#MuseoNazionaleDiDanimarca

2025-09-10

Un pezzo da gioco vichingo rivela l’acconciatura “di moda” ai tempi di Harald Bluetooth

Elena Percivaldi

Come portavano davvero i capelli i Vichinghi? A svelarlo potrebbe essere in pezzo da gioco alto appena 3 centimetri, dimenticato per oltre due secoli nei depositi del Museo Nazionale di Danimarca, forse la testimonianza più realistica e “vicina al vero” riguardo all’aspetto che avevano nel X secolo, all’epoca del “mitico” re Harald Bluetooth.

(Photo: ©Roberto Fortuna, Nationalmuseet).

La figurina, intagliata in avorio di tricheco – ritenuto uno dei materiali più preziosi del tempo – raffigura il busto di un uomo acconciato con una pettinatura particolare, resa nei minimi dettagli: scriminatura centrale – un po’ come i Longobardi -, onde laterali che lasciano scoperto l’orecchio, capelli corti dietro, grandi baffi, un pizzetto intrecciato e basette in vista.

(Photo: ©Roberto Fortuna, Nationalmuseet).

“È straordinario poter contare su una rappresentazione così vivida e a tutto tondo di un vichingo del X secolo. In pratica è un mini-busto: può essere considerato alla stregua di un vero e proprio ritratto”, spiega Peter Pentz, curatore del museo, che ha “riscoperto” l’oggetto in occasione della fase di preparazione di una mostra allestita nel Museo fino al 1° settembre 2027.

(Photo: ©Roberto Fortuna, Nationalmuseet).

Hnefatafl, l’antenato degli scacchi

Il pezzo fu rinvenuto nel lontano 1797 in una sepoltura equestre a Viken, presso il fiordo di Oslo, probabilmente di un guerriero vichingo, e apparteneva a un set da Hnefatafl (“tavola del re”), gioco da tavolo strategico – spesso definito impropriamente “scacchi vichinghi” – molto diffuso tra l’VIII e l’XI secolo in Scandinavia e nelle zone con cui i Vichinghi intrattenevano contatti militari e commerciali. Il suo declino fu direttamente proporzionale al successo degli scacchi moderni, che finirono per soppiantarlo nel basso Medioevo: basti pensare, per restare in ambito scandinavo, al celebre set di scacchi – o forse, anche in questo caso, da Hnefatafl – rinvenuti nel 1831 sull’isola scozzese di Lewis: in tutto ben quattro scacchiere e 93 pedine alte circa 10.2 cm, realizzate in zanne di tricheco e denti di balena, risalenti al XII secolo (oggi la gran parte è esposta al British Museum di Londra, mentre undici figurine fanno parte delle collezioni del Royal Museum of Scotland).

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Ritrovamento antico, nuova interpretazione

Quanto al pezzo da gioco di Oslo, con ogni probabilità rappresentava il re. Registrato nelle collezioni del Museo nazionale danese con il numero 589, risale alla seconda metà del X secolo, il periodo in cui sul trono c’era Haraldr Gormsson, detto Blåtand (Dente Azzurro, in inglese Bluetooth), noto anche come Aroldo I di Danimarca. Ciò nonostante, il curioso reperto è passato inosservato per oltre due secoli. Ma oggi una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Medieval Archaeology non ne ha riconosciuto appieno l’importanza quale fonte iconografica per le acconciature maschili di epoca vichinga.

Il retro della statuetta (Photo: ©Roberto Fortuna, Nationalmuseet).

Capigliature e status sociale

I vichinghi prediligevano motivi animalistici e astratti, molto più raramente la figura umana. Ciò spiega l’importanza della piccola scultura, un vero e proprio ritratto in miniatura. L’accuratezza dei dettagli della capigliatura, addirittura un piccolo ricciolo inanellato sopra l’orecchio, ci fa pensare che simili acconciature fossero un segno di status e identità sociale tra i ceti sociali più elevati, in particolare – come sembra proprio di poter dire in questo caso – per l’élite guerriera e per i capi militari (e i sovrani).

Secondo Pentz, il reperto colma una grande lacuna: “Finora non avevamo testimonianze così dettagliate sulle acconciature maschili vichinghe. Qui invece possiamo osservarne una a tutto tondo, da tutte le angolazioni”. Il che spiega perché sia considerato così… unico.

