#settantasette

2025-05-19

22 maggio: tano a san lorenzo

Parliamo con Tano del suo ultimo libro, non un libro di immagini sul ’77 ma il racconto di emozioni, di gioia e di disperazione, di intrighi e di liberazione, un racconto denso di amore per i protagonisti di quel Movimento tanto esecrato dai poteri di destra e di sinistra

https://facebook.com/events/s/tano-a-san-lorenzo-presentazio/1217608533154644/

#77 #foto #fotografia #INostriAnni #Milieu #movimenti #Movimento #Ringhera #SettantaMilieu #settantasette #TanoDAmico

2025-03-30

oggi, 30 marzo, a roma: presentazione e letture del libro di tano d’amico “i nostri anni” (milieu, collana ‘settanta’, 2025)

● presentazione del libro di Tano D’Amico, I nostri anni, a Lo Yeti, via Perugia 4 (Pigneto), domenica 30 marzo 2025 dalle ore 11.30
● qui di séguito un testo di Tano tratto da: Ci abbiamo provato. Parole e immagini del Settantasette, di Nanni Balestrini e Tano D’Amico, Bompiani, 2017 (si ringrazia):

A ogni cambio di paradigma sociale corrisponde un nuovo modo di vedere o fissare le immagini nelle fotografie. Anche qui è appropriato il paragone con La Comune di Parigi. Allora come nel 1977 è come se, in un certo senso, le immagini siano state in grado di anticipare i fatti che esse stesse rappresentavano. Al tempo della Comune, Nadar, il pioniere di tutti i fotografi, partecipò attivamente alla rivolta ma stupisce che proprio lui non produsse alcuna fotografia degli avvenimenti salienti. Perché? Per il semplice fatto che era troppo intento a costruire relazioni con le altre persone, e parallelamente elaborare una forma innovativa dello sguardo, ovvero del modo di guardare agli altri e guardare se stessi. È per questo che invece degli eroi e i capipopolo i suoi modelli erano le persone comuni, gli amici con cui pranzava o beveva. Ognuno libero per la prima volta in modo inedito e inebriante di mostrarsi e rappresentarsi per come si sentiva senza pose o ostentazioni. Il suo è uno sguardo figlio dei pittori impressionisti, penso ai quadri di Eduard Manet nella sua «Olympia» o in «Colazione sull’erba»  l’importante non è la bellezza di Venere o l’esibizione di status da parte di ricchi ma la maliziosa bellezza dell’amica o il piacere di un pasto tra sodali. Irrompe lo «sguardo degli affetti» nei ritratti fotografici di Nadar così come si ritrova nei volti delle persone che ho fissato per sempre nel 1977. Le mie fotografie sono in gran parte ritratti di persone, più che avvenimenti storici. Questo focus non sull’azione, le celebrità, ma sulle persone comuni è un modo di vedere sovversivo per i tempi della Comune come per il racconto di un fatto storico politico e pubblico. Quando nelle fotografie non compaiono eroi, azioni epiche ma i sentimenti e le emozioni delle persone comuni la rottura è più evidente. Quando questa consapevolezza dell’importanza dei sentimenti diventa insopportabile per i poteri, purtroppo scorre il sangue. Questo è stato per la Comune ed è avvenuto per il Settantasette.

#77 #Anni70 #anniSettanta #fotografia #LoYeti #Milieu #NanniBalestrini #presentazione #Settanta #SettantaMilieu #settantasette #TanoDAmico

2025-03-21

30 marzo, roma, presentazione e letture del libro di tano d’amico “i nostri anni” (milieu, collana ‘settanta’, 2025)

● presentazione del libro di Tano D’Amico, I nostri anni, a Lo Yeti, via Perugia 4 (Pigneto), domenica 30 marzo 2025 dalle ore 11.30
● qui di séguito un testo di Tano tratto da: Ci abbiamo provato. Parole e immagini del Settantasette, di Nanni Balestrini e Tano D’Amico, Bompiani, 2017 (si ringrazia):

