#Frammenti

2025-08-13

‘bit’ n. 2, maggio 1967 (con un intervento di gastone novelli)

“bit” n. 2, mag. 1967
https://archive.org/details/bit-1/mode/2up

Gastone Novelli, sul linguaggio:

“[…] Ha un senso fare uso di certi gruppi di immagini, o di segni conosciuti quando sono necessari al proprio linguaggio, del resto ogni forma (segno, immagine) cambia significato secondo il sistema in cui si trova integrata. Ecco perchè credo che l’esprimersi sia esplorazione-rappresentazione, anche recupero di frammenti di civiltà (i frammenti sono fruibili per la estrema facilità di equivocare i loro significati), recupero di segni, di lettere, suoni e colori, e organizzazione di tutti questi elementi secondo una regola interna ad un proprio sistema. Un continuo, per così dire, processo di erezione (gioco) che non dipende da nessun rapporto esterno individuabile, nè dalla quantità o qualità dei fruitori delle opere che si vanno compiendo.
[…]
La geometria stessa non è attendibile quando i suoi aspetti perdono funzioni e significati se li si trasferisce in un diverso contesto. Questa indeterminatezza conta, giustifica il viaggio”.

(p. 4)

n.b.: nei dati di archiviazione su archive.org il numero di “bit” viene indicato come “3”, cifra che campeggia nella prima pagina visibile sopra, tuttavia il colophon dichiara che si tratta del n. 2:

#1967 #colori #frammenti #GastoneNovelli #gioco #gruppiDiImmagini #Lettere #linguaggio #segni #segniConosciuti #segno #sulLinguaggio #suoni

2025-03-26

“nz”, di antonio syxty. una nota dell’autore

un’annotazione di Antonio Syxty sul suo libro NZ, da poco uscito per ikonaLíber

NOTA PER IL LETTORE

Questo libro è un estratto da una raccolta di scritti che sono parte del Primo Famoso e Improbabile Archivio di Antonio Syxty.
L’Archivio si definisce e si presenta al mondo con un nome d’avventura voluto probabilmente dal suo stesso autore e fa parte di un progetto più ampio denominato T.F.Y.L. Project: The Forty Years Later Project. Un progetto che si manifesta 40 anni dopo il suo inizio, più o meno, e non si sa perché.
NZ (con il titolo esteso di Nuova Zelanda) fa riferimento a una performance/happening avvenuta nel 1980 a Milano alla discoteca 2001 in Via Forze Armate.
Come per altri materiali di scrittura di questo archivio (in alcuni casi definito anche come Catalogo) potremmo aggiungere che il procedimento adottato segue una linea di progettazione che si articola per snodi, incroci e sovrapposizioni. All’origine c’è un soggetto che “inizia a scrivere” prima di ogni altra azione. Seguono poi altre azioni: disegni, mappe, accumulo di immagini, musiche, suoni e frammenti di ogni tipo.
In NZ il soggetto è area geografica, ma anche confine, e scia di ipotesi di azione (performance) attraverso il corpo-parola, corpo-immagine, e poi infine corpo-fisico per l’azione.
La procedura è per accumulo: scritti, disegni, fotografie, dépliant, cartoline, qualunque frammento utile che possa rientrare in un flusso e che ha lo scopo di generare quella che si impone come “frequenza”. Il corpus è governato da cuciture letture-riformulazioni, agite in un arco temporale di 40 anni.
La frequenza una volta attivata compie le sue scelte: include ed esclude in modo sempre euforico e seriale – obbedendo a un dettato piuttosto misterioso e inspiegabile, agendo in modo del tutto arbitrario, aleatorio, metamorfico.

https://www.ikona.net/antonio-syxty-nz/

https://www.facebook.com/antonio.syxty.nz.ikonaliber

https://slowforward.net/2025/03/11/esce-nz-di-antonio-syxty-nella-collana-syn_-scritture-di-ricerca-della-casa-editrice-ikonaliber/

https://www.facebook.com/61572610785201/posts/122119835918753692

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copertina di NZ, di Antonio Syxty
2025-02-09
IL CAOS E L’ORDINE

Scrivere, per me, non è mai stato un atto lineare. Non inizia con una frase perfetta, non scivola su un foglio pulito senza esitazioni. No, è un mosaico incompleto, frammenti sparsi in cerca di un incastro, pezzi che devono ancora trovare il loro posto. Un pensiero che prende forma poco alla volta, tassello dopo tassello.