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Mini-busto di un uomo vichingo del X secolo, intagliato in avorio di tricheco, con dettagli sulla pettinatura e un pizzetto intrecciato.Figurina intagliata in avorio di tricheco che rappresenta il busto di un uomo vichingo del X secolo, con dettagli della pettinatura, baffi e pizzetto intrecciato.Figurina intagliata in avorio di tricheco che rappresenta un uomo vichingo con pettinatura dettagliata, baffi, pizzetto intrecciato e basette in vista.Rappresentazione di un busto in avorio di tricheco che simboleggia un vichingo del X secolo, con dettagli sulla pettinatura, incluso un pizzetto e baffi.
2025-05-25

Siria, scoperti 19 sonagli per bambini di 4.500 anni fa: dalla città di Hama un tenero spaccato di vita quotidiana dell’età del Bronzo

Elena Percivaldi

Arriva dalla Siria una vivida testimonianza dell’amore dei genitori per i figli, che restituisce uno spaccato della vita quotidiana nell’antichità. Gli archeologi hanno scoperto un gruppo di sonagli per bambini risalenti a 4.500 anni fa, prodotti da artigiani di professione e rivenduti nei mercati locali. Un vero e proprio “mercato del giocattolo”, attivo già nell’età del Bronzo. A rivelarlo è una nuova ricerca, condotta dal Nationalmuseet, il Museo Nazionale danese, in collaborazione con il CNRS Archéorient in Francia e l’Università degli Studi di Milano, pubblicata sulla rivista scientifica Childhood in the Past.

I reperti – 19 sonagli in terracotta – sono stati rinvenuti nella città siriana di Hama, in un quartiere residenziale dell’Età del Bronzo antico. Realizzati con la stessa composizione di argilla usata per le ceramiche da tavola dell’epoca, i sonagli rientravano chiaramente nella gamma di prodotti realizzati da ceramisti specializzati. Secondo gli studiosi, venivano venduti nei mercati locali ai genitori, che li acquistavano per intrattenere o calmare i loro bambini.

Frammenti di sonagli per bambini risalenti a 4500 anni fa. Foto: ©John Fhær Engedal Nissen, Museo Nazionale danese

I sonagli: giocattoli, non strumenti musicali né oggetti di culto

“Spesso questi oggetti vengono interpretati come strumenti musicali o oggetti rituali. Ma in questo caso parliamo chiaramente di giocattoli per bambini: sono piccoli e maneggevoli, appositamente pensati per le manine dei più piccini”, spiega Mette Marie Hald, ricercatrice senior del Museo Nazionale danese e co-autrice dello studio.

Ogni sonaglio conteneva piccoli sassolini o frammenti di argilla; quando veniva agitato, produceva un suono lieve, di bassa intensità. Non poteva quindi trattarsi di uno strumento musicale usato nel mondo degli adulti. A ulteriore conferma, c’è anche la minuscola dimensione dei manici, della misura giusta per adattarsi alla manina di un bambino.

Mette Marie Hald mostra i frammenti di uno dei sonagli per bambini ritrovati ad Hama. Foto: ©John Fhær Engedal Nissen, Museo Nazionale danese.

L’infanzia, età spesso “invisibile” in archeologia

L’infanzia è spesso un po’ trascurata negli studi archeologici perché scarsamente documentata a livello di reperti. Ritrovamenti come questi sono dunque estremamente preziosi perché raccontano molte cose. “Ci dicono che i genitori del passato amavano i loro figli, e si preoccupavano del loro sviluppo fisico e intellettivo, proprio come facciamo noi oggi”, continua Hald. “Allora per tenere calmi in bimbi si usavano i sonagli, oggi gli schermi degli smartphone – scherza l’archeologa -. Ma il principio è lo stesso e non cambia”.

Un’industria di giocattoli dell’antichità

Il fatto che questi sonagli siano stati realizzati con materiali e tecniche identiche a quelle delle “classiche” ceramiche da cucina e da mensa suggerisce l’esistenza, in loco, di una produzione fittile sistematica e specializzata. “Si tratta probabilmente della più ampia collezione di questo tipo nel Vicino Oriente”, sottolineano gli studiosi.

