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Gli alleati si accingevano ad amministrare l’Italia occupata

Nell’estate del ’43, occupata la Sicilia, gli Alleati si trovano ad affrontare la questione che li aveva maggiormente impegnati nei mesi precedenti: l’amministrazione dell’isola, che costituiva in definitiva la sperimentazione del sistema di occupazione pianificato nella primavera del ’43 e da applicare poi al resto della penisola. Il piano che stabiliva come il governo militare avrebbe dovuto gestire il territorio, di cui diremo più avanti, era il frutto di un lavoro congiunto di americani e britannici, con una predominanza però dell’apporto britannico, considerato che gli Stati Uniti non potevano vantare un’esperienza pari a quella del Regno Unito nell’amministrazione di territori nemici. Subito dopo la Conferenza di Casablanca <68, mentre Roosevelt e Churchill sono impegnati nella ricerca di una linea politica alleata da adottare nei confronti dell’Italia, i vertici militari, già impegnati in Nord Africa nell’operazione Torch <69, iniziano a studiare un programma per l’amministrazione della Sicilia; sistema cui fra l’altro si attribuisce un grande valore simbolico. É infatti sin dalle prime bozze della pianificazione dell’invasione della Sicilia che gli Stati Uniti individuano nell’occupazione della penisola un momento fondamentale della loro politica, sia per il ruolo che questa acquista come prima esperienza di occupazione militare di un territorio nemico sia come modello per le successive operazioni in Europa <70. Tuttavia, non vi è una immediata consonanza fra le proposte dei vertici militari e la linea politica che Roosevelt tenta di affermare. Per il Presidente dovrebbe essere costituito un sistema a preponderanza Usa, lo storico distacco americano dalle questioni che coinvolgono le relazioni degli stati europei con ogni altro viene così contrapposto da Roosevelt all’imperialismo britannico, e l’assenza degli Stati Uniti dal Mediterraneo viene ribaltata in un vantaggio, rappresentando una sorta di verginità politica che collocherebbe gli Usa in un ideale interventismo super partes, che è poi un po’ l’anima dell’interventismo democratico americano nella seconda guerra mondiale <71. In realtà, i militari statunitensi sanno bene che l’esperienza britannica nelle politiche di amministrazione di territori occupati è un elemento imprescindibile per assicurare la riuscita della missione in Europa, tanto che pochi giorni dopo la Casablanca, l’8 febbraio, il generale Eisenhower scrive al Dipartimento di Guerra raccomandando la necessità di adottare un sistema concordato. Intanto, il generale aveva designato due ufficiali americani qualificati, i colonnelli Spofford e Holmes, già membri della sezione affari civili in Nord Africa, per elaborare un piano in seno al quartier generale delle Forze Alleate (AFHQ), piano da presentare poi al Dipartimento di Guerra e al Presidente <72: si trattò di un adattamento dei principi del governo militare a quelli del sistema amministrativo britannico, già ben sperimentato in Medio Oriente, ora adattato alla joint responsibility di Stati Uniti e Gran Bretagna e inserito nella cornice del quartier generale alleato <73. La proposta di un governo congiunto si scontra però con il tentativo di entrambi gli alleati di assicurarsi il ruolo di senior partner <74. Sebbene il JCS (Joint Chief of Staff) approvi il progetto di Eisenhower che prevede una responsabilità congiunta dei due governi <75, ancora Roosevelt, pur favorevole ad una amministrazione a tutti gli effetti alleata e pur approvando la nomina del britannico generale Alexander a governatore militare alleato, continua a ribadire la preferenza per un marcato carattere americano dell’impegno in Sicilia. Va osservato, comunque, che la linea politica di Roosevelt nei confronti dell’Italia, come ha scritto Miller, “fu presentata un pezzo per volta, aggiungendo nuove idee quando divenivano politicamente potenti in patria” <76, e in questo senso la programmazione dell’amministrazione alleata non fa eccezione <77.
