#americani

Angleton si fece consegnare dai partigiani che l’avevano catturato il comandante della X MAS Junio Valerio Borghese

Mi sono soffermato molto sull’aspetto internazionale e sul legame con gli ambienti della NATO che ha avuto la strategia della tensione; adesso voglio invece approfondire il fronte interno, parlando delle responsabilità degli attori dello stato e ripercorrendo brevemente la storia post-bellica dei servizi segreti, per analizzare il ruolo che hanno avuto nella strategia della tensione. Nel primo capitolo ci sono molti riferimenti a ciò che è stato il depistaggio praticato dai servizi segreti italiani, benché spesso manipolati da quelli anglo-americani. L’azione di depistaggio ha avuto la finalità di distogliere l’attenzione dalle forze eversive di destra (quelle effettivamente colpevoli degli attentati), cercando di far ricadere la colpa delle stragi sui gruppi extraparlamentari di sinistra. L’atto di nascondere le trame eversive rappresenta di per sé un reato e una colpa molto gravi, ancor più grave è coadiuvare la strategia e operare per il proseguo di essa. Ciò nonostante essa, non ha preso forma in seno a gruppi eversivi nascosti e segreti, ma questi sono stati un mezzo con il quale attori di tutt’altro contesto hanno ricercato un fine. Un fine che riguardava la stabilità di una forma di governo, la quale garantisse ai partiti di centro (la Dc su tutti) la continuità sulla determinazione dell’indirizzo politico dell’Italia.
L’implicazione delle istituzioni dello Stato rimanda a un argomento molto importante e delicato che ho già accennato nel primo capitolo: la continuità tra Stato fascista e Repubblica democratica. D’altronde, ciò ha significato l’assegnazione di esecutori materiali del regime a posizioni di vertice nel nuovo Stato. Pochissimi vennero condannati a morte; le detenzioni, anche di chi si era macchiato di crimini contro il popolo italiano stesso, furono molto brevi. Cito nuovamente il libro dello storico Davide Conti, Gli uomini di Mussolini (2017), che fa una panoramica precisa della situazione: «”Se c’era un’istituzione che l’8 settembre si era dissolta in modo sfacciato e insieme tragico di fronte agli occhi di tutti gli italiani, questa era l’esercito”. La rotta del regio esercito e lo sbando totale delle truppe in Africa, nei Balcani, in Russia fino all’abbandono simbolico della capitale, lasciata in balia dei tedeschi dopo la fuga del re e dei massimi vertici militari, avrebbero dovuto costituire la premessa storica, politica e istituzionale per una cesura irriducibile tra l’eredità dello Stato sabaudo e la nascita della Repubblica democratica. Al contrario, proprio in questa leva nevralgica della ricostruzione istituzionale si verificò un visibile fenomeno di convergenza: degli apparati del regno del Sud a conduzione monarchica; delle gerarchie militari che avevano guidato tutte le guerre fasciste del Ventennio; di elementi dell’esercito della Repubblica sociale. La composizione, dapprima relativa e poi progressivamente sempre più organica, di questo blocco continuista determinò un assetto interno alle istituzioni in grado di indirizzare scelte, linee politiche, procedure legislative e amministrative ostili all’avvio di un processo di sostanziale rinnovamento dello Stato» <101. Effettivamente un auspicabile rinnovamento non c’è stato. Nonostante il notevole ampliamento della libertà, come sottolinea l’articolo 13 della Costituzione italiana, e altri vari elementi di discontinuità, il fatto di essere governato da una classe dirigente organica rispetto al Ventennio ha in parte reciso questa libertà del popolo italiano. Come la libertà di quelle persone di andare in una banca, prendere un treno, o trovarsi in piazza per una manifestazione senza rischiare la propria vita.
Manlio Milani, sopravvissuto alla strage di piazza della Loggia, nella quale perse la moglie, scrive nella sua testimonianza che la condanna all’ergastolo di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, gli ordinovisti veneti autori della strage, ha in qualche modo riconciliato i familiari delle vittime con le regole democratiche. La volontà e l’obiettivo di chi studia e chi scrive a riguardo del periodo stragista è una riconciliazione dell’intero paese. «Ma è doveroso domandarsi: a quali condizioni e con quali modalità l’attuale frattura tra verità giudiziaria, verità storica e coscienza collettiva può essere ricomposta? Non di certo attraverso le annuali “commemorazioni” di rito delle tragedie del terrorismo. In realtà una “memoria” degna di questo nome, fondativa di un’autentica operazione di giustizia verso le vittime, i loro familiari e il Paese intero, non può andare disgiunta dal sommo valore della verità, o almeno, più umilmente, da quei frammenti di verità che la ricostruzione storica elaborata dai saggi ospitati in questo volume ci pare sia in grado di offrire oggi alla consapevolezza e alla sensibilità degli studiosi, dei rappresentanti delle istituzioni e della collettività. La ricordata sentenza di condanna di Maggi e Tramonte è per molti versi un documento di eccezionale valore, su cui è necessario meditare perché stabilisce con esemplare chiarezza che “lo studio dello sterminato numero di atti che compongono il fascicolo dibattimentale porta ad affermare che anche questo processo, come altri in materia di stragi, è emblematico dell’opera sotterranea portata avanti con pervicacia da quel coacervo di forze […] individuabili ormai con certezza in una parte non irrilevante degli apparati di sicurezza dello Stato, nelle centrali occulte di potere, che hanno, prima, incoraggiato e supportato lo sviluppo di progetti eversivi della destra estrema, ed hanno sviato, poi, l’intervento della magistratura, di fatto rendendo impossibile la ricostruzione dell’intera rete di responsabilità. Il risultato è stato devastante per la dignità stessa dello Stato e della sua irrinunciabile funzione di tutela delle istituzioni democratiche» <102.