Disegno ricostruttivo di uno dei sonagli sulla base del frammento ritrovato (©Museo Nazionale Danese)

I ricercatori ritengono che il caso siriano non sia l’unico. E avanzano un’ipotesi intrigante. Forse altri frammenti di ceramica difficili da classificare, rimasti nei depositi o esposti in modo generico nei musei, componevano un tempo antichi sonagli, ma non sono stati ancora riconosciuti per ciò che realmente erano. Ecco perché, spiega ancora Mette Marie Hald, gli studiosi hanno messo a punto una sorta di “manuale” per aiutare altri archeologi a identificarli nei reperti frammentari.

Un toccante momento familiare

Il fascino della scoperta sta anche nella sua attualità: “Possiamo immaginarci un genitore di allora che, tornando a casa, si fermava in una bancarella del mercato e comprava il sonaglio da regalare al figlio. È una scena toccante, antica ma anche estremamente moderna”, conclude Hald.

Lo studio è stato finanziato dall’Independent Research Fund Denmark.

Immagine in apertura: Mette Marie Hald con il frammento di uno dei sonagli per bambini di 4500 anni fa. Foto: ©Jacob Hald, Museo Nazionale danese.

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2025-03-27

Elmo di Sutton Hoo, una matrice scoperta in Danimarca potrebbe riscrivere la storia del celebre reperto del VII secolo

Elena Percivaldi

Può un piccolo oggetto di metallo scoperto per caso mettere in crisi teorie acquisite da tempo e, potenzialmente, riscrivere la storia di uno dei reperti archeologici più iconici (e studiati) dell’alto Medioevo? Forse sì, se il ritrovamento in questione è una placchetta di rame decorata e l’iconico reperto l’elmo di Sutton Hoo, una delle “superstar” del British Museum di Londra.

Rinvenuto nel 1939 nel Suffolk (Gran Bretagna) dentro un tumulo funerario del VII secolo, l’elmo — parte del ricchissimo corredo che accompagnava un chieftain (capo militare) di altissimo rango, forse un re guerriero, deposto in una sepoltura a nave — presenta motivi decorativi che gli studiosi hanno tradizionalmente ricollegato all’Uppland svedese.

L’archeologo Peter Pentz posa con il reperto di Tåsinge, secondo gli studiosi ricollegabile all’elmo di Sutton Hoo (Foto: John Fhær Engedal Nissen, The National Museum of Denmark).

Decorazioni eloquenti

La scoperta del piccolo stampo di rame – tecnicamente una “patrice”, ossia una contro-matrice negativa -, effettuata da un appassionato di metal detector sull’isola danese di Tåsinge, nell’arcipelago della Fionia meridionale, rimette però in discussione questa teoria. E fa pensare che le decorazioni che impreziosiscono l’elmo potrebbero essere state realizzate non in Svezia, come finora creduto, ma in Danimarca.

La ‘patrice’ da Tåsinge in Danimarca, decorata con figure simili a quelle presenti sull’iconico elmo di Sutton Hoo. Foto: The National Museum of Denmark.

La placchetta, consegnata al Museo di Svendborg e analizzata dal curatore del Museo Nazionale di Danimarca, Peter Pentz, raffigura un guerriero a cavallo e un uomo disteso sotto il destriero, un motivo che richiama da vicino una delle decorazioni presenti sull’elmo di Sutton Hoo. “Le affinità sono fortissime,” afferma Pentz.

Dettagli come il “polsino” della manica del guerriero, la sua acconciatura, la bardatura del cavallo e la spada che spunta da sotto lo scudo sono pressoché identici a quelli presenti su una placca dell’elmo britannico. Mancano invece i cinghiali o rapaci, che ritroviamo in altre placche, e che gli studiosi ritengono tipici dell’area svedese.

Il reperto, la cui scoperta è stata annunciata oggi 27 marzo, sarà esposto al Museo Nazionale Danese di Copenhagen dal 1° aprile.

Il motivo sulla ‘patrice’ di Tåsinge, Danimarca, ben evidenziato nel disegno di Mads Lou Bendtsen (foto: The National Museum of Denmark).La decorazione di Tåsinge, in questo disegno ancora più chiara (Illustrazione: Mads Lou Bendtsen, The National Museum of Denmark).