I miei blocchi, i fogli sparsi, le frasi scomposte, i concetti espressi in modi differenti. Qui dentro c’è il processo, il caos che precede l’ordine. Perché io funziono così: penso a mille cose contemporaneamente, tutto si accavalla, si sovrappone, si intreccia. Ma non posso lasciarlo grezzo. Ho bisogno di dargli una struttura, di incastrare ogni parola nel punto esatto in cui deve stare. Non per gli altri. Per me. Perché se non suona esattamente come lo sento dentro, non mi rappresenta.

L’illustrazione rappresenta la forma che finalmente prende senso. Raccoglie il caos e lo riordina, trovando una direzione. Scrivere mi permette di dare voce ai miei pensieri in modo chiaro, senza farli disperdere in mille frammenti. Creare immagini mi aiuta a raccogliere quei frammenti, a rimetterli insieme, a dare loro un senso visivo. È un modo per vedere con gli occhi ciò che sento dentro.

Quello che faccio è fondamentale per me. Se non potessi trasformare il caos in qualcosa di concreto, se non potessi dare ordine ai miei pensieri, mi sentirei soffocare. Perderei gli stimoli che mi tengono viva. È attraverso questo processo che riesco a dare senso a ciò che sento.

È un equilibrio continuo tra il caos e l’ordine, tra la moltitudine e la sintesi. E in fondo, forse, è proprio in questo contrasto che trovo la mia direzione.

#caos #equilibrio #frammenti #appunti #fogli
2025-02-07

oggi, 7 febbraio, a bologna: “nanni balestrini: una lunga primavera”

Nanni Balestrini: Una lunga Primavera. Mostra collage a cura di Marco Scotini presso AF Gallery, a Bologna (via dei Bersaglieri 5/E) da oggi, 7 febbraio 2025: https://www.af-artecontemporanea.it/
Nell’immagine in alto, una fotografia a piena parete di Tano D’Amico realizzata nel corso del «convegno contro la repressione» tenutosi a Bologna nel settembre 1977.
Di seguito un testo che Toni Negri scrisse in occasione della scomparsa di Nanni Balestrini (da Settanta/Milieu):

Assemblare i pezzi

[…] Eccolo dunque, Nanni, organizzatore di cultura sovversiva, produttore di riviste politiche. Quelle cose, quelle macchine non erano mai «sue» ma appunto «dei compagni» che lui metteva al lavoro. La sua generosità era vincente, sempre, il suo lavoro quello di un’impresa comunista. Qualche tempo fa, lavorando su «Assemblea», e discutendo con Michael Hardt la figura di una nuova proposta teorica, quella dell’«imprenditore politico della moltitudine», mi sono venute in mente le esperienze di Nanni negli anni ’70. Come definire un imprenditore della moltitudine? Come un «meccanico» che assembla i pezzi di una macchina, meglio, per stare nella letteratura, come un autore che trasforma il «volgare» in lingua. Non è un inventore, ma qualcuno che recupera quanto fa parte dell’esperienza comune, in essa collaudato, e ne fa cosa praticabile, una nuova macchina. Ecco l’opera di Nanni messa in luce, questa sua capacità di far diventare «arte» il mettere insieme cose ed eventi, linguaggi ed emozioni politiche e di trasformare pallide avanguardie comuniste in macchine da guerra.
Nanni, il meccanico, non ha mai sognato orizzonti gloriosi nel comunismo realizzato. Nanni ha sempre vissuto la realtà quotidiana del lavoro militante. Disdegnava radicalmente l’utopia e vantava la propria amoralità comunista. Non pensava al futuro ma già viveva nell’avvenire. Ci ho pensato tanto a questa capacità di Nanni di farti sentire «naturale» nelle situazioni più avventurose e a confronto del pensiero critico. […]
Era così semplice stare assieme, fare le cose assieme. Io, Nanni, l’ho davvero amato. Mi ci ritrovavo, con lui, in quel suo «fare» senza troppo pensarci su, perché era più importante pensare facendo, costruendo. Il criterio, la misura stavano nel fare. La laicità di Nanni era tutta qui: una laicità sovversiva, un piacere della «superficie» in tumulto, alla Deleuze, alla Guattari (con i quali da vicino l’avrebbe poi condiviso), un’allegria della singolarità, dell’immanenza, senza il problema (o l’ossessione) di negare quel che non c’era o non valeva, come la trascendenza o l’autorità.