Del ruolo dei servizi segreti italiani ho parlato spesso, l’implicazione è evidente; si può dire che non depone a loro vantaggio il fatto che gli archivi dei centri territoriali del SID, in particolare di quello di Padova, una città chiave per le ragioni che conosciamo, siano stati distrutti a metà degli anni Ottanta. Stando a quanto ha dichiarato il maggiore Giuseppe Bottallo, ciò è dipeso da un ordine dell’ammiraglio Fulvio Martini, direttore del SISMI (ex SID) <103. Questo tipo di decisione alimenta la tesi del totale coinvolgimento nelle trame dei decenni precedenti, inoltre lascia spazio a supposizioni di vario genere. Per esempio, che cosa si sarebbe ulteriormente scoperto se gli archivi del SID fossero rimasti intatti? E ancora, c’è chi a livello politico ha fatto pressioni affinché gli archivi venissero distrutti? Sicuramente le informazioni contenute negli archivi avrebbero danneggiato ulteriormente l’immagine di determinati personaggi; forse sarebbero uscite nuove verità. Quello che sappiamo però è già parecchio e ci permette di tracciare un breve quadro storico dei Servizi segreti, ma occorre procedere passo per passo.
Per ripercorrere le tappe del Servizio segreto italiano, occorre tornare ai primi anni successivi alla caduta del fascismo. Ho parlato in precedenza di James Angleton, membro della CIA, il quale trascorse molti anni a Roma. Un’operazione effettuata da James Angleton fu, come vedremo, il recupero del poderoso archivio della polizia segreta fascista grazie all’aiuto del commissario di polizia Federico Umberto D’Amato. Ma tra le prime vi fu, molto importante da sottolineare, l’operazione effettuata il 30 aprile 1945 a Milano, dove Angleton si fece consegnare dai partigiani che l’avevano catturato il comandante della X MAS Junio Valerio Borghese. Poi lo accompagnò a Roma sotto la sua personale protezione, assicurandogli un destino sicuramente più benevolo di quello che gli sarebbe stato riservato a Milano dal Comitato di Liberazione Nazionale e anche un futuro di avventure reazionarie. A fargli da assistente fu proprio D’Amato, il quale venne da subito ben visto da Angleton che lo giudicava un volenteroso apprendista. L’agente CIA chiarì, in parole semplici, che dopo la sconfitta del fascismo il nuovo nemico era il comunismo. Per combatterlo è sicuramente utile allearsi con i fascisti, il nemico di prima, che non chiede altro <104. Angleton e i suoi agenti, fecero un colpo sensazionale visti gli effetti che esso provocò nei decenni successivi nel nostro paese: «tra la fine del 1944 e l’inizio del 1946, riciclarono nei propri apparati la rete dell’OVRA fascista <105, impossessandosi del poderoso archivio allestito durante il Ventennio». Questo avrebbe portato a un lungo gioco di ricatti e intossicazione della vita pubblica, rivelandosi decisivo per le vicende interne del nostro paese. «Insieme a spezzoni del vecchio Battaglione 808 dei carabinieri, infatti, quel colpo avrebbe anche partorito una sorta di cabina di regìa della strategia della tensione, tra la fine degli anni Sessanta e buona parte dei Settanta del Novecento; il famigerato Ufficio affari riservati del ministero degli Interni, diretto per lungo tempo da Federico Umberto D’Amato. E fu proprio lui, D’Amato, all’epoca già alle dirette dipendenze di James Jesus, a condurre in porto quella che passò agli annali come l’”Operazione Leto”, Guido Leto, il potentissimo capo dell’OVRA» <106. D’Amato ebbe il compito, affidatogli da Angleton, di prendere contatti con alcuni elementi della polizia politica della Repubblica sociale italiana. Tra questi c’era Guido Leto, che dopo gli incontri segreti con D’Amato, si consegnò al CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia). Leto entrò successivamente in contatto con alcuni rappresentanti del Governo Militare Alleato (GMA) al Nord, ovvero due militari dei servizi britannici, il maggiore Harris e il capitano Baker, indicando loro l’ubicazione degli archivi dell’OVRA. «Mentre tutti credevano che i capi della polizia fascista fossero agli arresti e in attesa di un processo, a sorpresa i due ufficiali inglesi decisero di collocare Leto in “libertà condizionata”, affidandogli “per conto del GMA” addirittura la “custodia degli archivi integrali”, con tutti i documenti raccolti durante il Ventennio e nel breve periodo della Rsi» <107. Quando da Roma ci si accorse che qualcosa non andava, venne emesso un mandato di cattura nei confronti di Leto da parte di Pietro Nenni, vicepresidente del Consiglio e nuovo alto commissario per le sanzioni contro il fascismo. Questa decisione provocò forti malumori nell’intelligence americana, la consegna del capo dell’OVRA alle autorità italiane portò a reazioni molto dure da parte della sede romana dell’OSS. «E non è azzardato ipotizzare che dietro ci fosse proprio lo zampino di Angleton. Il Servizio segreto Usa temeva un eventuale processo ai vertici della polizia fascista. […] l’OSS temeva che da un eventuale processo pubblico emergessero i legami che americani e inglesi avevano coltivato durante il Ventennio con gerarchi fascisti e l’alta burocrazia dello Stato; e che fossero scoperte le reti spionistiche angloamericane all’interno del regime» <108. Questo passaggio riassume bene due aspetti fondamentali legati alla strategia della tensione: l’ingerenza dei Servizi segreti americani e britannici, già ben nota e approfondita; e la responsabilità dello Stato italiano in quanto non riuscì a prendere una netta distanza dal periodo fascista, anzi ne incarnò vari aspetti.
[NOTE]
101 D. Conti, Gli uomini di Mussolini, op cit., p. 189.
102 C. Fumian, A. Ventrone (a cura di), Il terrorismo di destra e di sinistra in Italia e in Europa, op cit., p. 9.
103 A. Ventrone, La strategia della paura, op cit., p. 253.
104 Gianni Flamini, Il libro che i servizi segreti italiani non ti farebbero mai leggere, Roma, Newton Compton editori s.r.l., 2012
105 Polizia segreta dell’Italia fascista. Compito dell’OVRA era la vigilanza e la repressione di organizzazioni sovversive, che tramassero contro lo Stato.
106 M. J. Cereghino, G. Fasanella, Le menti del doppio stato, op cit., pp. 57-58.
107 Ivi, p. 59
108 Ivi, p. 59-60.
Pietro Menichetti, L’Italia del terrore: stragi, colpi di Stato ed eversione di destra, Tesi di laurea, Università degli Studi di Firenze, Anno Accademico 2019-2020