Ad aprile, però, né britannici – che in un primo tempo avevano fatto pressioni per avere la leadership della missione <78 – né americani, a parte il Presidente, sono ancora favorevoli all’idea di un senior partner. All’interno del governo americano la preferenza va a un sistema che esclude un senior partner, come fa presente a Roosevelt, ad aprile, il segretario del Dipartimento di Guerra Cordell Hull, esponendo il programma di un governo militare alleato composto da uno staff misto e suddiviso in divisioni amministrative <79. Questo governo militare dovrà dipendere dal Comandante in Capo Alleato, che riceverà attraverso il CCS (Capi di Stato Maggiore Combinati) le direttive coordinate dei due governi: in questo modo sin dall’inizio il luogo della decisione politica nel territorio occupato viene di fatto individuato nei vertici militari. Questa competenza tutta militare viene ulteriormente sancita dal netto rifiuto della presenza di civili in qualità di consiglieri politici o di rappresentanti di agenzie governative, espresso da ambo le parti. Nel dibattito tra governi ed esercito per la pianificazione dell’invasione, infatti, il problema della “civilizzazione” o meno dell’amministrazione militare emerge sin dall’inizio, e diventa lo spazio in cui, nelle diverse fasi dell’occupazione italiana, si gioca la capacità di esercitare un ruolo predominante. In questo senso, una delle preoccupazioni principali degli americani è costituita dalla presenza di consiglieri politici a fianco dei britannici. Ma sia il Dipartimento di Stato che il Dipartimento di Guerra si oppongono ad ogni tipo di rappresentanza politica nella catena delle comunicazioni, soprattutto nella prima fase dell’occupazione <80. A maggio del ’43 la posizione del Dipartimento di Guerra è definitivamente quella di un governo che deve essere militare.
Dunque, oltre all’opposizione in linea di massima a una ingerenza politica in affari ritenuti in quel momento strettamente militari, quello che disturba maggiormente gli Usa è la “politicizzazione” della partecipazione militare britannica, attraverso la nomina di personaggi politici in ruoli chiave dell’amministrazione militare. E un’egemonia britannica sul campo agli americani proprio non va giù.
Il problema di una maggiore presenza britannica al vertice sarà una delle questioni maggiormente dibattute lungo tutto il periodo in cui i due alleati coopereranno in Italia. Soprattutto nel ’44, quando a capo del teatro del Mediterraneo e della Commissione di Controllo ci saranno dei britannici: il generale Sir Henry Maitland Wilson, nuovo comandante in capo del Mediterraneo dopo Eisenhower, Sir Frank Noel Mason MacFarlane, presidente aggiunto e commissario capo della Commissione di Controllo Alleata, oltre che capo dell’amministrazione militare alleata in Italia, e il generale Harold Alexander, comandante per il teatro italiano <81.
L’ostilità americana per l’atteggiamento britannico, se da un lato certamente tende a ridimensionare il ruolo dell’alleato inglese nel Mediterraneo, è però anche figlia di un limitato realismo politico, palesato dall’idea che l’introduzione di rappresentanti politici introdurrà prematuramente questioni politiche <82. In questo sta tutto il limite della politica Usa prima e durante l’occupazione: le questioni politiche saranno infatti all’ordine del giorno all’indomani stesso dello sbarco, e in Sicilia le forze politiche si riaggregheranno immediatamente, già prima della libertà concessa dal governo militare alleato <83. Affidare interamente a uomini dell’esercito la macchina amministrativa, significherà in concreto lasciare nelle mani dell’esercito stesso la politica estera americana, perlomeno per quanto riguarda l’impatto che le decisioni prese sul campo hanno sulla vita di milioni di persone, e certamente anche per l’immagine che questi cittadini si costruiscono dei “conquistatori-liberatori”. Ma gli effetti sono anche a lungo termine, quando le scelte dei militari influiscono anche sulla riorganizzazione dello Stato <84, e quando ai militari viene affidato il compito di condurre verso la democrazia una popolazione che si lascia alle spalle vent’anni di dittatura.
