‘bit’ n. 6, dicembre 1967 (con un intervento di renato mambor)
https://archive.org/details/bit-6/mode/2up?view=theater
“bit”, n. 6, dic. 1967
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Un breve testo di Renato Mambor (pp. 16-17):
“Giornata al mare, Ostia, primi di gennaio ’67; raccolgo intuizioni che modellate su precedenti esperienze, determinano il mio lavoro di un anno, un diario concreto nel tempo.
Vedevo una larga curva, piena di acqua verde, color mare. Mi ero riscaldato al sole « rubiamo un giorno d’estate airinvemo », pensavo, io facevo il pittore.
Forse era possibile realizzare una sequenza immaginaria su un quadro unico, fatto di pannelli, come fotogrammi, l’uno dopo l’altro, ma ognuno a sé stante.
Mi staccai da quella situazione contemplativa e… con la mia intuizione addosso, ho visto un’ombra concava nella sabbia; grigio asfalto, corteccia d’albero, piacevole ruvidezza di pelliccia di guanaco, rosso caldo della resistenza. Ora l’arancio del tramonto era disturbato dalle serrande-metallo. Poi… ho sempre visto le cose cosi e così ho cominciato a registrarle, appunti di un diario visivo. Non volevo scrivere una storia, quindi non mi serviva un quaderno ma un classificatore, con fogli volanti intercambiabili: pannelli (50 x 140) stretti per riempire in senso componitivo (non compositivo), con altezza facile al campo visivo di chi guarda.
La notte del 31, farò l’ultimo pannello del diario ’67, poi… sarà l’uomo a muoversi, a scegliere i fotogrammi per il suo quadro. Presenterò al Premio San Fedele una serie di pannelli d’argento, di rame, blu-pullman, nero-ottico, ecc.
Potrebbero far pensare ad un mio problema di strutture, con materiali finiti e… non è così.
Domani ognuno di essi sarà reinserito e potrà essere riaccostato alla struttura della sedia, ai colori in provetta, ai legni di Ceroli, alla materia ruvida.
Ho eseguito un «giocattolo per collezionisti» (oggetto che tramite una meccanica determina un suono), una scultura mobile. Esso dichiara un distacco formale dai miei precedenti lavori e unitamente una coerenza di contenuto. Questo mi rende cosciente della mia irresponsabilità, garantendo il mio atteggiamento libero da un codice di lettura preordinato”.
e inoltre, nel fascicolo: Illuminazione, di Nanni Balestrini, regia di Mario Ricci, scene di Umberto Bignardi Teatro la Ringhiera, Roma, 1967 (pp. 20-21); una lettera di Joseph Rykwert; interventi di Daniela Palazzoli, Maurizio Fagiolo, Michelangelo Pistoletto, Germano Celant, Mario Diacono, Paolo Fossati e.a.
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