#1945 #1946 #1947 #1948 #americani #anticomunismo #depistaggio #destra #eversione #fascisti #FedericoUmbertoDAmato #italiani #JamesAngleton #JunioValerioBorghese #Mas #nero #OSS #OVRA #partigiani #PietroMenichetti #polizia #Repubblica #Resistenza #segreti #servizi #Sid #strategia #tedeschi #tensione #terrorismo #X

Il 18 gennaio 1945 prese avvio la missione Morristown

Durante il mese di agosto ‘44, precisamente il 4, prese avvio la battaglia di Firenze, che durò fino al primo giorno del mese successivo. In tale occasione, le truppe dell’OSS operarono in diretto contatto con le forze partigiane locali.
Oltre ad aiutare la resistenza, l’OSS ebbe tra gli obiettivi anche quello di recuperare molta documentazione tedesca, per analizzare lo “stato dell’arte” dei nazisti, prima che venisse distrutta dagli stessi nazisti.
In un incontro con Donovan, Corvo suggerì al fondatore dell’agenzia di intelligence di iniziare a raccogliere materiale e documentazione in chiave antisovietica.
Inoltre, Corvo, vista la grande presenza di documentazione in Italia in quanto ex alleata della nazione nipponica, intraprese anche una raccolta di informazione nei confronti del Giappone.
Ad agosto prese avvio anche la missione Mangosteen, la quale divenne il contatto ufficiale con il Comitato Liberazione Nazionale Alta Italia.
A questa missione venne affidato il Tenente Icardi, accompagnato da Tullio Lussi, un italiano appartenente all’ORI con il compito di far da guida al tenente statunitense. Lussi venne scelto per il suo ottimo rapporto di amicizia con Enzo Boeri che, nel mentre, era divenuto vicecapo del CLNAI. Alla missione Mangosteen venne incorporata l’operazione Chrysler, la quale avrebbe dovuto paracadutare le forze degli Operational Group, nella stessa area della prima missione. A capo della missione Mangosteen-Chrysler fu posto il capitano Holohan.
In generale, tra l’agosto 1944 e il successivo mese di dicembre, vennero create numerose missione da parte dell’Office of Strategic Service in Nord Italia, queste, che analizzeremo in un capitolo apposito, furono la dimostrazione di come si fossero evolute rapidamente le politiche e i ruoli all’interno del comando Alleato.
L’OSS tramite il suo apporto fondamentale nella liberazione del Centro-Sud Italia si era dimostrata pronta e all’altezza in tutte le situzioni nella quale si era ritrovata, alimentando e accrescendo – di conseguenza – il proprio rispetto all’interno dell’Alto Comando.
L’apporto della Moral Operation Branch fu determinante per rendere più efficaci le missioni nel Nord Italia. Peraltro, ricordiamolo ancora una volta, il ruolo di questa sezione fu determinante anche per la liberazione di Roma dove giocò un ruolo fondametale.
Il mezzo principale di divulgazione delle notizie venne individuato nei partigiani, soprattutto nelle donne e nei bambini, poiché, nell’immaginario tedesco e fascista, destavano meno attenzione.
Ottenuti i giornali falsi e i volantini di propaganda tramite lanci alleati, questi ultimi, li facevano circolare lasciandoli “casualmente” in osterie, bar, tram, latrine e luoghi pubblici ben frequentati.
In aggiunta all’azione partigiana prendeva al via l’operazione Cornflaxe, richiamata nel capitolo precedente, che mise in seria difficoltà il sistema postale nazi-fascista.
Il rapporto dell’Office of Strategic Service a riguardo recità così:
“He [Tassinari] personally smuggled a copy of the plans in the soles of his shoes to the OSS in Siena, and from there the plans were rushed to General Clark’s G-2. The plans showed that the weakest spot in Kesselring’s defenses was at Il Giogo Pass, at the juncture of his Tenth and Fourteenth Armies. Clark therefore shifted the main attack of his II Corps eastward to the area indicated by the partisan intelligence. If Clark were to break through to the foot of thev mountains, he would be in position to trap and destroy Kesselring’s forces by cutting the flatland Route 9 from Bologna to Milan.” <88
Queste informazioni, considerate le migliori a disposizione, vennero implementate anche da delle riprese eseguite con una cinepresa nei pressi della zona, che il 17 settembre 1944, sarebbe poi divenuta quella di attacco.
Per le fonti di cui abbiamo consocenza, questo evento, individua la prima volta nella storia dove una missione militare è stata pianificata anche grazie all’ausilio di immagini, andando così a rivoluzionare il metodo di preparazione e pianificazione della stessa guerra.
Nonostante le numerose missioni, verso la fine dell’autunno del ’44, gli Alleati trovarono nuove difficoltà nello sfondare le linee nemiche. Per tale motivo, insieme alla volontà della riorganizzazione generale delle forze Alleate, il generale Harold Alexander, il 13 novembre, diramò su Radio Italia Combattente un messaggio nel quale, pur esprimendo forti ringraziamenti alla resistenza italiana per l’aiuto nella lotta contro le truppe nazifasciste, considerate le cattive condizioni meteo tipiche del Nord Italia, durante i mesi invernali, le missioni di approvvigionamento si sarebbero interrotte per poi riprendere alla fine dell’inverno.
Bisogna sottolineare come la dichiarazione di Alexander si limitasse alle sole missioni di approvigionamento estese, lasciando invece proseguire tutte le missioni dietro le linee nemiche già in atto, poiché utile strumento per destabilizzare le truppe nemiche in un momento di “pausa”.
Per tale motivo, tra il 15 e il 30 novembre, furono paracadutati nuovi ingenti rifornimenti in buona parte del Nord Italia, rifornimenti recuperati dagli agenti dell’OSS e dai gruppi partigiani.
La prima missione di approvvigionamento delle truppe dietro le linee nemiche, dopo il blocco del mese di dicembre precedente, fu fatta il 16 gennaio, per rifornire la missione Lobo. Il 18 gennaio prese avvio la missione Morristown, la quale venne paracadutata per distruggere alcuni obbiettivi della missione precedente Orange nell’area piemontese.
Il sostegno dell’OSS ai partigiani e ai propri agenti fu enorme, basti pensare che solamente nel mese di febbraio e indipendentemente dal credo politico dei gruppi partigiani, vennero paradutate ben 778.990 libbre, circa 400 tonnellate, di beni dietro tutte le linee nemiche.
Il primo aprile Corvo e Scamporino si incontrarono con il generale Cadorna <89 e Ferruccio Parri <90 a Roma. Lo scopo di tale incontro fu quello di stabilire il ruolo del CLNAI dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Parri e Cadorna tennero un incontro simile quattro giorni dopo con i rappresentati del SOE. Il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, a partire dal 26 aprile, prese il ruolo di organo di Governo straordinario del Nord Italia. Nel febbraio del 1946 il CLN centrale assunse i doveri del CLNAI fino al 21 giugno 1946, quando l’organizzazione venne sciolta, lasciando spazio al nuovo governo.
Le missioni dell’OSS terminarono in Italia subito dopo il 25 aprile, quando le numerose missioni alleate e il gran numero di partigiani, si unirono in un insurrezione generale portando alla ritirata delle truppe naziste e fasciste.
Donovan stesso, appena finito il conflitto, donò due aerei di medicinali al CLNAI così da potersi “sdebitare” visto l’enorme aiuto conferito durante la guerra.
La presenza dell’OSS in Italia cessò definitivamente il 24 maggio, quando tutti gli uffici furono posti in disuso e la maggior parte delle truppe era già rientrata in patria. Il 24 maggio i due direttori sul campo della Sezione Italiana del ramo Secret Intelligence dell’Office of Strategic Service, Max Corvo e Vincent Scamporino, rientrarono a Washington.
[NOTE]
88 Egli [Tassinari] personalmente trasportò di nascosto una copia dei piani nelle suole delle scarpe all’OSS di Siena, e da lì i piani furono inviati in tutta fretta al G-2 del generale Clark. I piani mostravano che il punto più debole delle difese di Kesselring era il Passo del Giogo, all’incrocio tra la Decima e la Quattordicesima Armata. Clark spostò quindi l’attacco principale del suo II Corpo d’Armata verso est, nell’area indicata dai partigiani. Se Clark fosse riuscito a sfondare fino ai piedi delle montagne, sarebbe stato in grado di intrappolare e distruggere le forze di Kesselring, tagliando la strada pianeggiante n. 9 da Bologna a Milano.
89 Raffaele Cadorna (1889-1973) è stato un generale e un politico italiano, figlio del generale Luigi Cadorna. Fu il comandante del Corpo Volontari della Libertà durante il Secondo conflitto mondiale.
90 Ferruccio Parri (1890-1981) è stato un partigiano italiano e il primo Presidente del Consiglio dei ministri (21 giugno 1945-10 dicembre 1945).
Matteo Paglia, Ex pluribus unum. Come l’Office of Strategic Service ha rivoluzionato il sistema d’intelligence statunitense, Tesi di laurea, Università degli Studi di Genova, Anno Accademico 2024-2025

