#ParcoArcheologicoDiPompei

2025-11-18

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🔎 Il 21 e 22 novembre studiosi da tutto il mondo si riuniscono all’Antiquarium di Boscoreale per discutere metodi, fonti e nuove evidenze sulla data effettiva dell’eruzione.

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@pompeii_parco_archeologico

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storiearcheostorie.com/2025/11

2025-10-20

Pompei, la “Casa del Tiaso” era una domus con torre per super-ricchi? L’ipotesi: “Anticipa le case torri del Medioevo”

Elena Percivaldi

Non solo vie, botteghe e cortili: la Pompei che oggi conosciamo era anche una città “in verticale”, dove i piani superiori e forse perfino torri residenziali dominavano il paesaggio urbano.
È quanto emerge dal nuovo articolo pubblicato sull’E-Journal degli scavi di Pompei, dal titolo “La torre della Casa del Tiaso. Un nuovo progetto di ricerca per la documentazione e la ricostruzione digitale della Pompei ‘perduta’”, firmato dal direttore del Parco Archeologico Gabriel Zuchtriegel e da Susanne Muth dell’Università Humboldt di Berlino.

La scala che portava nel cielo

La scoperta nasce da un dettaglio architettonico sorprendente: una scala monumentale nella Casa del Tiaso, situata nella Regio IX, che sembra condurre nel nulla. Gli archeologi hanno ipotizzato che essa servisse per raggiungere una torre panoramica, forse destinata all’osservazione della città, del golfo e del cielo stellato.

Modello 3D della Casa del Tiaso (©Parco Archeologico Pompei)

Un’idea che trova riscontri sia nella letteratura antica – è il caso della celebre torre di Mecenate, da cui Nerone avrebbe osservato l’incendio di Roma – sia nell’iconografia pompeiana, dove molte ville affrescate mostrano torri come elementi distintivi dell’architettura di lusso.

Pompei e l’archeologia digitale: il progetto POMPEII RESET

Il nuovo studio rientra nel progetto POMPEII RESET, un programma di ricerca non invasiva che utilizza le tecnologie digitali più avanzate per documentare e ricostruire virtualmente la città antica.

Nella prima fase, gli archeologi hanno realizzato scansioni 3D dettagliate degli edifici ancora conservati; nella seconda, stanno sviluppando ricostruzioni digitali dei piani superiori e degli elementi perduti, creando una sorta di gemello digitale (digital twin) della Pompei antica.

Laser scanner in azione (©Parco Archeologico Pompei)

Come spiega Zuchtriegel:

“La ‘Pompei perduta’ consiste soprattutto nei piani superiori. Mettere insieme i dati in un modello digitale 3D ci permette di capire meglio come si viveva e come erano organizzati gli spazi”.

Torri, status e vita domestica nell’antichità

La presenza di una torre nella Casa del Tiaso suggerisce dunque un nuovo modo di intendere la vita domestica pompeiana. Così come accadrà secoli dopo nelle città medievali come Bologna o San Gimignano, anche a Pompei le torri private potevano rappresentare uno status symbol, segno tangibile di potere, prestigio e ricchezza.

Ricostruzione della Casa del Tiaso (©Parco Archeologico Pompei)

Le case dell’élite, ispirate ai modelli delle ville suburbane, diventavano veri e propri microcosmi urbani, aperti sul paesaggio e sul cielo, luoghi in cui arte, architettura e simbolismo si fondevano.

Una nuova chiave di lettura per la città sepolta

Il progetto POMPEII RESET apre prospettive inedite per la ricerca e la valorizzazione del sito. La ricostruzione digitale non solo consente di “riportare in vita” la Pompei perduta, ma anche di trasmettere conoscenza attraverso strumenti immersivi e di grande impatto visivo.
La Casa del Tiaso diventa così un laboratorio ideale per sperimentare un’archeologia del futuro, capace di coniugare tecnologia e umanità per restituire voce e forma alla città sepolta dal Vesuvio.

Per saperne di più, si può scaricare l’articolo dal sito dell’E-Journal di Pompei a questo link (SCARICA PDF).