Il nuovo Meccano

[…] Siamo stati bene, passando le notti a comporre «Potere operaio», o a discutere senza costrutto su come riempire «Compagni,». Abbiamo girato l’Italia per contattare amici intellettuali dispersi e mezz’Europa alla ricerca di un Osvaldo furioso, abbiamo lavorato insieme (un nuovo «meccano» balestriniano) a costruire Ae&a – una piattaforma logistica, oggi si direbbe, per le mille imprese editoriali della moltitudine autonoma. «alfabeta» nascerà anch’essa di lì. Calogero trasformò presto questa iniziativa in «associazione di malfattori», in delinquenza organizzata. Poi vennero Rebibbia, Fossombrone, Palmi, Trani, per me. Per Nanni, Parigi, e poi Aix-en-Provence. Che cosa avrebbe fatto, isolato da quel suo Heimat che aveva costruito? Ce lo chiedevamo, ritenendo che il poeta fosse più in difficoltà dei suoi rozzi compagni. E invece, con Giairo a lato, Nanni associò gli intellettuali attorno a Deleuze e a Faye in «trasversali» letterarie e politiche – «Change International» – che permisero alla sinistra sovversiva di togliere spazio e fortuna (comunque di resistere) all’ennesima invasione dei Rosacroce, all’irrazionalismo reazionario dei nouveaux philosophes.

Verso i collage

[…] Una nuova primavera, questa, per Nanni, che nella fuga dalla repressione feroce dei Calogero, dei Dalla Chiesa, del «compromesso storico» ritrovava il senso del gioco e dell’avventura.
I collage cominciano allora. Un’incredibile agilità dell’epico e dell’ironico si combinano dentro questo nuovo meccano. Quei giornali che aveva organizzato, ora Nanni comincia (e lo farà tanto più rientrando in Italia alla fine degli ’80) a ritagliarli e a ricostruire figure e manifesti di un’avventura già repressa, ma sempre di nuovo risorgente e sempre più radicalmente sovversiva! Un insegnamento deleuziano: quanto rivoluzionari potevano essere, quanto potenti quei semplici frammenti di materia varia, in superficie danzanti.
In Italia intanto il potere e i letterati del «Corriere della Sera» puntavano sull’oblio di «Vogliamo tutto». Non c’è intervista fatta a Nanni in quei tempi nella quale, benevolmente e ipocritamente, non gli si chiedesse se non era pentito di aver scritto «Vogliamo tutto», quel capolavoro della letteratura operaista che resta, a oggi, uno dei più bei romanzi del Novecento. Bisognava dimenticarlo, cancellarlo quel romanzo che cantava una rivoluzione operaia – che, se non era stata vincente nella società, aveva comunque distrutto quell’indecente luogo di sfruttamento che era la fabbrica fordista.

#AFGallery #Anni70 #anniSettanta #art #arte #collage #Deleuze #frammenti #frammento #Guattari #MarcoScotini #Milieu #militanza #mostra #mostraCollage #Movimento #NanniBalestrini #neoavanguardia #operaismo #politica #riviste #scritturaDiRicerca #scritturaSperimentale #scrittureDiRicerca #scrittureSperimentali #Settanta #SettantaMilieu #TanoDAmico #ToniNegri #UnaLungaPrimavera

2025-02-05

7 febbraio, bologna: “nanni balestrini: una lunga primavera”

Nanni Balestrini: Una lunga Primavera. Mostra collage a cura di Marco Scotini presso AF Gallery, a Bologna (via dei Bersaglieri 5/E) il 7 febbraio 2025: https://www.af-artecontemporanea.it/
Nell’immagine in alto, una fotografia a piena parete di Tano D’Amico realizzata nel corso del «convegno contro la repressione» tenutosi a Bologna nel settembre 1977.
Di seguito un testo che Toni Negri scrisse in occasione della scomparsa di Nanni Balestrini (da Settanta/Milieu):