Come sopra visto, tra la fine del ’43 e gli inizi del ‘44, lo spionaggio americano in Italia sviluppò elementi più spiccatamente diplomatici, mentre attenuò quelli militari. In particolare, il prestigio del SI dell’OSS che collaborò con l’Intelligence Division (G-2) della V Armata americana, nella trasmissione al XV Gruppo d’Armate e all’AFHQ di significativi rapporti sulle missioni compiute dietro le linee nemiche, crebbe, mentre la Research & Analysis (R & A) redasse interessanti rapporti sugli sviluppi della situazione economica e politica in Italia. La Morale Operations Branch (MO), altresì, pose in essere una massiccia campagna volta a minare il morale delle truppe dell’Asse in Italia e
incrementare la simpatia per la causa alleata presso i civili italiani. L’OSS intensificò, così, i suoi contatti in Italia, reclutando agenti ovvero instaurando contatti con informatori occasionali di varia estrazione sociale e politica, da alcuni esponenti di spicco dei sei partiti antifascisti che composero il CLN di Roma, quali Pietro Nenni, storico segretario del Partito Socialista (PSI) e editore dell’”Avanti!”, Giuseppe Romita, leader socialista, che a Roma, nel luglio 1942, aveva rifondato il PSI; Emilio Lussu, fondatore e leader del movimento Giustizia e Libertà, il repubblicano Ugo La Malfa, il repubblicano Randolfo Pacciardi, il liberalsocialista e azionista Prof. Guido Calogero, a ministri e sottosegretari dei Governi Bonomi, a cominciare dallo stesso Primo Ministro, a Francesco Cerabona, ministro delle Comunicazioni e socialdemocratico, a Benedetto Croce, filosofo e liberale nonché ministro del primo governo Bonomi, a Marcello Soleri, liberale e ministro del Tesoro, a Palmiro Togliatti, leader del Partito Comunista (PCI) e ministro senza portafoglio, a Giuseppe Saragat, leader socialista e ministro senza portafoglio e, ancora, Guido De Ruggiero, azionista e ministro dell’Educazione, Stefano Siglienti, azionista e ministro delle Finanze, Umberto Tupini, cristiano-democratico e ministro della Giustizia, Alcide de Gasperi, leader del partito della Democrazia Cristiana (DC), Renato Morelli, liberale e sottosegretario per gli italiani all’estero, Carlo Sforza, ministro senza portafoglio, Alberto Cianca, azionista e ministro senza portafoglio, Visconti-Venosta, sottosegretario agli Affari Esteri, Antonio Pesenti, comunista e sottosegretario alle Finanze, Mario Palermo, comunista e sottosegretario alla Guerra, Pietro Mancini, ministro dei Lavori Pubblici, nonché dirigenti sindacali, quali Giuseppe Di Vittorio, elemento comunista del Direttorio della CGIL, Oreste Lizzadri, membro socialista del direttorio della CGIL, Achille Grandi, membro cristiano-democratico della CGIL, a esperti economici e finanziari, quali il Dott. Ugo Baffi, direttore dell’ufficio Ricerca della Banca d’Italia e, infine, funzionari e ufficiali civili dell’Allied Control Commission (ACC) e della Psychological War Branch (PWB) dell’OSS.
Michaela Sapio, Servizi e segreti in Italia (1943-1945). Lo spionaggio americano dalla caduta di Mussolini alla liberazione, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, 2012

#1943 #1944 #1945 #alleati #americani #Chrysler #fascisti #Firenze #Italia #Lobo #Mangosteen #MatteoPaglia #MaxCorvo #MichaelaSapio #missione #Morristown #OfficeOfStrategicService #Orange #ORI #OSS #partigiani #Piemonte #Resistenza #tedeschi #VincentScamporino

Se si intende sottovalutare il golpe Borghese

Quando si vuole a tutti i costi sminuire i rischi corsi dalla democrazia italiana con il progetto di golpe di Junio Valerio Borghese ci si arrampica sugli specchi come fa in questa parte della sua tesi Filippo Augusto Albarin, del resto in buona compagnia con Pansa, il quale sembrava proprio anticipare nell’intervista con il Principe Nero, dallo studente ampiamente menzionata, lo spregiudicato e qualunquistico revisionismo storico, che caratterizzò i suoi ultimi anni.
Sul tentativo di colpo di stato di Borghese è sufficiente una elementare considerazione per denunciarne la pericolosità: l’indubbio coinvolgimento di Licio Gelli, che nell’occasione fece quantomeno una prova generale dei suoi ben noti piani eversivi.
Nota del redattore