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casa del tiaso torre pompeiModello 3D di una casa a Pompei, evidenziando gli spazi interni e una scala monumentale che conduce a un piano superiore.Un drone posizionato tra le antiche rovine di Pompei, con il vulcano Vesuvius sullo sfondo.Modello digitale della Casa del Tiaso a Pompei, evidenziando la scala monumentale e una torre residenziale.
2025-09-10

A Pompei scoperta la “panchina d’attesa” davanti alla Villa dei Misteri: i clienti aspettavano il padrone di casa tracciando graffiti | IL VIDEO

Elena Percivaldi

Non erano i visitatori in fila per ammirare i celebri affreschi dionisiaci, come accade oggi nelle giornate a ingresso gratuito, ma i clientes del padrone di casa ad affollare la strada davanti alla Villa dei Misteri a Pompei. Gli ultimi scavi condotti lungo il fronte nord-occidentale del complesso hanno riportato alla luce una panchina in cocciopesto posizionata proprio davanti al portone principale, sulla cosiddetta Via Superior.

Veduta dello scavo della Villa dei Misteri. Sotto, la foto zenitale (foto: ©Parco Archeologico di Pompei)

Un dettaglio che apre una finestra sorprendente sulla vita sociale e politica dell’antica Pompei: la panchina serviva ad accogliere coloro che, secondo l’usanza della salutatio, si recavano al mattino dal loro patrono per chiedere favori, prestiti o aiuto giudiziario in cambio di sostegno politico.

La Villa dei Misteri e la pratica della salutatio

La panca affacciata sulla via Superior (in basso in vista frontale) (foto: ©Parco Archeologico di Pompei)

Celebre in tutto il mondo per il ciclo di affreschi a tema dionisiaco scoperto nel 1909-10, la Villa dei Misteri era una delle residenze più prestigiose dell’area suburbana di Pompei. Qui il padrone riceveva clienti e supplici, mentre i più sfortunati – braccianti, mendicanti, viaggiatori diretti verso Boscoreale – potevano attendere anche per ore senza la certezza di essere ricevuti.

«Qualcuno, durante l’attesa, lasciava graffiti sui muri – racconta il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – piccoli segni, date, forse nomi: un gesto di noia e di presenza che oggi possiamo ancora leggere».

Le panchine, spiega, erano un vero e proprio “biglietto da visita”: più erano affollate, maggiore era il prestigio del dominus.

Uno dei graffiti (foto: ©Parco Archeologico di Pompei)

Gli scavi recenti e le nuove scoperte

Le indagini, riavviate grazie alla demolizione di costruzioni abusive che gravavano sulla villa, hanno portato alla luce non solo la panca, ma anche il monumentale ingresso con arco e paracarri, ambienti decorati in terzo stile pompeiano con raffinati fondi neri e gialli, e una cisterna collegata a un articolato sistema idrico.

Straordinaria anche la documentazione stratigrafica dell’eruzione del 79 d.C.: pomici di caduta, flussi piroclastici e persino un paleosuolo agricolo sistemato “a conchette”, che testimonia le tecniche di coltivazione e gestione del paesaggio in età romana.

L’eccezionale sequenza stratigrafica dell’eruzione (foto: ©Parco Archeologico di Pompei)

Un progetto di ricerca e tutela

Lo scavo fa parte di un programma più ampio di tutela e valorizzazione, condotto dal Parco Archeologico di Pompei in sinergia con la Procura di Torre Annunziata. L’obiettivo è duplice: contrastare gli scavi clandestini e completare le ricerche iniziate oltre un secolo fa da Amedeo Maiuri, restituendo finalmente la parte ancora sepolta della villa, compreso il quartiere servile.

L’antica planimetria della Villa

«Ciò che un tempo era un privilegio di pochi – osserva Zuchtriegel – oggi è accessibile a tutti, anche gratuitamente ogni prima domenica del mese».

La scoperta è stata pubblicata sull’E-Journal degli scavi di Pompei, consultabile in OpenAccess (disponibile QUI).