A ogni cambio di paradigma sociale corrisponde un nuovo modo di vedere o fissare le immagini nelle fotografie. Anche qui è appropriato il paragone con La Comune di Parigi. Allora come nel 1977 è come se, in un certo senso, le immagini siano state in grado di anticipare i fatti che esse stesse rappresentavano. Al tempo della Comune, Nadar, il pioniere di tutti i fotografi, partecipò attivamente alla rivolta ma stupisce che proprio lui non produsse alcuna fotografia degli avvenimenti salienti. Perché? Per il semplice fatto che era troppo intento a costruire relazioni con le altre persone, e parallelamente elaborare una forma innovativa dello sguardo, ovvero del modo di guardare agli altri e guardare se stessi. È per questo che invece degli eroi e i capipopolo i suoi modelli erano le persone comuni, gli amici con cui pranzava o beveva. Ognuno libero per la prima volta in modo inedito e inebriante di mostrarsi e rappresentarsi per come si sentiva senza pose o ostentazioni. Il suo è uno sguardo figlio dei pittori impressionisti, penso ai quadri di Eduard Manet nella sua «Olympia» o in «Colazione sull’erba»  l’importante non è la bellezza di Venere o l’esibizione di status da parte di ricchi ma la maliziosa bellezza dell’amica o il piacere di un pasto tra sodali. Irrompe lo «sguardo degli affetti» nei ritratti fotografici di Nadar così come si ritrova nei volti delle persone che ho fissato per sempre nel 1977. Le mie fotografie sono in gran parte ritratti di persone, più che avvenimenti storici. Questo focus non sull’azione, le celebrità, ma sulle persone comuni è un modo di vedere sovversivo per i tempi della Comune come per il racconto di un fatto storico politico e pubblico. Quando nelle fotografie non compaiono eroi, azioni epiche ma i sentimenti e le emozioni delle persone comuni la rottura è più evidente. Quando questa consapevolezza dell’importanza dei sentimenti diventa insopportabile per i poteri, purtroppo scorre il sangue. Questo è stato per la Comune ed è avvenuto per il Settantasette.

#77 #Anni70 #anniSettanta #fotografia #LoYeti #Milieu #NanniBalestrini #presentazione #Settanta #SettantaMilieu #settantasette #TanoDAmico

2025-03-10

oggi, 10 marzo, a bologna, presentazione del libro “i nostri anni”, di tano d’amico

https://milieuedizioni.it/product/nostri-anni/

● Presentazione – evento in via Avesella 5/A, Bologna

OGGI, lunedì 10 marzo
Dalle 18:30 presentazione de I nostri anni, con l’autore Tano D’Amico.
A seguire guitar set di Davide La Rosa: performance musicale sul ’77.
Per tutta la sera bar e aperitivo a prezzi popolari

Tano D’Amico è considerato uno dei più importanti fotografi esistenti. Alcune sue immagini sull’Italia degli anni Settanta sono divenute iconiche.

Nato nel 1942 nell’isola di Filicudi si trasferisce a Milano dove consegue la maturità classica e poi frequenta Scienze politiche. Si trasferisce definitivamente a Roma nei mesi che precedono ’68 e inizia a fotografare per riviste e giornali tra le quali «Potere operaio» e «Lotta continua». I soggetti privilegiati dei suoi scatti sono disoccupati, senza-casa, malati mentali, detenuti, immigrati, donne, studenti, operai. Ma ha lavorato anche sul piano internazionale: l’Irlanda della guerra civile, la Grecia dei colonnelli, la Spagna franchista, il Portogallo della Rivoluzione dei garofani, la guerra in Bosnia, il conflitto in Palestina, la resistenza in Chiapas.

Davide La Rosa, musicista di conservatorio, ha all’attivo vari progetti, tra cui un set per chitarra elettrica solista chiamato «Memories of Dublin», progetto di stampo improvvisativo ma che attinge dal jazz rock, noise, elettronica; lo scopo del progetto è quello di esplorare nuove sonorità, sperimentare e utilizzare svariate tecniche di chitarra preparata, traendo ispirazione da musicisti come Marc Ribot, Fred Frith, Derek Bailey, Bill Frisell ecc.
Per l’occasione il set trarrà spunto e sarà influenzato dal documentario e dalle immagini fornite dall’archivio storico di via Avesella di Bologna riguardanti i fatti storici accaduti nel’77, in particolare l’11 marzo, giorno in cui fu ucciso dalla polizia durante una manifestazione lo studente Francesco Lo Russo.

● L’immagine di copertina è di Tano D’Amico

il libro:

https://milieuedizioni.it/product/nostri-anni/

Il grande fotografo Tano D’Amico racconta le vicende sociali e politiche accadute nel 1977; di come sia riuscito a stare quotidianamente nel maelstrom del Movimento che di quell’anno – mai abbastanza maledetto dai poteri di destra, e di sinistra – ha preso il nome. Una singolarissima descrizione di quella rivolta esistenziale di una parte rilevante di generazione che alla lettura risulta un susseguirsi di acuti colpi d’occhio – istantanee appunto – tradotti con parole infinitamente amorevoli per i protagonisti di quel tentato «assalto al cielo» risolto poi in un tragico sterminio.