Il periodo degli “anni di piombo” in Italia è stato caratterizzato da una crescente tensione politica e sociale, con conflitti tra gruppi estremisti di destra e sinistra, oltre a interferenze da parte di servizi segreti e organizzazioni criminali. Questo contesto ha generato una diffusa paura nella popolazione, inclusa quella di poter trovare carri armati per strada al risveglio.
Durante questo periodo, si assistette a un confronto violento tra estremisti di destra, che miravano a instaurare un regime autoritario ispirato a modelli sudamericani come quelli del Cile e dell’Argentina, e forze di sinistra, che lottavano per una trasformazione sociale e politica radicale, inclusa la presa del potere attraverso una rivoluzione operaia.
Le attività di gruppi estremisti, organizzazioni criminali e interferenze dei servizi segreti crearono un clima di instabilità e diffidenza all’interno della società italiana, con la minaccia costante di violenza politica e azioni terroristiche. Questo periodo oscuro della storia italiana è stato caratterizzato da una serie di attacchi, omicidi politici e violenze che hanno avuto un impatto duraturo sul tessuto sociale e politico del paese.
E nella cronaca che seguiva questi eventi abbiamo visto che il modus operandi era sempre lo stesso: compiere un atto e accusare la parte opposta; ed è per questo che è fortemente credibile che anche l’evento in analisi, il presunto tentativo di golpe [Borghese], possa essere frutto di un invenzione, o meglio di una retorica di voluta esagerazione, messa in atto dalle forze di sinistra.
Per dovere di cronaca, ma anche per un’oggettiva convinzione che la storia che abbiamo raccontato fino ad adesso sia influenzata da una retorica fortemente complottista e di parte, presenteremo i punti in favore della teoria che vede questa storia come una grossa montatura.
Un primo esempio di quanto appena detto risiede in un’intervista che il Principe ha rilasciato il 5 dicembre [1970], quindi poco più di 24h prima del presunto golpe, a Gianluca Pansa; se riletta, questa intervista, conoscendo le accuse che sono state successivamente rivolte a Borghese, queste dichiarazioni hanno del paradossale. Vengono trattati temi che, se effettivamente fosse accaduto tutto quello raccontato da lì a poche ore, non avrebbe avuto senso trattare in un’intervista; in particolare, ritengo opportuno riportare uno stralcio dell’intervista, la parte in cui Pansa chiede al Principe la sua visione su un eventuale colpo di Stato:
P: Come vi comportereste di fronte ad un colpo di Stato? Cioè il vostro giudizio su un eventuale colpo di Stato?
B: Se il colpo di Stato dovesse partire da della gente che noi riteniamo nociva alle sorti del paese, il nostro atteggiamento sarebbe del tutto negativo. Se il colpo di Stato partisse da qualche organizzazione politica e noi lo ritenessimo soddisfacente per le finalità che ci proponiamo, potremmo anche considerarlo come un avvenimento positivo.
Poi l’intervento del fedelissimo Carlo Guadagni: “E sarebbe sempre, però, l’attuazione di quel secondo articolo del nostro Statuto che parla del ripristino dei massimi valori della civiltà italica.
B: sì, non ci interessa il colpo di Stato come colpo di Stato: non ci fermiamo di fronte alla drammaticità del fenomeno, che del resto non vedo come potrebbe svolgersi perché la nostra finalità non è quella del colpo di Stato: la nostra finalità è quella della creazione di uno Stato, cioè il nostro deve essere un apporto positivo e non negativo alla nazione.
P: Ma che giudizio da di un colpo di Stato tipo quello greco?
B: In Italia un colpo di Stato come quello greco mi sembra molto difficile.
[…]
P: Ma se oggi, per esempio, un gruppo di militari facesse in Italia un colpo di Stato e mettesse al governo, non per forza un generale, ma un governo “tecnico”?
B: Se questo dovesse essere un fenomeno a breve termine e inteso per il ristabilimento dell’ordine, che oggi manca totalmente in Italia, o per impedire l’avvento dei comunisti al governo, poteremmo giustificarlo. Non lo giustificheremmo in linea politica perché un governo siffatto si presenta fin d’ora con le caratteristiche di un governo conservatore e noi non siamo conservatori, siamo dei progressisti.
<54
Sarebbe una mossa sensata pronunciare queste parole a poche ore da un tentativo di colpo di Stato? Bisogna effettuare anche altre considerazioni su questa ipotesi; è di fondamentale importanza il contesto nazionale, che appariva molto deteriorato, almeno agli occhi della parte conservatrice del paese: scioperi, violenza, senso di insicurezza, insoddisfazione con il sistema politico (i governi in quel periodo spesso non duravano più di pochi mesi). Si aveva inoltre l’impressione che le sinistre, guidate dal PCI controllato da Mosca, volessero sovvertire con le loro manifestazioni l’ordine democratico.
L’idea che “qualcuno facesse qualcosa” non era quindi lontana da molti cuori. Quanto allo specifico del Golpe Borghese – che indubbiamente fu pianificato, con vari contatti cercati nei militari e in altri soggetti – vi sono diverse osservazioni sull’efficacia della sua pianificazione, per tacere della “realizzazione”. In particolare: – Numero limitato dei partecipanti; livello dei vertici (Borghese a parte) non particolarmente significativo; esiguità delle forze in campo (200 guardie forestali…); – Localizzazione geografica delle azioni molto limitata (Roma, qualcosa in Centro Italia, quasi niente al Nord, alleanze con la Mafia solo presunte al Sud: non proprio un’organizzazione capillare); – Non possibile realizzare il golpe (voleva essere un “golpe bianco”, ossia guidato dalle istituzioni, o no?) senza il coinvolgimento effettivo di almeno un corpo militare diffuso in tutto lo Stato: di fatto, si legge che “reparti” dell’esercito o dei Carabinieri avrebbero partecipato; di fatto, il referente dei Carabinieri sparì al momento dell’azione, segno evidente che l’Arma non era disponibile; – Colpisce l’improvvisazione del piano, in particolare per il “dopo”: anche ammettendo che i leader di sinistra e sindacali fossero catturati e deportati (li avrebbero trovati tutti? Il PCI sapeva…), cosa sarebbe successo in caso di manifestazioni di piazza? Spari sulla folla? Borghese disse
chiaramente che non voleva spargimenti di sangue… – Come si poteva pensare che PCI, PSI e sindacati, in grado in quegli anni di mobilitare grandi folle, non avrebbero reagito? – L’impressione è che gli USA (che in quegli anni non disdegnavano di rovesciare governi a loro nemici, ma non era il caso dell’Italia, anche aperta a sinistra) giocassero attraverso la CIA ad un gioco di “wait and see”, ma non fossero convinti della fattibilità del piano, e avessero comunque informato il Governo italiano; – Andreotti, il cui nome incontrava comunque l’ostilità di Israele, e quindi all’atto pratico probabilmente anche degli USA, probabilmente sapeva, e ha “dato corda” ai congiurati, per vedere
fin dove sarebbero arrivati. Non appare credibile l’ipotesi del rapimento del Capo dello Stato, a meno che i corazzieri non fossero parte del piano; – Non va poi dimenticato che fu proprio Andreotti (insieme a Moro) il fautore dell’apertura a sinistra, con il coinvolgimento sempre maggiore del PCI nei governi locali (per un coinvolgimento diretto dei comunisti a livello di appoggio al Governo, bisognerà aspettare ancora qualche anno); senza dimenticare la posizione assolutamente apicale ricoperta da Andreotti stessi in quegli anni nella politica Italia, quindi perché avrebbe dovuto cambiare una situazione in una difficilmente più vantaggiosa? – Appaiono poi totalmente trascurati gli aspetti economico-finanziari del Golpe: chi avrebbe remunerato i partecipanti? Soprattutto, se fossero emerse rivolte successive, con una evidente divisione e lotta tra diversi poteri dello Stato, con quali mezzi sarebbe stata finanziata la continuazione dell’esperienza golpista? Non si sa. Anche questo aspetto fa parte della pianificazione un po’ improvvisata, basata più sui “contatti” con i potenziali partecipanti che sugli aspetti pratici; – Da ultimo, non si può dimenticare che la Corte di Cassazione stabilì nel 1986 che un vero e proprio golpe non fu in effetti realizzato.
Insomma, per concludere, ci sono diversi punti interrogativi su questa vicenda, a cui difficilmente riusciremo a rispondere in questa sede; quella che ripetiamo essere solo la nostra opinione è semplice: qualcosa c’è stato, ma non nei termini quasi fantascientifici di molti degli autori che hanno trattato il tema.
[NOTA]
54 G. Pansa, op. cit., pp. 114-115
Filippo Augusto Albarin, Il Golpe Borghese, Tesi di laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno Accademico 2023-2024

#1970 #8 #americani #anticomunismo #carabinieri #colpo #dicembre #FilippoAugustoAlbarin #GiampaoloPansa #GiulioAndreotti #golpe #Israele #italiani #JunioValerioBorghese #LicioGelli #LoggiaP2 #segreti #servizi #Sid #stato #tentativo

Mamdani dimostra l’efficacia del metodo DSA negli USA

Pubblicato con lievi modifiche su Transform Italia il 06 Agosto 2025

Mamdani, Ocasio Cortez e Sanders.

La vittoria di Zohran Mamdani alle primarie per il candidato democratico alle future elezioni del sindaco di New York costituisce un elemento di riflessione sulla vitalità di una proposta socialista nel cuore del capitalismo finanziario degli USA. Delle ragioni della sua affermazione ha già scritto su Transform Italia Alessandro Scasellati, sottolineando brevemente anche la metodologia di campagna che “ha contato su un esercito di 40 mila volontari porta a porta, che spesso hanno visitato distretti tradizionalmente ignorati dai politici della macchina democratica. Per molti di questi volontari, questa è stata la prima esperienza politica. Il giovane socialista ha beneficiato anche di oltre 20.000 donatori individuali, di cui circa il 75% ha donato meno di 100 dollari”.

