentato una lettera, una petizione e richieste individuali alle autorità israeliane riguardo a centinaia di residenti di Gaza, tra cui lavoratori e persone entrate in Israele con permessi per ricevere cure mediche, che erano presenti in Israele il 7 ottobre e che da allora sono stati detenuti illegalmente e segretamente dalle autorità israeliane.

Le organizzazioni hanno chiesto a Israele di rivelare chi sta trattenendo e dove, e di rilasciare le persone detenute illegalmente in Cisgiordania finché non saranno in grado di tornare a Gaza. ⬇️3

2023-10-30

#Haaretz interviewed Miriam Marmur from #Gisha, an Israeli organization promoting rights of Gaza residents guaranteed by international and Israeli law.

“We cannot emphasize enough how alarming and catastrophic the current situation is in #Gaza, and obviously it’s getting worse every day,” Marmur said.

“At a certain point – and we don’t know how to calculate when that point is going to be – people are going to start dying of dehydration and starvation as a result.”

haaretz.com/middle-east-news/p

Ad #Ashkelon è emerso un "mercato degli schiavi" palestinesi ad uso degli imprenditori in cerca di lavoratori.
Molti riportano i lavoratori ad Ashkelon, da dove ritornano a piedi al Passo Erez, una distanza di oltre 10 chilometri, per risparmiare sulle spese di viaggio.

In seguito alla ripresa del flusso di lavoratori da Gaza verso Israele, dalla fine del 2021, dopo 15 anni di blocco, l’ong israeliana #Gisha ha pubblicato un documento dove sottolineava i fallimenti del sistema e di come questo esponga i lavoratori ad abusi ed a una violazione dei loro diritti umani e di lavoratori.
Nel documento si menziona che nella prima fase, 100.000 persone si sono registrate per richiedere permessi di lavoro in Israele. ⬇7

Ha anche detto al suo avvocato che gli è stato chiesto solo delle condizioni della sua gamba, e niente su altre persone.

A causa della dichiarazione dell'interrogante, da gennaio sta cercando di ottenere un permesso per andare in Giordania passando per #Israele.
Ma il DCL ha respinto le sue prime due richieste per vari motivi burocratici e non ha mai risposto ad altre due.

H. ha quindi chiesto aiuto a #Gisha, una ong israeliana che cerca di promuovere la libertà di movimento dei gazawi.
Quando anche gli appelli di Gisha al DCL non sono stati accolti, l'ong all'inizio di maggio ha presentato una petizione al Tribunale distrettuale di Gerusalemme per conto di H. ⬇4

Rula si è trasferita con la madre e i fratelli da Israele a Gaza nel 2011, quando era bambina e da allora ha sempre vissuto lì.
A febbraio 2023 è tornata in Israele per fare visita a dei suoi familiari.
Al termine della visita, Rula ha dovuto richiedere un “permesso di separazione familiare” per poter tornare a casa, dal compagno e dal figlio a #Gaza.

#Gisha ha contattato per Rula l'Amministrazione israeliana di coordinamento e collegamento (CLA), che le ha negato il permesso di tornare nella Striscia, sostenendo che viveva a Gaza “senza permesso e in contrasto con la politica [israeliana]” da quando aveva 16 anni. ⬇4

"Un altro assalto militare israeliano a #Gaza e ancora una volta, in un continuo ripetersi, l'uccisione di civili e i danni alle infrastrutture civili nella Striscia vengono presentati dai funzionari israeliani come danni collaterali inevitabili.

Giovedì 11 maggio, prima che venisse raggiunto il cessate il fuoco, #Gisha, insieme ad altre organizzazioni per i diritti umani #AlMezan, #Adalah e #PhysiciansForHumanRightsIsrael, ha inviato una lettera urgente al Ministro della Difesa, al Procuratore Generale e al Coordinatore delle attività governative nei Territori.
Abbiamo chiesto a #Israele di fermare le uccisioni e gli attacchi ai civili e alle infrastrutture civili e di consentire l'accesso umanitario, immediatamente. ⬇2

In un'udienza in tribunale sulla petizione, che si è svolta proprio in concomitanza con l'appuntamento in ospedale di Bilal, l'avvocato dello Stato ha cercato di sostenere che la madre si preoccupa più di accompagnare il figlio che della sua salute, dato che sono circa 20 i parenti a Gaza che lo Stato è disposto a far uscire, anche se si è rifiutato di rivelare i loro nomi.
Nonostante le difficili condizioni di salute di Bilal, il giudice Chana Slotky ha accettato la posizione di #Israele che nega l'accesso alla madre.

Da allora, tutti i tentativi di #Gisha e dei genitori di Bilal di scoprire quali membri della famiglia possono, per quanto riguarda Israele, uscire da Gaza come accompagnatori di Bilal, si sono rivelati infruttuosi." 3/3🔚

"Bilal al-Masharawi (8), del quartiere a-Zeitun di Gaza, ha una malattia respiratoria e una polmonite cronica. Le cure di cui ha bisogno non sono disponibili nella Striscia.
Tutti gli adulti che hanno fatto domanda per accompagnarlo a Gerusalemme Est sono stati respinti.
A febbraio, l'organizzazione per i diritti umani #Gisha ha presentato una petizione al Tribunale distrettuale di #BeerSheva chiedendo che alla madre di Bilal fosse permesso di uscire da Gaza per accompagnarlo all'ospedale di Gerusalemme, dopo che la richiesta di permesso da lei presentata era stata rifiutata dalle autorità israeliane a causa di un "blocco di sicurezza".

Anche la richiesta presentata dal padre di Bilal era stata rifiutata per gli stessi motivi. ⬇2

Decenni di occupazione, espropriazione e oppressione, compresi 16 anni di soffocante chiusura illegale di #Gaza, hanno dimostrato senza ombra di dubbio che #Israele si sottrae ai suoi obblighi nei confronti dei palestinesi e rifiuta di riconoscere la propria responsabilità di proteggere i loro diritti fondamentali.
#Gisha continua il suo lavoro per proteggere la libertà di movimento dei palestinesi e i molti diritti che da essa dipendono.

Ci siamo uniti alle proteste come parte del blocco anti-occupazione per lanciare questo messaggio: non ci può essere democrazia senza diritti umani per tutti, compreso il diritto alla libertà di movimento.

La lotta per la democrazia deve essere radicata nella lotta contro l'occupazione e l'#apartheid." 6🔚

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