IL VIDEO | Scoperta “panchina d’attesa” davanti alla Villa dei Misteri di Pompei, parla il direttore Zuchtriegel

https://youtu.be/5l0GgrKmNtk

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Scavi archeologici alla Villa dei Misteri a Pompei, con attrezzature e operai in campo.Vista aerea della Villa dei Misteri a Pompei, mostrando le recenti scoperte archeologiche e le strutture circostanti.Vista del pavimento in pietra della Villa dei Misteri a Pompei, con un'area scavata e strumenti di misura visibili.
2025-06-25

Pompei, nuovi scavi nella Villa dei Misteri: abbattuto l’edificio abusivo, riemerge l’antico ingresso [VIDEO-INTERVISTA]

Elena Percivaldi

Nuovo e importante capitolo per uno degli edifici simbolo di Pompei, la Villa dei Misteri, celebre per il suo straordinario fregio misterico. Questa mattina, il Direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel, e il Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, hanno annunciato l’avvio del nuovo cantiere di scavo nel settore nord-ovest della villa, reso possibile dopo la demolizione di un edificio abusivo che per decenni ne aveva impedito l’indagine archeologica.

Le nuove indagini nella villa

Scavata parzialmente nel 1909-1910 e poi sistematicamente nel 1929-1930 dal celebre soprintendente Amedeo Maiuri, la Villa dei Misteri non era mai stata completamente esplorata. Un settore rimase infatti fuori dagli interventi, poiché occupato da una costruzione privata, cresciuta abusivamente nel tempo. Grazie al protocollo d’intesa tra la Procura e il Parco archeologico, oggi si può finalmente intervenire su quell’area, finora segnata da scavi clandestini e cunicoli illegali che minacciavano l’integrità del sito.

Il nuovo scavo mira non solo a ricostruire i danni causati dai saccheggiatori, ma soprattutto a completare l’opera iniziata da Maiuri. “Stiamo lavorando per portare alla luce l’ingresso principale e una parte del quartiere servile della villa – spiega Zuchtriegel – e i primi risultati sono molto promettenti: alcune strutture del piano superiore sono rimaste intatte, il che ci fa sperare anche per i livelli inferiori.”

Tornano alla luce strade e ambienti perduti

Tra le scoperte più rilevanti c’è l’antico ingresso monumentale della villa, affacciato sulla cosiddetta via Superior, un tratto viario esterno che conduceva al complesso. A fianco della strada è stata individuata una cisterna rettangolare con volta a botte, mentre dal lato opposto emergono le strutture murarie del terrapieno orientale. Maggiori dettagli sono contenuti nell’articolo di approfondimento pubblicato sull’ E-journal del Parco archeologico di Pompei a questo link

Il ritrovamento offre una nuova visione topografica della villa e delle sue connessioni con il paesaggio urbano e rurale di Pompei, aprendo scenari inediti sul funzionamento degli spazi servili e sulla vita quotidiana della villa romana.

Un modello di collaborazione contro l’abusivismo

Il successo dell’operazione è il frutto di una collaborazione istituzionale strutturata, che ha visto la Procura e il Parco archeologico firmare due protocolli fondamentali: uno per contrastare il traffico illecito di reperti archeologici, l’altro per combattere l’abusivismo edilizio in aree vincolate. In base a quest’ultimo, è il Parco a finanziare le demolizioni degli edifici abusivi, acquisendo poi le aree liberate al demanio, in vista della loro riqualificazione culturale.

La demolizione dell’edificio e l’avvio del nuovo scavo sono il risultato di una sinergia concreta ed efficace”, ha sottolineato il Procuratore Fragliasso, ricordando anche l’abbattimento recente di una struttura abusiva destinata alla ristorazione, realizzata proprio di fronte alla villa.

Le nuove scoperte nel settore nord-ovest non solo restituiscono porzioni inedite del complesso, ma testimoniano anche la possibilità di riqualificare aree compromesse dall’abusivismo, trasformandole in risorse per la ricerca scientifica e il turismo sostenibile.

Guarda il video – Zuchtriegel: “Questo è solo un primo passo, ora stiamo cercando i fondi per portarlo a termine”.

https://youtu.be/CWjU4TXvdqU

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“Pompei Sostenibile”: la città antica si trasforma in laboratorio di educazione ambientale

Mario Galloni

Pompei parla al futuro. Il celebre sito archeologico campano si apre oggi a una nuova visione con “Pompei Sostenibile”, un innovativo percorso educativo che intreccia storia e sviluppo sostenibile, presentato ufficialmente nell’Auditorium del Parco Archeologico.

Realizzato dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei e con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), il progetto trasforma quattordici luoghi simbolo della città antica – tra case, giardini, terme e edifici pubblici – in tappe di riflessione sui grandi temi dell’Agenda 2030: gestione delle risorse naturali, resilienza climatica, biodiversità, inclusione sociale e sicurezza alimentare.