Assemblare i pezzi

[…] Eccolo dunque, Nanni, organizzatore di cultura sovversiva, produttore di riviste politiche. Quelle cose, quelle macchine non erano mai «sue» ma appunto «dei compagni» che lui metteva al lavoro. La sua generosità era vincente, sempre, il suo lavoro quello di un’impresa comunista. Qualche tempo fa, lavorando su «Assemblea», e discutendo con Michael Hardt la figura di una nuova proposta teorica, quella dell’«imprenditore politico della moltitudine», mi sono venute in mente le esperienze di Nanni negli anni ’70. Come definire un imprenditore della moltitudine? Come un «meccanico» che assembla i pezzi di una macchina, meglio, per stare nella letteratura, come un autore che trasforma il «volgare» in lingua. Non è un inventore, ma qualcuno che recupera quanto fa parte dell’esperienza comune, in essa collaudato, e ne fa cosa praticabile, una nuova macchina. Ecco l’opera di Nanni messa in luce, questa sua capacità di far diventare «arte» il mettere insieme cose ed eventi, linguaggi ed emozioni politiche e di trasformare pallide avanguardie comuniste in macchine da guerra.
Nanni, il meccanico, non ha mai sognato orizzonti gloriosi nel comunismo realizzato. Nanni ha sempre vissuto la realtà quotidiana del lavoro militante. Disdegnava radicalmente l’utopia e vantava la propria amoralità comunista. Non pensava al futuro ma già viveva nell’avvenire. Ci ho pensato tanto a questa capacità di Nanni di farti sentire «naturale» nelle situazioni più avventurose e a confronto del pensiero critico. […]
Era così semplice stare assieme, fare le cose assieme. Io, Nanni, l’ho davvero amato. Mi ci ritrovavo, con lui, in quel suo «fare» senza troppo pensarci su, perché era più importante pensare facendo, costruendo. Il criterio, la misura stavano nel fare. La laicità di Nanni era tutta qui: una laicità sovversiva, un piacere della «superficie» in tumulto, alla Deleuze, alla Guattari (con i quali da vicino l’avrebbe poi condiviso), un’allegria della singolarità, dell’immanenza, senza il problema (o l’ossessione) di negare quel che non c’era o non valeva, come la trascendenza o l’autorità.

Il nuovo Meccano

[…] Siamo stati bene, passando le notti a comporre «Potere operaio», o a discutere senza costrutto su come riempire «Compagni,». Abbiamo girato l’Italia per contattare amici intellettuali dispersi e mezz’Europa alla ricerca di un Osvaldo furioso, abbiamo lavorato insieme (un nuovo «meccano» balestriniano) a costruire Ae&a – una piattaforma logistica, oggi si direbbe, per le mille imprese editoriali della moltitudine autonoma. «alfabeta» nascerà anch’essa di lì. Calogero trasformò presto questa iniziativa in «associazione di malfattori», in delinquenza organizzata. Poi vennero Rebibbia, Fossombrone, Palmi, Trani, per me. Per Nanni, Parigi, e poi Aix-en-Provence. Che cosa avrebbe fatto, isolato da quel suo Heimat che aveva costruito? Ce lo chiedevamo, ritenendo che il poeta fosse più in difficoltà dei suoi rozzi compagni. E invece, con Giairo a lato, Nanni associò gli intellettuali attorno a Deleuze e a Faye in «trasversali» letterarie e politiche – «Change International» – che permisero alla sinistra sovversiva di togliere spazio e fortuna (comunque di resistere) all’ennesima invasione dei Rosacroce, all’irrazionalismo reazionario dei nouveaux philosophes.

Verso i collage

[…] Una nuova primavera, questa, per Nanni, che nella fuga dalla repressione feroce dei Calogero, dei Dalla Chiesa, del «compromesso storico» ritrovava il senso del gioco e dell’avventura.
I collage cominciano allora. Un’incredibile agilità dell’epico e dell’ironico si combinano dentro questo nuovo meccano. Quei giornali che aveva organizzato, ora Nanni comincia (e lo farà tanto più rientrando in Italia alla fine degli ’80) a ritagliarli e a ricostruire figure e manifesti di un’avventura già repressa, ma sempre di nuovo risorgente e sempre più radicalmente sovversiva! Un insegnamento deleuziano: quanto rivoluzionari potevano essere, quanto potenti quei semplici frammenti di materia varia, in superficie danzanti.
In Italia intanto il potere e i letterati del «Corriere della Sera» puntavano sull’oblio di «Vogliamo tutto». Non c’è intervista fatta a Nanni in quei tempi nella quale, benevolmente e ipocritamente, non gli si chiedesse se non era pentito di aver scritto «Vogliamo tutto», quel capolavoro della letteratura operaista che resta, a oggi, uno dei più bei romanzi del Novecento. Bisognava dimenticarlo, cancellarlo quel romanzo che cantava una rivoluzione operaia – che, se non era stata vincente nella società, aveva comunque distrutto quell’indecente luogo di sfruttamento che era la fabbrica fordista.