Il piano politico che interesserà gli ufficiali degli affari civili sarà ovviamente, nella fase iniziale, maggiormente legato a una dimensione locale; e in ogni caso l’apertura degli ufficiali alleati alle istanze locali, è inizialmente volta soprattutto a favorire il buon funzionamento della macchina amministrativa e quindi a garantire alla popolazione condizioni di vita accettabili. Il tentativo, in particolare da parte americana, è infatti quello di costituire relazioni politicamente “neutre”, ma espressione della rinascita della democrazia <85, pur mantenendo un controllo militare sulla popolazione. Sarà questo – e, come si vede, già dall’estate del ’43 – uno dei paradossi dell’amministrazione alleata: l’oscillazione continua fra la dichiarata volontà di restaurare le libertà democratiche e il tangibile controllo della vita civile e politica italiana, mantenuto anche dopo l’armistizio e dopo il passaggio dal governo militare alla Commissione di Controllo. Già a pochi giorni dall’invasione, nei paesi alleati inizia un dibattito sulla volontà di ricostituire le istituzioni democratiche nei territori liberati dal fascismo, ma di fatto occupati dalle potenze alleate.
Mentre la politica promette una rapida conversione democratica, sul campo gli ufficiali alleati elevano notabili prefasciti e aristocratici siciliani al rango di prefetti e sindaci, secondo lo schema coloniale britannico di una cooptazione delle élites locali a capo dell’amministrazione <86. Ma in breve il tentativo si rivela fallace, per l’irriducibilità a mere questioni di amministrazione locale di problematiche più ampie e molto presto eminentemente politiche. Come già detto, la pratica amministrativa era intesa dagli angloamericani come una scuola di democrazia, che avrebbe educato gli italiani e avrebbe preparato il terreno per la riorganizzazione politica. Di fatto, però, la situazione si era andata rivelando sin dall’inizio molto più complessa, e se da un lato prevaleva appunto la dimensione locale-comunitaria, ben testimoniata dalle prime nomine di sindaci e podestà nei paesi occupati, espressione del notabilato e delle gerarchie locali, dall’altro queste gerarchie stesse non erano altro che il riflesso dell’ultima struttura politica della comunità prima del fascismo, quella del notabilato liberale. E se ciò in Sicilia vale anche per i grandi centri come Palermo e Catania, varrà anche nei centri occupati nel corso dell’avanzata fuori dalla Sicilia, come Cosenza, dove viene nominato sindaco il socialista Giacomo Mancini <87.
[NOTE]
68 La conferenza di Casablanca fu tenuta all’Hotel Anfa a Casablanca, Marocco, dal 14 al 24 gennaio 1943, per pianificare la strategia europea degli Alleati durante la seconda guerra mondiale. Cfr., D. W. Ellwood, op. cit., pp. 33 – 35.
69 L’operazione Torch (Torcia) era il nome assegnato dagli Alleati anglo-americani alla grande operazione di sbarco in Marocco e Algeria effettuata a partire dall’8 novembre 1942 durante la seconda guerra mondiale.
70 Sull’argomento soprattutto i giudizi di E. Miller, op. cit., pp. 3 – 7.
71 Ibidem. Cfr. inoltre E. Foner, op. cit., p. 33
72 Cfr., D. W. Ellwood, op. cit., pp. 228 – 234.
73 Ibidem.
74 Ibidem.
75 Ivi, pp.217 – 224.
76 Cfr., E. Miller, op. cit., p. 42.
77 La posizione di Roosevelt varia notevolmente nel corso degli eventi anche in relazione al governo militare e alla presenza di civili nell’amministrazione militare. Nelle sue memorie il segretario di guerra Stimson riferisce che per il
presidente “il concetto stesso di governo militare era curioso e per così dire spregevole” (Stimson cit. da D. W. Ellwood, op. cit., p. 214). In seguito, invece, sarà Roosevelt a caldeggiare un governo militare in uno schema di
controllo diretto, attribuendo proprio al governo militare enormi competenze.
78 Cfr., D. W. Ellwood, op. cit., p. 36.
79 Ibidem.
80 Ivi, pp. 214 – 217.
81 Cfr., E. Di Nolfo, M. Serra, op. cit., p. 61.
82 Sull’argomento cfr. soprattutto i giudizi di D. W. Ellwood, op. cit., pp. 207 – 239.
83 Cfr., Mangiameli, op. cit., p. 496.
84 Alla fine, la programmata epurazione dei quadri fascisti – voluta soprattutto dagli americani – fu di molto ridotta per evitare il collasso delle amministrazioni locali. Cfr. per esempio Rennell, che già a pochi giorni dallo sbarco sosteneva la necessità di un’azione graduale contro “ostruzionismo, ostilità o forti sentimenti fascisti”, per evitare la “rovina” e il collasso dell’intero sistema. (Rapporto Rennell, 2 agosto 1943, in Coles – Weinberg, Civil Affairs, op. cit., p. 195).
85 Cfr. R. Mangiameli, op. cit., pp. 507-8; cfr. inoltre E. Miller, op. cit., pp. 42 – 44.
Vincenzo Aristotele Sei, Italia e Stati Uniti, l’alleato ingombrante, Tesi di laurea, Università degli Studi della Calabria, 2014