Un viaggio tra passato e futuro

Ogni tappa del percorso è accompagnata da materiali didattici, totem interattivi, pannelli informativi e contenuti digitali accessibili tramite l’app MyPompeii, disponibile in italiano e inglese. Attraverso QR code e segnaletica dedicata, i visitatori vengono guidati lungo un itinerario che mostra come gli antichi Pompeiani affrontassero problemi simili a quelli di oggi: dalla raccolta dell’acqua piovana alla coltivazione urbana, dalla gestione energetica naturale alla convivenza tra uomo e ambiente.

Tra i luoghi protagonisti spiccano la Casa del Frutteto, la Casa delle Nozze d’Argento e le Terme Centrali, testimoni di una cultura materiale sorprendentemente attenta all’equilibrio ecologico.

Pompei Sostenibile: la cultura come strumento di cambiamento

“Pompei diventa un laboratorio a cielo aperto dove il passato ispira il futuro – ha dichiarato Edmondo Cirielli, Viceministro degli Affari Esteri –. Il progetto dimostra come il patrimonio culturale possa essere uno strumento concreto per sensibilizzare cittadini e comunità sugli obiettivi dell’Agenda 2030, unendo memoria e innovazione”.

A fargli eco, il Vicedirettore Generale della FAO, Maurizio Martina, ha sottolineato come “Pompei Sostenibile” rappresenti “un esempio concreto di come la saggezza del passato possa guidare le scelte per un futuro più equo e sostenibile”.

L’archeologia come coscienza del presente

“Il tema della sostenibilità – ha aggiunto il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – non è solo tecnico, ma umanistico. Pompei ci aiuta a ripensare le nostre relazioni con l’ambiente, la società e il tempo. Anche per questo, all’interno del progetto, abbiamo incluso Sogno di volare, laboratorio teatrale con bambini e adolescenti del territorio che debutterà al Teatro Grande il 24 e 26 maggio”.

Un progetto condiviso con il territorio

L’iniziativa si avvale anche della collaborazione di realtà locali come la Cooperativa Onlus Il Tulipano e la Fattoria culturale e sociale, coinvolte in attività educative e produttive, oltre che dell’A.T.I. Feudi di San Gregorio Società Agricola S.P.A. e Basilisco Società Agricola s.r.l..

La giornata di presentazione ha segnato anche l’avvio della campagna che porterà verso la Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2025, con “Pompei Sostenibile” a fare da ponte tra consapevolezza storica e azione concreta.

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2025-04-01

Pompei, nella necropoli di Porta Sarno spunta il rilievo funerario di una coppia di sposi: “Lei forse era una sacerdotessa di Cerere”

Elena Percivaldi

Uno splendido rilievo funebre di una coppia, scolpito a dimensioni quasi reali, è emerso dagli scavi nella necropoli di Porta Sarno a Pompei, nell’ambito del progetto “Investigating the Archaeology of Death in Pompeii” condotto dall’Universitat de València con il Parco Archeologico, sotto la direzione del professor Llorenç Alapont. Le due figure ad alto rilievo, trasferite nella Palestra Grande per il restauro, saranno protagoniste della mostra “Essere donna nell’antica Pompei,” in apertura il 16 aprile 2025, dove i visitatori potranno assistere live agli interventi di conservazione.

Particolare del volto dell’uomo (Foto ©Alfio Giannotti)

La scoperta risale alle indagini iniziate a luglio 2024 in un’area già scavata negli anni ‘90 per la Circumvesuviana, che aveva rivelato oltre 50 sepolture a cremazione. Ora, il team ha portato alla luce una tomba monumentale: un muro con nicchie sormontate dal rilievo di un uomo e una donna, forse sposi. La donna, raffigurata con un fascio di spighe, potrebbe essere una sacerdotessa di Cerere, dea della fertilità. La qualità arcaica dell’intaglio data il reperto al periodo tardo repubblicano, tra il II e il I secolo a.C.

