Viterbo, dagli scavi di piazza del Plebiscito riemerge l’antico cimitero della chiesa di Sant’Angelo in Spatha
Elena Percivaldi
Nuove importanti scoperte a Viterbo. Sotto il selciato di Piazza del Plebiscito, gli scavi archeologici condotti in occasione dei lavori di riqualificazione della pavimentazione hanno portato alla luce il cimitero medievale della chiesa di Sant’Angelo in Spatha, noto fino ad oggi solo attraverso fonti documentali. La scoperta, annunciata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale, rappresenta una nuova preziosa testimonianza per ricostruire la vita quotidiana e l’organizzazione urbana della città tra il Medioevo e l’età moderna. Le indagini, concluse nei giorni scorsi, hanno rivelato non solo sepolture, ma anche resti di murature e condutture che raccontano una storia lunga e stratificata, offrendo un’occasione unica per rileggere il passato di Viterbo.
Gli scavi in corso (foto: SABAP per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale)
Il cimitero di Sant’Angelo in Spatha
Situata ai margini di Piazza del Plebiscito, la chiesa di Sant’Angelo in Spatha è un edificio di origine romanica, documentato a partire dall’XI secolo ma pesantemente rimaneggiato nel Settecento. La piazza dove sorge, conosciuta anche come Piazza del Comune, è il risultato di un processo di trasformazione iniziato nel XIII secolo, quando la città, allora potente centro guelfo e sede papale, decise di creare uno spazio pubblico monumentale. Le fonti storiche, come il Liber Pontificalis e gli archivi ecclesiastici viterbesi, suggerivano la presenza di un’area cimiteriale annessa alla chiesa, utilizzata per le sepolture dei fedeli meno abbienti, come era consuetudine nelle città fino all’editto napoleonico di Saint-Cloud del 1804, che vietò le inumazioni all’interno dei centri abitati. Gli scavi hanno confermato questa ipotesi, portando alla luce 50 sepolture, di cui 45 appartenenti ad adulti (uomini e donne) e 5 a bambini, disposte su più livelli stratigrafici.
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Le tombe, scavate in fosse semplici, riflettono le pratiche funerarie medievali: in alcuni casi, le sepolture erano rivestite o coperte con tegole, ma prive di corredi funerari, un tratto tipico delle inumazioni cristiane del periodo, che privilegiavano la semplicità e l’uguaglianza davanti alla morte. L’assenza di oggetti di accompagnamento non diminuisce, tuttavia, il valore scientifico dei rinvenimenti. L’analisi antropologica dei resti ossei, attualmente in corso, promette di fornire informazioni cruciali su dieta, stato di salute, attività lavorative e composizione demografica della popolazione viterbese nel Medioevo e nell’età moderna. Studi preliminari suggeriscono che le sepolture possano coprire un arco temporale che va dal tardo Medioevo fino al XVII secolo, offrendo uno spaccato a lungo termine delle condizioni di vita.
Murature e condutture: l’evoluzione urbana di Viterbo nei secoli
Oltre al cimitero, gli scavi hanno rivelato resti di murature che permettono di ricostruire l’aspetto di Piazza del Plebiscito prima della configurazione attuale Queste strutture, probabilmente appartenenti a edifici residenziali o pubblici, mostrano come l’area fosse densamente occupata prima della creazione dell’attuale grande piazza, avviata nel XIII secolo con la demolizione di portici, alberi e abitazioni per fare spazio al nuovo assetto urbanistico. Le fonti del tempo, come il cronista viterbese Giovanni di Tuccia, citano gli interventi di esproprio e distruzione effettuati per ampliare la piazza, che doveva ospitare il Palazzo dei Priori destinato a diventare il cuore amministrativo della città.
Piazza del Plebiscito con la facciata della chiesa di Sant’Angelo in Spatha (Foto SAPAB Viterbo)
Un altro elemento di grande interesse è rappresentato dalle condutture idriche e fognarie rinvenute durante gli scavi. Questi tratti, databili a epoche diverse, testimoniano la continua stratificazione dell’area e l’evoluzione delle infrastrutture urbane. Alcuni frammenti ceramici associati alle condutture potrebbero risalire al periodo tardo-medievale, mentre altri sembrano collegarsi a una fontana documentata nel Medioevo, forse situata nei pressi della piazza.
Tecnologia al servizio dell’archeologia: il rilievo laser scanner
Data l’impossibilità di mantenere visibili i reperti – dettata dalla necessità di completare i lavori di pavimentazione -, la Soprintendenza ha adottato tecnologie avanzate per documentare le scoperte. Oltre alle consuete riprese fotografiche, è stato effettuato un rilievo con laser scanner, uno strumento che consente di creare modelli tridimensionali ad altissima precisione. Ciò ha permesso di registrare ogni dettaglio delle sepolture, delle murature e delle condutture, garantendo che le informazioni archeologiche siano preservate per studi futuri e per la condivisione con il pubblico. Il modello 3D risultante sarà probabilmente alla base del “racconto multimediale” annunciato dalla Soprintendenza, un progetto che mira a rendere accessibile la scoperta attraverso piattaforme digitali, ricostruzioni virtuali e, in prospettiva, una mostra dedicata.
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