#1943 #alleati #amministrazione #angloamericani #civili #controllo #fascisti #guerra #Italia #liberale #militari #notabilato #occupata #riorganizzazione #sicilia #VincenzoAristoteleSei

Verfassungklage@troet.cafeVerfassungklage@troet.cafe
2025-05-19

Gefährliche #Reflexpolitik:

Wer die #Versammlungsfreiheit einschränkt, hilft der #AfD

Die #schwarz_rote #Koalition will das #liberale #Versammlungsgesetz des Landes #Berlin verschärfen. Wer heute #Grundrechte schleift, macht die #Protesträume enger, wenn irgendwann die #Rechtsextremisten an die Macht drängen. Das ist gefährlich. Ein Kommentar.

netzpolitik.org/2025/gefaehrli

Niedersachsen NachrichtenbotNdrNiedersachsenNews
2025-05-16

Christian Dürr - ein FDP-Chef ohne Star-Eigenschaften

Wirtschaftliche Freiheit muss am Anfang stehen, glaubt Christian Dürr. Erst daraus folge die gesellschaftliche Freiheit.

ndr.de/nachrichten/niedersachs

Hubu.dehubude
2025-04-29

⚡ Carneys Liberale gewinnen Parlamentswahl in Kanada: Aus der Parlamentswahl in Kanada ist die Liberale Partei von Premierminister Mark Carney als der Sieger hervorgegangen. Das geht aus P... hubu.de/?p=276497 |

The Secret Life Of Plants🌱Blickwinkel@digitalcourage.social
2025-04-17

Politische Ideologie und Vertrauen in Wissenschaftler in den #USA

Das Vertrauen in #Wissenschaftler ist ein wichtiger Indikator für die Akzeptanz wissenschaftlich fundierter Lösungen für gesellschaftliche Herausforderungen.

#Konservative vertrauen Wissenschaftlern weniger als #Liberale und es scheint außerordentlich schwierig zu sein, diese Kluft zu überbrücken.
nature.com/articles/s41562-025
#Wissenschaft #Science

Trust in scientists by ideological levels averaged across all occupations (circled numbers represent means), based on n = 2,248 (that is, liberals and conservatives from control conditions).
Dirk Bachhausendirk@www.bachhausen.de
2025-04-14

[Gegenaufklärung 2025]: Cyberlibertarismus gegen liberale Demokratien

Belltower.News


[Gegenaufklärung 2025]

(Quelle: Canva)

Jan Rathje ist Senior Researcher bei CeMAS und Politikwissenschaftler und beschäftigt sich mit Online-Rechtsextremismus, Rechtslibertarismus, Souveränismus von „Reichsbürgern“ und anderen sowie Antisemitismus. Hier beschreibt er, wie es eine krude Ideologie aus den Kindertagen des Internets es bis ins Weiße Haus geschafft hat.

Mitte Juli 2024 kam es in den USA in kurzer Abfolge zu zwei Ereignissen, die eine große Wirkung für die Gestaltungsmacht von Cyberlibertären hatten. Am 13. Juli versuchte ein 20-Jähriger den damaligen Präsidentschaftskandidaten Donald Trump während einer Open-Air-Kundgebung in Butler im US-Bundesstaat Pennsylvania zu erschießen. Er tötete einen Menschen und verletzte zwei weitere schwer. Donald Trump entging dem Anschlag um Haaresbreite und wurde nur leicht am Ohr verletzt. Der Secret Service tötete den Schützen. Während Personenschützer noch darum rangen, den Präsidentschaftskandidaten in Sicherheit zu bringen, richtete sich Donald Trump blutend auf, reckte die Faust in die Höhe und rief seinen Anhänger*innen zu: „Fight! Fight! Fight!“. Diese Bilder sollen auch Elon Musk, nach dessen eigenem Bekunden, dazu motiviert haben, Trumps Kandidatur durch eine Wahlempfehlung und mit insgesamt fast 290 Millionen US-Dollar zu unterstützen. Anschließend vertieften Musk und Trump ihre Kooperation. Musk konnte Trump davon überzeugen, als Berater in einem „Department of Government Efficiency“ (DOGE) extreme und möglicherweise illegale Kürzungen innerhalb der Bundesverwaltung vorzunehmen.