La coppia di Porta Sarno (Foto ©Alfio Giannotti)Particolare della spiga (Foto ©Alfio Giannotti)

Un tesoro dalla necropoli

“Questa campagna amplia la conoscenza dell’area extra moenia di Pompei,” spiega Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico. “La collaborazione con Valencia, già fruttuosa con la tomba di Marco Venerio Secundio, ha coinvolto archeologi, restauratori e antropologi in un progetto multidisciplinare.” I dettagli dello studio sono pubblicati oggi sull’E-Journal degli scavi di Pompei, a firma di Alapont e del suo team.

Il rilievo funebre di Porta Sarno (Foto ©Alfio Giannotti)

Il rilievo, alto circa 1,70 metri, mostra una cura straordinaria nei dettagli: la donna indossa una tunica con pieghe scolpite e porta simboli legati al culto agrario, mentre l’uomo, in toga, potrebbe essere il suo compagno o un dignitario. “La datazione al tardo repubblicano e il simbolismo suggeriscono un’élite locale,” nota Alapont. La tomba, con il suo arco e le stele, si affianca ai reperti delle oltre 50 sepolture già note, arricchendo la storia della necropoli.

Restauro in diretta e mostra

Le sculture, fragili ma ben conservate, sono state trasferite con cura per evitare danni. Dal 16 aprile, nella Palestra Grande, i restauratori lavoreranno sotto gli occhi del pubblico, un esperimento di “archeologia partecipata” che promette di affascinare i visitatori. La mostra “Essere donna nell’antica Pompei” esplorerà il ruolo femminile nella società romana, con il rilievo come pièce de résistance.

Per saperne di più:

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rilievo funebre Porta Sarnorilievo funebre Porta Sarno
2025-03-23

Pompei, nasce la “vigna archeologica”: un’azienda vitivinicola nel cuore del Parco [CON VIDEOINTERVISTE]

Elena Percivaldi

Una vigna “archeologica” prende vita nel Parco Archeologico di Pompei, un progetto ambizioso che unisce viticoltura biologica e valorizzazione storica. Grazie a un innovativo partenariato pubblico-privato, il Gruppo Tenute Capaldo—con le cantine Feudi di San Gregorio e Basilisco—affianca il Parco nella gestione dei vigneti, con l’obiettivo di creare un’azienda vitivinicola a ciclo completo all’interno del sito. Sei ettari di viti, strutture per la vinificazione e l’affinamento, e un approccio che intreccia produzione di vini di qualità con la narrazione della Pompei antica: il tutto sotto la guida scientifica del professor Attilio Scienza e dell’agronomo Pierpaolo Sirch.

“Non è una semplice concessione, ma una collaborazione virtuosa,” spiega Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco. “Da decenni studiamo i vigneti di Pompei per capirne tecniche e abitudini. Oggi, con Feudi di San Gregorio, investiamo in una tutela attiva del patrimonio naturale e paesaggistico, integrandolo con il territorio.” Il progetto si inserisce in un disegno più ampio di “azienda archeo-agricola,” che include la coltivazione degli ulivi e iniziative di agricoltura sociale nella “fattoria culturale” del Parco.

Uva in un affresco pompeiano (foto: Parco Archeologico di Pompei)

Vino e storia: un ritorno alle radici

L’idea nasce dagli studi del Laboratorio di Ricerche Applicate di Pompei, attivi dagli anni ’90, che hanno analizzato i vitigni antichi per ricostruire le pratiche agricole romane. Ora, la nuova azienda—interamente biologica—punta a far rivivere quelle tradizioni, con viti allevate secondo metodi storici e uve trasformate in loco. “Produciamo vini autentici e valorizziamo il percorso di visita,” sottolinea Zuchtriegel. L’estensione vitata crescerà oltre i 6 ettari, coinvolgendo anche realtà del Terzo Settore per un impatto sociale positivo.

A guidare il progetto agronomico è Pierpaolo Sirch, responsabile di produzione di Feudi, noto per la sua expertise sui vitigni autoctoni campani. “Collaboriamo con il professor Scienza per riscoprire le tecniche di 2000 anni fa,” spiega Antonio Capaldo, presidente di Feudi di San Gregorio. “Pompei non sarà solo un museo, ma un centro vivo di produzione e cultura.” Il gruppo, Società Benefit dal 2021, porta in dote 40 anni di esperienza nella valorizzazione di vitigni come il Greco di Tufo e l’Aglianico, con un occhio alla sostenibilità e alle comunità locali.