Un elmo, una storia: da Sutton Hoo a Tåsinge

L’elmo di Sutton Hoo, databile al 620-625 d.C. e per alcuni riconducibile al re anglosassone Rædwald, fu ritrovato, ridotto in frammenti, nel 1939. Le sue decorazioni — tra cui spiccano guerrieri danzanti e a cavallo — rappresentano un’eccezionale testimonianza dell’artigianato e della simbologia altomedievale. Finora gli studiosi ne hanno ricondotto le origini alla Svezia sulla base dei confronti con gli elmi di Vendel e Valsgärde. Ma ora il piccolo “timbro” di Tåsinge – largo appena 4,5 cm – sembra suggerire uno scenario diverso. “Se l’elmo fosse stato realizzato qui (in Danimarca, ndr), sarebbe sensazionale,” dice Pentz. “Significherebbe poter tracciare un legame diretto tra la Danimarca e chi lo indossava, forse un re.”

L’elmo di Sutton Hoo. Foto: The Trustees of the British Museum (licenza CC BY-NC-SA 4.0).

Una placca dell’elmo di Sutton Hoo, purtroppo non altrettanto ben conservata, sembra rafforzare quest’ipotesi. Vi si intravedono infatti alcune lineette vicino al piede del cavaliere, che insieme al bordo dello scudo dell’uomo a terra paiono corrispondere a quelle, analoghe, presenti sul reperto danese.

Motivo del guerriero a cavallo presente su una delle placche dell’elmo di Sutton Hoo. Illustrazione: Goran scattata, Wikipedia, l’enciclopedia libera licenza: CC-BY-SA

“La somiglianza è tale da suggerire che entrambi gli oggetti non solo provengano dalla stessa area, ma siano addirittura opera degli stessi artigiani,” aggiunge Pentz.

L’ipotesi, non c’è che dire, è affascinante. Ma per provarla serve uno studio più ampio e articolato e non semplici congetture. Qualche elemento potrebbe arrivare dalla scansione 3D del reperto, già pianificata, che permetterà di evidenziare e mettere a confronto i dettagli.

Frammenti dell’elmo di Sutton Hoo prima che venisse riassemblato. Foto: The British Museum (CC-BY-SA 4.0).Replica dell’elmo di Sutton Hoo. Foto: The Trustees of the British Museum (licenza CC BY-NC-SA 4.0).

La Danimarca potenza del Nord?

Secondo gli esperti del Museo danese, la scoperta – se confermata – potrebbe ridefinire il contesto e gli equilibri di potere nell’Europa settentrionale del VII secolo. Se davvero l’elmo di Sutton Hoo avesse un’origine danese, spiegano, ciò significherebbe che l’arcipelago della Fionia meridionale all’epoca era un centro artigianale di grande rilievo. E che la Danimarca rivestiva un ruolo economico e produttivo ben più importante di quanto finora ritenuto. “Certo, in Danimarca non abbiamo trovato, almeno ad oggi, sepolture magnifiche e spettacolari come quella di Sutton Hoo,” spiega Pentz. “Ma ciò non significa non fosse una potenza. Potrebbe anzi aver rappresentato il perno su cui ruotava tutto il nord Europa, con la Svezia e l’Inghilterra come avamposti.”

La teoria degli archeologi danesi, seppur affascinante, deve ovviamente ancora trovare gli opportuni riscontri scientifici. Va dimostrato, ad esempio, che la “patrice” sia stata prodotta sul posto e non sia giunta in Danimarca, ad esempio, attraverso le rotte commerciali oppure trasportata da qualcuno. Pentz però ha un’idea ben chiara in mente: “Solitamente attribuiamo l’ascesa della Danimarca al X secolo, quando il regno fu unificato da Harald Gormsson detto Blåtand – da noi noto come Aroldo Dente Azzurro, ndr -, ma forse potrebbe essere stata una grande potenza già nel VII. Questa scoperta sfida le vecchie teorie, ora sta a noi provarla”.

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Elmo di Sutton hooscoperta legata a Elmo di Sutton hoo

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