Das zweite Ereignis fand nur zwei Tage nach dem Attentatsversuch, am 15. Juli 2024, auf der Republican National Convention in Milwaukee statt. Dort wurde JD Vance, ein enger Vertrauter von einflussreichen Cyberlibertären, für das Amt des Vizepräsidenten nominiert. Vance war Protegé des extrem rechten Tech-Investors Peter Thiel, der Vances wirtschaftliche und politische Karriere finanziell förderte, und ist mit ihm auch durch mehrere gemeinsame Investitionen verbunden. Ein Netzwerk aus Tech-Investoren um Thiel, Jacob Helberg, unter anderem Berater bei dem von Thiel mitgegründeten Überwachungsunternehmen Palantir, und David Sacks, ehemaliger PayPal Manager und Investor, soll sich zuvor bei Trump für Vance ausgesprochen haben. Doch aus diesem Netzwerk ist es nicht nur JD Vance, der für die Regierung Trumps arbeitet. Jacob Helberg ist inzwischen zum hochrangigen Mitarbeiter im US-Außenministerium ernannt worden, David Sacks zum KI- und Kryptowährung-„Zar“, einem hochrangigen Vertreter der Exekutive, der Regierung von Donald Trump.

Während Musk innerhalb der Trump-Regierung als Vertreter von Big Tech gelten kann, zählt JD Vance zu den Vertretern von Small und Medium Tech, wenn es darum geht, Geld von der Regierung für Unternehmen, etwa durch Rüstungs- und Raumfahraufträge, zu akquirieren oder diese betreffende Regulierung zu beseitigen. Dieses Handeln kann als Ausdruck einer politischen Denkrichtung interpretiert werden, die als Cyberlibertarismus bezeichnet werden kann.

Was ist Cyberlibertarismus?

Cyberlibertarismus – auch als Californian Ideology oder Technolibertarismus bezeichnet – stellt eine besondere Ausformung der politischen Philosophie des Libertarismus dar. Der Libertarismus im Allgemeinen kann als maßgeblich bestimmt durch die Herstellung und Erhaltung individueller und wirtschaftlicher Freiheit sowie der Selbstbestimmung des Individuums beschrieben werden. Der Cyberlibertarismus zeichnet sich durch einen besonderen Bezug auf digitale Technologien aus, wenn es um die Erweiterung dieser Freiheiten geht. Der jüngst verstorbene Kritiker des Cyberlibertarismus, David Golumbia, stellt darüber hinaus fest, dass es sich nicht um ein kohärentes System handelt, sondern um eine Sammlung verschiedener, teils widersprüchlicher Vorstellungen. Cyberlibertarismus sei vor allem eine analytische Kategorie, mit der Handlungen und Netzwerke beschrieben werden können. Er biete außerdem eine Möglichkeit, auch auf damit verbundene problematische Gesellschaftsordnungsvorstellungen jenseits des Digitalen aufmerksam zu machen, die bis zu den Handlungen von DOGE nur am Rande thematisiert oder unkritisch reproduziert wurden.

Seinen Ursprung hat der Begriff in einem Artikel Langdon Winners aus dem Jahr 1997. Zu diesem Zeitpunkt war das Internet noch einer Anfangsphase seiner Entwicklung. Winners setzt sich in seinem Text mit der unkritischen Reproduktion der Ideologie Cyberlibertarismus in den damaligen Diskursen über digitale Vernetzung auseinander. Der Technikphilosoph schreibt, Cyberlibertarismus habe drei zentrale Eigenschaften: technologischen Determinismus, radikalen Individualismus und die Forderung nach einem unbeschränkten Kapitalismus. Dennoch bleibt anzumerken, dass es sich mehr um eine Sammlung unterschiedlicher Ideen und Praktiken als eine kohärente Ideologie handelt.

Aus der Perspektive der Cyberlibertären der 1990er Jahre stelle der technologische Fortschritt durch die globale Vernetzung von Computern eine unaufhaltsame Kraft dar, die die Welt radikal verändern werde. Die damit verbundene Informationsgesellschaft werde den Menschen mehr Freiheit ermöglichen als in den vorherigen gesellschaftlichen Verhältnissen. Der Cyberspace stelle einen neuen Raum dar, den es zum Zweck der uneingeschränkten Selbstverwirklichung anzueignen gelte. Alle Handlungen, die das ermöglichen, seien durch dieses höchste Ziel nicht nur notwendig, sondern auch legitim. Damit diese Freiheit verwirklicht werden könne, dürfe das Eigentum an diesem Raum nicht Staaten zukommen, sondern müsse privat sein.

Im Anschluss an Winner hat David Golumbia diese Charakteristiken greifbarer zusammengefasst: Cyberlibertarismus ist das Bekenntnis zu der Überzeugung, dass digitale Technologien außerhalb der Kontrolle von (demokratischen) Regierungen stehen oder stehen sollen. Inzwischen habe sich dieses Dogma in eine Anzahl von Tropen und rhetorischen Strategien gewandelt, die die Art formten, wie die Öffentlichkeit über wichtige Themen spreche, anstatt die Behauptungen zu hinterfragen oder aus verschiedenen Perspektiven politisch zu verhandeln. Dies verdeutlicht sich beispielhaft am gegenwärtigen KI-Diskurs.