A differenza di Scasellati però non definirei “dal basso” questa modalità di azione sul territorio e mediatica attuata prima di lui dalla deputata del Congresso Alexandria Ocasio Cortez, appartenente al movimento DSA newyorchese e da Bernie Sanders nel 2016, durante il grande successo della campagna (anche se infruttuosa) per le primarie presidenziali del partito Democratico. Certo, lo stesso Mamdani, sul suo sito elettorale definisce la sua campagna “grassroots“, ma questo è solo un artficio retorico per compiacere l’elettorato. Nella campagna del giovane e carismatico politico c’è ben poco di spontaneo o “orizzontale” e molta tecnica e decennale progettazione politica che riesce, questo sì, a coinvolgere un gran numero di volontari e donatori. Come dicono i compagni statunitensi: “non ci sono scorciatoie!” per costruire il potere di classe.

Sanders era un politico di lungo corso ma, fino alla presentazione della sua candidatura alle primarie del 2016, e alla nuova strategia approvata nel congresso del 2015, i Democratici Socialisti Americani avevano meno di 10.000 iscritti, passati oggi a 80.000. Rispetto ad una popolazione USA di oltre 300 milioni di abitanti, risultano appena un movimento di avanguardia che ci tiene molto a mantenersi interno al Partito Democratico, nel quale riesce a far eleggere i suoi rappresentanti. In un sistema rigidamente bipartitico come quello statunitense uscire dall’alveo del Partito Democratico significherebbe scomparire. Questo piccolo movimento strutturato in circoli territoriali molto autonomi, chiamati chapter, presenti capillarmente in tantissime cittadine anche minori, ha sviluppato modalità di contatto, sopratutto diretto, con la base elettorale, mediante il “porta a porta” aggiornato anche in call-center telefonici e direct-mailing mirati condotti dallo staff. Infatti visitando i siti dei candidati (ai collegamenti che ho inserito sui nomi) la prima cosa che appare è la richiesta di contatto, la seconda la richiesta di una donazione, poi vengono la descrizione del programma e la richiesta di attivarsi come volontari. Si noti l’aspetto grafico curatissimo, le foto dei candidati, giovani, di bell’aspetto e molto carismatici nei comizi, sul web e nelle apparizioni in televisione.

I principi organizzativi

La campagna per le primarie democratiche del 2016 ereditava il database centralizzato degli elettori, il Voters Activation Network, realizzato durante la campagna per Barak Obama. Inizialmente Bernie Sanders assunse solo due organizzatori professionali, Becky Bond and Zack Exley che a campagna terminata condensarono la loro esperienza in un libro, Rules for revolutionaries, composto di 22 regole. La sesta regola è “Il lavoro è distribuito, il progetto è centralizzato” che chiarisce abbastanza bene cosa gli autori intendono per “Big organizing”, ovvero semplicemente una organizzazione di massa, contrapposta alla tradizionale territorialità del “community organizing” di Saul Alinsky, da cui provenivano anche Barak Obama e Hillary Clinton (Zaky – Bond 2016, p. 38).

La terza regola del metodo è “La rivoluzione non sarà fatta da professionisti” facendo capire che, partendo da finanziamenti molto inferiori (solo 231 mln di dollari: regola 7) a quelli dei candidati più istituzionali come Hillary Clinton, il piccolo staff di Sanders avesse dovuto affidarsi principalmente alla partecipazione di massa di decine di migliaia di volontari sui territori, curandone il recruitamento, la formazione e il riconoscimento emotivo. Le regole del metodo sono molte, alcune legate allo specifico contesto statunitense ma altre possono sicuramente essere esportate, come la nona: “combatti la tirannia dei pallosi”. Chi dirige i gruppi di volontari deve fare attenzione ad allontanare per tempo persone che annoiano e fanno scappare gli altri. Certo non è facile capire chi sia il tipo di persona che fa scappare gli altri, se è un contro-leader ipercritico che mette in discussione le direttive o semplicemente una persona che cerca attenzione, ma fondamentalmente è un elemento che non aiuta il funzionamento del gruppo, visto che ha compiti precisi da svolgere. Anche per questo la ventiduesima regola è che “i nuovi nella politica fanno i migliori rivoluzionari”.

Il metodo è contenuto

Dal metodo pratico delle campagne sostenute dal DSA si evince che ai volontari è richiesto di essere bravi esecutori, con dei gruppi coordinati da leader locali in una classica gerarchia di partito, in cui le strategie vengono decise dallo staff professionale. Perchè sia efficace, come in effetti risulta che sia, in questo metodo da partito di massa deve funzionare bene il meccanismo del riconoscimento e della rappresentanza. Il candidato forte come Mamdani e il suo programma incisivo sono il contenuto attorno a cui si mobilitano i volontari e per cui votano i cittadini. Le rivendicazioni sono definite e ben espresse e seguono un ordine di priorità che è compatibile con i bisogni delle fasce della popolazione identificate come potenziali elettori. E’ evidente come le problematiche degli affitti, del trasporto pubblico, della educazione dei figli, del salario minimo, siano quelle che stanno più a cuore all’elettorato popolare di New York, dove gli affitti sono tra i più alti al mondo e le diseguaglianze, rispetto al mondo della finanza e delle imprese multinazionali, sono stridenti.

L’organizzazione di massa è necessaria per dare una voce univoca alla classe sociale esclusa dal potere. L’altro approccio, quello frammentato in molteplici istanze territoriali delle varie associazioni di organizzazione di comunità, si presta maggiormente a trovare dei referenti politici per scopi tattici, all’interno dei grandi partiti istituzionali, organizzati in cartello, anche senza condividerne gli interessi generali. Il comunity organizing teorizzato da Saul Alinsky è ormai dominante come metodo organizzativo municipalista o comunque territoriale, attorno a tematiche precise. Punta a costruire alleanze trasversali e reti di associazioni (chiesa, sindacati, volontariato sociale, movimenti, partiti politici) senza l’intenzione di prendere il potere, ma potenziando (empowerment) la richiesta di un cambiamento da parte di alcuni attori sociali. Questo metodo aggregativo sostituisce la carente presenza territoriale dei grandi partiti con una rete, come dire, in franchising (Viviani 2015, p, 77) di presidi territoriali, a volte anche molto radicali ma alla fine dipendenti dai politici professionali che supportano nella conquista di ruoli nelle istituzioni. D’altro canto, i politici eletti aiuteranno le comunità che li hanno fatti eleggere con stanziamenti di fondi attraverso bandi ad hoc e una legislazione favorevole o atti amministrativi mirati. E’ il principio della democrazia del conflitto, (fra gli interessi dei gruppi sociali) tipica degli Stati Uniti, eredità della democrazia dei notabili ottocentesca, tendenzialmente conservatrice. Invece in Europa e nella stessa Gran Bretagna, rimane ancora l’idea residuale della rappresentanza dei partiti di massa che puntano a coalizzare i bisogni di tutti i cittadini, attorno a dei principi cardine, per attuare trasformazioni sociali.