Zuchtriegel e Capaldo (foto: Parco Archeologico di Pompei)

Un partenariato lungimirante

A differenza dei classici appalti, il partenariato mette a fattor comune le competenze del Parco —ricerca storica e tutela— e quelle di Feudi —produzione e gestione vitivinicola. “È un approccio culturale, non speculativo,” dice Capaldo. “Richiede tempo e investimenti, ma guarda al futuro delle prossime generazioni.” Le strutture di vinificazione sorgeranno all’interno del Parco, rispettando il vincolo archeologico, e i vini prodotti—ancora senza nome—saranno un ponte tra passato e presente, offerti ai visitatori come testimonianza viva della Pompei romana.

“Il Parco è un pilastro dell’identità campana,” aggiunge Capaldo. “Vogliamo che torni a essere un luogo di scambio, come ai tempi dell’Impero.” Il progetto si affianca ad altre iniziative, come la recente apertura della Domus del Larario, e rafforza il ruolo di Pompei come modello di gestione partecipata del patrimonio.

La vigna di Pompei: un futuro sostenibile

La vigna archeologica si Pompei non è solo un esperimento produttivo: è un tassello nella tutela del paesaggio pompeiano, tra i più fragili d’Italia. Con il coinvolgimento di botanici, agronomi e associazioni locali, il Parco punta a un modello replicabile, dove cultura e natura si fondono. “La viticoltura racconta la città antica sotto una luce diversa,” conclude Zuchtriegel. “E con partner come Feudi, possiamo condividerla col mondo.” I primi vini potrebbero arrivare entro il 2027, ma già ora Pompei brinda a un nuovo capitolo della sua storia millenaria.

Le interviste a Zuchtriegel e Capaldo

https://youtu.be/YsTcOXNQ7KU

Immagine in apertura: Il vigneto nella Domus della Nave Europa (foto: Parco Archeologico di Pompei)

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vigna pompeivigna pompei
2025-03-15

Pompei, uno studio sui pigmenti svela i colori della città vesuviana

Elena Percivaldi

Pompei, si sa, era un mondo tutto a colori. Lo dimostrano gli sgargianti affreschi che adornavano le ricche dimore della città vesuviane, riportati alla luce durante gli scavi – gli ultimi, spettacolari, nella cosiddetta Casa del Tiaso – ed esaltati dai restauri. A raccontare l’affascinante mondo dei pigmenti pompeiani è lo studio appena pubblicato sul Journal of Archaeological Science, che ha svelato dettagli inediti e straordinari sulle tecniche pittoriche degli antichi romani. La ricerca, condotta dal Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con il gruppo di Mineralogia e Petrografia dell’Università degli Studi del Sannio e il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse dell’Università Federico II di Napoli, ha analizzato i pigmenti pompeiani dal III secolo a.C. fino all’eruzione del 79 d.C., esplorando la ricca tavolozza cromatica utilizzata dagli artisti attivi nella città vesuviana.

(C)Parco Archeologico di Pompei

La gamma dei colori di Pompei

Tra i pigmenti studiati, tutti documentati nei contesti di scavo, figurano materiali naturali come l’ematite e sintetici come il celebre blu egizio (CaCuSi₄O₁₀), coprendo una gamma che spazia dai rossi intensi ai blu profondi. L’approccio analitico non invasivo, basato su microscopia ottica e spettroscopia Raman portatile, ha permesso di preservare i reperti mentre si identificavano le loro composizioni chimiche. Gli autori hanno scoperto che i pittori romani miscelavano pigmenti come il rosso piombo (minio, Pb₃O₄) e il bianco di calcio con proporzioni precise, ottenendo sfumature personalizzate. Ad esempio, nello studio della stanza rossa della Casa del Tiaso, è emersa una miscela di rosso piombo con tracce di cinabro (HgS), un pigmento costoso che denota un’attenzione al lusso.

(C)Parco Archeologico di Pompei

Un risultato straordinario è l’identificazione di un grigio innovativo, prodotto con barite (BaSO₄) e alunite (KAl₃(SO₄)₂(OH)₆), qui documentato per la prima volta nel Mediterraneo antico. Gli autori suggeriscono che questo pigmento, rilevato in campioni della Regio V, potrebbe derivare da una lavorazione locale di minerali vulcanici, evidenziando l’ingegnosità degli artigiani pompeiani.