Cyberlibertarismus am Beispiel des KI-Diskurses

Seit dem Beginn dieses Jahrzehnts, maßgeblich allerdings mit der Veröffentlichung von OpenAIs Chat-GPT 2022, nahm der KI-Diskurs in Wirtschaft und Politik eine wichtigere Rolle ein als zuvor. Deutliche Parallelen zu den Behauptungen über den Cyberspace der 1990er Jahre zeigen sich nicht nur im – der Technologie zugeschriebenen – disruptiven Element, sondern auch im von Cyberlibertären proklamierten utopischen Potenzial von KI.

Die Künstliche Intelligenz werde alle Lebensbereiche durchdringen, was extreme Veränderungen für die Gesellschaft bedeuten, aber die Welt zu einer besseren machen würde. Hervorgehoben werden besondere Fähigkeiten dieser Modelle innerhalb großer Datenmengen Muster zu erkennen, was etwa bei der Behandlung und Prävention von Krankheiten bereits jetzt sehr nützlich ist. Darüber hinaus werden auch Entlastungen durch den Einsatz von KI angepriesen, etwa durch persönliche KI-Assistenten, die lästige Tätigkeiten übernehmen und bestimmte menschliche Arbeit überflüssig machen könnten. Unmittelbar bevor stehe außerdem die Produktion einer Allgemeinen Künstlichen Intelligenz (AGI), die eine Vielzahl menschlicher Arbeiten effizienter (schneller, genauer, ressourcenschonender etc.) verrichten könne, womit letztlich die großen Probleme der Menschheit zu lösen wären (z. B. die Klimakatastrophe). Da diese Technologie solches Erlösungspotential besäße, so die Behauptungen weiter, müsse deren Produzenten nicht nur immer mehr Kapital zugeführt, sondern es dürfe diese Entwicklung auch nicht durch Regulierung (z. B durch die EU) behindert werden. Hier ließe sich einwenden, dass es noch 2023, besonders prominent vorgetragen von OpenAI-CEO Sam Altman, einen Wunsch nach Regulierung von KI durch verschiedene Entwickler gab. Hinsichtlich des EU AI Acts, einer umfassenden Regulierung von KI in der Europäischen Union, führte der gleiche Altman jedoch im Februar auf einem Podium der TU Berlin an, dass diese Regulierung negative wirtschaftliche und gesellschaftliche Folgen haben werde.

Der aktuelle KI-Diskurs behandelt jedoch auch negative Aspekte der Verbreitung dieser Technologie, die jedoch den Hype über potenzielle Fähigkeiten weiter verstärken – etwa, wenn behauptet wird, KI werde in naher Zukunft sehr viele Menschen den Arbeitsplatz kosten. Doch auch hier soll Technologie Abhilfe leisten. Der Tech-Investor Marc Andreessen etwa prophezeit auf X – ohne weitere Belege –, dass KI nicht nur Löhne, sondern auch Preise für Waren und Dienstleistungen senken werde. Sam Altman gründete das Unternehmen Worldcoin, das Iris-Scans von Menschen zusammen mit einer Kryptowährung anbot, die für eine Art bedingungsloses Grundeinkommen genutzt werden sollte. Inzwischen wurde das Unternehmen in World umbenannt und verlagerte sein Geschäft stärker auf das massenhafte Sammeln von Irisdaten zur Identifikation von Individuen, um sie vor KI-generierten Deep Fakes zu schützen.