#77 #DavideLaRosa #INostriAnni #settantasette #TanoDAmico

2025-03-07

10 marzo, bologna, presentazione del libro “i nostri anni”, di tano d’amico

https://milieuedizioni.it/product/nostri-anni/

● Presentazione – evento in via Avesella 5/A, Bologna

Lunedì 10 marzo
Dalle 18:30 presentazione de I nostri anni, con l’autore Tano D’Amico.
A seguire guitar set di Davide La Rosa: performance musicale sul ’77.
Per tutta la sera bar e aperitivo a prezzi popolari

Tano D’Amico è considerato uno dei più importanti fotografi esistenti. Alcune sue immagini sull’Italia degli anni Settanta sono divenute iconiche.

Nato nel 1942 nell’isola di Filicudi si trasferisce a Milano dove consegue la maturità classica e poi frequenta Scienze politiche. Si trasferisce definitivamente a Roma nei mesi che precedono ’68 e inizia a fotografare per riviste e giornali tra le quali «Potere operaio» e «Lotta continua». I soggetti privilegiati dei suoi scatti sono disoccupati, senza-casa, malati mentali, detenuti, immigrati, donne, studenti, operai. Ma ha lavorato anche sul piano internazionale: l’Irlanda della guerra civile, la Grecia dei colonnelli, la Spagna franchista, il Portogallo della Rivoluzione dei garofani, la guerra in Bosnia, il conflitto in Palestina, la resistenza in Chiapas.

Davide La Rosa, musicista di conservatorio, ha all’attivo vari progetti, tra cui un set per chitarra elettrica solista chiamato «Memories of Dublin», progetto di stampo improvvisativo ma che attinge dal jazz rock, noise, elettronica; lo scopo del progetto è quello di esplorare nuove sonorità, sperimentare e utilizzare svariate tecniche di chitarra preparata, traendo ispirazione da musicisti come Marc Ribot, Fred Frith, Derek Bailey, Bill Frisell ecc.
Per l’occasione il set trarrà spunto e sarà influenzato dal documentario e dalle immagini fornite dall’archivio storico di via Avesella di Bologna riguardanti i fatti storici accaduti nel’77, in particolare l’11 marzo, giorno in cui fu ucciso dalla polizia durante una manifestazione lo studente Francesco Lo Russo.

● L’immagine di copertina è di Tano D’Amico

il libro:

https://milieuedizioni.it/product/nostri-anni/

Il grande fotografo Tano D’Amico racconta le vicende sociali e politiche accadute nel 1977; di come sia riuscito a stare quotidianamente nel maelstrom del Movimento che di quell’anno – mai abbastanza maledetto dai poteri di destra, e di sinistra – ha preso il nome. Una singolarissima descrizione di quella rivolta esistenziale di una parte rilevante di generazione che alla lettura risulta un susseguirsi di acuti colpi d’occhio – istantanee appunto – tradotti con parole infinitamente amorevoli per i protagonisti di quel tentato «assalto al cielo» risolto poi in un tragico sterminio.

#77 #DavideLaRosa #INostriAnni #settantasette #TanoDAmico

2025-02-11

[r] _ post-1968 o post-1974? forse la domanda ha senso

leggere questa intervista ad E. Donzelli è a mio avviso importante, per vari motivi, anche come addendum non secondario a un suo precedente intervento, che si può trovare qui: https://t.ly/sTgY.
tuttavia segnalo, allo stesso tempo, un punto di dubbio per me cruciale, non solo in riferimento a un discorso sulla poesia contemporanea.
riguarda l’idea di una possibile uniformità o somiglianza di identità (e di biografie) tra autori “nati dopo il ’68”.
ecco: sono convinto del fatto che (soprattutto se si stringe il focus sul versante politico e sul rapporto tra vicenda collettiva e imprinting individuale, e tra questi e una qualsiasi attività linguistica orale e scritta intesa alla produzione di senso) l’onda lunga di una generazione ancora politicamente connotata continua, a mio avviso, almeno fino al 1974. (come scrivevo in 6070).
ovvero: sostituirei a “i nati dopo il 1968” l’espressione “i nati dopo il 1974”.
e mi spiego: fino almeno al 1974, in linea di massima, chi nasceva sarebbe stato (volente o nolente) esposto, negli anni della sua maggiore plasticità e sensibilità (proprio neuronale), a situazioni estremamente diverse, radicalmente diverse, rispetto a quelle che avrebbero vissuto i nati negli anni successivi. (non voglio con questo stabilire una barriera netta & adamantina, né deterministica, ma solo identificare un terminus post quem, che so arbitrario come tutte le schematizzazioni, spostato in qua di almeno cinque-sei anni rispetto al ’68).

cliccare per ingrandire

chi ha formato il proprio lessico e le proprie strutture mentali di base nell’amnio avvelenato dei pieni Ottanta (diciamo dal 1984, anno scelto non a caso: cfr. https://t.ly/MlXa e https://t.ly/P98e) ha avuto a che fare con un mostro di non poco conto.
diversamente, chi giocoforza, per anagrafe, ha vissuto la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta da preadolescente o adolescente, critico [magari pure clinico-disturbato] e pieno di insofferenze e rifiuti, e quindi politicamente nemico del proprio tempo, magari in sodalizio (eccome!) con compagn* di riflessione e azione politica [magari esplicitatesi, queste azioni, con la Pantera nel 1990], non può in nessun modo essere accostato con troppa facilità a chi, bambino, è stato letteralmente aggredito e sommerso dal contesto del decennio maledetto, e dalle radiazioni delle nascenti tv private in Italia, oltre che dall’aria di “normalità” della corruttela craxiana che le ha fatte prosperare.