Partito per il cambiamento o partito-cartello

Torniamo all’esempio fornito dalla vittria di Zohran Mamdani alle primarie per il sindaco di New York, e al suo programma di riforme radicali per la città: blocco degli affitti (quindi limitazione dei diritti di proprietà privata), tassare i milionari, salario minimo locale a 30$/ora (adesso è 16,50$/ora), trasporti pubblici gratuiti (ora sono a 2,90$ a corsa). Tutte cose fantastiche. Ma è vero che se i Democratici conquisteranno la carica di Sindaco a New York faranno questo, o è solo un programma elettorale molto a sinistra per recuperare il voto popolare che era migrato verso Trump e i Repubblicani?

L’emergere di candidati con una forte personalità e con un programma caratterizzato da riforme sociali è tipico di momenti in cui la sinistra liberale perde il governo. Elly Schlein in Italia è diventata segretaria del Partito Democratico, proponendo il salario minimo (PdL 1275) e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario (PdL 2067) con AVS e M5S, mentre era all’opposizione, dopo la segreteria di Enrico Letta che ha partecipato al governo Conte II e poi Draghi. Il PD è stato al governo per più di due anni con i Cinque Stelle e non hanno pensato di approvare quelle misure. Sembrerebbe quindi, e questo è un eufemismo, che il programma dei partiti coinvolti nell’alternanza sia molto differente fra quando ricoprono incarichi di governo e quando sono all’opposizione. Una volta conquistato il governo, questo vale per la destra vera come per la cosiddetta sinistra, si rivedono al ribasso le promesse e, tutelando i soliti interessi internazionali e finanziari, ci si accontenta di distribuire alle associazioni periferiche di supporto ai partiti-cartello dei limitati benefici (Viviani 2015) attraverso i meccanismi di sussidiarietà. L’aspetto evolutivo è che in questo processo emergono i bisogni dei cittadini, anche se ancora nella forma di promesse elettorali o proposte di legge.

Come ho scritto in un precedente articolo sulla evoluzione dei partiti politici, sarebbe auspicabile il ritorno alla funzione trasformativa dei partiti, attraverso dei programmi elettorali condivisi che diventino programmi di governo. Ciò può essere attuato soltanto da partiti che recuperino la loro caratteristica di intermediazione verso le masse e non verso le organizzazioni della “società civile” intese come stakeholder sui territori, in un orizzonte di conservazione della struttura sociale, con le sue diseguaglianze e stratificazioni. Il partito deve identificare pochi punti di programma attorno a cui raccogliere il consenso e poi essere certo di poterli realizzare.

Sinistra Italiana come il DSA?

In Italia chi ha saputo interpretare meglio il ruolo di elemento aggregatore delle istanze di sinistra sociale per convogliarle in una coalizione liberale e in certo qual modo conservatrice per gli aspetti economici, ma progressista per quanto riguarda alcuni diritti civili e l’ambiente, è stata Sinistra Italiana. Il suo programma elettorale, molto avanzato, è molto vicino a quello dei Democratici Socialisti Americani e, come loro, è riuscita a inserire nel parlamento alcuni deputati che però, anche supportando governi di coalizione, non hanno ottenuto nessuna delle richieste del loro programma. Attraverso il meccanismo delle primarie o con accordi di vertice, Sinistra Italiana che è un piccolissimo partito, senza una diffusa articolazione territoriale ma in contatto con realtà sociali e sindacali ben radicate, punta dove possibile a conquistare alcuni seggi nei collegi dove è più presente. Per fare questo si affida anche a candidati forti per essere visibili sui media e all’onore delle cronache come Ilaria Cucchi, Ilaria Salis e Mimmo Lucano, salvo fare qualche scivolone come nel caso di Aboubakar Soumahoro.

La differenza tra un partito o movimento politico che punta alla trasformazione e uno che punta a testimoniare l’esistenza di una sinistra nelle istituzioni democratiche, peraltro quasi totalemte asservite ai poteri sovranazionali militari e finanziari, è rilevabile dagli sforzi e le risorse che impiega per radicarsi come organizzazione di massa. Se il suo scopo è mantenere l’attuale numero di iscritti e sedi, per non turbare le attuali dinamiche nei congressi e delle cariche direttive interne, mentre gli sforzi sono destinati soltanto alla visibilità mediatica e a ottenere il supporto di attivisti (non iscritti) e associazioni territoriali, allora certamente la finalità del partito è di testimonianza, all’interno del sistema consociativo del cartel-party. Se invece l’organizzazione mira a crescere numericamente e a radicarsi come comunità, coinvolgendo i suoi iscritti e finanziatori, non solo nel lavoro di base ma anche nella scelta dei leader e dei candidati, proponendo formazione dei giovani e favorendo il dibattito capillare sul programma politico, allora le alleanze elettorali e di governo possono essere lette come un necessario passaggio da affrontare per garantirsi le risorse necessarie ad attuare il proprio progetto. Il risultato che ne consegue è che attraverso il mezzo (il lavoro condiviso per la campagna elettorale) si costituisce il fine (la comunità solidale della cittadinanza) che è il programma di governo

Anime belle e poteri consociativi

Il ruolo che un tempo svolgeva la chiesa all’interno della economia libidinale dell’individuo, oggi lo svolgono varie istituzioni collettive destinate a evolvere gli orizzonti di senso della popolazione. Intendo quella gratificazione data dalla consapevolezza (necessariamente condizionata dall’ambiente sociale) di agire moralmente, facendo il bene. La fine delle grandi metanarrazioni (cristianesimo, illuminismo, liberalismo, socialismo) ha frazionato i valori e le appartenenze in molteplici nuclei contrapposti che si contendono l’attenzione e l’opinione (chiamandole ovviamente verità o scienza). Nel contesto apparentemente naturale della democrazia del conflitto emergono le soggettività identitarie in lotta fra loro per il riconoscimento dei propri “diritti”. La politica, quindi, divide le persone in base a bisogni specifici della etnia, della religione, del genere e orientamento, dello stile di vita e di alimentazione, del linguaggio usato, dei riti collettivi a cui si partecipa. Accanto a queste faglie identitarie assume un ruolo sempre maggiore, grazie alla rappresentazione mediatica dei conflitti, l’identificazione con bisogni di “Altri“, ovviamente nella rappresentazione soggettiva che ne è stata costruita, ponendosi a loro difesa.

L’Altro può essere la Natura, il pianeta Terra, l’immigrato per chi non lo è, il povero per chi non lo è, l’animale per chi non lo è, l’omosessuale o trans per chi non lo è, la Palestinese o l’Ucraino per chi non lo è, e così via. E’ sicuramente bello che persone diverse e lontane fra loro supportino gli Altri per migliorarne la condizione. La solidarietà è alla base dell’internazionalizzazione delle lotte ma le Anime belle, che sono sempre esistite e hanno spesso rappresentato la componente più ideale e morale delle lotte politiche, sono necessariamente una minoranza, altrimenti non sarebbero belle e neppure si distinguerebbero dalle masse. La maggior parte delle persone è disposta a sacrificarsi poco ed esclusivamente per sè stessi e per i prossimi, ovvero la cerchia stretta dei congiunti. Per tutte queste persone anche il minimo impegno (che può consistere nell’andare a votare una domenica mattina) deve auspicabilmente portargli un beneficio diretto e non c’è nulla di sbagliato in questo. Ognuno lotta per la propria libertà, molto meno per quella degli altri. Bisogna rifuggire da quel razzismo morale che porta la sinistra colta e snob a disprezzare le fasce popolari e la loro presunta mancanza di cultura e valori.