Probleme des Cyberlibertarismus

Cyberlibertarismus bietet verschiedene Probleme für demokratische Gesellschaften. Ein grundsätzliches Problem ist, dass seine Vertreter*innen ein negatives Verständnis von Freiheit propagieren, das eine Einschränkung von Individuen durch den Staat, etwa im Bereich der Wirtschaft oder der Redefreiheit, auch zum Wohle und Schutz von Minderheiten und der Gesellschaft ablehnt. Dies verdeutlicht sich beispielhaft an Elon Musks Kauf von Twitter. Er propagierte, die in X umbenannte Plattform zu einem Ort der Redefreiheit zu machen, was jedoch die Freiheit von Minderheiten, etwa Migrant*innen und sexuellen Minderheiten, von Diskriminierung einschränkte, indem Beschränkungen diskriminierender Accounts aufgehoben wurden. Ähnliches passierte auch auf Metas Plattformen Facebook und Instagram. Von diesem Aspekt cyberlibertärer Handlungen profitieren auch extrem rechte Akteur*innen weltweit, wie zuletzt der extrem rechte Aktivist Martin Sellner in der „neurechten“ Zeitschrift Sezession feststellte. Bei allen Unterschieden, so schrieb Sellner in Ausgabe 124, sehe er als Basis einer zeitlich begrenzten Zusammenarbeit „Realismus, Meritokratie, Exzellenz, Fleiß, Ablehnung des Egalitarismus und Kampf gegen die moralinsaure Sklavenmoral“.

Ein weiteres Problem des Cyberlibertarismus ist sein „move fast and break things“- Akzelerationismus, also die Beschleunigung von Prozessen, an die sich die Menschen anpassen müssten. In seiner aktuellen Ausformung scheint der Cyberlibertarismus die Beschleunigung der technologischen Entwicklungen auf das Politische übertragen zu wollen und zu können, was sich etwa an den Tätigkeiten von Musks DOGE in den USA verdeutlicht. Hier zeigt sich nicht nur die Vorstellung, dass der Staat digitale Technologien nicht regulieren solle, sondern besser gleich wie ein (Technologie-)Unternehmen zu führen sei, um dessen „Effizienz“ zu steigern.

Dies hat mehrere problematische Folgen, von denen zwei an dieser Stelle knapp umrissen werden sollen. Zum einen bürden Cyberlibertäre die Kosten eines solchen Vorgehens nicht nur Mitarbeitenden und Kund*innen auf – was bereits schlimm genug ist –, sondern vulnerablen Personengruppen, die vom Funktionieren bestimmter staatlicher Systeme abhängig sind. Zum anderen stellt dies ein Problem für deliberative (beratende) Demokratien dar, in denen Politik als Aushandlungsprozess der Bürger*innen stattfindet. Der beschleunigte und auf schnelle Entscheidung drängende Diskurs lässt wenig Zeit für eine umfassende Analyse, Reflexion, Kritik und Debatte, die für Entscheidungsprozesse innerhalb von Demokratien wichtig sind. Fragen nach der Richtigkeit der Behauptungen oder detaillierten Folgeabschätzungen der präsentierten Lösungsvorschläge werden damit an den Rand des Diskurses oder zeitlich sogar hinter die Entscheidung gedrängt.

Fazit

Cyberlibertarismus ist nicht erst seit der zweiten Amtszeit von Donald Trump zu einem Problem für liberale Demokratien geworden. Er ist seit Jahrzehnten Teil der Diskurse um digitale Technologien und hat diese über die Zeit geprägt. Dazu haben, vor allem in westlichen Gesellschaften, ein breiter Glaube an technologischen Determinismus, also der Unvermeidbarkeit technologischer Entwicklungen, und der Personenkult um dessen Propheten beigetragen. Über Jahrzehnte hinweg wurden cyberlibertäre Tech-Milliardäre als Genies gefeiert, deren Visionen nicht zu hinterfragen seien. Sie füllen und füllten mit ihren utopischen Narrativen eine Lücke innerhalb liberaler Gesellschaften, denen das zentrale Glücksversprechen und ein Glaube an die Problemlösungskompetenzen des Staates abhandengekommen waren. Diese Herausforderungen gilt es innerhalb demokratischer Gesellschaften zu bewältigen, um eine Perspektive zu eröffnen, in der Menschen nicht die Getriebenen technologischer Veränderungsprozesse sind, sondern in demokratischen Prozessen selbst darüber bestimmen, wie Technik ihr Leben beeinflusst.

#cyberlibertarismus #demokratien #gegen #gegenaufklarung #liberale

2025-04-14

📌Mentre #Calenda e #Renzi 'litigano' per conquistare l'area centrista, nel cuore del Bologna Congress Center nasce il Movimento Drin Drin dall'asse tral’imprenditore #AlbertoForchielli e dell’economista #MicheleBoldrin.

✅️ Oggi, in un contesto cambiato, i due uniscono forze e visioni per costruire un centro #radicale, #liberale nei principi, #riformista nei contenuti, allergico ai compromessi di palazzo.