Tra ricerca e restauro

(C)Parco Archeologico di Pompei

Lo studio non si limita alla scoperta scientifica, ma supporta il restauro degli affreschi. Il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, sottolinea: “La conoscenza della composizione chimica, come la presenza di rame (Cu) nel blu egizio o di piombo (Pb) nel rosso, è cruciale per interventi conservativi mirati”. Le analisi sulla megalografia dionisiaca di recente scoperta, ad esempio, hanno confermato l’uso di blu egizio mescolato a terre verdi, offrendo dati cruciali per preservarne i colori originari. Questo approccio, coordinato con i restauri in corso, rappresenta un’eccellenza italiana nella tutela del patrimonio.

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I pigmenti di Pompei: testimonianze di un’arte raffinata

I risultati evidenziano una padronanza tecnica avanzata: il blu egizio, prodotto riscaldando silicati di rame a temperature tra 850 e 1000°C, era spesso diluito con fillers come il calcite per ridurre i costi, mentre il rosso piombo mostrava tracce di impurità vulcaniche, probabilmente legate all’ambiente di Pompei. Il grigio a base di barite, con un contenuto di bario quantificato tra il 5-10% nei campioni analizzati, suggerisce una sperimentazione locale, forse ispirata ai depositi minerali del Vesuvio.

(C)Parco Archeologico di Pompei

Dalla scienza alla storia

Disponibile su ScienceDirect (a questo link), lo studio apre dunque nuove prospettive per gli scavi in corso, il restauro e la conservazione a lungo termine. Le tecniche non invasive, come la spettroscopia XRF portatile, garantiscono un’analisi dettagliata senza compromettere i reperti, mentre i dati raccolti arricchiscono il dialogo tra archeologia e scienza. Pompei si conferma un laboratorio vivente, dove ogni pietra – e ogni pigmento – racconta davvero una storia.

Per saperne di più:

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pompei coloripompei coloripompei colori
2025-02-26

Baccanti, satiri, sileni e un corteo di Dioniso: a Pompei emerge una nuova “Villa dei Misteri” decorata con straordinari affreschi [LE FOTO | LA VIDEO-INTERVISTA]

Elena Percivaldi

A oltre un secolo dalla scoperta della Villa dei Misteri, un altro eccezionale ciclo di affreschi getta luce sui riti di Dioniso nel mondo classico. Nel corso degli scavi nell’insula 10 della Regio IX di Pompei, gli archeologi hanno portato alla luce una “megalografia”, un ciclo di pitture a grandi figure, che decora tre lati di una grande sala per banchetti, con il quarto lato aperto sul giardino.

©Parco Archeologico di Pompei

I nuovi affreschi di Pompei: il Corteo di Dioniso, scene di vita e rituali misterici

Il fregio rappresenta il corteo di Dioniso, dio del vino, con baccanti rappresentate come danzatrici ma anche come cacciatrici feroci, con un capretto sgozzato sulle spalle, una spada e le interiora di un animale nelle mani.

©Parco Archeologico di Pompei

E poi alcuni giovani satiri con le orecchie appuntite che suonano il doppio flauto, mentre un altro compie un sacrificio di vino (libagione) in stile acrobatico, versando dietro le proprie spalle un getto di vino da un corno potorio (usato per bere) in una patera (coppa bassa). 

Al centro della composizione c’è una donna con un vecchio sileno che impugna una torcia: si tratta di una inizianda, vale a dire una donna mortale che, tramite un rituale notturno, sta per essere iniziata nei misteri di Dioniso, il dio che muore e rinasce, promettendo altrettanto ai suoi seguaci.

©Parco Archeologico di Pompei

Un dettaglio molto particolare del fregio è che tutte le figure sono dipinte su piedistalli, come se fossero statue, ma con dettagli realistici che ne fanno percepire il movimento, rendendole incredibilmente vivaci.

©Parco Archeologico di Pompei

Oltre ai riti iniziatici, la caccia

Attribuito al II Stile della pittura pompeiana (I secolo a.C.), anzi più precisamente agli anni 40-30 a.C., il fregio era già vecchio di un secolo al momento dell’eruzione, avvenuta nel 79 d.C. Stile e iconografia lo accomunano a quello della celebre Villa dei Misteri, ma introducono un nuovo tema: la caccia. Un fregio secondario sopra la scena principale raffigura infatti diversi animali vivi e morti, tra cui un cerbiatto e un cinghiale appena sventrato, oltre a uccelli, pesci e molluschi.