Tornando all’esempio del programma politico di Zohran Mamdani gli va dato atto che i pochi punti messi in evidenza sono tutti diretti al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini elettori, forse anche per questo è riuscito a raccogliere il supporto di tante persone. Puntare sui bisogni materiali piuttosto che sulla contrapposizione ideale con l’avversario politico è evidentemente una strategia che raccoglie risultati, prendiamone atto.

Bibliografia

  • S. Alinsky, Radicali, all’azione! Organizzare i senza-potere, Edizioni dell’Asino, 2022.
  • B. Bond – Z. Exley, Rules for rivolutionaries. How big organizing can change everything, Chelsea Green, 2016.
  • L. Viviani, Sociologia dei partiti. Leader e organizzazioni politiche nelle società contemporanee, Carocci, 2015.

 

#americani #campagnaElettorale #democratici #mamdani #NewYork #ocasioCortez #primarie #radicale #sanders #sinistra #socialisti #USA

2025-08-10

Mamdani dimostra l’efficacia del metodo DSA negli USA

rizomatica.noblogs.org/2025/08

Pubblicato con lievi modifiche su Transform Italia il 06 Agosto 2025

Mamdani, Ocasio Cortez e Sanders.
La vittoria di Zohran Mamdani alle primarie per il candidato democratico alle future elezioni

#Rassegna #americani #CampagnaElettorale #democratici #mamdani #NewYork #OcasioCortez #primarie #radicale #sanders #sinistra #socialisti #USA

2025-07-14

La Sicilia del 1943 vista attraverso gli occhi di Andrea Camilleri e il leggendario fotoreporter di guerra Robert Capa

Nel luglio del 1943, mentre gli americani sbarcano in Sicilia, segnando un momento cruciale della Seconda guerra mondiale, Andrea Camilleri si trova a vivere un’esperienza che va oltre il caos e la paura di quei giorni.

Tra lo sfollamento, la preoccupazione per il padre e la scoperta che la Valle dei Templi è miracolosamente intatta, Andrea incrocia il cammino di un uomo destinato a diventare una leggenda, il fotoreporter Robert Capa.

Questa è la storia di un incontro casuale, ma carico di significato, che ci ricorda come, anche nei momenti più bui, l’arte e l’umanità riescano a farsi spazio.

https://www.panormus.blog/articoli.php?id=la-sicilia-del-1943-vista-attraverso-gli-occhi-di-camilleri-e-il-leggendario-fotoreporter-di-guerra-robert-capa

#palermo #panormus #sicilia #sicily #italy #europe #world #picoftheday #picture #image #immagine #photo #photography #fotografia #storia #story #cultura #culture #arte #art #novecentosettantatre #aspassoneltempo #aspassonellastoria #memorie #secondaguerramondiale #sbarco #alleati #americani #1943

Luglio 1943, la città di Agrigento bombardata
2025-06-09

The #Americani must realize
that #Fascism is NOT fought
by following Democratic "rules"
Your grandparents did not "protest" against Mussolini and Hitler"
they went to #war
#Trump and the MAGAs are #Fascists
DO NOT protest
>go to war!

2025-06-06

"we protest peacefully"
...
and this is the problem

Decent #Americani are not facing "peaceful" individuals
The #MAGAs #fascists are NOT "peaceful"
neither is #Trump or his 'administration
they are violent, and constantly use violence.
For this reason, as long as you are "peaceful"
, you will be >victims<
and you will NOT get rid of the fascists
and...
It will get worse and worse and worse.

2025-06-04

In the midst of so much uncertainty
#Americani have a certainty
that #trump will tell the Nation that in two weeks
he will announce that... in two weeks
surely something will happen at the end of two weeks
it will be BIG ..
in two weeks.

2025-05-12

:: Il pagliaccio ha dichiarato che sui dazi forse ha fatto una cazzata.

#AmeriCani

#Musk sta in realtà costando miliardi agli #americani, pur millantando falsi risparmi.

RE: https://bsky.app/profile/did:plc:wjatbj4hiinxfqaeixaw2bcp/post/3lnnpkyfjba2x

2025-03-26

Come si vedono gli americani, come vengono visti e come sono realmente.

:diggita: @attualita

#americani

L'immagine è un meme che rappresenta tre diverse percezioni di un gruppo di personaggi. La parte superiore mostra un gruppo di eroi con abiti da supereroe, come Thor, Iron Man, Captain America e altri, con il titolo "COME AMERICANI PENSIANO CHE IL MONDO LI VEDA". La parte centrale, con il titolo "COME IL MONDO IN REALTÀ LI VEDA", mostra un gruppo di personaggi con abiti neri e rossi, con un personaggio in particolare che indossa un elmo nero, simile a Darth Vader. La parte inferiore, con il titolo "COME SONO IN REALTÀ", mostra tre personaggi in un ambiente futuristico, con un uomo in uniforme, una donna in abito nero e un uomo in giacca e cravatta, che sembrano essere in una cabina di controllo (Dal Film Balle Spaziali)

I nostri amici di altri paesi continuano a chiedere perché gli #americani non stiano protestando, ma lo stiamo facendo - i media non lo coprono. Stanno accadendo in tutto il paese in quasi tutti gli stati nelle ultime settimane. Diventeranno più frequenti e più grandi ... aspetta. #USA #NOtrump

RE: https://bsky.app/profile/did:plc:wg4yp737ev5fm442k547tdqn/post/3lkhfrq4nfk2d

Emanuele :verified_rainbow:italele@mastodon.uno
2025-02-21

Gli #americani la pensano come #trump ?

Esito di un sondaggio #USA (fonte youtrend)

Immagine cha rappresenta le percentuali del sondaggio.
Solo il 22% degli americani pensa che Zelensky sia un dittatore, ma il 41% lo pensa di Trump e il 71% di Putin
Fonte: sondaggio YouGov
2025-01-24

#Sackler e #PurduePharma accettano un patteggiamento da 7,4 miliardi di dollari per la #crisi degli #oppioidi.

L’intesa coinvolge 14 #stati #americani, migliaia di #governi #locali, centinaia di #tribùnative e 140mila persone vittime della #dipendenza da #Oxycontin.

La vicenda risale alla fine degli anni Novanta, quando Oxycontin fu pubblicizzato come #farmacoantidolorifico privo di rischi di dipendenza.

Dal 1999, le morti per #overdose negli #StatiUniti hanno ..1/2

In foto edificio della sede della casa farmaceutica americana
aparatorulaparatorul
2024-12-07

Un număr tot mai mare de tineri americani se convertesc la Ortodoxie, dezamăgiți de schimbările rapide din protestantism și catolicism Un sondaj realizat în parohiile ortodoxe din SUA arată că numărul convertiților a crescut cu 78% în 2022, comparativ cu perioada de dinaintea pandemiei. Majoritatea noilor membri sunt bărbați tineri, atrași de disciplina și structura oferite de Ortodoxie 👉 c.aparatorul.md/z35k1 👈 ...

Client Info

Server: https://mastodon.social
Version: 2025.07
Repository: https://github.com/cyevgeniy/lmst