[da non dimenticare, poi: il 1990 di Ruberti è anche l’anno della legge Mammì, e della rivelazione dell’esistenza di Gladio. ergo, l’adolescente inquieto di metà anni Ottanta non poteva non essere – parlo da testimone, non voglio imporre un’autobiografia – un adulto infuriato, nel 1990]
senza parlare del clima politico mondiale.
ovvio, credo. inutile nominare i due criminali di spicco, targati ’80: Tatcher, Reagan. chi già era politicamente insofferente, oltre che ormonalmente fibrillante (!), nel tempo dell’ascesa del liberismo scatenato, non poteva in nessun modo accettare la deriva post-1980, fosse pure nella mera forma estetica. chi invece era bambino, difficilmente era in grado di non assorbire le tossine del decennio. anche linguistiche. drogate, sedative.

(per altro fatte proprie e rilanciate dall’editoria di grande distribuzione, che in libreria mandava e promuoveva solo e soltanto gli autori di cui parlavo qui: https://slowforward.net/2022/02/21/poesia-per-il-pubblico-a-k/). (chi compiva 20 anni nel 1990, aveva trovato nell’adolescenza e trovava ancora in libreria testi che, meno di dieci anni dopo, cioè entro il 1999 e prima, la distribuzione generalista, la protervia o pavidità dei direttori di collana e l’editoria dell’ormai maturo riflusso [nonché – perché no? – il primo quinquennio forzitaliota] avrebbero spazzato via dagli scaffali).

*

in conclusione.
per il bambino del 1980-90 la ribellione sarebbe (forse) arrivata dopo.
bon.
ma, nello stesso decennio, per l’adolescente o giovane adulto veniva vissuta già e ancora (per quanto con difficoltà e diversità rispetto a chi aveva fatto il ’77) dentro quel periodo storico, in conflitto, e con un insieme di esperienze e impressioni (e imprinting, sì) stabilmente presenti ormai, in termini di formazione individuale/collettiva. era insomma una inquietudine fattiva possibile, praticabile e praticata: esisteva.

così come in letteratura, negli stessi anni, nonostante tutto, esisteva la ricerca (letteraria).
(e non solo perché ne scriveva Antonio Porta: https://slowforward.net/2022/08/20/ricerca-letteraria-spazio-di-ricerca-antonio-porta-1983/).

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nel 1984 nascevano “L’ombra d’Argo” e “l’immaginazione”, per dire.
nel 1989 si stampava Poesia italiana della contraddizione, per dire.
la rivista “Baldus” sarebbe uscita per sette anni: 1990-1996.

ma gli esempi sarebbero dozzine. (tutti regolarmente ignorati da editoria e intellettuali mainstream, e da parecchi critici di scarsa – intenzionalmente scarsa – memoria; scarsi anche in termini di sguardo sul presente, se è per questo).


(e infine, e appunto, fra parentesi: la ricerca esiste anche oggi. ma questo è un discorso che affronteremo poi).
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2024-10-02

"Sei giorni troppo lunghi" (#Milieuedizioni , 2024), ultimo libro di #UmbertoLucarelli , chiudendo idealmente un cerchio apertosi come una profonda ferita quarantacinque anni fa, è stato una occasione per una sia pur sintetica esplorazione di un po' tutto il suo percorso di scrittura, intrapreso fin dagli anni ottanta, in rapporto alle varie esperienze della sua vita... Grazie a #GigiAgnano e a #IlRandagiorivistaletteraria ! #scrittura #terapia #settantasette ilrandagiorivista.com/2024/09/

2024-06-16

settanta / milieu
Gli anni Settanta sono quelli in cui la Democrazia cristiana e il Partito comunista hanno deciso di andare al potere insieme stabilendo un blocco storico chiamato “compromesso” che escludeva qualsiasi altra forza e che, in particolare, ha distrutto la #sinistra di #classe chiudendo così il #68 italiano. Un ’68 straordinario e strano, durat
differx.noblogs.org/2024/06/16
#Resistenza #ricostruzioni #ZinesAuthors #68 #77 #Sessantotto #settantasette

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