©Parco Archeologico di Pompei

Zuchtriegel: “Pitture meravigliose tra crisi religiosa e ritualità arcaica”

Il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, racconta il ritrovamento

Entusiasta il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, co-autore di un primo studio del nuovo rinvenimento pubblicato sull’E-Journal degli Scavi di Pompei:

 “La caccia delle baccanti di Dioniso  a partire dalle ‘Baccanti’ di Euripide del 405 a.C., una delle più amate tragedie dell’antichità, diventa una metafora per una vita sfrenata, estatica, che mira a ‘qualcosa di diverso, di grande e di visibile’, come dice il coro nel testo di Euripide. La baccante esprimeva per gli antichi il lato selvaggio e indomabile della donna; la donna che abbandona i figli, la casa e la città, che esce dall’ordine maschile, per danzare libera, andare a caccia e mangiare carne cruda nelle montagne e nei boschi; insomma, l’opposto della donna ‘carina’, che emula Venere, dea dell’amore e delle nozze, la donna che si guarda nello specchio, che si ‘fa bella’.

©Parco Archeologico di Pompei

Sia il fregio della casa del Tiaso sia quello dei Misteri mostrano la donna come sospesa, come oscillante tra questi due estremi, due modalità dell’essere femminile a quei tempi. Sono affreschi con un significato profondamente religioso, che però qui avevano la funzione di adornare spazi per banchetti e feste… un po’ come quando troviamo una copia della Creazione di Adamo di Michelangelo su una parete di un ristorante italiano a New York, per creare un po’ di atmosfera.

©Parco Archeologico di Pompei

Dietro queste meravigliose pitture, con il loro gioco tra illusione e realtà, possiamo vedere i segni di una crisi religiosa che stava investendo il mondo antico, ma ci possiamo anche cogliere la grandezza di una ritualità che risale a un mondo arcaico, almeno fino al II millennio a.C., e al Dioniso dei popoli micenei e cretesi, chiamato anche Zagreus, signore degli animali selvatici.”

©Parco Archeologico di Pompei

La Regio IX, un giacimento di tesori

Gli scavi nella Regio IX, avviati nel febbraio 2023 su un’area di circa 3.200 mq, hanno portato alla scoperta di oltre 50 ambienti, tra cui due case di epoca sannitica trasformate in epoca romana in una fullonica (lavanderia) e un panificio. Tra i ritrovamenti più significativi figurano un salone nero con scene della saga troiana, un sacrario con allegorie delle stagioni e un quartiere termale.

©Parco Archeologico di Pompei

Questa sera su Raiuno alle 21.30, Alberto Angela dedicherà un approfondimento a queste straordinarie scoperte del Parco Archeologico di Pompei.

Come visitare la Casa del Tiaso

L’ambiente del Tiaso dionisiaco sarà visibile al pubblico tramite visite guidate al cantiere, prenotabili al numero 327 2716666. I visitatori, divisi in gruppi di 15 persone, potranno esplorare gli scavi accompagnati dal personale specializzato. L’accesso è incluso nel biglietto d’ingresso al Parco Archeologico di Pompei.

Fonte notizia, video e foto: Parco Archeologico di Pompei.

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Sisyphus with a Hatlouisffourie@c.im
2023-12-21
Wagtail stands, looking left, on the edge of a large square building stone, its black neckerchief and cap conspicuous.
Joe Steinbring 📷steinbring@pixelfed.social
2023-09-09
This is the Villa dei Misteri. It is a Roman villa from the 2nd century BCE. The villa is part of the Pompeii Archaeological Park (Parco Archeologico di Pompei). I took this last year while I was in Italy.

Location: Villa dei Misteri at the Pompeii Archaeological Park (Naples, Italy)
More photos from Italy: https://pixelfed.social/c/543205290128654233

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This is a long room with large, vibrant frescas on every wall.  The floor has tiles.  In the lower left-hand corner is a door going to the next room.  A rope stretches across the doorway.A dried-up, moss-covered pool sits in the middle of the room.  A skylight sits above it.  There are four large, round pillars sit on the four corners of the pool.  Well-preserved tile is visible on the floor and what appears to be an external door is visible on the opposite end of the room.

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