➡️Il focus è chiaro: #economia reale, #innovazione,...1/2

Foto di Forchielli e Boldrin
Steve Kollgoldenboysteve
2025-03-26

Regering keurde de huurprijs van 6 EUR per m² per jaar goed. Met gangbare tarieven van 300 EUR, een miljoenenkado voor huurder , en oh toevallig: die vzw wordt gerund door boys en papa .

Foei foei

apache.be/2025/03/26/miljoenen

simon1052simon1052
2025-03-22

de , dat was toch altijd de partij ?

Verfassungklage@troet.cafeVerfassungklage@troet.cafe
2025-03-21

Entscheid zum #Antisemitismusbeauftragten #Hamburg darf #liberale #Juden nicht ignoriern.

Das #Verwaltungsgericht hat die Bestellung des #Antisemitismusbeauftragten Stefan #Hensel für rechtswidrig erklärt. Im Amt darf er vorerst trotzdem bleiben.

taz.de/Entscheid-zum-Antisemit

Hubu.dehubude
2025-03-10

⚡ Kanadas Liberale wählen Mark Carney zum Trudeau-Nachfolger: In Kanada hat die Liberale Partei den ehemaligen Bankmanager Mark Carney zum Nachfolger von Justin Trudeau als Parteichef gewählt. Er... hubu.de/?p=269759 |

Ali Mauritius Steinamoni@loma.ml
2025-03-07

Die allgemeine Schulbildung ist eine Errungenschaft des 20. Jahrhunderts. Konservative, rechte und liberale Ideologien haben sie seit den 1980er Jahren - insbesondere in Deutschland, den USA und Großbritannien - systematisch kaputt gespart bzw. einfach abgebaut, um einkommensschwache Familien und Menschen ohne Vermögen in eine Bittstellerposition zu drängen und sie von den Errungenschaften des Fortschritts auszuschließen. Die heutige Krise der Demokratien ist eine unmittelbare Folge dieser Politik.

#Bildung #Allgemeinbildung #Kinderrechte #Konservative #CDUCSU #Liberalisten #FDP #liberale #Faschisten #NoAfD #Rechtspopulisten #Trump #Nazis
What the Department of Education does: Student loans and civil rights enforcement

:fedora: filippodb ⁂ :cc:filippodb@mastodon.uno
2025-03-04
Jürgen :verigreen:🌗🪐🌌mechanical0815@tyrol.social
2025-03-03

Hat #VonderLeyen eigentlich auch gesagt, dass sie die #Klimakrise für 3 Jahre pausiert um die #Klimakatastrophe hinauszuzögern? 🤔

Wenn europ. Politik und #Automobilindustrie nicht fähig sind die #Mobilitätswende inkl. Abkehr vom ineffizienten #Verbrenner zu bewerkstelligen, ist das doch ein guter Grund unsere Lebensgrundlage noch früher zu zerstören als bisher geplant. Oder?

Es müssen nun endlich diejenigen beim Namen genannt werden die Schuld an der Misere sind (insb. durch #Medien / #Journalismus): #Konservative und teils #Liberale Politys die Verbrenner wegen #Gier und (direkte oder indirekte) #Korruption immer noch madig machen und Wirtschaftsbosse die #Gewinnmaximierung über den Erhalt der Lebensgrundlage stellen. 🤬🤬🤬

Diese "Atempause" wird für immer mehr Menschen lange. Seeeeehr sehr lange. 🤬

orf.at/stories/3386545/

#JournalismusAmLimit #Medienversagen #Medienkrise #TaxTheRich

Us©hi in AachenUschiAachen@nrw.social
2025-02-26

"Danke für nichts" - hervorragender #Kommentar von Stefan Kuzmany im Spiegel: "Verstehen wir uns nicht falsch: Eine #liberale Stimme im deutschen Parlament wäre wichtig. Eine, die sich für Bürgerrechte einsetzt, dafür, dass sich der Staat nicht bis in den hintersten Winkel des Privatlebens einmischt. Eine, die für ... 1/2

2025-02-24

"Ein pragmatischer und fortschrittlicher Liberaler hätte in dieser Weltlage jede Möglichkeit genutzt, um mehr Geld für die Konjunktur, für Entlastungen, für Modernisierungen, für Sicherheit auszugeben. Sie aber haben dogmatisch auf Sparpolitik gesetzt und dafür das Land bluten lassen."
Maurice Höfgen

geldfuerdiewelt.de/p/und-tschu

#alleslässtsichändern #christianlindner #lindner #fdp #liberale #btw25 #politik #demokratie #deutschland #geldfuerdiewelt #mauricehöfgen

2025-02-24

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