Eccezionale a Vienna, scoperta una fossa comune con 150 legionari romani caduti in battaglia: nuova luce su Vindobona [FOTO | VIDEO]
Elena Percivaldi
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Scoperta eccezionale a Vienna. Durante i lavori di ristrutturazione dell’impianto sportivo Ostbahn-XI, in Hasenleitengasse 49, nel distretto di Simmering, gli operai si sono imbattuti in una fossa comune romana, la più grande mai ritrovata nell’Europa centrale. Al suo interno, almeno 129 scheletri intatti e altre ossa sparse di ulteriori individui, per un totale stimato di oltre 150 uomini. Il ritrovamento, senza precedenti, fornisce nuovi, decisivi elementi per ricostruire la storia e le origini di Vindobona romana.
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Lo scavo in corso nella fossa comune (Foto: Reiner Riedler, Wien Museum)
L’intervento è stato immediatamente preso in carico dal Servizio archeologico della città di Vienna in collaborazione con Novetus, società specializzata in archeologia. “Dopo 25 anni di ricerca su Vindobona, credevo che niente potesse più sorprendermi. E invece è arrivata questa scoperta”, ha dichiarato entusiasta Michaela Kronberger, del Museo di Vienna.
Sepolti in fretta e furia e alla rinfusa
Gli scheletri appartengono tutti a individui di sesso maschile. Non c’è alcun ordine né orientamento nelle sepolture, nessuna traccia di riti funebri. E’ come se i corpi fossero stati gettati nella fossa frettolosamente e alla rinfusa. Alcuni erano in posizione supina, altri proni, altri ancora girati di lato. Spesso, gli arti di un corpo si erano intrecciati a quelli di un altro, in un groviglio macabro e caotico. Gli archeologi ne sono certi: quella non è una fossa comune legata a un vicino ospedale o a un’epidemia. Ma chi erano quegli uomini? Quando morirono e perché erano stati seppelliti così alla svelta?
Lo scavo (video still © Pavel Cuzuioc)
Le analisi svelano il mistero: “Caddero in battaglia”
A svelare l’arcano sono state le accurate analisi effettuate sugli scheletri dagli esperti di Novetus. Almeno un terzo degli individui sepolti nella fossa erano giovani, di età compresa tra i 20 e i 30 anni, robusti e alti: oltre 1,70 m, sopra la media del tempo. Sulle ossa i segni inequivocabili di una morte violenta: colpi di lancia, pugnale, spada e dardi di ferro. Ciascuno di loro aveva almeno una ferita.
Cranio con ferita da taglio (Foto: © S. Strang / Novetus)Vertebre lombari con trauma da dardo di ferro (Foto: © S. Strang / Novetus)
Osso pelvico con trauma da punta di lancia (Foto: © S. Strang / Novetus)
Data la differenza delle armi impiegate, non poteva trattarsi di un’esecuzione di massa. Inevitabile la conclusione: quei resti sepolti in fretta e furia e alla rinfusa appartengono ai caduti di una battaglia feroce e violenta, conclusasi con una catastrofica disfatta. Ma quando e quale?
Il video della scoperta
https://youtu.be/aRX0uOhvNlE
Una data cruciale: i resti risalgono al I-II secolo
Le analisi al carbonio-14 datano i resti a un periodo compreso tra l’80 e il 230 d.C., all’epoca cioè in cui a Vienna, allora Vindobona, erano presenti le legioni romane. A circoscrivere ancora di più la datazione, assegnandola tra la metà del I e l’inizio del II secolo d.C., sono stati gli oggetti trovati insieme ai corpi. C’era un pugnale simile a un pugnale con ancora alcune parti del fodero, decorato – come hanno rivelato le radiografie – con intarsi in filo d’argento.
Il pugnale romano trovato nella fossa (Foto: L. Hilzensauer, Wien Museum) e, sotto, la radiografia che mostra le decorazioni (foto: TimTom, Wien)
C’erano moltissimi chiodi come quelli che rinforzavano le suole delle caligae, le tipiche calzature militari in cuoio indossate dai legionari.
Chiodi da
caligae trovati nella fossa (Foto: L. Hilzensauer, Wien Museum)
C’era anche un paraguancia, tipico di specifiche tipologie di elmi romani di quell’epoca.
Paraguancia di un elmo romano (foto: L. Hilzensauer, Wien Museum)
Tra gli altri reperti, spiccano una punta di lancia e alcune scaglie appartenenti a una corazza (lorica).
Punta di lancia (foto: L. Hilzensauer, Wien Museum)Le scaglie di una lorica (Foto: L. Hilzensauer, Wien Museum)
Non c’erano dubbi: quella fossa comune aveva accolto i corpi dei soldati romani caduti durante una delle tante battaglie combattute, sul Danubio, contro le popolazioni germaniche. Sappiamo infatti dalle fonti scritte che l’imperatore Domiziano (81-96) intraprese una serie di spedizioni militari sul Danubio.
Ubicazione della fossa comune nel Limes romano del Danubio, mappa: Martin Mosser, Stadtarchäologie
Una battaglia decisiva, forse nel 92 a.C.
Nel 92 d.C. alcune tribù varcarono il limes danubiano e annientarono un’intera legione: un evento traumatico che spinse l’imperatore Traiano (98–117) a rafforzare ulteriormente la difesa del confine. Potrebbe essere questa la battaglia in questione?
Stabilirlo con certezza è difficile. Solo ulteriori e più approfonditi studi – tra cui l’analisi del Dna e degli isotopi sui resti, le analisi dei pollini e i rilievi geofisici condotti nell’area intorno alla fossa – potranno, forse, dare una risposta precisa. Se così fosse, il ritrovamento rappresenterebbe una prova concreta dell’evoluzione di Vindobona. Proprio la pesante sconfitta subìta dalle truppe romane, di cui quei morti sono l’eloquente e drammatica testimonianza, potrebbe aver segnato la storia dell’insediamento, avviandone la trasformazione da piccola base militare sul Danubio a grande accampamento legionario, uno dei principali presìdi fortificati a difesa del limes dalle incursioni “barbariche”.
Foto in apertura: Lo scavo in Hasenleitengasse (foto: A. Slonek, Novetus)
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