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2025-01-02

per damiano torre

l’anno bisestile colpisce anche fuori dal suo perimetro. è di ieri un’altra notizia cupa: è scomparso Damiano Torre, validissimo autore di prose, che avevo avuto la fortuna di apprezzare sia per i frammenti usciti sul blog ‘Multiperso’, di Carlo Sperduti, sia per i testi nell’antologia Multiperso (ed. pièdimosca), primo volume della collana ‘glossa’, curata sempre da Carlo, sia per la straordinaria ‘prosa in prosa‘ (versificata, direi) che chiude l’antologia L’ordine sostituito, uscita inaugurale di déclic, casa editrice fondata sempre dall’instancabile Carlo.

qui sotto ripubblico una microfinzione di Damiano, presa dal blog, con l’augurio che altri suoi materiali, inediti, escano successivamente.

MG

Jonas N. 19875645

Sbirciando dalla feritoia attendeva il passaggio dei coccodrilli.

Se in pochi sanno poco, non c’è motivo di preoccuparsi troppo.

Le mani sugli occhi e solo una piccola fessura per i sottotitoli.

Loro di là e lui sulla moquette verde a sognare di non esserci.

#CarloSperduti #coccodrillo #collanaGlossa #DamianoTorre #frammenti #Jonas #microfinzione #microfinzioni #multiperso #Pièdimosca #prosa #prosaBreve #ProsaInProsa #prose_ #scomparsa

2024-10-30

due frammenti dalle improvvisazioni sonore su
(=”performance live-impro sonorizzazione di”)
testi di Lamberto Pignotti.
Teatro Basilica, 28 ott. 2024
__________________________________________
𝗕𝗮𝗿𝗯𝗮𝗿𝗮 𝗗𝗲 𝗗𝗼𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶𝘀 | voce, elettronica
𝗖𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗮𝗻 𝗠𝗮𝗱𝗱𝗮𝗹𝗲𝗻𝗮 | shamisen, elettronica
𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼 𝗭𝗶𝗲𝗹𝗹𝗼 | strumenti acustici preparati, sistemi di risonanza

https://slowforward.net/2024/10/30/due-frammenti-da-improvvisazioni-sonore-su-testi-di-lamberto-pignotti/

#BarbaraDeDominicis #BarbaraDed #CristianMaddalena #CristianMaddalena #frammenti #frammento #FrancescoZiello #FrancescoZiello #improvisedMusic #improvvisazioniSonore #LambertoPignotti #LambertoPignotti #musicA_ #musicaDiImprovvisazione #performance #Pignotti #poesia #shamisen #sistemidirisonanza #sonorizzazione #suono #TeatroBasilica #TeatroBasilica #voce

Pyongyang City RockersPyongyangCityRockers@piaille.fr
2024-03-07

Ah que voici le podcast de la 329e du #PyongyangCityRockers, avec pour invité l'excellent Cyril de Dirty Slap Records - le label de cassettes à la pointe du punk et du hardcore. Une heure de discute passionnée avec également quelques bandes musicales de choix !

pyongyangcityrockers.wordpress

#DirtySlapRecords #RijselIrishBoyz #Dögmën #NeufVolts #Turquoise #Paratonnerre #Gurs #Haren #Khassarat #ChienFlic #Frammenti

2023-11-28

EPILOGO
#frammenti di #futuro

aitanblog.wordpress.com/2021/1

Un #racconto di #fantascienza troppo breve per essere vero e troppo vero per essere racconto.

2022-03-01

Venerdì 4.03 #Ambrosia @NonUnaDiMenoMI@twitter.com @Ri_make_@twitter.com #frammenti #lesberle #zammilano #degenerazione faranno un pit-stop al PT alle 21, nella cornice di una serata di riappropriazione #transfemminista delle strade di #Milano

2019-03-08

Uscito dal bagno 
il tuo corpo nudo sul pavimento 
il caldo della stanza 
il disco finito 
l'odore di fumo
" Avvicinati " . 往ポ詠エウヺ岡ヌ履ス流炎ぇナ暗つ違ド旺音緯淫

#Frammenti #Vaporwave

2019-03-05

【Qual è il senso di tutto ciò ?
restare a dormire 
lasciare la porta aperta
nudi 
i nostri fantasmi danzano sul balcone 

#Frammenti #vaporwave #aesthetic

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